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Autore: Eragon1001    27/07/2008    7 recensioni
[...]“Ehi…” sussurrò incerta Rukia “questo non lo diciamo a nessuno, intesi? Rimarrà un segreto…” Renji alzò lo sguardo sull’ amica e confermò, la voce roca: “Già…il nostro segreto” [...] Una piccola RenjixRukia senza tante pretese, da gustare grezza così com'è.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kuchiki Rukia, Renji Abarai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The First Kiss of Their Life

Fiocchi bianchi cadevano allegri dal cielo, piroettando in strane forme, trasportati docili dal vento.
Era la prima neve della stagione nel Rukongai, ed il freddo secco ma pungente penetrava fin dentro le ossa. Nell’ aria si potevano sentire odore di legno bruciato e di zuppa di carne; gli adulti osservavano attenti ma quietamente gioiosi i loro bambini giocare con la neve e tutto sembrava immerso in una sorta di delicata perfezione, fragile come il cristallo ma bella come il diamante.
Naturalmente, cotanta tranquillità era vissuta solo per coloro che potevano permettersi il lusso di avere una famiglia e di poter mangiare ogni giorno cose buone. Baracche di sfortunati assediavano i distretti più malfamati del Rukongai, e proprio in una di queste costruzioni un gruppo di bambini sugli undici anni stava mangiando delle caramelle che il più agile di loro, Abarai Renji, era riuscito a sgraffignare ad un passante. Possedere dei dolciumi era un evento raro dalle loro parti, ed i bambini ne erano fin troppo consapevoli. Li stavano gustando con una lentezza quasi esasperante, sorridendo felici e gettandosi occhiate entusiaste. Solo una nella piccola banda non sembrava gioiosa come gli altri. La schiena poggiata al muro, era rannicchiata su se stessa, le braccia paffute avvinghiate alle gambe. La sinistra di queste presentava, all’ altezza della caviglia, una vistosa fasciatura. La bimba sospirò, ed attirò così su di sì l’ attenzione dei compagni. I fanciulli la osservarono di sottecchi per un po’, incerti sul da farsi, finché una muta decisione unanime sancì che toccava a Renji, ancora una volta, andare a consolare la loro piccola ma preziosa amica.
Il bambino si alzò e si avvicinò a Rukia, le mani giunte dietro la testa, e propose:
“Ehi, Rukia, che ne dici se usciamo fuori per un po’?”  
Accennò con il capo alla finestra, che mostrava il paesaggio immacolato.
La bimba alzò gli occhi cerulei verso di lui, scrutandolo attentamente.
“Non mi va. Non mi scocciare, Renji, tanto sono troppo triste, nessuno mi può consolare!”
Mugugnò, esibendosi in un capriccio infantile. Il bambino dinanzi a lei capì che la questione era seria, perché Rukia era una delle poche che non si permetteva mai tali sfoghi. Era forte, intrepida e coraggiosa, non come le altre, e per questo a Renji piaceva tantissimo, anche se non glielo aveva mai detto. Comunque, il bambino non si fece abbattere per così poco: era conosciuto nel distretto sia per la sua fama di giovane ladro, ma anche e soprattutto per la sua testa calda…in tutti i sensi! Spiccio, afferrò Rukia per un braccio e la alzò in piedi, grugnendo ed esclamando:
“Non essere ridicola! Ti sei solo slogata la caviglia, non è niente di grave, non c’è bisogno di fare quel muso! Forza, andiamo, guarda come è bello qui fuori!”
Tra una protesta e l’ altra da parte di Rukia, erano finalmente usciti, e la bambina si accorse a malincuore che l’ amico aveva ragione. Il paesaggio era a dir poco stupendo, ed il broncio di Rukia scomparve all’ istante. Iniziò a correre per le strade imbiancate, con Renji che la seguiva chiamando il suo nome, finché ella non si fermò, massaggiandosi dolorante la caviglia.
“Rukia! Che ti succede?” domandò affannosamente Renji mentre la faceva sedere sugli scalini di una casa.
“Ugh…non è niente Renji…solo questa stramaledetta ferita…non preoccuparti” lo rassicurò sorridendo. Il bambino non si convinse, così, per precauzione decise tra sé e sé che sarebbero rimasti seduti lì ancora per un po’ e successivamente l’avrebbe riportata a casa. Nel mentre, avrebbe tentato di alzarle in qualche modo il morale, ma non aveva la più pallida idea di come fare. Abbassò il capo, sconfortato da tale verità inoppugnabile.
“Ne, cos’hai? Sei triste? Baka, dovrei esserlo io, non tu!” lo rimproverò Rukia. Attenta ed osservatrice come suo solito aveva notato immediatamente il cambiamento d’ espressione dell’ amico. Quest’ ultimo si affrettò a spiegare, agitando le mani davanti a sé:
“No-no-no-no-no-no-no! Non preoccuparti per me! Pensa a te piuttosto, io sto benissimo, sei tu che stai male…no cioè, hai solo un po’ di dolore alla caviglia, però non significa che non puoi più giocare con noi, giusto? Si, ti devi riposare e stare ferma il più possibile, e noi corriamo sempre, però questa è un’ altra cosa e insomma…” si fermò un attimo per riprendere fiato e vide Rukia ridere a crepapelle per il suo imbarazzo. Renji si stizzì, ma infine pronunciò di tutto cuore:
“Rukia, ti prego, torna a sorridere davvero. Sei troppo importante per il nostro gruppo e noi siamo tutti sconsolati per te, non sappiamo neanche cosa fare per tirarti su il morale. Siamo disposti a compiere qualunque azione per renderti felice, anche le più stupide o ridicole! Rukia, noi ti vogliamo troppo bene per vederti depressa!”
La bimba smise di ridere sguaiatamente, distendendo il volto in un sorriso enigmatico. Dopo qualche secondo di silenzio, rispose:
“Renji…sei sicuro che quello che hai detto lo pensino anche gli altri? O forse più precisamente sono idee tue, quella del volermi bene, dell’ essere importante e tutto il resto?”
Il bimbo arrossì vistosamente. Aveva detto le prime cose che gli erano venute in mente, senza badare molto al valore di ogni parola, e in quel momento si accorse di essersi compromesso, pesantemente. Aprì la bocca per rimediare, ma non ne uscì alcun suono. Rukia era sempre stata troppo perspicace e lui troppo avventato, in ogni sua più piccola azione. Strinse i pugni sulle gambe, con rabbia per se stesso. Una piccola, morbida manina  si posò sulle sue, e quando alzò lo sguardo vide Rukia sorridere ancora, stavolta più apertamente, ma con una certa nota maliziosa negli occhi che non prometteva nulla di buono.
“Su su, stai allegro, mio nakama! Hai detto che faresti, cioè, che voi fareste tutto per me a patto che io sia di nuovo la solita Rukia, vero?”
Renji assentì con il capo.
“Perfetto! Sai, ho una…mmm, curiosità, chiamiamola così. L’ altro giorno ho visto Kaname, quella ragazza alta di diciassette anni, hai presente? Si, lei, era dietro la rimessa della stufa, e non era sola…si stava baciando con Sousuke…quello carino della decima strada. Sembravano tutti e due molto contenti, sono stata ad osservarli per un po’, poi sono tornata indietro. Ehi, non fare quella faccia, non sono una guardona!” protestò alla fine Rukia, notando le sopracciglia pesantemente alzate dell’ amico.
“Comunque non è questo il punto” scappellotto per Renji “il fatto è che mi sono ritrovata a pensare…ma come deve essere baciarsi? Ogni tanto sento qualche ragazza più grande vantarsi di essersi fidanzata con questa o quella persona, urlare che il ragazzo in questione le piace così tanto. Io non capisco molto bene cosa significa, però sembrano tutti così entusiasti! Allora ho pensato: e se ci provassi anche io a baciare? Giusto per sapere come ci si sente. Però non mi era venuto in mente nessuno su cui provare…finora”
Lanciò uno sguardo carico di sottointesi e si avvicinò a Renji, guardandolo decisa negli occhi. Dal canto suo, il bambino divenne cremisi, prevedendo il seguito del discorso.
“Renji, che ne dici di provare?” chiese entusiasta Rukia, nascondendo dietro un sorriso troppo lucente l’ angoscia che sentiva premere nel suo petto, e che sarebbe esplosa in caso di rifiuto.
Renji la guardò con degli occhi stralunati per un minuto buono, ma inaspettatamente, incapace di parlare, assentì con un cenno del capo.
Leggermente sorpresa, Rukia avvicinò lentamente il suo viso a quello di Renji.
Era imbarazzata, ed arrivata alla resa dei conti si accorse di non saper bene cosa fare. Rimase un po’ così, le labbra a meno di un centimetro, osservando l’espressione dura di Renji, i suoi occhi chiusi.
Quest’ ultimi si aprirono lentamente.
Il bambino comprese immediatamente l’ incertezza di Rukia e decise di prendere l’ iniziativa.
Velocemente baciò la bambina, poggiando distrattamente le labbra sopra quelle di lei, incapace di prolungare il contatto più di qualche effimero secondo.
I bimbi distolsero in fretta lo sguardo l’uno dall’ altra, rossi in volto come dopo una lunga ed estenuante corsa.
“Ehi…” sussurrò incerta Rukia “questo non lo diciamo a nessuno, intesi? Rimarrà un segreto…”
Renji alzò lo sguardo sull’ amica e confermò, la voce roca:
“Già…il nostro segreto”


The End


*{Lalala, Spazio della Pazza Autrice, Lalala}*

Ebbene, questa è la mia prima ff che pubblico sul meraviglioso mondo di Bleach *___*! Lo so, non è niente di che, e lo so, ne esistono di migliori, ma mi frullava in testa da troppo tempo per lasciarla marcire negli angoli nascosti del mio cervello! Ci tengo a precisare l'idea di fondo che ha generato questa storia: la mia assoluta, assolutissima convinzione che fra Renji e Rukia ci siano stati, in tutti gli innumerevoli anni che si conoscono, quattro baci, unici e rari nel loro genere, che lasciano intendere la palese verità che tra di loro c'è effettivamente qualcosa di più che semplice amicizia, e non solo da parte di Renji. Non sto a precisare il perchè e il per come di questi quattro baci, ma per come la penso io, sono in fasi precise della loro vita. E poi, ho voluto farlo perchè insieme, in quel loro rapporto di totale complicità ed affetto, sono insuperabili. Oh, un' altra cosa: potete benissimo vedere in Kaname e Sousuke, i ragazzi da cui Rukia prende spunto (guardonaaa) gli stessi personaggi di Full Metal Panic! U_U Piccolissimo crossover. Bhe, la finisco di tediarvi con le mie chiacchiere finali sconclusionate! XD
Vi saluto, fatemi sapere se vi è piaciuta!
Bye Bye!
   
 
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