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Autore: Chloe R Pendragon    12/05/2014    1 recensioni
Rieccomi genteee!! ^^
Le saghe di Water Seven e di Enies Lobby sono state teatro di litigi e tensioni all'interno della ciurma: e se quelli raccontati da Oda non fossero stati gli unici? E se una coppia, ufficiosa ma non ufficiale, fosse rimasta vittima della "maledizione della metropoli dell'acqua"? Se volete saperne di più, vi suggerisco di leggere la storia!!! ^^
Spero che troviate un momentino per lasciarmi una recensione, ci terrei tantissimo: buona lettura!!! ^^
Prima classificata al contest "non ho voluto sapere, ma ho saputo" di July 99.
Sesta classificata al contest "Le cose che non mi aspetto" di Saruccia97_LTD.
Genere: Angst, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, Sanji, Z | Coppie: Nami/Zoro, Sanji/Nami
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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There's nothing we can do now

There’s nothing we can do now

 

 

Si trovavano sul ponte della Sunny, faccia a faccia, pronti ad affrontarsi duramente. Sarebbe sembrato un momento come tanti, giacché erano soliti scontrarsi, ma quella volta tutto era diverso: la posta in gioco era fin troppo alta, a differenza dei loro consueti battibecchi, nati più per gioco che per motivi fondati.

Zoro teneva lo sguardo fisso sull’oceano, incapace di guardare la persona che aveva di fronte; ormai non nutriva più alcun rispetto per lei, non la riteneva degna neppure di un’occhiata in tralice.

Avevano costruito la loro segreta relazione su due pilastri fondamentali: onestà e fedeltà. Lei non era riuscita a dimostrare nessuna delle due, mettendo addirittura in mezzo un altro membro dell’equipaggio ed alterando nuovamente l’equilibrio che si era stabilito tra i Mugiwara.

Forse l’aria di Water Seven aveva fatto male alla ciurma, chi poteva dirlo. Al di là di ciò, le colpe della navigatrice erano indiscutibili ed a causa di esse il Cacciatore di Pirati si trovava tra due fuochi: il suo orgoglio, che gli urlava di abbandonare i suoi nakama per leccarsi in solitudine le ferite, ed il suo capitano, che confidava in tutti loro per realizzare il suo sogno.

Aveva scelto di restare unicamente per Rufy, ma doveva ancora affrontare la cartografa: da quando Zoro aveva ricevuto quella “sorpresa”, non si erano più parlati ed ora era giunto il momento di dirsi la verità. Chissà cosa avrebbe deciso in seguito a quella discussione, una volta sputato tutto il veleno che aveva in corpo dall’istante in cui Sanji gli aveva parlato.

In quegli interminabili attimi di silenzio, lo spadaccino ripercorse quella maledetta sera in cui il suo cuore andò in frantumi. Tutti erano andati a dormire, così da salpare l’indomani al pieno delle forze, tuttavia il verde aveva altre intenzioni; visto che avevano tutte stanze singole, voleva approfittarne per fare visita a Nami e passare del tempo insieme, senza il timore di essere scoperti dagli altri nakama.

Mentre si avviava senza fare il benché minimo rumore verso il suo obiettivo, la porta di una camera alle sue spalle si aprì e ne uscì il cuoco con un sorriso smagliante.

Imprecando tra sé, si voltò e cercò di assumere la tipica aria strafottente con cui lo guardava.

 

«Ohi damerino! Che diavolo stai combinando?» bisbigliò apparentemente annoiato. L’altro sussultò, pur mantenendo l’espressione felice e beata che aveva, cosa assai rara quando i due interloquivano.

 

«Oh! Sei tu Marimo! Potrei chiederti lo stesso, anche se già immagino le tue intenzioni: dato che sono di buon umore, ti accompagno in cucina, dai…».

 

«In cucina?» ripeté interdetto il ragazzo, non capendo cosa volesse dire il compagno. Il biondo a sua volta scosse la testa sghignazzando, probabilmente credeva che lui stesse cercando di negare l’evidenza.

 

«Avanti, so benissimo che stavi andando a bere: vengo con te, almeno in questo modo non dovrai spaccare il lucchetto del frigo…».

 

Lo spadaccino non poté dimenticare la quantità di maledizioni che gli mandò contro. Proprio ora che non aveva bisogno di sakè, quel deficiente gli offriva la sua complicità? Il tempismo non era esattamente il suo forte…

Suo malgrado, si ritrovò a seguirlo borbottando una serie di parole sconnesse, ancora ignaro di quanto stava per accadere. Raggiunsero silenziosamente la piccola stanza, contenente un tavolo di legno circondato da una dozzina di sedie del medesimo materiale, ed un frigorifero posto in un angolo.

Il Cacciatore di Pirati prese svogliatamente posto, accompagnando il gesto con un sonoro sbuffo, mentre l’altro inseriva la combinazione giusta, in modo da prendere due bottiglie di liquore. Gliene porse una, sempre con quel sorriso ebete stampato in faccia, cosa che lo irritava non poco.

 

«Si può sapere che cavolo hai? Tutta questa improvvisa gentilezza non mi convince, e quell’espressione odiosa non è d’aiuto, anzi…».

 

Il cuoco rimase in silenzio per qualche attimo, chiedendosi probabilmente se fosse il caso di rilevargli a cosa stesse pensando. Doveva essere giunto alla conclusione che si trattava di una bella sorpresa, perché si decise a parlare.

 

«D’accordo Marimo, hai vinto: ti dirò tutto! Hai presente quello che è successo ad Enies Lobby? Mi riferisco all’episodio in cui ho dimostrato a Nami-swan fin dove arriva il mio spirito cavalleresco…» aggiunse leggendo la perplessità nel suo volto. «Ebbene, io e la mia splendida dea abbiamo rievocato insieme quel memorabile evento, e indovina un po’? Ci siamo baciati!!! Ho avuto l’onor…».

 

 «Cosa hai detto?» gli chiese tra i denti, il cuore che batteva all’impazzata ed il sangue che saliva al cervello.

Continuava a ripetersi che non poteva essere vero, che doveva essere un’altra delle sue fantasie, che la navigatrice non gli avrebbe mai fatto questo.

 

«Hai capito bene! Finalmente ho potuto assaggiare quelle deliziose labbra rosate, da me tanto agognate! Aaaah! Non immagini neanche di quale delizia si tratti, un’estasi indescrivibile…».

 

Mentre quello descriveva ogni dettaglio di quel momento, Zoro si sentì morire: aveva abbassato la barriera che proteggeva i suoi sentimenti dal mondo per condividerli con quella strega ingrata?

Come aveva fatto ad essere così sciocco da lasciarsi prendere in giro?

Allora era quello il motivo per cui lei non voleva sbandierare ai quattro venti la loro relazione: in questo modo avrebbe avuto campo libero con Sanji e con tutti quelli che le facevano il filo.

Quanto era stato stupido!

Il cuoco doveva aver compreso qualcosa, forse aveva notato il suo irrigidimento, perché gli domandò cosa avesse. Per tutta risposta, il Cacciatore di Pirati gli aveva intimato di andarsene, gli occhi neri fiammeggianti ed il volto sfigurato dall’ira.

Borbottando il suo dissenso, il nakama tornò nella sua camera, lasciandolo solo con l’alcol, la rabbia e la sofferenza. Passò tutta la notte a bere, meditando sul da farsi.

La sua anima chiedeva a gran voce vendetta, ma lui non voleva infrangere il suo codice d’onore; d’altra parte era talmente furente da sapere di non poter trattenersi, ragion per cui cominciò a valutare la possibilità di abbandonare la ciurma.

Perché doveva restare in compagnia di una strega per cui non nutriva alcun rispetto? Come avrebbe fatto a garantire l’incolumità di una persona che disprezzava? Sarebbe stato controproducente per tutti, di questo era sicuro, ma Rufy l’avrebbe pensata allo stesso modo? Sicuramente no, quindi?

Si sentiva confuso, frustrato, furioso, devastato; stava precipitando in un baratro oscuro e profondo, senza aver la minima idea di come sottrarsi a quel misero destino.

Aveva perso il suo punto di riferimento principale: lei era il suo sole, capace di illuminare le giornate grigie. Era la sua terra, in grado di sostenerlo quando si sentiva vacillare.

Gli aveva detto che lo amava e lui le aveva creduto, sembrava così sincera: ma allora perché lo aveva lasciato da solo? Perché lo aveva tradito?

Bottiglia dopo bottiglia, si rese conto di non poter fingere di non sapere: doveva dirglielo, o non sarebbe più riuscito a guardarsi allo specchio. In fin dei conti, pensò, non era mai riuscito a tacere ogniqualvolta qualcuno lo feriva nell’orgoglio, era più forte di lui.

Fu così che, passata la notte e scampati alla Marina, si era recato sul ponte di poppa, in attesa del fatidico scontro. Sapeva che Nami lo avrebbe raggiunto, sebbene non fosse certo delle motivazioni che l’avrebbero spinta.

Aveva imparato a comprendere le sue intenzioni dal rumore dei suoi passi: quella volta i tacchi emettevano flebili suoni, come se fossero intimoriti e colpevoli.

Si voltò lentamente, pronto a rivolgerle un rapido sguardo colmo di delusione ed amarezza. Vedendo quella reazione, gli occhi nocciola di lei furono attraversati da un insieme confuso di emozioni: il timore lasciò spazio allo stupore, seguito dal tormento per poi cedere il posto alla paura.

Scuotendo la testa, il verde spostò la sua attenzione verso il mare, unico testimone del dialogo che minacciava di destabilizzare gli equilibri all’interno della ciurma.

La navigatrice aprì la bocca un paio di volte, ma non ne uscì alcun suono. La gola le si era occlusa, la voce le si era spenta, la lingua le si era annodata.

Zoro sorrise amaramente, per la prima volta era riuscito a lasciarla senza parole; se fosse stata un’altra occasione, ne avrebbe certamente gioito, però in quel frangente non ne era capace.

 

«Non serve che tu dica cosa hai fatto, strega…» disse con voce tagliente lo spadaccino, «Lo so già, l’ho scoperto grazie al cuoco!».

 

Guardò di sottecchi la rossa e la vide tremare, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime; abbassò mesta lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore per non piangere. Il Cacciatore di Pirati sentiva tutta la rabbia accumulata premergli contro il petto, desiderosa di fuoriuscire per annientarla.

Si volse nuovamente verso di lei, stringendo i pugni talmente forte da far diventare le nocche bianche.

 

«Vedo che hai preso al volo l’occasione ed hai fatto altri piani, senza preoccuparti di me, di NOI, giusto?».

 

La ragazza continuava a fissare il pavimento in silenzio, schiacciata dalle sue stesse colpe.

 

«Fammi indovinare: era da un po’ di tempo che provavi qualcosa per Sanji, ma in principio non ti sembrava corretto nei miei confronti. Solo che, invece di parlarne con me, ti sei tenuta tutto dentro, finché non hai visto di cosa era capace la galanteria di quello stupido, dico bene?».

 

La cartografa tacque.

 

«Così hai iniziato ad immaginare la tua vita con quel damerino, arrivando al punto di baciarlo… Gran bella trovata, lasciamelo dire…».

 

Ancora silenzio; il ragazzo s’infervorò al punto tale da iniziare a camminare avanti e indietro davanti a lei, il volto arrossato e lo sguardo infiammato.

 

«Scommetto che non hai pensato che quello che stavi creando sarebbe andato distruggendosi: tu che sei tanto brava a fare i conti, hai fatto un errore di calcolo, che buffo! Non hai pensato che il cuocastro rivolge quelle attenzioni a tutte le donne, e non solo a te come desideravi? Inoltre, non hai tenuto in considerazione i sensi di colpa nei miei confronti, corretto?».

 

Di fronte a quell’ostinato mutismo, Zoro digrignò i denti, domandandosi cosa diavolo stavano facendo. Stava per perdere definitivamente la pazienza, quando finalmente Nami ritrovò l’usò della parola.

 

«I-io… Io ho sbagliato, lo so bene questo, così come so che non c’è nulla che io possa dire per scusarmi. Sono stata sciocca e capisco che tu sia arrabbiato, tuttavia sono certa che insieme potremo superare tutto questo, magari col tempo…».

 

Sentendo ciò, lo spadaccino andò su tutte le furie: come poteva anche solo sperare in una cosa del genere? Con quale coraggio pensava che le avrebbe concesso una seconda occasione per spezzargli il cuore?

 

«Certo che hai davvero una gran faccia tosta! Prima tradisci la mia fiducia e poi mi chiedi di superare tutto questo?! Ma per chi mi hai preso?! Devi avermi confuso con qualche altro ragazzo…» aggiunse sprezzante. Il volto della rossa venne solcato dalle prime lacrime, mentre lei perdeva ogni ritegno: dopo quello che aveva fatto, non poteva pretendere di uscirne indenne, per questo motivo cadde in ginocchio e si aggrappò alla pancera per pregarlo.

 

«Ti scongiuro, non farlo Zoro: sono sicura che tra noi c’è ancora qualcosa, il nostro è sempre stato un legame forte…».

 

Il giovane scoppiò a ridere, palesemente disgustato dalla compagna. Se credeva che bastavano un paio di frasi pronunciate con tono supplichevole per sistemare tutto si sbagliava: aveva scherzato col fuoco ed ora era troppo tardi per arrestare quell’incendio, le cui fiamme erano piene di ira e delusione.

 

«I tuoi ponti sono stati bruciati: ora è il tuo turno di piangere per me un fiume di lacrime, mi dispiace strega!».

 

La cartografa continuò ad implorarlo, rimettendosi in piedi e cercando di prendere il suo viso tra le mani tremanti, ma fu tutto inutile: lo spadaccino la allontanava, irremovibile nella sua decisione, al punto da costringere Nami a giocarsi la carta finale.

 

«Io non ti credo, se fossi davvero così inflessibile, allora perché ti saresti imbarcato sulla Sunny? Sappiamo entrambi che la situazione diverrebbe insostenibile per tutta la ciurma se ci lasciassimo. Dopo quello che abbiamo passato, daresti un simile dispiacere agli altri?».

 

Il guerriero la fissò sgomento e nel contempo furibondo, ci voleva proprio un bel coraggio per cercare di ricattarlo dopo quanto era accaduto.

 

«Vedi Nami, io non sto giocando a fare il pirata: se mi sono unito a Rufy, è stato per realizzare il mio sogno e per aiutarlo a realizzare il suo. IO mantengo sempre la parola data, perciò ho deciso di restare, al di là delle nostre divergenze…» affermò con voce perentoria, spostando lo sguardo da lei alla Jolly Roger e viceversa.

 

«Il danno è fatto, strega: vedi di fare buon viso a cattivo gioco, fine della discussione!».

 

Prima che lei potesse dire o fare altro, Zoro si avviò verso la palestra, pronto ad allenarsi per scaricare la tensione accumulata. Non c’era nulla che potessero fare ora, la loro passione era stata spenta dal gelido vento del tradimento, spargendo nell’aria i frammenti del suo cuore come se fossero stati fatti di cenere.

  
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