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Autore: Nanek    12/05/2014    17 recensioni
Uno strano come lui, uno con i capelli troppo colorati per essere considerato normale, uno che con quegli orecchini e quegli occhi seri può passare comodamente per un tossico, di quelli pericolosi, quelli che nessuna madre vorrebbe accanto alla propria bambina, soprattutto se la bambina in questione è Joy Smith.
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«Quanto sei bella, principessa» sussurra, andando ad accarezzarle la guancia con il pollice, guardando ogni parte del suo viso con occhi seri, occhi verdi che finiscono per perdersi in quelli grigi e sorpresi di Joy.
«Che succederebbe se ti baciassi, principessa?» la sua voce è un sospiro.
«Perché pensi al futuro, quando ieri mi dicevi che mi odiavi?» deglutisce appena.
«Perché ho paura di quello che può succedere, perché lo sai che non sono come te, guardami, principessa, io sono diverso» le sue parole sembrano quasi un grido di disperazione, nonostante lui stia solo sussurrando.
«Io vedo solo…» cerca di dire lei, puntando i suoi occhi grigi su quelli di lui «vedo solo te, vedo solo i tuoi occhi verdi sui miei» non riesce più a parlare, lui le sorride ancora una volta.
«Sei una pazza, principessa»
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kings and Queens

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Into your eyes
Hopeless and taken
We stole our new lives
Through blood and name
In defense of our dreams
We were the kings and queens of promise

 

Eppure Joy si è giurata di non pensare più a uno come lui, uno strano come lui, uno con i capelli troppo colorati per essere considerato normale, uno che con quegli orecchini e quegli occhi seri può passare comodamente per un tossico, di quelli pericolosi, quelli che nessuna madre vorrebbe accanto alla propria bambina, soprattutto se la bambina in questione è Joy Smith.
 
Joy ha diciotto anni, gli occhi grigi e i capelli biondi, la pelle troppo chiara e le gambe troppo corte a suo parere, sfiora il metro e settanta per miracolo, ha un nasino che punta all’insù e dei lineamenti dolci, una voce così leggera che sembra sempre che stia sussurrando, ha solo una fossetta che tutti i suoi amici si divertono a toccare quando sorride, mostrando la bellezza del suo sorriso perfetto.
Joy Smith, nella sua semplicità, non è esattamente una qualunque e lei ne è consapevole.
Joy Smith è la figlia del più famoso avvocato di tutta Sidney e sua madre ha discendenze nobili, la si potrebbe definire una mezza principessa, lei lo sa, ma tenta sempre di nasconderlo: si illude di riuscirci, ma le voci a Sidney corrono più veloci di lei.
La casa di Joy è immensa e con una piscina in giardino, la macchina che la porta a scuola è nera e lussuosa e a guidarla è un autentico maggiordomo, di quelli che si vedono nei film: i capelli leccati all’indietro, la camicia bianca, giacca e pantaloni neri, la cravatta che proprio non può mancare e i guanti bianchi in ogni occasione: dire che le persone stanno a fissarla ogni volta che la vedono è usare un eufemismo.
Joy sa bene di avere tutte le attenzioni su di sé, sa benissimo quanto la ricchezza della sua famiglia faccia gola alle persone che la circondano, ma lei tende sempre a non farci caso, lei cerca di apparire come una persona modesta e comune, non le piace proprio comportarsi da snob, è un ruolo che non sa recitare, lei preferisce essere se stessa.
Ed è proprio questa semplicità a fregarla, perché lei, nella sua prestigiosa scuola privata, non è riuscita a dimenticare quel ragazzo che ha incrociato per la strada, mentre lei sedeva nel sedile posteriore della sua auto, ferma al semaforo rosso, e lui le era passato accanto, mentre camminava con lo sguardo perso e i capelli color del cielo schiacciati da un cappello.
Joy se lo ricorda bene, quel ragazzo, lo ha fissato quasi ogni mattina da quel giorno, lui è sempre lì, con i suoi occhi persi e i suoi capelli schiacciati, capelli che cambiano colore troppo spesso: neri, rosa, bianchi…
 
Questa mattina li ha castani, o almeno questo riesce a vedere dai ciuffi ribelli, ma gli occhi persi sono sempre lì, il solito passo che si avvia verso scuola, o almeno così ipotizza, i soliti orecchini che lei è riuscita a notare a forza di fissarlo da quel finestrino oscurato: lo guarda passarle accanto e non può più continuare così, sono passati ben sette mesi, non è più in grado di trattenere la sua curiosità, quel ragazzo così lontano dal suo mondo lo vuole vedere da vicino.
«George, sii gentile, lasciami qui: vado a piedi» dice al suo autista, mentre gli occhi neri di quest’ultimo vanno a fissarla dallo specchietto retrovisore «Signorina Smith non credo lei possa…» si spaventa da morire, dato che lei è sotto la sua responsabilità, se succedesse qualcosa verrebbe esiliato in un’isola sperduta, ne è certo.
«Per favore George, vorrei fare una cosa» si ribella lei, ma lui non demorde, non può proprio aiutarla «Se succedesse qualcosa sua madre mi farebbe saltare la testa, signorina Smith» conclude, ricevendo un sorriso triste e un sospiro rumoroso; continua a fissarla, mentre lei guarda ancora fuori dal finestrino.
Volta lo sguardo anche lui, seguendo la direzione dei suoi occhi, e vede un ragazzo che cammina, ormai distante dalla loro posizione.
«Se vuole possiamo seguirlo» suggerisce lui, accennando un lieve sorriso, provocando in lei un’espressione unica e bellissima «Non lo dica ai suoi però» la incita, portandosi l’indice davanti alla bocca, come a farle capire che quel piccolo segreto deve rimanere tale.
 
Norwest Christian College: ecco la scuola che frequenta il ragazzo misterioso.
Joy continua a cercarlo con lo sguardo, lo intravede mentre entra nell’edificio, guarda George con aria supplichevole: se aspetta ancora a lungo lo perderà di sicuro.
«Io aspetto qui, faccia attenzione signorina, la prego» dice con voce troppo ansiosa, mentre lei si affretta a scendere, trascinando con lei lo zaino, andando a perdersi in mezzo a quella folla di persone che la guardano come se fosse un alieno: lei è l’unica ad indossare una divisa diversa, lei è l’unica ad avere uno zaino di marca che costa più di tutte le loro divise insieme, ma lei è troppo presa a correre veloce per i corridoi, a cercare con gli occhi quel cappello, a cercare quel ragazzo che lei si è sempre limitata a fissare.
E lo scorge, finalmente, davanti al suo armadietto, circondato da altri due ragazzi e una ragazza bionda che gli sta troppo vicino, facendo crescere in lei lo sconforto e una strana gelosia, come se quel ragazzo le appartenesse, una gelosia che non ha mai conosciuto prima.
Deglutisce e si avvicina loro, cerca tutto il coraggio necessario per non arrossire o balbettare, lascia uscire quel «Ciao ragazzi!» come se fosse la cosa più naturale al mondo, come se li conoscesse da una vita, ma ricevendo in risposta degli sguardi interrogativi, visi sconvolti che lei non sta neanche a fissare, i suoi occhi grigi sono persi in quelli del ragazzo misterioso, quegli occhi verdi che non ha mai visto così da vicino: finalmente scorge il loro colore, finalmente può ammirare la bellezza di quel verde, finalmente può sorridergli ed essere vista da quelle iridi perfette.
«E tu… chi cazzo sei?» dice proprio quel ragazzo che sta fissando con troppa intensità, facendole cadere una torre del castello mentale che si è fatta di lui: se lo immaginava come tutti i ragazzi della sua scuola, educato, cordiale, gentile, timido, un perfetto principe azzurro, un principe azzurro che, come prima conversazione con lei, si è rivelato un po’ troppo rude e scontroso.
Eppure, nonostante questa delusione iniziale, la voglia di parlargli ancora cresce ad ogni respiro.
«Sono… Joy, Joy Smith» gli porge la mano, come se fosse davvero la cosa più semplice al mondo, mano che resta a mezz’aria e che lui non stringe, continuando a fissarla con aria troppo seria che quasi la spaventa. «Tu?» chiede Joy, aspettandosi una risposta che non arriva, perché la biondina accanto a lui prende parola.
«Quella Joy Smith? Joy Alexandra Smith? La figlia della principessa Rebecca Diana Clarke?» ed ecco che qualcuno la riconosce, ecco che qualcuno le rovina i piani, perché il nome di sua madre deve essere sulla bocca di tutti?
Joy si limita ad annuire, porgendo la mano verso la bionda «E tu sei?» sorride gentile, nonostante quella tipa le stia proprio antipatica a pelle «Geordie Gray» stringe fin troppo la sua mano, Joy tenta di mantenere il suo sorriso, mentre anche gli altri due ragazzi lì presenti si presentano, nel più strano dei modi: entrambi si inginocchiano, cosa che non le è mai successa prima, prendono la mano di lei uno alla volta, si presentano con fare raffinato ed elegante… si presentano facendola imbarazzare a morte.
«Luke Robert Hemmings, principessa» dice il biondo.
«Calum Thomas Hood di Scozia e Nuova Zelanda, principessa» si presenta il moro, baciandole la mano, facendo salire l’agitazione in Joy che, toccando ad entrambi la spalla, li incita ad alzarsi immediatamente «Per favore non fate così, non fatelo mai più» quasi li sgrida, sentendo il rossore salire, le mani tremano come non mai.
«Ai suoi ordini principessa» rispondono quasi in coro, facendole abbassare lo sguardo, non si è mai sentita così a disagio, chissà che sta pensando il ragazzo misterioso davanti a lei: la starà sicuramente additando come una snob, come una principessa che fa visita ai quartieri poveri, bel colpo.
Il ragazzo infatti, si inginocchia a sua volta, un sorriso maligno in viso, una voce cattiva che la ferisce, solo per il tono con cui si rivolge a lei «Michael Gordon Clifford di sto cazzo, sua maestà» e scoppia in una risata che coinvolge l’intero gruppo, facendo sentire Joy un’autentica sciocca: come ha potuto davvero credere che quel ragazzo fosse il principe che lei ha immaginato? Come ha potuto essere così stupida?
Sente le lacrime inumidirle gli occhi, sente il bisogno di piangere per la presa in giro subita, eppure non lo fa, si limita a sorridere, come se quella battuta fosse davvero divertente, come se non volesse dargliela vinta, come se non fosse nemmeno lei ad essere padrona delle proprie azioni.
La campanella richiama la loro attenzione, i ragazzi si mettono lo zaino sulle spalle, mentre Joy resta impietrita.
«Vieni con noi, principessa?» la invita la bionda, l’unica che, nonostante le stia altamente antipatica, sembra essere vagamente interessata a lei.
Joy scuote la testa, non andrà con loro, non andrà a farsi scoprire da altre persone.
Decide però, di rischiare ancora una volta e «Michael?» lo richiama, facendolo voltare sorpreso «Ti va… una passeggiata?» butta lì, ricevendo degli “oh oh” di derisione da parte degli altri due, che cominciano a dare del rubacuori al diretto interessato, facendo sospirare Joy ancora una volta.
«E chi mi firma la giustificazione?» domanda lui, mentre lei scrolla le spalle «George se vuoi, è il mio… autista» risponde semplicemente, facendo aumentare i commentini ridicoli, facendo arrivare al limite la sua pazienza: odia la sua immagine, odia il suo nome, odia essere Joy Alexandra Smith, ma non ha mai odiato se stessa a tal punto.
«Ti devo dire di sì per forza?» chiede ancora il ragazzo «O posso rifiutare senza che tua madre mi esili da qualche parte?» la deride ancora, facendole sputare quella frase «Non mi importa un cazzo se accetti o no, vivo lo stesso, ho altra gente che mi circonda, non sei l’unico a questo mondo» lo dice con rabbia, con delusione, facendo esplodere completamente l’idea che aveva in testa di quel ragazzo, ragazzo che continua a fissarla con occhi di sfida, ragazzo che le si avvicina e sorride maligno nel dire «E allora perché sei qui, principessa?» facendo fermare il cuore di Joy, facendole tremare le mani «Nessuno ti ha chiesto di venire qui, nessuno ti ha chiesto di venire a fare la carina con me, io odio quelli come te» continua Michael, come se si divertisse nel trattarla in quel modo «La mia famiglia si spacca il culo per mantenere me e la casa dove abitiamo, mentre la tua… basta scoccare le dita e tutto quello che vuoi si avvera, mi fate schifo voi ricchi borghesi» Joy abbassa lo sguardo, non lo rialza per nessuna ragione al mondo, le lacrime si impossessano di lei silenziosamente, la voce trema appena mentre risponde quel lieve «Okay» che la spinge a dargli le spalle, andandosene via, camminando lentamente, senza dare segni di troppa disperazione.
Ma una volta salita in macchina, i singhiozzi si fanno più forti, George la guarda dallo specchietto retrovisore, la guarda e si sente triste anche lui davanti a quegli occhi grigi che lasciano scorrere quelle lacrime sincere, si sente triste nel vedere come tenta di trattenersi, asciugandosi le guance con il palmo della mano, cercando di respirare a fondo per calmare quei singhiozzi, la piccola Joy che piange è la cosa più miserabile da vedere.
Le porge un fazzoletto bianco, lei lo prende gentilmente, ringraziandolo con voce spezzata, ringraziandolo per la sua infinita riservatezza.
 
*
 
Eppure non saprebbe spiegarsi neanche lui il motivo di tale arroganza.
Eppure, sognava da una vita che quella Joy Alexandra si avvicinasse così tanto a lui.
Eppure, quando il cielo ha voluto dargli davvero questa possibilità, l’unica cosa che è riuscito a fare è comportarsi da emerito stronzo.
Michael Clifford si distende sul suo letto, sono le dieci di sera scoccate, le cuffie nelle orecchie, la luce del comodino già spenta, il cellulare in carica e Joy Alexandra Smith in testa e davanti agli occhi che fissano il muro.
Rivede quella scena come se fosse un nastro che non si ferma mai, continua a sentire nelle sue orecchie la sua voce gentile che gli chiede di andare a camminare insieme, vede quegli occhi grigi che ha sempre visto su qualche foto nelle riviste di sua madre, vede quel sorriso tenero che si rivolge a lui, quella fossetta dolce, quella mano che si porge verso di lui mentre si presenta, come se fosse la cosa più normale al mondo.
Sente ancora la gola secca, deglutisce a fatica, sente ancora quel tremolio alle gambe, nonostante lei non sia più davanti a lui.
Sente nuovamente la sua voce che le si rivolge in modo sgarbato e poco gentile, vede ancora il suo sorriso maligno nel prenderla in giro, sente ancora quelle offese che lei di certo non si meritava, per nessuna ragione al mondo e continua a chiedersi che cosa gli sia saltato in mente.
Come ha potuto trattarla in quel modo? Come ha potuto dirle che la odia? Come ha potuto essere davvero così imbecille?
Continua a porsi queste domande senza dare una risposta troppo chiara, una risposta che, però, lui ha già colto: paura.
Perché alla fine è questo, è stata la paura.
Non è la prima volta che i suoi pensieri inciampano nella figura di Joy Alexandra: lui la vede ogni mattina, o meglio, vede la sua macchina lussuosa ogni mattina, alla stessa ora, sempre al solito incrocio, sempre ferma al semaforo rosso, la vede quella macchina e la fissa da ormai sette mesi, abbassando lo sguardo ogni volta che le passa proprio affianco.
Abbassa lo sguardo perché ha paura, ha paura di non essere accettato.
Lei così dannatamente bella e pure ricca, frequenta la scuola privata e più prestigiosa di tutta Sydney, lui, invece, frequenta quel misero liceo che cade a pezzi, con buchi enormi sul soffitto e bagni intasati ogni giorno; lei gira con una macchina nera e lussuosa che lui non potrebbe mai permettersi, mentre lui gira a piedi o con il suo motorino che fa solo troppo rumore quando lo usa, sta per morirgli lì, ne è certo.
Lei va in giro con una divisa meravigliosa e che sa di soldi, il suo zaino non è da meno: con solo il suo zaino, lui potrebbe comprarsi una moto, una di quelle serie.
Lui indossa una divisa che profuma di comuni mortali, una divisa che non deve rompere, o sua nonna gliela riparerà con le toppe per bambini di cinque anni, il suo zaino è intatto per miracolo, ma basta tirarlo un po’ ed è sicuro che gli resta qualcosa in mano.
Lei è quel che la gente, e lui stesso, definisce “perfezione”.
Lui è un perfetto casino.
Lei può avere tutti ai suoi piedi solo battendo le mani.
Lui ha sempre dovuto pregare Geordie di uscire con lui, fino a quando si è stufato di farle da cagnolino.
Lei è davvero troppo per lui, in tutti i sensi.
Lui ha avuto paura delle sue aspettative e così ha reagito, comportandosi da idiota e stronzo, mostrandosi agli occhi di quella principessa come un emerito cretino, un cretino che non merita neanche un suo cenno con il capo, un cretino che si è lasciato scappare la possibilità di conoscerla perché troppo preso dalla paura.
Paura di essere rifiutato, paura di essere considerato solo un giocattolo della bambina viziata e capricciosa, bambina che lo potrebbe usare solo per un po’ di tempo, per poi sfrecciare via con un vero principe azzurro, a cavallo della sua Ferrari, al posto del cavallo bianco.
Michael si morde il labbro a quel pensiero, si ripete per la centesima volta di essere un codardo e pure un idiota, ma dentro di lui, giura, che quella situazione verrà cambiata, il prima possibile.
 
*
 
Il giorno seguente Joy non fissa fuori dal finestrino come fa sempre, George lo nota, non è mica uno sciocco, la cosa lo rattrista un po’.
Joy fissa le sue scarpe e tenta di tenere lo sguardo basso, ma quegli occhi tristi e ancora rossi non passano inosservato, non a George, che può mettere la mano sul fuoco sul fatto che la signorina Smith abbia pianto tutta la notte.
Joy fissa le sue scarpe, le fissa intensamente, soprattutto quando arrivano a quel dannato punto, dove di solito Michael fa la sua comparsa.
Joy non guarda fuori, eppure, sente qualcuno battere al suo finestrino oscurato.
Sobbalza appena dallo spavento e il suo cuore batte più forte quando vede quell’idiota con il solito cappello che schiaccia i suoi capelli.
«Dai principessa, aprimi» sente la sua voce da fuori, voce che la irrita da morire, ma che la porta ad abbassare il finestrino e «Che cazzo vuoi?» gli chiede acidamente, ricevendo da lui un sorrisetto compiaciuto.
«Vengo a scuola con te» afferma lui, mentre lei inarca il sopracciglio «Puoi andare a farti fottere, Clifford di sto cazzo» e George si sente male: da quando la signorina usa termini così inappropriati e volgari?
Michael sorride di nuovo, uccidendola con la perfezione del suo sorriso «Dai principessa, fammi entrare, so che lo desideri» lei continua a fissarlo, tira su il finestrino, dà un’occhiata al semaforo: il verde è appena scattato.
«George parti, veloce» gli dice decisa, lasciando Michael a un ennesimo sorriso compiaciuto, se l’aspettava e la cosa non sembra turbarlo, Joy commette l’errore di non guardarsi indietro.
 
Una volta arrivati davanti alla scuola di Joy, infatti, la ragazza si trova di nuovo quel sorriso davanti agli occhi: Michael con un motorino, il casco a schiacciargli i capelli, l’aria compiaciuta nel vederla così sorpresa.
«Ciao di nuovo, principessa» le si avvicina «Ora ci vieni a fare una passeggiata con me?» ma si accorge che il suo autista li sta ancora fissando e sta uccidendo lui con lo sguardo «Eddai, puoi dire al tuo cane da guardia di smetterla di fissarci» sorride ancora, mentre lei non osa rivolgergli neanche mezzo sorriso.
«Posso rifiutare o rischio che tu mi uccida per esser stato rifiutato da una come me?» lo sfida, il tono da snob le piace da impazzire, deve usarlo più spesso, lo giura.
«Dai principessa, non fare la difficile» le si avvicina all’orecchio «Non ti farò del male» ma lei si sente derisa ancora «Vaffanculo, Clifford» lo spintona via, cercando di allontanarsi, ma lui la segue ancora, pure dentro l’edificio.
Una volta entrati, gli studenti non sono più nei corridoi, lei è in ritardo, se ne rende conto solo in questo momento, non può entrare in classe ora, non con uno scemo del genere che la segue come se fosse la sua ombra: opta per il campo da calcio dietro la scuola, opta per un posto al sicuro e lontano dagli occhi di George, perché in fondo, lei ha già accettato la sua proposta.
 
Si siede su una panchina con Michael al suo fianco, lui sorride vittorioso nel vederla così impacciata, sorride perché lei non apre bocca.
«Perché piangi per me, principessa?» le domanda infine, facendola irrigidire: deve mentire, deve inventarsi qualcosa, eppure, non appena la mano di Michael si appoggia sulla sua gamba si sente paralizzata e non in grado di mentire.
«Credevo di conoscerti, mi sbagliavo» ammette senza timore, come se quelle parole fossero la via più semplice, sente Michael ridacchiare appena, si sente nuovamente presa in giro, tanto che si alza in piedi velocemente, allontanandosi da lui.
Ma Michael è veloce, Michael le prende il polso e la fa appoggiare contro il muro di quell’edificio, la fa arrossire brutalmente e lei si sente inerme davanti a quelle iridi verdi.
«Cosa pretendi da uno come me, principessa? Sono un miserabile plebeo che vive per sopravvivere, cosa ti aspetti da me, principessa? Come posso essere gentile, timido, educato, se la mia stessa vita mi fa schifo?» e Joy si sente la voce morire in gola.
«Mi dispiace per quello che ti ho detto ieri, non sarei qui se non mi dispiacesse davvero, ma… io sono fatto così, principessa, non conosco tutte le sfumature del mondo» abbassa lo sguardo sulle labbra di lei, ne traccia il contorno con la punta dell’indice «Non pensavo che una come te… potesse fare la carina con uno come me» Joy non capisce più nulla, la voce di Michael è così profonda, quelle parole sono la causa del suo battito accelerato, quel tocco sulle sue labbra è il colpo di grazia per farla arrossire ancora.
«Quanto sei bella, principessa» sussurra, andando ad accarezzarle la guancia con il pollice, guardando ogni parte del suo viso con occhi seri, occhi verdi che finiscono per perdersi in quelli grigi e sorpresi di Joy.
«Perché io, principessa? Non stare in silenzio» e Joy sta urlando dentro di sé, urla e si sente il viso in fiamme, teme che lui possa sentire il suo cuore che le sale in gola, teme di non aver la forza necessaria a parlare.
«Non lo so, Michael, è successo, più di sette mesi fa, non l’ho voluto io» e nota quanto vicini siano i loro visi, sente il naso di Michael sfiorare il suo, sente la mano di lui andarle sulla nuca, sente che non ha più modo di sfuggire da quella posizione.
«Che succederebbe se ti baciassi, principessa?» la sua voce è un sospiro.
«Perché pensi al futuro, quando ieri mi dicevi che mi odiavi?» deglutisce appena.
«Perché ho paura di quello che può succedere, perché lo sai che non sono come te, guardami, principessa, io sono diverso» le sue parole sembrano quasi un grido di disperazione, nonostante lui stia solo sussurrando.
«Io vedo solo…» cerca di dire lei, puntando i suoi occhi grigi su quelli di lui «vedo solo te, vedo solo i tuoi occhi verdi sui miei» non riesce più a parlare, lui le sorride ancora una volta.
«Sei una pazza, principessa» la sua mano l’accarezza ancora «Ed è per questo che voglio baciarti, ora e sempre» le si avvicina di più.
«Baciami ora, non usare “sempre”, mi spaventa quella parola» lui sorride un’ultima volta «Tu parli troppo, principessa» ed unisce le sue labbra a quelle di Joy.
Bacia Joy con delicatezza, continuando ad accarezzarle la guancia con il pollice.
Bacia Joy avvolgendo le sue labbra alle sue in modo gentile, come solo i principi sanno fare, come se lui fosse un principe davvero, un principe diverso dal comune, un principe dai capelli sempre colorati e gli orecchini da cattivo ragazzo, un principe che cammina con viso serio ogni mattina verso scuola, un principe che non sa di soldi ma di semplicità, un principe che non si rivolge a lei con parole dolci e raffinate, un principe che fa per lei e nessun’altra al mondo.
Joy bacia Michael lentamente, lasciando che ogni singolo gesto si imprima nella sua mente, lasciando che quelle immagini occupino la sua testa, il suo cuore, lascia che Michael la baci come solo il suo principe farebbe, guidandola piano, sfiorandole la lingua, baciandola più di una volta, togliendole il fiato ad ogni singolo tocco.
Joy lascia che Michael sia il suo principe, lascia che lui si prenda il suo primo bacio, lascia a lui questo onore, e sa che è la scelta più giusta.
Lui è il suo principe, lei ne è sicura, lo sente in ogni sua carezza, lo sente nelle sue labbra e nei suoi sorrisi.
Joy Smith non ha mai creduto di conoscere Michael così bene, solo guardandolo dal finestrino oscurato della sua macchina, ogni mattina, da ormai sette mesi.
 
 


Note di Nanek
Awwwwww :3 se devo essere sincera, questo Michael mi dà tanti di quei feels che potrei svenire :3
Cioè, solo io me lo vedo bene con una principessa? Eddai, lui che sembra un plebeo e lei una di sangue reale :3 cioè awwww, forse esagero e i feels arrivano solo a me perché sono bisognosa di coccole ma spero che chi arriverà fin qui abbia sentito qualcosa :3
Sto facendo troppe volte questa faccina :3 ma è la più adatta :3
Che dire belle fanciulle? Ecco qui la OS su Michael creata un po’ di giorni fa, tipo una settimana fa, mentre stavo cercando di scrivere un capitolo per “No Heroes Allowed”, cioè da lì sono finita a scrivere una OS su Mike <3 piccino lui <3
La verità è che si scrive troppo poco su sto fanciullo, andiamo è l’amoreeee <3 mia mamma e una mia amica lo definiscono “tossico”, ma loro non fanno testo u.u a me Mike fa una tenerezza infinitaaaaaaaaaaaaa <3 soprattutto in questo caso: lui plebeo, lei ricca borghese u.u
Bene, io dico che non mi dilungo troppo ;) volevo solo ringraziare il bradipo della Caleidoscopio ;) che mi ha sfornato questo meraviglioso banner <3 tanto amore a te tesoro, sei talentuosa <3
E… non ho altro da aggiungere ;) spero che questa OS vi piaccia e… spero di trovare qualche commentino piccino picciò :D sempre se questa storia non faccia troppo bleah.
Grazie sin d’ora anche solo per aver letto =) <3
Nanek 
  
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