Anime & Manga > Detective Conan
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Autore: Sognatrice_2000    12/05/2014    2 recensioni
Questa song-fiction,sulle note della canzone "Dove sei" di Giorgia è da considerarsi unicamente il seguito di "Cenerentola Innamorata".
Raccontata esclusivamente dal punto di vista di Shiho. Una storia romantica,struggente e malinconica.
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Gin, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Raccolta di song fiction GinxSherry'
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                                                                         Dove sei :
 
 
“Mamma, mamma,guarda che bellissimo sole c’è fuori!” Una voce arriva alle mie orecchie,ovattata,poi sento una presa dolce che mi tira la manica della camicia da notte.
Mi decido ad aprire gli occhi,e ancora assonnata vedo mio figlio,con gli occhi ridenti, che mi sprona ad alzarmi. Tiro un sospiro rassegnato,balzando a sedere sul letto. Quel letto troppo grande, enorme,in cui mi sento sempre sola.
“Conan,quante volte ti ho insegnato che non è questo il modo di comportarsi? Ormai hai sette anni,non sei più un bambino piccolo!”Gli scompiglio leggermente i capelli. Sono biondi,come i suoi.
“Guarda che scherzavo!”mi affretto ad aggiungere,notando il suo broncio rattristato. Lo abbraccio,dirigendomi verso la finestra e sollevandolo da terra.
“Hai ragione,c’è veramente un sole stupendo. Potremmo andare al parco nel pomeriggio,cosa ne dici?”sorrido,stringendolo forte.
I suoi grandi occhioni verdi si illuminano.
“Sì,sì,che bello!”esulta entusiasta.
“Però stamani devi andare a scuola,pigrone”Faccio una breve carezza sulla sua testa,mentre lui sbuffa seccato. So che non sopporta di essere trattato come un bambino piccolo. “Ora andiamo a fare colazione. Ti faccio mangiare i biscotti al cioccolato. Solo per stamani,però”ci tengo a precisare “ E’ importante iniziare la giornata con un pasto sano e con pochi grassi. “
Conan corre in cucina,liberandosi dal mio abbraccio,ed io mi affretto a seguirlo. In questi sette anni Conan è stato l’unico motivo che mi ha fatto andare avanti e ritornare il sorriso. Ma ogni volta che lo rivedo non posso fare a meno di pensare a lui. A Gin. Gli somiglia terribilmente,ha i suoi stessi occhi e il suo stesso colore di capelli.
Cerco di ignorare la mia tristezza,che mi imprigiona il cuore in una morsa atroce di sofferenza,e preparo velocemente una tazza di caffè per me e una di latte caldo per il mio bambino. Metto in tavola il pacco dei biscotti,e sorrido quando sento i suoi dentini masticare felici.
“Fai attenzione,che scotta”gli ricordo porgendogli la tazza di latte spumeggiante. Subito dopo afferro la mia,bevendone un sorso,ma un forte bruciore mi sale su per la gola. Mi ritiro di scatto,rovesciando un po’ di caffè sulla tavola.
Sento Conan che ride.
E mentre pulisco il tavolo e gli intimo di smetterla di prendermi in giro,una sua domanda mi coglie completamente alla sprovvista.
“Anche a papà piaceva il caffè?”La sua voce innocente mi stringe il cuore.
Mi sforzo di apparire rilassata,come se niente fosse,anche se so di essere impallidita.
“Sì,tesoro,piaceva anche a lui”rispondo,incerta. La voce mi trema un po’.
Qualche attimo di silenzio,poi Conan mi si avvicina.
“Dov’è papà,mamma?”mi chiede,con voce triste.
“Te l’ho già spiegato,tesoro. Papà è partito per un lungo viaggio tanto tempo fa”mento,sforzandomi di sorridere “ Però ti posso assicurare che ti vuole bene e che ti pensa sempre.”
Conan scuote la testa.
“Pensi che un giorno tornerà?”Sollevo lo sguardo,incrociando i suoi occhietti lucidi e accorgendomi di essere stata veramente egoista a pensare solo al mio dolore. Non mi ero mai accorta di quanto mio figlio stesse soffrendo per non avere avuto nemmeno l’occasione di conoscere suo padre.
Ricacciò indietro le lacrime con fatica.
“Tornerà presto,te lo prometto,tesoro”gli accarezzo dolcemente la nuca “ adesso vai a vestirti,è tardi.”
Conan non sembra molto convinto,ma alla fine annuisce e va a vestirsi nella sua camera.
Le lacrime mi sgorgano fuori dagli occhi prima che possa controllarle,appena lo vedo sparire alla mia vista.
Non gli ho ancora rivelato la verità. Non gli ho detto che non potrà tornare  mai più.
Non gli ho detto cos’è successo poco meno di un mese fa …
Il ricordo di quel terribile avvenimento si fa strada nella mia mente irrompendo come un fiume in piena,e sono costretta a reprimerlo per evitare di piangere ancora di più.
Mi vesto velocemente e poi esco insieme a mio figlio,accompagnandolo fino al cancello della scuola elementare.
“Ci vediamo a pranzo,tesoro”Mi chino a dargli un bacio sulla guancia,ma lui si allontana un po’ imbarazzato,andando incontro al suo gruppetto di amici e salutandomi a malapena con la mano.
Mi si stringe il cuore,quando lo vedo allontanarsi con lo zaino in spalla,felice e spensierato. È davvero allegro come sembra?
Conan è un bambino  molto maturo e intelligente,anche se a volte si comporta in modo infantile per indispettirmi. Secondo me ha capito che non rivedrà mai più suo padre. E io mi sento in colpa per non avergli detto niente,ma mi mancava davvero il coraggio.
Era troppa la tristezza per quello che era successo,il dolore e l’angoscia che mi toglievano il respiro,la solitudine immensa che era affiorata nel mio cuore.
In fondo ho deciso così per non vederlo soffrire come è successo a me,quando ho passato innumerevoli notti insonni e giorni senza toccare cibo dopo quel terribile incidente. In quel periodo facevo di tutto per non mostrare a Conan la mia tristezza, ma credo che se ne sia accorto ugualmente. Non mi ha fatto domande,anzi,ha combinato più pasticci del solito,come ad esempio macchiarsi i vestiti con i pennarelli e rompere qualche soprammobile in salotto. Io non mi arrabbiavo mai, sapevo che lo faceva apposta per distrarmi.
E poi c’è stato Shinichi. Credo di non aver mai avuto un amico più prezioso di lui. Anche se mi vergognavo di mostrarmi debole ai suoi occhi,una sera poco dopo l’incidente sono andata a casa sua perché avevo bisogno di conforto e lui mi ha ascoltata pazientemente,in silenzio,dall’inizio alla fine.
Gli ho confessato i miei dubbi,i miei timori,il mio dolore,e lui mi ha detto che mi sarebbe stato vicino.
E non fu una bugia. Dopo quel giorno venne a trovarmi spesso,proponendomi qualche uscita insieme a lui,passeggiando per le vie del centro,e spesso si occupa di Conan,lasciando che lui lo “aiuti” a risolvere alcuni dei suoi casi . Anche Ran,che ormai è diventata sua moglie,è solita fargli qualche regalo e cucinargli la cena quando lui pretende di fermarsi a dormire a casa loro.
Mio figlio è molto legato a loro,soprattutto perché ha fatto amicizia con Megumi,la loro bambina. Ogni volta che ne parla ha gli occhi che brillano,e spesso diventa rosso.
Sorrido. Sono sicura che non è una semplice amica per lui,e anche lei,le poche volta che l’ho incontrata,mi ha dato l’impressione di tenere molto alla sua amicizia con Conan,anche se cercava di non darlo troppo a vedere.
 Quando sento il rombo di un tuono,mi distraggo bruscamente da questi pensieri. Il sole bellissimo che c’era soltanto qualche attimo prima è stato sostituito da numerosi nuvoloni neri.
Mi incammino verso casa,ma poi decido di cambiare direzione. C’è un posto dove voglio andare. Oggi è sabato,non devo lavorare,e ho un’intera giornata libera.
Quasi mi dispiace,preferivo perdermi nuovamente tra i fascicoli e le formule chimiche,che occupavano la mia mente e mi davano l’illusione che andasse tutto bene,che nessuna preoccupazione invadesse la mia vita e il mio cuore.
Scuoto la testa : credevo di essere più forte,e invece mi scopro fragile come una foglia sul ramo di un albero agitata dal vento. Basta un solo colpo per farmi perdere la sicurezza che ho disperatamente raggiunto,e forse ancora non del tutto.
Dopo una decina di minuti,sono arrivata davanti all’enorme cancello di ferro del cimitero. Entro cercando di essere forte,e mi inginocchio davanti ad una lapide non molto distante dall’entrata.
Su quella pietra fredda è scritto un nome falso,che però riesce a farmi rabbrividire ogni volta che lo vedo. Non vi è una fotografia,niente che possa ricordarmi anche lontanamente la sua presenza,e il colore dei suoi bellissimi occhi che sapevano dominare il mio cuore.
 Un senso di colpa angosciante mi attanaglia il cuore,non posso fare a meno di pensare che è successo tutto per causa mia.
 
Me ne andrò guardandoti
e lascio un'altra parte di me
ripenso alle cose che ho detto,
alle frasi che ho spento
e non ho saputo difendere...
 
Già,perché quel giorno,quel triste giorno,lui aveva solo cercato di salvarmi prima che fossi  investita da una macchina. Era tornato,era tornato da me perché diceva di non essere mai riuscito a dimenticarmi,ma io non credevo più alle sue parole,ero corsa in strada tra le lacrime e fuori di me senza prestare attenzione e poi …
La mia mente si rifiuta di proseguire,sfinita da questa incessante malinconia e senso di colpa.
Non posso fare a meno di pensare alle ultime parole che gli ho detto …
 
“Sherry,aspetta,devi ascoltarmi! È la verità,io sono tornato per te … “Gin mi fermò, stringendomi forte il braccio,ma io non alzai gli occhi nei suoi. Non volevo mostrargli le mie lacrime.
“Lasciami stare! Sei solo un bugiardo,ti odio!”avevo urlato divincolandomi e sfuggendo alla sua presa,finendo per lanciarmi in strada …
 
Il mio orgoglio inutile mi aveva fatto dire  cose che in realtà non pensavo. L’unica cosa che avrei voluto era abbracciarlo,baciarlo e dirgli di non lasciarmi più,e invece non ho saputo dare ascolto ai miei sentimenti.
 
Ti ascolterò pensandoti
e bruciano i silenzi intorno a me
rivedo le cose che ho fatto
e i momenti che ho pianto e non ho saputo comprendere
non ho saputo ascoltare me...
 
Ora invece non posso fare altro che lasciarmi avvolgere da questo triste silenzio che incombe su di me e che avvolge ogni cosa.
E proprio nel triste silenzio che avvolge le lapidi,riaffiora il senso di nausea che provai quel giorno,quando mi resi conto di non aver saputo ascoltare ciò che diceva il mio cuore,e di aver provocato la più terribile delle tragedie.
 
Sento le parole che non so più cancellare
i ricordi che rivivono non so lasciarli andare,
come sei?
 
Mi sembra quasi di sentire la sua voce,le ultime parole che ha pronunciato dirette a me …
 
“Scusami,Sherry. Perdonami per tutto il male che ti ho fatto. Ti amo”
 
 Quest’ultima frase continua ad aleggiare implacabile nella mia mente,rivivendo ogni secondo di quel terribile momento,come se fosse successo un attimo fa.
Rivedo il suo volto,i suoi occhi tristi,il rigagnolo di sangue che scendeva dalla sua bocca e le sue labbra che si posavano con dolcezza sulle mie,regalandomi un ultimo,inteso bacio carico di amore prima di accasciarsi immobile a terra.
E poi rivedo tutti i momenti che abbiamo passato insieme,la felicità che ho provato con lui … non posso dimenticare. Questi ricordi non possono abbandonare la mia mente,non posso perderli.
Di lui mi è rimasto solo questo,ormai. Questo e quella fredda pietra spoglia.
 
cerco nelle cose il sorriso che tentavi di nascondere a me e agli altri
manca quando mi stringevi,
come sei?
dove sei?
dove sei?!
 
In ogni più piccola cosa mi sembra di rivedere il suo sorriso,quello che solo lui sapeva fare quando mi teneva stretta a sé dicendomi che ero la sua rosa splendente,l’amore della sua vita. Quello che cercava sempre di trattenere, orgoglioso, e che poi riusciva a fare con una smorfia affettuosa che io sapevo sempre comprendere.
 
Ti cercherò spogliandomi di tutte le ferite che ho per te
rivivo le notti che ho perso,
gli errori che ho fatto,
i momenti che ho infranto le regole..

 
Sto cercando di dimenticare i momenti brutti,il dolore e la sofferenza che mi hai inflitto nel cuore,e solo dopo potrò essere finalmente serena.
Dopo aver dimenticato tutti gli sbagli che ho commesso,tutte le notti in cui avrei potuto averlo vicino e sentire il calore e il profumo della sua pelle,tutte le volte in cui ho infranto quella regola che mi imponevo sempre : dare ascolto alla ragione e meno ai sentimenti,per non ricevere altre delusioni.
 
sparirò tra gli altri ma tutto mi riporta da te,
nelle cose che vivo, mi chiedo com'è che è accaduto?
e non ho saputo comprendere,
non ho saputo ascoltare me...
 
Ho sempre cercato di dimenticarlo,ma involontariamente il mio cuore apparteneva sempre a lui. Sempre e solo a lui,nonostante tutto.
E giorno dopo giorno continuo a chiedermi sempre come ho potuto ignorare un amore così forte,lasciando che la rabbia prendesse il sopravvento e non mi facesse più ragionare.
Delle lacrime pizzicano i miei occhi,sgorgando lente e mischiandosi alle gocce d’acqua che stanno cominciando a scendere dal cielo.
Come ho potuto essere così sciocca? Come ho potuto commettere un errore così grande?
 
Sento le parole che non so più cancellare
i ricordi che rivivono non so lasciarli andare,
come sei?

 
Quelle ultime parole rimbombano nella mia mente,non mi lasciano un secondo di tranquillità. L’unico pensiero che mi fa soffrire e che mi tormenta,divorando ogni pezzo del mio cuore e uccidendolo lentamente,è l’idea di aver sacrificato la vita di qualcun altro per la mia,seppur involontariamente.
E non riesco a dimenticarlo,a vivere senza di lui.
 
cerco nelle cose il sorriso che tentavi di nascondere a me e agli altri
e manca quando mi stringevi,
come sei? (come sei)
 
Stavolta le lacrime percorrono con più velocità il mio viso,ma mi affretto ad asciugarle.
Quasi senza accorgermene inizio a parlare,fissando quella fotografia con occhi carichi di malinconia.
“Sai … io e te siamo sempre stati molto simili. Abbiamo sempre cercato di nascondere i nostri sentimenti sotto una corazza di freddezza. Io facevo finta che non mi importasse nulla di te e tu facevi lo stesso ; solo ora mi sono accorta di quanto tenevi a me. Ma io … io non posso farcela senza di te”Mi copro il viso con le mani,sempre continuando a singhiozzare.
Dal cielo iniziano a cadere le prime gocce di pioggia,prima piano,poi sempre più forte. Resto immobile,lasciandomi inondare dalla pioggia,e permettendo alle mie lacrime di confondersi con essa. Sembra quasi che il cielo stia piangendo anche per me.
Avevo sempre creduto di essere una persona fredda e razionale,che non reagiva mai per istinto e sapeva mantenere la calma,invece non avevo tenuto conto di possedere anche io delle emozioni.
Lo capii quel giorno,quando chiamai l’ambulanza troppo tardi,quando il dottore mi disse che ormai non c’era più nulla da fare.
Ricordo che non riuscii a controllare le mie lacrime,che lo accusai di essere un incompetente  e di non saper svolgere il suo lavoro.
“Gli avevo detto che tu eri forte,che non era possibile che mi avessi lasciato per così poco … Ma lui mi rispose che l’emorragia dalla tua testa era troppo profonda, probabilmente perché l’avevi battuta sull’asfalto quando mi hai buttata a terra.”Le mie mani si stringono a pungo,così forte da farmi male “ Sei stato uno sciocco … Perché te ne sei andato? Mi hai lasciata sola,hai rovinato la mia vita … “Il flusso potente delle lacrime spezza le mie parole,e per qualche minuto continuo a singhiozzare in silenzio.
 
penso alle volte che mi hai detto che mi amavi,
i ricordi che rivivono non so lasciarli andare...
dove sei? (dove sei?)
dove sei? (dove sei?)
 
“Era tutta una bugia. Non è vero che ti odio,forse non sono riuscita mai ad odiarti veramente. Perdonami … “Faccio una breve pausa,come se lui potesse in qualche modo sentirmi e rispondermi “Mi manchi tantissimo,ogni mattina mi sveglio pensando di averti accanto a me,di poter sentire la tua voce,le tue labbra,le tue braccia che mi stringono forte,in ogni momento della giornata penso a quando ero felice,anni prima,e niente avrebbe potuto separarci. Quando tu mi dicevi che mi amavi …  e poi c’è nostro figlio,che mi ricorda costantemente la tua presenza. Hai tuoi stessi occhi,è bello come te”Sorrido amaramente “Ma forse non è giusto che non sappia niente di te,di noi,di quello che è successo. Temo sempre che finirebbe per odiarmi,e in questo momento è l’unico su cui posso contare. Cosa devo fare, secondo te? “Mi mordo il labbro un secondo dopo aver pronunciato  quelle parole. Sto continuando a parlare come se lui fosse ancora vivo.
La verità è che non riesco ad accettare in nessun modo di non poterlo più rivedere,di dover accantonare quei pochi ricordi che mi sono rimasti di lui.
Guardandomi i vestiti bagnati e zuppi,rivedo noi due,in una giornata piovosa come questa di tanti anni fa.
Quel giorno avevo scordato l’ombrello,quindi avevo percorso il tragitto fino a casa a corsa,sotto la pioggia battente. Appena arrivata,lui mi aveva sollevata tra le sue braccia e distesa sul letto,sotto le coperte,sfilandomi i vestiti bagnati e baciando con dolcezza ogni gocciolina d’acqua imperlata sul mio corpo.
Mi aveva detto che mi avrebbe scaldato,e fu proprio la sua presenza a rendere questo possibile.
Avrei dovuto comprenderlo,ma soprattutto comprendere me stessa. È questo il mio rimorso più grande.
“E’ buffo,non trovi? Non siamo mai state delle persone romantiche,ma sono convinta che a modo nostro ci amavamo. Solo questa tragedia mi ha fatto capire quanto in realtà ti volessi bene. E c’è solo una cosa che vorrei farti sapere,e che forse non ti ho mai dimostrato apertamente : ti amo.”
Subito dopo aver detto queste parole,mi sento come liberata da un peso,e mi accorgo con stupore che non sta piovendo più. L’arcobaleno brilla in cielo,rischiarando l’azzurro di mille colori.
E nonostante tutto,mi ritrovo a pensare che un arcobaleno è riuscito a nascere anche nel mio cuore,facendo cessare finalmente quella tempesta che vi albergava da sempre.
 
 
 
  
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