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Autore: Atsukih    12/05/2014    2 recensioni
-Non piangere.-la sua mano mi asciuga lacrime di cui non mi ero neanche accorta-ti prometto che un giorno, tutto questo finirà. Noi ci salveremo, resteremo amici anche tra questo mare di morte, e renderemo questo un mondo di pace.[..]Il suo viso è ora bagnato di lacrime, ma un sorriso speranzoso mi convince.
Incrocio il suo mignolo col mio."Te lo prometto."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Len Kagamine, Rin Kagamine | Coppie: Len/Rin
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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AngoloScrittrice: una piccola FF  basata sulla canzone di Rin e Len Nemesis of The Ruined KingDom, o almeno, ciò che ho capito di essa - un po' diversificato- e un approssimato continuo. Buona lettura.

 
- RIN -

L'ennesimo corpo che abbiamo sentito diventare freddo, che abbiamo visto cadere, con occhi che non piangevano neanche più, e parole soffocate dal rumore di armi. Il nostro compito è quello di sepellire i cadaveri, un lavoro reso difficile dai nostri sentimenti: come si può scavare una tomba a quello che poteva essere un nostro parente, un nostro vicino, una persona che ci ha strappato un sorriso o semplicemente che ci ha visto crescere?
Le mie mani sporche di fango e sangue dei soldati accoltellati che ho toccato curano il corpo sotto la terra, quando una mano, sporca quanto la mia, ma ugualmente rassicurante mi accarezza tremante la guancia: lui veniva dal popolo che ci dichiarò guerra, ma non potevo odiarlo: aveva gli occhi traboccanti di pesanti lacrime, le occhiaie di chi non conosce il riposo, i bei capelli dorati rovinati ed era pallido, era una vittima della guerra come me.
In fondo, la guerra non l'ha scelta lui.
-Non piangere.-la sua mano mi asciuga lacrime di cui non mi ero neanche accorta-ti prometto che un giorno, tutto questo finirà. Noi ci salveremo, resteremo amici anche tra questo mare di morte, e renderemo questo un mondo di pace.- nonostante i suoi occhi lucidi, la sua espressione risplende di determinazione velata dalla tristezza. Abbasso lo sguardo, pensierosa; mi solleva lo sguardo con un cenno delle dita, porgendomi l'altro mignolo.-Noi ce la faremo, diventeremo forti, e vinceremo la guerra-
Il suo viso è ora bagnato di lacrime, ma un sorriso speranzoso mi convince.
Incrocio il suo mignolo col mio.


Te lo prometto.


- LEN -

La sua graziosa veste di seta gialla è stata presa con forza ai lembi strappati e ha portato lei lontano da me, tra le sue lacrime e le urla della signora che l'ha trascinata via.
L'atmosfera tessuta di speranza e amicizia che c'era fino ad un attimo fa è scomparsa, strappata dalla nostra diversità: io e lei ci siamo conosciuti di nascosto nel nostro sporco lavoro, data la nostra debolezza per cui non siamo stati reclutati nell'esercito, e abbiamo vissuto col terrore di essere scoperti; come faremo ora, che il destino ci ha separati?
In fondo, la nostra separazione non l'ha scelta lei.
 Il mio sguardo, ora freddo e crudo, si poggia sulla terra sotto di me, per poi correre col mio corpo da un albero all'altro, nel bosco di paura che porta a casa mia; intanto mi chiedo con quale speranza spero di mantenere la promessa: un ragazzino separato dall'unica amica che aveva che vuole fermare una guerra, ed è pure natio del popolo bellico, il primo che attaccò.
Mi fermo qualche metro lontano da casa e riprendo fiato, guardando il castello, casa di questo dolore: un imponente palazzo dalle mura rovinate poco lontano da casa mia, circondato da soldati: alcuni soldati del suo popolo hanno scoperto il nostro villaggio e hanno iniziato ad attaccare, mentre gli altri uccidevano per il Regno opposto.
Allora, capisco cosa devo fare.
Il mio cuore perde un colpo.
Gli occhi sgranano, cercando di credere nel piano di follia appena ideato.
Io...

Diventerò capo del mio popolo, lottando con tutte le mie forze.

15 anni dopo.

- RIN -

Nei miei occhi riflessi nella spada sporca di sangue, il passato è stato messo ad un lato.
Calpesto le terre per cui io e i miei soldati abbiamo lavorato sodo, le nostre terre, che abbiamo sperato finchè rimanessero del mio Popolo.
La corona argentata, ora al sicuro nella mia residenza, è stata anche la sua decisione.
La corona dorata, che ha insistito per tenere, è macchiata di tutti i sangui che hanno lottato.
Non lo vedo da 15 anni, ma i suoi occhi hanno ancora le cicatrici emotive che riserviamo da bambini, ma il suo viso è più segnato.
E tiene la spada puntata contro di me.
Questa è stata la punizione per non aver mantenuto la promessa: quello che doveva essere un tentativo di pace è stato corrotto dalle voci altrui, e tra poco, chi di noi ha sbagliato di più avrà la sua punizione.
Ma c'è davvero uno che ha sbagliato di più, nelle lacrime che ornano il viso di entrambi?
-Non finirà così.- dice con la mano che impugna l'arma tremante, mentre la sua maschera di serietà si rompe.-Non è ancora tempo per gli addii.-
Ha controllato che arrivassero gli altri fino ad adesso, ma chiusi dentro al castello del mio popolo, ci sono solo cadaveri-
come quelli che abbiamo sepolto da bambini -e lui si tranquillizza, togliendo la lama che sfiorava il mio petto, e capisco.
La nostra promessa è fallita perché abbiamo sperato a due Regni che vivevano tranquilli ma separati tra loro, due Regni che dovevano solo evitarsi.
Ma quello che dobbiamo fare è crearne uno solo.
Mi sorride con la stessa determinazione che mi mostrò anni fa, ma ora non piange più.
Ricambio il sorriso, pronta a diffondere i nostri ideali.
  
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