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Autore: misanguinailcuore    12/05/2014    1 recensioni
Ero sempre stato un ragazzo vuoto, senza nessuna certezza, senza un futuro. Non c’era niente che mi riempiva ed ero convinto che il mio vuoto sarebbe stato eterno, ci avrei messo la mano sul fuoco.
Questo prima di Eva.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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WAKE ME UP.



A Eleonora, che ha aspettato un sacco per questa,
che mi ha sempre spinta a scrivere.
Ci vediamo tra 48 giorni, trottola.





Ero sempre stato un ragazzo vuoto, senza nessuna certezza, senza un futuro. Passavo ore a ripetermi che la vita faceva schifo, mi chiedevo che vivevo a fare. Non ho mai saputo rispondere alla domanda ‘Che vorresti fare da grande?’ perché io non sapevo che farne della mia vita, un futuro per me non c’era. Non c’era niente che mi riempiva ed ero convinto che il mio vuoto sarebbe stato eterno, ci avrei messo la mano sul fuoco.
Questo prima di Eva: la quiete dopo la tempesta, un raggio di sole, il mio raggio di sole.
La prima volta che la vidi era seduta sotto l’enorme albero che si stagliava con la sua immensa maestosità al centro del parco dietro la mia casa, sembrava che i suoi rami toccassero il cielo. Una volta da bambino cercai di arrampicarmi per poterlo toccare anche io il cielo, ma il risultato fu una caduta che mi portò dritto in ospedale. Riuscivo a vedere l’albero dalla finestra della mia camera e quel pomeriggio riuscii a vedere lei.
Fu il mio pensiero fisso per i mesi successivi, tornavo da scuola e correvo in camera per controllare l’albero, per controllare se lei c’era, passavo pomeriggi davanti alla finestra in sua attesa, ma lei non arrivava mai.
Non poteva essere volata via, la gente non può volare, e allora dove era andata?
Era estate, metà luglio e sull’albero c’erano dei bellissimi fiori arancioni, il parco era pieno di fiori e farfalle. Lei si sedette sull’erba, all’ombra dell’albero e estrasse un libro dal suo zaino. Aveva i capelli raccolti in una treccia.
Ero pronto ad andarle vicino e parlarle, volevo ascoltare la sua voce.
Scesi velocemente le scale, quasi uccidendo il cane che dormiva indisturbato davanti la porta d’ingresso. Avrei dovuto preparare un discorso, invece pensavo solo a quanti metri c’erano tra me e lei. Rimasi muto ad osservarla.
Lei sollevò lo sguardo e mi fissò: i suoi occhi erano verdi, come l’erba che la circondava. Accennò un sorriso spaventato, mi sedetti accanto a lei e sbirciai il titolo del libro che stava leggendo. Era un classico, aveva la copertina sgualcita e lei lo teneva come si tiene in mano un fiore.
“Ciao.” Accennai. Lei mi fissò ancora, aveva un sottilissimo strato di mascara.
“Ci conosciamo?” Mi fissava titubante, era pronta a scappare.
“In teoria no, ma possiamo conoscerci ora.” Troppo avventato.
“E chi ti dice che io voglia?”
“Me l’ha sussurrato l’albero.”
“Parli con gli alberi? Questa è nuova.”
“Beh, è un dono. Mi ha appena detto che dovresti darmi una chance. Che ne dici? Lo vuoi ascoltare?”
Sorrise abbassando il capo e io lo presi come un sì.

Ci volle del tempo per riuscire a guadagnarmi la sua fiducia, non si fidava di nessuno, ma io mi innamoravo ogni giorno di più e i miei sforzi erano ricompensati dai suoi sorrisi. Faceva freddo quando la baciai.
La baciai sotto l’albero, lei sorrise quando mi allontanai, arrossì e appoggiò la sua testa sulla mia spalla. La baciai ancora e ancora, fino al tramonto. L’autunno aveva aperto le porte al freddo invernale, la temperatura si era abbassata e il vento soffiava forte. L’albero aveva perso le foglie e sembrava spoglio e triste. Le strinsi le mani fredde tra le mie che erano troppo calde, e la causa era lei: Eva mi accendeva e io bruciavo.
I pomeriggi invernali li passavamo al caldo della mia stanza, sul mio letto che profumava di lei, a guardare film su film, senza stancarci mai.
“Shrek? No ti prego Eva, è la dodicesima volta che lo guardiamo.”
“Ti prego, ti prego, ti prego.” Sapeva che avrebbe vinto.
Durante i titoli di coda mi guardava sorridendo, la luce del computer dava uno strano colore al suo viso. Volevo regalarle anche io una favola, con Eva e Luca.

In primavera venne a dormire da me. E quella notte Eva fu solo mia. Il mio cuore fibrillava, come se volesse evadere ed essere strinto tra le sue mani mentre la spogliavo. Si stringeva a me. Mi stringevo a lei. Mai mi ero sentito così completo, traboccavo d’amore.
L’abbracciai quando mi stesi accanto a lei, inarcò la spalla per sentire il mio petto contro.
Si sentiva il suo cuore battere forte. E io la baciai perché la tentazione era troppo forte e le sue labbra tanto morbide.
Si svegliò prima di me, ma quando si alzò dal letto aprii gli occhi anche io. Spalancò le tende per far entrare la tiepida luce primaverile, l’albero iniziava a germogliare. Si stiracchiò allungando le braccia all’insù per poi incrociarle sul petto, indossava solo gli slip e la mia maglia, e aveva un’aria così serena e così felice che il mio cuore iniziò a volare, ero io che la facevo sorridere.
Le andai in contro in punta di piedi, infilando i boxer, fissava il cielo.
Sussultò quando strinsi forte il suo busto con le mie braccia e rise mentre sprofondavo il viso nell’incavo del suo collo: profumava di noi.
“Buongiorno amore mio.”
“Buongiorno anche a te dormiglione.”
“Mi sono svegliato sue secondi dopo di te!”
“Baggianate. Mi stai stritolando, Luca.” Rise ancora.
Spostò i capelli su una spalla quando presi a baciarle il collo, mi accarezzava le braccia, il suo tocco bruciava.
Quando allentai la presa si voltò verso di me e prendendomi il viso tra le mani mi baciò.
“Ti amo, ti amo così tanto che mi esplode il cuore.”
Lei aveva riempito tutti i miei vuoti e io ormai non potevo più stare senza Eva.
Arrossì e mi baciò. Mi disse tutto quello che c’era da dire baciandomi.

Quel giorno non andammo a scuola. La portai al mare. In auto cantammo le nostre canzoni preferite a squarciagola, il sole era caldo e il vento leggero. Aveva tolto la felpa, restando in t-shirt e urlava al vento. La spiaggia era deserta e lei si gettò sulla sabbia tiepida. Mi sedetti ad osservarla: era bellissima, le brillavano gli occhi.
Era il mio mare e la mia neve, il mio fiore e la mia luna. Era il mio albero.
Parlammo di quando nevicò e andammo al parco, e di quando litigammo, parlammo della nostra vita insieme e in quel momento ero sicuro di voler trascorrere tutta la vita con lei. Tornammo quando il sole iniziò a tramontare.
Passai la notte ad intagliare un cuore da un ciottolo preso dalla spiaggia, era l’unico tra tutta quella sabbia. Il pomeriggio andai a casa sua. Lo avevo infilato in una collana.
“Questo è il mio cuore. Se lo indosserai il mio cuore starà sul tuo. Hai il mio cuore, prenditene cura. Amore mio, devi soltanto respirare per sentire il mio cuore contro il tuo da ora in poi.”

Le sue lacrime si incastrarono fra le nostre labbra e lei sorrise e io ripresi a baciarla. Mi aveva svegliato da quell’incubo che era la mia vita, vuota e senza sogni; mi aveva illuminato e io mi ero innamorato. Mi baciò. E stavamo volando.
 

 
One moment.

Holaaa.
Allora, questo è il mio nuovo account EFP, l'altro è shjne, se vi interessa.
Comunque, nulla. E' una storia senza senso, ma mi andava di scriverla.
Spero vi siate intenerite un po' leggendola, fatemi sapere.
Kat.

 
  
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