Fanfic su attori > Orlando Bloom
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Autore: CowgirlSara    23/12/2004    0 recensioni
Un rigido e tagliente critico cinematografico, una recensione a dir poco cattiva, un attore incavolato, una donna algida ed elegante, dubbi, parole, scherzi del destino.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~ Capitolo 15 ~

Buonasera a tutti!

Come sempre scusatemi per il clamoroso ritardo nella pubblicazione, ma ho avuto una sorta di blocco, spero comunque che gradirete questo capitolo! Aspetto i vostri commenti!

Un bacione

Sara

 

~ Capitolo 15 ~

 

Orlando stava da circa un quarto d'ora, con le mani in tasca e un'aria sofferta, davanti alla luccicante vetrina del negozio Tiffany di Los Angeles, proprio al centro di Rodeo Drive; l'attore pensava e ripensava alla decisione che credeva di aver preso, quella mattina ne era certo, ora però, davanti a quel negozio, gli stavano tornando tutti i dubbi. Cercò di ripensare ai motivi che si era dato per convincersi che era la cosa giusta.

Lui e Josie stavano insieme da quasi tre anni, se considerava anche i mesi prima dell'ufficializzazione, e ogni giorno di più si convinceva che senza di lei la sua vita non aveva senso, specialmente dopo quel che era successo l'anno passato; si era sentito per un attimo in trappola, ed aveva fatto una cazzata grossa, ma grossa grossa, per la quale aveva rischiato seriamente di perdere Josie e si era reso conto che le vere catene non sono quelle che ti mettono gli altri, ma quelle che ti costruisci da solo (anche se questa frase l'aveva usata lei...).

Perciò, adesso, riteneva che un gesto di quel tipo fosse in un certo senso dovuto. No, non che lo facesse per dovere! Lui amava Josie, l'aveva amata ogni istante della sua esistenza negli ultime tre anni. Semplicemente voleva che questo amore assumesse una valenza fisica, materiale, e quello era l'unico modo.

Lo stava facendo di sua spontanea iniziativa, non aveva informato nessuno, a parte Mark, ma sarebbe stato impossibile nasconderglielo; sapeva che questo avrebbe causato problemi, ma non aveva voglia di discutere con Robin e qualche avvocato a proposito di una decisione che riteneva strettamente privata.

Via, era deciso, ora entrava... E se Josie avesse pensato che lo faceva solo perché sapeva che le avrebbe fatto piacere? Scrollò il capo sbuffando e riaffondò le mani nelle ampie tasche dei pantaloni.

"Orlando?" L'attore si girò verso la macchina parcheggiata, Mark gl'indico l'orologio. "Ti vuoi dare una mossa, tra un'ora hai un impegno."

"Oh, sì, scusa!" Rispose imbarazzato lui, grattandosi la nuca, poi tornò a guardare la porta, fece un passo ed entrò.

"Benedetti inglesi!" Proclamò Mark, rilasciandosi contro il sedile.

Era dentro, ormai doveva farlo. Oddio, poteva sempre... No, no e no! Non avrebbe più cambiato idea; si guardò intorno, c'erano un paio di clienti, qualche commessa elegante e un'infinità di vetrine piene di gioielli illuminati in modo da luccicare intensamente.

"Posso fare qualcosa per lei?" Gli domandò improvvisa una voce; lui sussultò, girandosi.

Si trovò davanti un uomo vestito di grigio, elegante, stempiato e dal sorriso cordiale, che gli porgeva la mano.

"Sì, grazie." Rispose Orlando, tranquillizzandosi, poi gli strinse la mano.

"Io sono il direttore del negozio, può chiamarmi Brown."

"Piacere Signor Brown, io sono Orlando Bloom..." Si presentò l'attore.

"Sì, l'avevo riconosciuta." L'interruppe garbatamente, indirizzandolo verso uno dei banchi. "In che cosa posso esserle utile, Signor Bloom?"

L'attore gli spiegò a grandi linee, e restando piuttosto sul vago, cosa lo interessava; l'uomo, con uno sguardo complice ed una certa accondiscendenza, lo accompagnò in una delle salette private. Erano stanze preparate apposta per i clienti di riguardo che desideravano una trattativa privata; Orlando se ne rallegrò.

La stanza era piccola e rettangolare, illuminata solo da una lampada sul tavolo e dalle luci di due vetrine in fondo; l'attore si sedette su una poltroncina di velluto blu, davanti alla piccola scrivania. A dire il vero tutta la stanza pareva moquettata di blu. Pochi attimi dopo la porta si riaprì ed entrò una splendida commessa dai capelli biondi, che portava alcune scatole rettangolari di velluto nero; la ragazza, con un sorriso gentile, si accomodò davanti a lui, porgendogli la mano.

"Io sono Angela, e l'assisterò nel suo acquisto." Gli disse. "E' un piacere Signor Bloom."

"Il piacere è mio, Angela." Si strinsero la mano.

La ragazza, quindi, cominciò ad esporre all'attore la merce che aveva portato; dopo qualche minuto Orlando si sentiva piuttosto disorientato e confuso.

"Questi sono i pezzi che vanno per la maggiore nell'ultimo periodo." Gl'illustrò Angela; lui osservava quella sfilata di diamanti, oro e platino, con perplessità, grattandosi la fronte. "Non mi sembra molto convinto..." Ipotizzò la commessa, accorgendosene.

"Il fatto è che..." Il ragazzo tossicchiò raddrizzandosi sulla sedia. "Sono tutti bellissimi, per carità, ma lei, la persona in questione dico, ho paura che non apprezzerebbe uno stile così... moderno." Spiegò poi; in verità gli sembravano tutti dei gran patacconi, assolutamente inadatti ad una donna con la classe di Josie.

"Eppure, sono piaciuti a tanti personaggi famosi..." Fece stupita la donna.

"Vede..." Riprese Orlando. "...alla persona in questione..." Continuava a chiamarla così, come se ragazza fosse un termine riduttivo, e fidanzata un'esagerazione. "...piacciono i gioieli antichi, ha una specie di collezione, spille, braccialetti, orecchini... di solito non porta anelli, ma..."

"Capisco." L'interruppe Angela. "Credo d’avere qualcosa che fa per lei." Aggiunse quindi. "Abbiamo alcuni pezzi d'antiquariato che avremmo dovuto mettere in asta il mese prossimo, ma se è interessato posso farglieli vedere."

"Sarebbe veramente così gentile?!" Soggiunse l'attore con rinnovato entusiasmo.

"Vado a prenderli." Rispose Angela sorridendo e alzandosi.

La ragazza tornò pochi attimi dopo, stavolta portava una specie di vassoio con sopra quattro o cinque scatoline singole; lo posò sul tavolo, poi passò ad aprire uno ad uno i contenitori e li voltò verso Orlando. Oh, finalmente quello che voleva lui!

Erano tutti bellissimi, si vedeva che non erano cose fabbricate di recente, ma erano conservati benissimo, splendenti; Orlando s'innamoro subito di uno in particolare.

"Questo sarebbe perfetto..." Mormorò, osservando attentamente il gioiello.

"Lei ha veramente gusto, quello è un pezzo unico." Affermò gentile Angela. "E' degli anni trenta, ovviamente accompagnato da certificato d’autenticità, come tutti i nostri pezzi."

Il ragazzo alzò gli occhi sul suo sorriso. "Non ne dubitavo." Disse, e tornò a guardare l'anello.

"C'è solo un problema." Riprese la ragazza, più mesta, lui la guardò allarmato. "La sua misura è piuttosto piccola." Spiegò la commessa. "Sarebbe preferibile avere la certezza che vada bene alla signorina prima di fare l'acquisto, considerato anche il valore dell'oggetto."

"Credo di capire..." Fece l'attore. "Però non posso farglielo provare, volevo che fosse una sorpresa..." Aggiunse, con fare meditabondo; si mise a pensare, grattandosi il mento. "Senta." Affermò infine. "Se io riuscissi a mandarla qui a provarsi un qualsiasi anello, solo per la misura sa, crede che vada bene lo stesso?" Le chiese.

"Beh, se crede di poterci riuscire, per noi non c'è problema, abbiamo dei misuratori già predisposti." Rispose la donna, allargando le mani.

"Credo d’avere qualcuno che può aiutarmi!" Dichiarò allegro Orlando, cui era già partito il treno. "Se, per intanto, me lo può mettere via... Le devo lasciare un acconto?"

"Ma Signor Bloom, non è assolutamente necessario..." Replicò lei, riponendo il gioello.

 

Il campanello si alternava con urgenti e potenti bussate sulla porta; Franny roteò per l'ennesima volta gli occhi, mentre scendeva dal piano di sopra.

"Arrivo, arrivo! E che è, la porta del pronto soccorso?!" Esclamò scocciatissima, avvicinandosi alla porta; quando aprì, sbuffò pesantemente. "E chi volevi che fosse, a sfondarmi la porta a pugni..." Fece, dandogli le spalle, mentre lui entrava. "...Furia cavallo del west..."

"Sì, ti piacerebbe un bel cavallo così!" Sbottò divertito Orlando, chiudendosi la porta alle spalle; lei lo guardò malissimo, incrociando le braccia.

"Gioia, non ti preoccupare, che io i miei bei cavalli me li lavoro tranquillamente..." Gli disse serafica, roteando una mano; lui fece una risatina.

"Dì la verità, quella con Steve è una storia di puro sesso." Ipotizzò malizioso Orlando.

"E buttala via!" Esclamò Franny, sventolando un braccio, mentre si dirigeva in cucina; lui la seguì. "Che cosa vuoi, bell'omino?" Gli domandò la donna, accendendosi una sigaretta.

"Fran, tu mi devi aiutare." Rispose secco l'attore.

"Ah, no!" Proclamò lei con un gesto. "L'ultima volta che mi hai detto così, Joss ti aveva lasciato."

"Non si tratta di una cosa del genere." Si affrettò a precisare Orlando, alzando le mani.

"Beh, lo spero!" Ribatté Franny con un gesto. "Una cazzata colossale come quella si fa solo una volta!"

"Ero in un periodo d’estrema fragilità e incertezza, avevo problemi col lavoro, ed è stato abbastanza umiliante e drammatico, che lei abbia preferito andare in Afghanistan che ascoltare me." Replicò mestamente il ragazzo.

"E ci credo che se n'è andata!" Intervenne la donna. "L'hai tradita!"

"Io non l'ho tradita!" Saltò su Orlando, indignato.

"Oh, andiamo, passero!" Replicò lei, mettendo le mani sui fianchi. "Non l'avrai tradita, ma c'è mancato tanto così!" Aggiunse, mostrandogli un piccolo spazio tra pollice e indice. "Avevi i pantaloni calati."

"Non avevo assolutamente i pantaloni calati!" Protestò piccato il ragazzo, alzando l'indice.

"Ma un alzabandiera degno del quattro luglio, però sì!" Lui stava per ribattere, ma lo fermò con una mano levata. "E non raccontarmi stronzate, io c'ero." Disse seria.

Orlando sbuffò, poi mise le mani sui fianchi. "Ad ogni modo, è una cosa completamente superata, e io sono qui per tutt'altro!"

"Parla." L'incito Franny con noncuranza, fumando la sua sigaretta, come se quello che avevano detto prima non esistesse.

L'attore si mise a sedere su uno degli sgabelli della cucina, proprio davanti all'amica; si grattò imbarazzato la testa, voleva prenderla larga, temeva la reazione di Franny.

"Devo... devo fare un regalo a Josie..." Esordì incerto. "Però, non conosco la misura..."

"Porta la taglia 44..." L'interruppe lei decisa. "...e la terza sia di reggiseno sia di mutandine."  Orlando la guardò male e Fran fece un'espressione interrogativa.

"Non è il tipo di misura di cui avevo bisogno." Le disse serio.

"E allora? Scarpe?" Fece la donna perplessa.

"Ma no!" Sbottò l'attore. "Ecco, le voglio... prendere un anello..." Confessò con un filo di voce, evitando di guardare l'amica.

"Un anello?" Lui si girò appena e annuì. "Un anello?!" Ripeté a voce più alta Franny.

"Ti ho detto di sì!" Esclamò Orlando seccato.

"Ma... ma quell'ANELLO?!" Continuò lei, sempre più entusiasta; il ragazzo s'imbarazzò, prima guardò altrove, poi si grattò un orecchio, tossicchiò, quindi annuì. "Ahhhhhh, ma sei adorabileeee!!" Proclamò Fran, gettandogli le braccia al collo. "Ti posso dare un bacio?" Gli chiese quindi, ma prima che potesse rispondere gli stampò sulla guancia un bacio con lo schiocco. "E a quando il grande passo? Dove? Ti metterai il tight? Chissà se Joss si vorrà vestire di bianco..."

"Fran, Fran, Fran!" La bloccò Orlando, tentando di arginare quel fiume di domande, assolutamente precipitose per altro.

"Oh, sì, scusa..." Mormorò la donna, lasciandolo e tornando a sedersi. "In che modo posso aiutarti?" Gli chiese infine.

"Quello che voglio tu faccia per me è..." E cominciò a spiegarle tutta la sua idea.

 

Le due ragazze camminavano lungo Rodeo Drive portando le buste dei pochi acquisti che avevano fatto. Franny rimuginava sul dafarsi, quando Josie si fermò davanti ad una caffetteria; l'amica non se ne accorse subito, così fece alcuni passi, prima di girarsi e guardarla con espressione interrogativa.

"Arriviamo fino al negozio di Armani o ci prendiamo un caffè?" Le domandò Josephine.

"Hem..." Fece lei, perplessa. "...possiamo anche prendere qualcosa..." Acconsentì infine e seguì l'amica dentro il locale.

Franny, da una parte, non poteva farsi vedere troppo ansiosa, o Josie avrebbe mangiato la foglia, però quella passeggiata nella via più commerciale e modaiola di Los Angeles aveva uno scopo preciso, ed era compito suo fare in modo che andasse a buon fine, questo la rendeva impaziente. La donna, ad ogni modo, si rassegnò a sedersi e bere un cappuccino in compagnia dell'amica; ne approfittò, comunque, per gettare l'amo.

"Che ne dici se dopo facciamo un salto da Tiffany? E' tanto che non metto gli occhi su quelle luccicanti vetrine!" Propose allegramente Franny; Josie alzò gli occhi dal suo cappuccino annuendo.

"Perché no." Rispose poi. "Così sento quando c'è la nuova asta dei gioielli antichi."

Era stato fin troppo facile convincerla, ora si trattava di attuare la seconda fase del piano di Orlando, e già qui si presentavano più problemi...

Arrivate davanti al negozio rimasero per un po' ad osservare le vetrine esterne, quindi si decisero ad entrare; come sempre, quando stavano in quell'elegante atelier, furono rapite dallo splendore dei gioielli: guardavano dentro le vetrine, commentavano i vari pezzi, giudicavano i modelli o scherzavano su chi poteva andare in giro con certi ingombranti gioielli, ridendo allegramente.

Ad un certo punto rimasero incantate davanti alla vetrina che conteneva una splendida parure di platino e diamanti; la fissarono estasiate per circa cinque minuti, abbacinate dalla luce chiara che filtrava attraverso le trasparenti pietre sapientemente lavorate. Josie, infine, sospirò, subito imitata dall'amica.

"Il tizio che ha affermato che i diamanti sono i migliori amici delle donne, aveva capito tutto della vita, te lo dico io." Affermò la ragazza dai capelli castani, continuando a fissare la vetrina.

"Ma, sì!" Confermò Franny, annuendo. "Agli uomini lasciamogli i cani!" Aggiunse, anche lei con gli occhi incollati al gioiello.

"Vuoi mettere un diamante..." Rincarò Josie, ma l'amica l'interruppe.

"Proviamoci un anello!" Suggerì, infatti; l'altra la guardò spalancando gli occhi.

"Che?!" Fece stupita.

"Sì, un bell'anello di fidanzamento!" Confermò Fran, sempre più entusiasta della sua idea.

"Scusa, ma perché?" L'interrogò Josie.

"Beh..." Rispose l'amica, stringendosi nelle spalle. "...se oggi o domani trovo il mio principe azzurro, voglio essere sicura di ciò che gli devo chiedere!"

"Senti, io non ti capisco..." Tentò di replicare Josie, ma Franny si stava già dirigendo verso una delle commesse.

"Ma di cosa ti preoccupi? Tu il principe azzurro lo hai già acchiappato, non vuoi farti trovare pronta?" Le chiese tranquilla, avvicinandosi al bancone.

"Guarda..." Ribatté l'altra, scrollando il capo. "...che Orlando non ha intenzione di sposarmi, stiamo benissimo così..."

Franny si girò verso di lei, scrutandola con aria poco convinta. "Non si sa mai..." Ipotizzò quindi, allargando le mani, poi si voltò di nuovo verso il bancone. "Buonasera." Disse alla commessa, con un grosso sorriso.

"Salve." Rispose la ragazza bionda. "Sono Angela, posso esservi utile?"

In realtà erano già d'accordo, Orlando aveva provveduto a presentarle qualche giorno prima, ma fortunatamente Josie non si accorse dello sguardo complice che le due si scambiarono.

"Vorremmo provarci un anello, sa, di quelli da fidanzamento." Spiegò Franny.

"Oh, e lo fate senza i vostri fidanzati?" Chiese la commessa; Josie le lanciò un'occhiata distratta, poi tornò ad osservare i gioielli sotto al vetro del banco.

"Ehhh, ma per ora ci stiamo solo informando..." Rispose vaga Fran; Angela sorrise e si piegò per prendere gli anelli.

"Quando ci sarà la prossima asta dei gioielli antichi?" Le domandò Josie, mentre si alzava con le cassette.

"Il diciannove ottobre." Rispose la commessa.

"Grazie." Le disse, mentre Franny aveva già cominciato a provarsi vari anelli.

"Dai, provatene uno anche tu!" L'incitò, con una piccola botta sul braccio; Josie sbuffò levando gli occhi al soffitto, ma si avvicinò.

"Sono tutti di misure troppo grandi per me." Commentò poco dopo, sfilandosi l'ennesimo gioiello.

"Per forza!" Intervenne Franny, che al contrario era entusiasta di fare quella cosa, s'era fatta prendere la mano da tutti quei diamanti. "Mi fai quasi invidia, hai delle manine così affusolate ed eleganti!"

"Si provi questi, servono per la misura." Le suggerì invece Angela, passandole un raccoglitore dove stavano degli anelli tutti diversi, appositamente fabbricati per misurare la circonferenza delle dita.

Josephine se ne provò un paio, trovando quasi subito quello giusto. "E' questo." Dichiarò, restituendolo alla commessa. "Ma non c'è da provarsi qualcosa di più classico?" Aggiunse poi, osservando con sguardo scettico gli anelli che c'erano sul tavolo.

Le sfuggì l'occhiata fulminea che passò tra Angela e Fran. "Solitari?" Fece la commessa con un sorriso, lei annuì; l'altra ragazza gongolava.

 

Orlando quella sera doveva partire, sarebbe stato via qualche mese per girare un nuovo film, e stava entrando in paranoia; aveva l'anello da una settimana, ma quello che gli era mancato era il coraggio di darlo a Josie e farle la proposta. Sapeva che era un pensiero irrazionale, ma se la faceva addosso dalla paura che lei potesse rifiutare.

Come da tradizione, quando Orlando doveva partire, stavano cenando a casa; la ragazza si muoveva tranquilla per la cucina, lui si agitava seduto a tavola, tormentandosi su come trovare un modo per dirglielo.

Josie gli mise davanti il piatto, poi gli versò il vino e si sedette di fronte a lui, sorridendo; Orlando rispose con un sorrisetto stentato, mettendosi poi a mangiare, ma aveva lo stomaco chiuso. Voleva farlo assolutamente quel giorno, sennò avrebbe passato tre mesi a farsi seghe mentali sul ritorno.

"Sai..." Esordì Josie, facendogli alzare la testa dal piatto. "...ho praticamente finito la prima stesura del libro."

"Ah... veramente? Sei stata veloce..." Replicò incerto il ragazzo; sapeva perfettamente quanto lei teneva a quel progetto, un libro sulla sua esperienza in Medioriente, ma non riusciva a non pensare al proprio problema.

"Beh, sai, ho scritto sull'onda dell'emozione, spero di averci messo tutto..." Riprese Josie tranquilla, scuotendo il capo. "...ma non mi preoccupo, lo devo sicuramente rivedere, ma sono contenta."

Orlando non poté fare a meno di sorridere con sincerità, vederla così appassionata lo rendeva orgoglioso, sapeva che Josie era brava nel suo lavoro e sperava con tutto il cuore che anche come scrittrice avrebbe sfondato.

"Spero davvero che tu riesca a pubblicarlo." Affermò con dolcezza; lei alzò gli occhi nei suoi e gli sorrise, prendendogli la mano sul tavolo.

"Ci riuscirò, dovessi dormire sul pianerottolo dell'editore!" Dichiarò poi, decisa; risero appena. "Sei un tesoro." Gli disse poi, continuando a fissarlo. "Ti piacciono le patate?"

L'attore, sorpreso, guardò il piatto e si accorse di averne già mangiate metà; rialzò il capo e si grattò imbarazzato un orecchio. "Sono buonissime, cos'è che hai messo dentro, prosciutto affumicato?"

"No, speck." Rispose la ragazza, rimettendosi a mangiare.

Dio, glielo doveva dire o sarebbe esploso, aveva una voragine nello stomaco che tutto il purè di patate del mondo non avrebbe potuto riempire.

"Buone, hm, davvero... mi vuoi sposare?" Propose all'improvviso, come se continuasse a parlare del cibo.

Josie si bloccò, quindi alzò piano piano la testa, guardandolo basita; Orlando stava mangiando, anzi stava ingozzandosi, aveva perfino del purè all'angolo della bocca, non la guardava, ma sembrava completamente assorbito dalla cena.

"Come hai detto?" Fece la ragazza, aggrottando la fronte.

"Che le patate sono buone." Rispose lui, continuando a non guardarla, anzi bevendo un lungo sorso di vino.

"No, dopo." Replicò lei secca.

"Ah." Disse solo l'attore. "Ehhh..." Ora non sapeva più cosa fare, ma indietro non sarebbe tornato. "...ecco, mi chiedevo se... magari se ti avanza un po' di tempo..." Il coraggio di guardarla negl'occhi però non lo trovava. "...se.... ecco, se volevi sposarmi." Riuscì infine a chiedere.

Josie posò la forchetta a lato del piatto, incredula, poi si portò una mano alla bocca coprendola e scansò un po' lo sgabello dal tavolo; non sapeva proprio come reagire, glielo stava chiedendo davvero, sentiva che si stavano bagnando gli occhi.

"Ma ti sembra il modo di chiederlo questo?!" Sbottò infine; Orlando spalancò gli occhi stupito. "Dove sono finiti i fiori, le candele, lo... lo champagne?!"

"Cre... credevo che non ti piacessero queste cose..." Balbettò preoccupato il ragazzo.

"E infatti no!" Esclamò lei.

"E allora che cosa vuoi?" Fece l'attore spiazzato, allargando le braccia.

"Non lo so!" Ribatté Josie facendo altrettanto. "Mi hai colto completamente impreparata, non so come mi devo comportare!" Aggiunse confusa.

"Lo so io." Replicò calmo lui, stupendola una volta per tutte; quindi aggirò il tavolo e s'inginocchiò davanti alla ragazza.

Orlando finalmente era deciso, nonostante il tumulto che aveva dentro di se, l'amore per lei era più forte di ogni insicurezza, ed ora lo sapeva; in quel momento, tutto ciò che desiderava era averla accanto per tutta la vita. La guardò negl'occhi, intensamente, poi tirò fuori la custodia dell'anello e le prese la mano.

"Josephine, mi vuoi sposare?" Le chiese dolcemente.

La ragazza sentì un tonfo sordo nel petto e si accorse di non poter più trattenere le lacrime, ma volle fargli un'ultima domanda razionale, prima di abbandonarsi all'istinto. "Sei sicuro di volerlo fare?" Gli chiese seria.

"Il futuro è un'incognita, lo so, ma voglio sperare che la nostra storia durerà per sempre." Rispose altrettanto serio. "E' una scommessa, ma mi auguro che vorrai giocarla con me." Aggiunse, aprendo la scatola dell'anello.

Josie non lo guardò neanche, troppo occupata a perdersi nei dolcissimi occhi nocciola di Orlando; sentiva di stare sicuramente piangendo. "Ti amo... certo che ti voglio sposare." Affermò commossa, gettandogli le braccia al collo; si ritrovarono seduti per terra.

"Non lo vuoi l'anello?" Le chiese, quando smisero di baciarsi, mostrandole la scatolina; lei lo guardò per la prima volta. "Originale anni trenta, come piace a te..."

Josie l'osservò attentamente: era in oro giallo, al centro c'era un diamante piuttosto grande, di taglio classico, circondato da altri diamanti più piccoli, rotondi, messi a corona, e poi da altri tagliati tipo piccoli petali, in modo da formare una specie di fiore; non era piccolo, ma nemmeno enorme, e soprattutto era un oggetto finissimo, proprio come la ragazza lo aveva sempre desiderato.

"Oh, Orlando, è bellissimo!" Proclamò Josie entusiasta. "Ma dove lo hai trovato?" Gli domandò tornando a guardare lui.

"Da Tiffany." Ammise tranquillo il ragazzo.

Lei, prima spalancò la bocca, poi assunse un'espressione sospettosa e, infine, sbottò. "Fran!"

Orlando le posò un dito sulle labbra imbronciate, sorridendo. "Shh, è stato solo un piccolo escamotage, che spero ci perdonerai."

La ragazza stava per ribattere, ma lui prese l'anello e glielo mise all'anulare, poi le baciò la mano, e Josie non pensò più a nulla, se non al fatto lo amava da morire. Ricominciarono a baciarsi, finendo stesi sul pavimento.

Orlando, ben presto, si accorse delle mani di Josie che gli slacciavano la camicia. "Jo... Joss... ho soltanto mezz'ora..." Tentò di far presente, pur col fiato corto, mentre lei gli baciava languidamente il collo.

"E' più che sufficiente..." Replicò tranquilla Josie, infilandogli una mano nei pantaloni. "...per dimostrarti che fai un buon affare a sposarmi..." Allora lui reclinò il capo contro le piastrelle.

 

La data delle nozze, ad ogni modo, dovette essere rimandata di circa sette mesi; infatti, Orlando aveva un paio di film in ponte ed una campagna promozionale, mentre Josie era ancora impegnata con la stesura del libro e con il suo lavoro, siccome era autunno e c'erano un sacco di film in uscita. Entrambi tenevano molto ai propri progetti e, soprattutto, desideravano dedicarsi completamente al matrimonio, senza distrazioni.

Per Josie, quei sette mesi, non furono esattamente un idillio; dovette, infatti, subire assalti di giornalisti e paparazzi fuori dall'ufficio, la palestra, perfino il supermercato, fu costretta a fare la bella statuina porta-anello alla conferenza stampa di Orlando sul fidanzamento e, gioia delle gioie, fu obbligata ad andare con lui in televisione, dopo le infinite raccomandazioni della manager dell'attore a proposito del non parlare di sesso, guerra, omosessualità, handicappati e politica in generale. E, soprattutto, di non dire niente che potesse farla sembrare una comunista-terrorista-pacifista-antisemita-atea-noglobal-a favore dell'aborto e contro la pena di morte e detenzione di armi a scopo di difesa, pena il crollo d'immagine del suo amato. Josie aveva tentato di far presente che non si trattava di farlo eleggere alla Casa Bianca, ma Robin aveva replicato che era l'opinione pubblica a fare il buono e il cattivo tempo, e soprattutto a pagare per vedere la bella faccia di culo di Orlando.

L'unica cosa positiva fu una breve vacanza in Europa, sotto le feste; Londra e Parigi, in quel particolare periodo dell'anno, erano due città stupende, a parte il freddo. Quando erano in Inghilterra, il ragazzo la portò a vedere il posto dove gli sarebbe piaciuto celebrare la cerimonia.

Era una chiesetta, confinante con un piccolo cimitero, dispersa nella campagna inglese; Josie se ne innamorò subito. Ci andarono in un giorno di pioggia, ma la ragazza adorò il contrasto tra il verde brillante dell'erba e la pietra scura della costruzione, il vecchio crocefisso di ferro e l'aria decadente del minuscolo cimitero; tutto l'ambiente era molto romantico e per niente banale, cosa da non sottovalutare. Orlando, però, aveva riservato a Josie un'altra sorpresa per quel giorno, rivelandole di aver acquistato una piccola proprietà nella zona, dove avrebbe potuto svolgersi il ricevimento. Andarono a vedere la casa e rimasero a dormire lì.

Finalmente, dopo tutti i classici problemi relativi ad un matrimonio, dagli inviti ai fiori, dal vestito ai posti a tavola, fino alle damigelle, che Josie non volle, la data fu stabilita per la fine di maggio; inutile dire che entrambi non aspettavano altro.

 

Il grande giorno era infine arrivato. Questo si diceva Orlando, fermo davanti alla facciata coperta d'edera della casa padronale, mentre i suoi amici si davano reciprocamente la buonanotte, dirigendosi nei vari cottage dove alloggiavano gli ospiti.

"Oh, ma non ci vai a letto? Guarda che sono quasi le due!" Gli disse qualcuno che doveva essere accanto a lui: l'attore si girò e vide Dominic, gli sorrise.

"Adesso vado." Rispose. "E' solo che sono un po'... teso, cazzo, domani mi sposo!" Aggiunse grattandosi la nuca.

"Oggi." Replicò allegro l'amico, indicando l'orologio.

"Eh, già... oggi..." Confermò lui, scrollando il capo con un sorrisetto nervoso.

Dominic sorrise e gli strinse la spalla. "Buonanotte, eh." Gli disse, quindi se n'andò, lasciandolo solo davanti alla porta.

Il ragazzo, infine, si decise ad entrare; la grande casa era silenziosa, ma era logico che a quell'ora, e visto l'impegno del giorno dopo, dormissero già tutti. Lasciò la giacca sul divanetto dell'atrio e salì le scale.

Si stava dirigendo verso la sua stanza, attraversando il lungo corridoio, ma si fermò circa a metà del percorso e tornò indietro, oltrepassando le scale; prese un lungo respiro ed entrò nella camera che aveva di fronte. La luce proveniente da fuori fu sufficiente a fargli vedere dove metteva i piedi, visto che nella stanza c'era una discreta confusione: scatole per terra, fogli di carta velina in giro, fiori, pacchi, un paio di scarpe bianche sul tappeto... Chissà che sofferenza per la povera Josie dormire in mezzo a quel disordine, lei che era una precisina da manuale!

Sorridendo, Orlando si avvicinò al letto e sedette sul bordo; la ragazza dormiva profondamente, supina e coi capelli sparsi sul cuscino. Non voleva disturbarla, poiché sapeva che la successiva sarebbe stata una giornata intensa per lei, ma la verità era che desiderava solo infilarsi in quel letto e fare l'amore con lei; alla fine, però, le diede un leggero bacio su una spalla e, seppure deluso, se ne andò. Le lanciò un ultimo sguardo, prima di chiudersi la porta alle spalle con un sorriso.

 

La notte precedente Orlando se n'era andato a letto col sorriso sulle labbra, pieno di speranza e aspettativa per il giorno dopo, ma quel mattino si svegliò con una notevole dose d'ansia; gli occhi gli si spalancarono quasi all'improvviso, impossibile richiuderli e dormire un altro po', guardò la sveglia, erano appena le sette, ancora tre ore alla cerimonia.

Il ragazzo, preso da smania e agitazione, si alzò e cominciò a girellare per la stanza, dando una veloce occhiata dalla finestra, poi andò in bagno, fece pipì, si lavò i denti e tornò in camera; si mise a controllare meticolosamente il vestito, le scarpe, i gemelli per la camicia, quindi si sedette sul letto, arruffandosi i capelli con entrambe le mani. Le cose da fare erano limitate e di scendere in mezzo al casino dei preparativi gli scocciava parecchio. Tornò in bagno, si guardò allo specchio trovando di somigliare a Woodstock, l'uccellino di Snoopy, dato lo stato dei suoi capelli; mentre stava per rilavarsi i denti, si rese conto che se non parlava con Josie sarebbe sicuramente esploso. Buttò lo spazzolino nel lavandino ed uscì di corsa, così come stava: boxer a quadrettoni azzurri tipo pranzo è servito, maglietta bianca stropicciata e capigliatura crespa e dritta. 

La ragazza era davanti allo specchio e si stava sistemando i capelli, quando bussarono con urgenza alla porta; incitò ad entrare, mentre li tirava su con una pinzetta rosa. Orlando entrò silenzioso, socchiudendo la porta dietro di se, poi si mise ad osservarla: era stupenda, con addosso solo la biancheria ed una sottoveste di seta avorio, i capelli scuri e lucidi sollevati un po' a caso, distratta, scalza sul tappeto.                       

"Il ricevimento è stato noioso..." Quella voce la fece girare subito. "...ma la sposa era bellissima..." Mormorò Orlando; lei gli sorrise.

"Quando sei arrivato?" Gli chiese contenta, andandogli incontro.

"Ieri notte." Rispose lui, senza aggiungere altro, troppo estasiato dalle forme perfette che s'intravedevano attraverso la sensuale e lucida stoffa.

"E perché non sei venuto da me?" Gli domandò Josie, prendendogli le mani.

"Sono venuto." Affermò il ragazzo, tornando a guardarla negl'occhi. "Ma dormivi, non ho voluto disturbarti."

"Oh..." Fece però lei, passandogli le braccia intorno al collo. "...che bravo ragazzo!"

"Baciami..." Le sussurrò lui all'orecchio.

Quando il bacio terminò, senza interrompere il contatto tra i loro corpi, si guardarono negl'occhi, sorridendo.

"Lo sai che porta sfortuna vedere la sposa prima delle nozze?" Gli chiese la ragazza.

"Mh..." Fece lui, stringendosi nelle spalle. "...tanto non ci credo a queste cose." Josie rise e si lasciarono, Orlando si spinse qualche passo dentro la stanza. "E poi..." Disse, girandosi verso di lei. "...qui non vedo abiti da sposa."

"Certo, lo tengo di là!" Ribatté allegra Josie, indicando il guardaroba; Orlando sorrise con aria furba, e lei si accorse che il cuore le batteva molto forte da quando era entrato e anche che il suo corpo aveva prontamente reagito al contatto.

"Ad ogni modo, lo so che non sei superstiziosa, perciò." Replicò il ragazzo, con tono provocante e malizioso, mentre la guardava negl'occhi.

Rimasero a fissarsi per un lungo momento, Orlando avvertiva chiaramente la tensione nell'aria, cosa che gli provocò un involontaria contrazione al basso ventre; quello che vedeva negl'occhi di Josie era chiaro, ma non voleva sperare che fosse vero.

"No, non lo sono..." Mormorò finalmente la ragazza, spingendo coi fianchi la porta per chiuderla; il rumore scatenò un'ondata di eccitazione lungo la schiena di Orlando. "...affatto..." Aggiunse sensuale Josie, girando la chiave.

Il ragazzo alzò un sopracciglio, sorridendo di sghembo, abbastanza incredulo, ma dovette ricredersi, quando la vide sfilarsi le mutandine senza alzare il sottabito e continuando a fissarlo negl'occhi; spalancò la bocca, guardandola avvicinarsi decisa.

Josie lo raggiunse e lo afferrò per i fianchi, baciandolo con ardore; Orlando le mise le mani sul viso e poi le sciolse i capelli. La ragazza si accorse che era eccitato almeno quanto lei e prese a sfilargli i boxer; nel frattempo smise di baciargli il collo e lo guardò in faccia.

"Tra... venti minuti... arriva la parrucchiera..." Gli disse, tra un sospiro e un bacio.

"Tanto... ci vorrà molto meno..." Mano sulla spallina, giù la spallina. "...se continui così..."

Josie rise appena, sulle sue labbra, spingendolo sul divanetto stile impero che stava tra le due finestre, poi gli tolse la maglietta, mentre lui si sfilava le mutande dai piedi.

 

"E' permesso?" Domandò Franny entrando; erano ormai le nove passate, quindi mancava poco più di mezz'ora alla cerimonia. "Sei pronta?" Aggiunse la ragazza, raggiungendo Josie vicino alla specchiera.

"Praticamente sì." Rispose l'amica, che aveva già indossato il suo semplice, ma splendido, abito da sposa. "La truccatrice è appena andata via."

"Ohhh, sei bellissima!" Esclamò Franny abbracciandola.

"Dai! Mi sciupi!" Scherzò l'altra, rispondendo però al delicato abbraccio con un sorriso.

"Non ci posso credere che ti sposi!" Dichiarò sognante Franny, giungendo le mani. "Sono agitata da morire, non so come fai tu ad essere così calma!"

Josie sorrise, sistemando gli ultimi dettagli davanti allo specchio. "Beh, un po' di emozione c'è, non lo nego." Ammise tranquilla. "Però, sai, stamattina presto è venuto Orlando..." L'amica alzò stupita le sopracciglia. "...e mi ha fatto molto bene vederlo..."

"Ah, e di che cosa avete parlato?" Le domandò incuriosita Franny, mentre disponeva ordinatamente sul letto lo scialle di pizzo che l'amica avrebbe usato come velo.

"Beh... non è che abbiamo proprio parlato..." Rispose vaga Josie, guardando altrove.

L'attenzione dell'altra ragazza fu risvegliata del tutto; si girò aggrottando la fronte. "E che cosa avete fatto?" Chiese sospettosa.

Josie, facendo finta di nulla, continuava a guardare il soffitto, sistemando le cose sul mobile. "Abbiamo fatto... un'altra cosa..."

"Uh!" Fece Franny, con un'espressione sorpresa e divertita; finalmente Josie si girò verso di lei e si scambiarono un sorriso malizioso. "Oh, brutta... Togliti subito questo vestito bianco!" Esclamò Fran ridendo. "Non si fanno queste cosacce il giorno delle nozze!"

"Eccome se si fanno!" Replicò l'amica, senza frenare le risate. "Mi sono fatta lo sposo, mica il testimone!"

"Guarda, se anche il testimone volesse farsi un giro, io sono più che disponibile!" Proclamò Franny, fingendosi seria; ricominciarono a ridere più di prima.

Ridevano e scherzavano ancora, quando, dopo una lieve bussata alla porta, entrò una sorridente Sam, che le trovò a spintonarsi allegramente.

"Sei pronta, Josie?" Domandò alla sposa, che annuì ricomponendosi i capelli.

"Non hai idea di quanto è pronta..." Intervenne maliziosa Fran.

"Smettila!" La redarguì una divertita Josie.

Sam le osservò perplessa per un attimo, poi sorrise. "Bene." Le disse. "Hai tutte le cinque cose che portano fortuna ad una sposa?" Chiese poi.

Josie spalancò gli occhi luccicanti, annuendo con un sorriso. "Sì, certo, ho un cosa vecchia, la parure della nonna..." Rispose poi, indicando gli orecchini e la collana che portava. "...poi, una cosa nuova, questi!" E si alzò la gonna mostrando un paio di texani di pelle bianca intarsiata a rose; Sam strabuzzò gli occhi allibita. "E qualcosa di regalato, gli speroni di Orlando!" Aggiunse, facendo notare i luccicanti accessori da rodeo.

"Ma voi siete scemi tutti e due! Quando si dice Dio li fa poi li accoppia!" Commentò incredula Sam. "Quel deficiente di mio fratello si è messo i calzini gialli e rifiuta la cravatta, tu hai gli speroni sotto all'abito da sposa! Ma dico io!"

"Guarda che i pedalini gialli sono il suo portafortuna!" Replicò tranquilla Josie. "Mentre per la cravatta abbiamo fatto un patto, lui non l'avrebbe indossata se io mi mettevo gli speroni, e così è." Aggiunse, con tono che non ammetteva repliche; Sam si zittì.

"Vediamo l'ultimo pezzo!" Incitò Franny, Josie le strizzò l'occhio.

"Ecco qua!" Esclamò poi divertita, scoprendosi la gamba destra fino alla coscia. "Abbiamo risolto in un colpo solo, una cosa prestata e una cosa blu: il reggicalze prestato da Fran! Solo lei poteva avere un reggicalze blu indaco!" E giù a ridere, Sam si grattò la fronte.

"Ma petite, è l'ora." Annunciò poco dopo la madre di Josie, affacciandosi nella stanza.

"Oui, j'arrive." Rispose la figlia andandole incontro. "Sei sicura di volerlo fare tu?" Le chiese quindi, prendendole le mani.

"Certo, tuo padre ne sarebbe felice." Disse la donna annuendo.

"Je t'aime, maman, merci." La ringraziò Josie commossa, poi l'abbracciò.

"Si va?" Fece Fran, prendendo il velo, le altre annuirono e così s'incamminarono, dopo aver sistemato lo scialle sul capo della sposa.

 

In un'altra stanza, nel frattempo, anche lo sposo stava sistemando gli ultimi particolari; entrarono Dominic e Viggo, che lo raggiunsero vicino al comò, dandogli subito delle pacche sulle spalle.

"Chi l'avrebbe mai detto che dopo Billy ci saresti stato tu!" Affermò allegramente Dom, reggendo per il collo.

"Io no di certo." Ammise Orlando scrollando il capo; anche Viggo gli strinse una spalla.

"Come stai, ciccio?" Gli domandò guardandolo negl'occhi.

"Sono tranquillo e rilassato." Annunciò lui.

I due amici si scostarono con espressioni sorprese, conoscendo Orlando tutto si sarebbero aspettati meno che quella risposta, data con serenità.

"Che ti sei fatto il seghino preparatorio?" Gli domandò ironico Dominic.

"Nooo!" Replicò Orlando, poi lo guardò con aria furbetta. "Diciamo, piuttosto, la sveltina preparatoria..."

"Ah!" Esclamò incredulo Viggo, spalancando gli occhi.

"Ma... ma... con chi?" Balbettò preoccupato Dom, fissandolo costernato.

"Che ti vai a pensare, Dom!" Sbottò divertito Orlando. "Ma con la sposa, santo cielo!"

"Ohhh, ma scusa, lo hai detto in un modo!" Protestò l'amico.

"Hai capito..." Faceva, nel frattempo, Viggo. "...passionali, però..." Aggiunse scuotendo il capo, poi scambiò un sorriso complice con Orlando.

"Tesoro." La madre dello sposo si affacciò alla porta. "E' ora, devi scendere." Gli ricordò.

"Arrivo, mamma." Le disse lui sorridendo.

"Ma... la cravatta non te la vuoi proprio mettere?" Gli domandò la donna, sporgendosi dallo stipite.

"Mamma!" Esclamò scocciato Orlando; lei si strinse nelle spalle e sparì.

"Bene, anche noi ti aspettiamo di sotto, allora." Dichiarò Dominic, dirigendosi verso la porta; lo sposo annuì, poi sorrise a Viggo che seguiva l'amico.

L'altro attore, però, tornò indietro sorridendo sornione e lo abbrancò al collo, stampandogli un bel bacio sulle labbra, poi lo lasciò salutando con la mano.

"Ma cazzo!" Protestò Orlando. "Una volta potresti fare a meno di baciarmi in bocca!" Aggiunse con tono fintamente offeso.

"Scordatelo!" Ribatté divertito Viggo, che stava ormai sulla porta.

"Oh, con la sposa, tenere la lingua a freno, eh!" Lo minacciò l'inglese, puntandogli l'indice.

"Non te lo posso garantire..." Rispose l'amico, con sguardo malizioso; Orlando sbuffò, mentre lui se n'andava ridacchiando.

 

Era un giorno di sole. I raggi ancora pallidi del mattino facevano brillare l'erba umida e verde, il cielo era azzurro, cosparso qua e là di nuvolette bianche e grigie.

Josie fu accompagnata all'altare dalla madre; sotto lo scialle di pizzo che le faceva da velo, si vedeva solo la gonna ampia e liscia del suo vestito da sposa. I capelli erano sciolti e trattenuti solo da uno splendido giglio bianco. L'abito aveva un corpetto ricamato, con scollo a drappeggio, davanti e dietro, soltanto che sulla schiena la scollatura era più profonda.

Orlando l'aspettava fremente, tormentandosi le mani; al suo fianco Viggo, il testimone. Lo sposo indossava un elegantissimo completo scuro e camicia bianca coi primi due bottoni slacciati, per la gioia della sposa.

La chiesa era piccola ed avevano potuto assistere alla cerimonia solo i parenti più stretti, gli amici più cari. Tutto il rito fu molto emozionante, compreso lo scambio degli anelli (due semplici vere di platino, percorse da un inserto di diamanti) e le promesse.

Quando il sacerdote disse ad Orlando che poteva baciare la sposa, lui sorrise, poi fece una piccola risata, sotto lo sguardo commosso di Josie, quindi le prese il viso tra le mani e la baciò con trasporto.

Infine, tra gli applausi dei presenti, gli sposi uscirono, accolti da lanci di riso e petali di rose, scoprendo che fuori dall'isolata chiesetta si era, comunque, assiepata una piccola folla di curiosi; una Rolls-Royce bianca, però, li fece salire, trasportandoli verso la festa.

La prima parte del ricevimento fu abbastanza noiosa, tra salutare tutti gli invitati e l'inevitabile obbligo del pranzo, ma poi cominciarono le chiacchiere libere, i canti e i balli, resi ancora più allegri dal vino bevuto a tavola.

Orlando aveva ingaggiato una vera orchestra e fatto costruire in padiglione apposta per ballare, e gli ospiti, famosi o meno, ne furono compiaciuti. Gli sposi aprirono le danze, seguiti subito dopo da molte altre coppie

Josie e Orlando, mentre ballavano, si guardavano negl'occhi, entusiasti di vedere vicendevolmente riflessa l'enorme gioia di quel giorno e l'amore reciproco; non sapevano cosa sarebbe stato di loro nel futuro, l'importante era il presente, e ciò che provavano in quel momento era solo felicità.

 

Qualche ora dopo la sposa si stava riposando, seduta insieme a Fran, Deb ed il figlioletto di quest'ultima, Kirk; chiacchieravano tranquillamente, quando arrivò Dominic, che si sedette proprio accanto a Josie.

"E allora, ragazze!" Esordì l'attore con complicità. "Com'è andato l'addio al nubilato? Avete fatto le porcelline, eh?" Gli domandò allusivo.

"Ma che cavolo dici, Dom!" Gli rispose Josie ridendo. "C'era solo uno spogliarellista."

"E non era questo granché." Rincarò Deb. "Troppo muscoloso, tutto unto... bleah!" Aggiunse schifata.

"E poi, dai..." Sbottò Fran, gingillando un coppa di champagne. "...aveva un pisello minuscolo..."

"Ma come?" L'interruppe il ragazzo. "Si è spogliato nudo?" Chiese sorpreso.

"Macché!" Esclamò ancora Franny. "Nemmeno." Fece delusa, scrollando il capo, era chiaramente alticcia.

"Portava un microscopico perizoma." Spiegò Deb, mentre puliva la faccia al suo bambino, che per avere meno di due anni era una vera peste.

"Più che sufficiente, però, a coprire le sue vergogne." Precisò quindi Josie con noncuranza; tutti scoppiarono a ridere.

"Giusto vergogne le può chiamare!" Soggiunse Fran.

"Certo che tu, Josie, sei abituata male." Affermò Dom, lei lo guardò con espressione interrogativa. "Orlando è magro, ma... è un bel serpentino!" E ancora risate.

"A proposito di Orlando..." Fece ad un certo punto Deb, guardandosi intorno. "...ma dove è finito?"

In quel momento l'orchestra era un pausa, ma dal fondo del padiglione partì una musica; anche questa era d'orchestra, però registrata, e Josie la riconobbe subito, così si alzò in piedi. Quando Tina Turner cominciò a cantare, lei sapeva già di che canzone si trattava ed il cuore aveva cominciato a batterle fortissimo.

 

When I was a little girl

I had a rag doll

Only doll I've ever owned

Now I love you just the way I loved that rag doll

But only now my love has grown

 

Appena finita la prima strofa, Orlando spuntò da dietro il palco dell'orchestra, guardando Josie e sorridendo; quella canzone rappresentava molto per loro, entrambi lo sapevano. L'uomo si diresse verso sua moglie, cantando la strofa successiva.

 

And it gets stronger, in every way

And it gets deeper, let me say

And it gets higher, day by day

 

Josie era commossa, non credeva che Orlando ricordasse quella cosa: quando si erano ritrovati, dopo il suo viaggio in Medioriente, lei gli aveva detto che quella canzone l'aveva fatta pensare a lui, mentre erano lontani. E ora lui gliela cantava... sì, per modo dire, perché muoveva le labbra, ma lasciava gorgheggiare Tina.

 

And do I love you my oh my

Yeh river deep mountain high

If I lost you would I cry

Oh how I love you baby, baby, baby, baby

 

La ragazza si scostò dal tavolo e gli andò incontro; lui continuava a camminare, tra due ali d'invitati. Josie cominciò a canticchiare a sua volta il testo, mentre lui apriva le braccia.

 

When you were a young boy

Did you have a puppy

That always followed you around

Well I'm gonna be as faithful as that puppy

No I'll never let you down

 

Non se l'aspettava proprio, ed era la più bella sorpresa che lui le potesse fare: la loro canzone, e anche se non la cantava davvero, era come se lo facesse, perché come lei sentiva quelle parole vicine a quello che provavano.

 

Cause it grows stronger, like a river flows

And it gets bigger baby, and heaven knows

And it gets sweeter baby, as it grows

 

Si guardavano negl'occhi, camminando uno verso l'altra, poi, finalmente s'incontrarono al centro della sala e si abbracciarono, mettendosi quindi a ballare con in sottofondo il crescendo della canzone.

 

And do I love you my oh my

Yeh river deep, mountain high

If I lost you would I cry

Oh how I love you baby, baby, baby, baby

 

Josie lo guardò, con gli occhi lucidi, poi rise felice e gli strinse le braccia intorno al collo; lui l'avvolse in un tenero abbraccio, poi la sollevò e la fece girare. E risero insieme.

 

I love you baby like a flower loves the spring

And I love you baby just like Tina loves to sing

And I love you baby like a school boy loves his pet

...

 

Orlando la teneva ancora stretta a se, mentre la canzone stava per finire; le depositò un lieve bacio sul collo e poi le sussurrò all'orecchio "...and I love you baby, river deep mountain high..." Josie rise e gli disse "Anch'io..."

 

Arrivarono in camera non si sa come, lei con in mano il velo, lui la giacca, e caddero ridendo sul letto; Orlando riuscì ad alzarsi e chiudere la porta, poi, sotto supplica di Josie, le tolse gli stivali, che gettò in un angolo insieme alle sue scarpe.

La ragazza, nel frattempo, cercava di slacciare i ganci del suo vestito, per poterselo togliere, ma dovette chiedere di nuovo aiuto al marito, che però fece altrettanto con lei, a causa dei suoi pantaloni dalla complicata chiusura.

Mezzi spogliati si ributtarono sul letto, tra le risate, con le lacrime agl'occhi. Orlando stava cercando di levarsi i suoi calzini gialli, quando gli arrivò in faccia il fiore che Josie aveva tra i capelli; lei rise vedendo la sua espressione, lui, allora, le coprì la testa con lo scialle di pizzo. Tutto questo li fece ridere ancora di più.

"Hm..." Fece ad un certo punto Josie, tentando di ricomporsi. "...siamo ubriachi... mpf, ahahahahaha!"

"Eh, sì..." Rispose Orlando con un sorriso, ma poi il suo viso si fece più dolce e le carezzò i capelli. "Lo eravamo anche la prima volta che abbiamo fatto l'amore..."

"Non ero così di fuori!" Ribatté divertita la ragazza.

"Altrimenti non lo avresti fatto?" Le domandò allora lui, con aria furba.

"No." Rispose Josie, andandogli addosso e costringendolo a stendersi. "Lo avrei fatto lo stesso, magari fingendo di essere ubriaca..." Aggiunse maliziosa.

"Ahahh..." Annuì Orlando. "Ho sposato un'approfittatrice!"

"Oh, non ci posso fare niente se sei così sexy!" Replicò lei, dandogli una piccola spinta.

Rimasero, quindi, fermi per qualche momento, guardandosi negl'occhi; Josie aveva il trucco sfatto, ma era bellissima lo stesso, lui era tutto spettinato e con gli occhi gonfi, ma adorabile.

"Tu come ti senti?" Domandò Orlando, sembrava un bambino tanto era tenero.

"Sono stanca morta." Gli rispose Josie, adagiando il capo sul suo petto. "Sto in piedi dalle cinque di stamattina."

"Anch'io sono cotto." Affermò lui, carezzandole i capelli. "Dormiamo?" Le chiese, abbassando il mento per vederla; lei alzò gli occhi e storse la bocca.

"Ma sì." Fece poi. "Facciamo l'amore domani mattina."

"Sì." Concordò lui. "La mattina è sempre meglio, poi." Josie annuì.

Si alzarono dal letto e tolsero quel che avevano ancora addosso, poi, con solo la biancheria, infilarono sotto le coperte e, abbracciati, si addormentarono dopo pochi minuti.

 

CONTINUA

 

   
 
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