Evelyn
‘Scappa...Scappa’  urla nella mia testa, tutto buio intorno a me e uno strano presentimento, nulla di sicuro.
-Si dovrei scappare-
parlavo da sola (come al solito), ma ero completamente bloccata, come se qualche forza misteriosa mi trattenesse, immobile e indifesa a ciò che mi stava per succedere da li a poco: il cervello mi diceva cosa fare, ma i muscoli non obbedivano, rimanevano fermi ed immobili, duri come marmo. Dovevo prendere una decisione.
Mi osservai attorno, spaventata, non riuscendo a riconoscere il luogo in cui mi trovavo:
-Come diavolo ci sono finita qui?-
mi domandai, senza poter ricevere risposta e mentre la ragione cercava di convincermi di scappare; un consiglio che avrei dovuto seguire, ma che non riuscivo a percepire dato che le voci si fecero più presenti, più forti, iniziando ad urlarmi nella testa, mentre un brivido mi accarezzava freddamente il collo.
Ed è in quel preciso momento che senti un rumore provenire tra gli alberi, facendo zittire le urla e dando spazio alla mia mente di respirare. ‘Scappa idiota, ti ucciderà’.
-Chi sei?-
urlai verso la foresta buia mentre indietreggia lentamente
-Fatti vedere-
E non se lo fece ripetere due volte; e lo notai solo dopo qualche secondo, cercando di abituare la mia vista a quell’immenso buio, riuscendo a scorgere ora la figura di un normale ragazzo, forse della mia età o qualche anno più grande, che puntava lo sguardo su di me, senza il minimo timore.
-Sai chi sono non aver paura-
disse con un tono di voce che mi suggeriva di averne e come; qualcosa nei suoi occhi mi diceva di temerlo, come se lui fosse li per farmi del male.
‘Cosa vuole da me?’ era questa l’unica domanda che ora mi ronzava in testa, ripetendola fino allo sfinimento, fino alla pazzia; e lui come se quasi fosse riuscito a leggermi in mente fece un lungo sospiro per poi sorridere ampiamente come solo può fare il mondo nella totale pazzia.
-Suvvia Eve, guarda dentro di te e capirai-
disse quasi in un sospiro mentre i suoi occhi si infiammarono di una luce oscura,  malvagia.
Ed è in quel momento che capì tutto, inziando ad indietreggiare velocemente
-No ti prego, lasciami stare-
dissi con voce strozzata dal terrore.
-Ormai lo sai, tu sei mia-
rispose con un enorme ghigno sul volto vedendomi inciampare a terra, ritrovandomi alle spalle un enorme tronco.
Ero in trappola.
-Vedrai che ti piacerà il posto in cui ti porterò-
  esclamò avvicinandosi lentamente  mostrando solo ora la sua vera e mostruosa identità: nero come l’odio il suo lungo vestito, occhi rossi come le fiamme dell’inferno  e pelle bianca come la neve.
-Vieni con me-
disse con un macabro sorriso sulle labbra mentre cercava di allungare l’ossuta mano verso di me, mentre io urlavo  a pieni polmoni, con tutto il fiato che potevo possedere...
 ...
-Cosa succede?-
  la testa dell’infermiere che era di guardia quella notte fece capolino dalla porta, osservando con i suoi enormi chiari occhi il collega
-Oh tranquillo sarà Evelyn che avrà fatto un altro dei suoi incubi-
disse ridacchiando l’altro che si presentava con due enormi bicchieroni di caffè, porgendone uno al nuovo arrivato
-vedrai che ti ci abituerai-.
Li sentivo, mentre ero sdraiata sul mio letto, con gli occhi spalancati dal terrore e priva di fiato, ma ancora in forze per urlare senza preoccuparmi di smettere. Sapevo di essere pazza, sapevo di essere in un manicomio e sopratutto sapevo che era tornata la mia “amica” MORTE.