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Autore: Rijaa    13/05/2014    4 recensioni
1967.
[...] Per un attimo Peter si sentì come una di quelle principesse dei libri per bambini, che vengono salvate dal proprio principe azzurro e da lì in poi solo felicità e belle cose. Avete presente? Si sentiva esattamente così.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Peter Gabriel, Tony Banks
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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I ragazzi come al solito si erano riuniti nell'aula di musica della scuola, oltre l'orario scolastico. Provare a casa era diventato abbastanza invivibile, tra genitori molesti e sfiduciosi e inconvenienti tecnici che erano ormai all'ordine del giorno. A scuola avevano la possibilità di stare in pace senza che nessuno disturbasse e senza che i contatti si scollegassero ad ogni nota suonata. 
Da quando avevano messo su un gruppo non erano cambiate molte cose, tranne una: l'affetto di Peter verso Tony era notevolmente aumentato, magari perché avevano iniziato a vedersi ogni giorno e la loro secolare amicizia si stava consolidando sempre più. 
Ma Peter aveva sempre provato qualcosa più di una semplice amicizia, e non gli dispiaceva darlo a vedere a modo suo, mostrando interesse sì, ma in modo disimpegnato. Le preoccupazioni però erano mille, anche visto i nomignoli poco affettuosi che gli erano sempre stati affibbiati. Sapeva benissimo che ridere alle battute -pessime- di Tony non avrebbe portato tanto lontano, ma non aveva il coraggio di spingersi troppo oltre in una dichiarazione. Aveva letteralmente terrore di essere rifiutato per ovvi motivi, o ancora peggio, che Tony avrebbe potuto rifiutarlo e così si sarebbe rovinata per sempre la loro amicizia. 
Magari si trattava solo di paranoie, ma non si sa mai a cosa pensa un adolescente innamorato. 
 
Era un pomeriggio qualunque e come al solito erano nella spaziosa aula di musica. 
 
Stavano suonando uno degli ultimi brani della giornata, quando dalla porta entrò il professore di musica dei ragazzi. Aveva uno sguardo piuttosto incuriosito, e prima di entrare si era fermato ad osservare i ragazzi dallo spioncino della porta. 
Peter era uno studente della sua classe di fiati, e ormai lo conosceva abbastanza bene. Si fermò a guardare soprattutto lui, rendendosi conto che oltre ad a avere una certa padronanza del suo strumento, come presenza scenica non era per nulla male
Entrò nella stanza battendo le mani in un rumoroso applauso, con un sorriso inebetito stampato sulle labbra, come un ghigno destinato a restare. 
"Bravi ragazzi, bravissimi. Soprattutto tu Peter, ma ti manca ancora qualcosa" poggiò le mani sulle spalle del cantante, accarezzandole in modo poco idilliaco. "Sai, posso darti io lezioni gratuite, ma solo io e te. I tuoi compagni se la cavano già da soli" 
"Ne sarei davvero felicissimo! Ma purtroppo oggi non posso, ho da studiare... facciamo venerdì?" domandò innocentemente Peter. Si fidava ciecamente, perché del resto era un professore di musica e i suoi consigli sarebbero stati utili, e per giunta gratuiti. 
Tony aveva storto il naso. Non gli importava che Peter si fosse procurato delle "lezioni" gratuite, ma era in apprensione al pensiero che Peter sarebbe rimasto per qualche ora in più con un professore che a lui sembrava tutt'altro che ben intenzionato. 
"Allora a venerdì, ragazzi ricordatevi di spegnere i contatti e di mettere gli strumenti a posto" si raccomandò il professore, rivolgendo un occhiolino a Peter, prima di sparire in modo definitivo nei corridoi. 
A quel punto, una volta allontanatosi l'insegnante, Tony afferrò quest'ultimo per il braccio, portandolo fuori dalla porta. 
"Tony? Hai qualche problema?" chiese retorico Peter, e anche abbastanza stranito.
"Ascolta, a me quello non piace. Hai visto come ti toccava? E come ti guardava?"
"E allora? Mi ha solo detto che vuole darmi lezioni... e poi perché ti fai tanti problemi?"
"Perché quello è un porco. Fidati di me, non accettare" 
"Tony, se il tuo problema è l'invidia io non posso farci nulla. Ci sarà un motivo se il professore ha scelto proprio me, no?" 
"E infatti c'è, ma non te ne rendi conto..." 
"E allora perché ti lamenti? Invece di essere felice per me cosa fai? Fai l'invidioso..."
"Senti, vedila come diamine ti pare e vattene. Io te l'ho detto, ma poi sei libero."
Peter cercò di mandare giù il groppo che aveva in gola, fallendo miseramente. Scoppiò a piangere, al pensiero che ormai aveva la certezza che Tony non l'amasse. L'aveva capito e ne era sicuro, non avrebbero mai potuto stare insieme, e il pensiero era ancora più duro da sopportare se si aggiungeva il fatto che non era libero di esprimere il suo amore come facevano tutti nelle coppie "normali". 
Fece una corsa filata fino a casa, nella speranza di tranquillizzarsi e di smetterla di piangere, cercando di convincersi che erano lacrime sprecate. Per tutto il tragitto non fece altro che pensare al fatto che arrabbiarsi con Tony era diventato più doloroso del dovuto, e ne conosceva perfettamente anche il motivo.


Il venerdì seguente, Peter non mancò all'appuntamento. 

Erano circa le quattro e mezza e a quell'ora i corridoi e le classi della Charterhouse erano completamente vuoti, ed era l'unico ad essere ancora in giro. Passò davanti alla sala di musica tenendo stretto nella mano il flauto, con aria innocente e sperduta, bussando alla porta con la mano libera. Non appena lo vide arrivare, il professore si alzò in piedi accogliendolo con inatteso tepore e pregandolo di accomodarsi. 
"Iniziamo subito. Sbrigati e vieni vicino a me" il tono dell'insegnante era più fermo del solito. Afferrò Peter per i fianchi, mentre una mano accennava quasi a palpargli il sedere. 
"Mi scusi, convenevoli a parte, possiamo iniziare?" replicò stizzito.
"Oh certo, iniziamo. Fammi vedere cosa sai fare, su" non sembrava minimamente interessato alle effettive capacità del ragazzo, che già conosceva abbastanza bene essendo il suo insegnante. Vista la richiesta, Peter iniziò a suonare una delle battute per flauto che aveva scritto lui stesso assieme ai compagni. Non arrivò nemmeno alla metà del brano che il professore lo interruppe.
"Non va bene" scosse la testa, tenendosi nel mentre il mento con una mano.

"Mi scusi, cosa ho sbagliato?"
"Innanzitutto raddrizza quella schiena" lo afferrò per le spalle, da dietro, come se però mirasse ad altro. "E muovi bene le mani, sono troppo rigide. Ti faccio vedere io come si fa" e mimò con la mano destra un gesto che aveva poco di poco puro e casto. 
Peter fece finta di non vedere, e si limitò ad annuire, buttando lo sguardo per terra. Stava morendo dall'imbarazzo, e anche dal disgusto. 
Finalmente le sue idee stavano cominciando a schiarirsi.
Possibile che fosse stato così stupido da non accorgersi che quella delle lezioni era solo una scusa? In mente sua si fece largo questa ipotesi, perché quale professore ci prova spudoratamente con il proprio pupillo? 

In realtà l’insegnante -come d'altronde molte altre persone- aveva sempre visto Peter come un bel ragazzo, un po' sul lato femminile per atteggiamenti e modo di fare, ma anche per questioni puramente fisiche. Insomma, era una "vittima" niente male. Riusciva a mietere interesse sia nelle ragazze, sia nei ragazzi. 
"Perché non mi fai vedere come lo fai?" gli ammiccò con tono provocatorio, mentre iniziava a toccargli i fianchi. Peter avrebbe tanto voluto dirgli di smetterla, che aveva completamente sbagliato persona se voleva una scappatella, ma le guance imporporate e il nodo in gola gli rendevano quasi difficile anche il solo pensare. Di male in peggio, il professore gli spostò delicatamente i lunghi capelli corvini dalle spalle, lasciandoli liberi sulla schiena.
“Che ne dici di una pausa? Magari possiamo continuare dopo a suonare … ” 
“Prima finiamo, meglio è” cercava di mantenersi un po’ sull'innocenza, sperando che magari l’insegnante desistesse dal suo obiettivo. Ma quanto più Peter si comportava da innocente, lui continuava ad insistere, ancora più di prima.
Mmh, più fai il complicato e più carino diventi. Lo sai?” gli sussurrò con un filo di voce, all'orecchio. Stava tentando in ogni modo di far desistere il ragazzo, che a vista d’occhio poteva essere paragonato ad una tavola di legno per quanto era rigido in quel momento. Avrebbe voluto andare via, avrebbe voluto fare tante cose, ma doveva solo stare zitto e pentirsi di non aver ascoltato Tony.
Forse quest’ultimo era stato abbastanza rude il giorno prima, e non si era espresso nel migliore dei modi, ma aveva tutte le ragioni del mondo. Quella severità che aveva assunto era del tutto giustificabile: possibile allora che ci tenesse davvero a Peter? E che gli volesse davvero bene, a parte tutte le epiche litigate?
Eh sì, era proprio così.
Prima che il professore potesse spingersi ancora più oltre, si udì un tonfo alla porta, che per fortuna non era stata chiusa a chiave.
Dalla porta fece capolino la figura di Tony, che si era piazzato lì da un bel po’. Sapeva che sarebbe successo qualcosa, e quindi decise di seguire Peter.
Per un attimo Peter si sentì come una di quelle principesse dei libri per bambini, che vengono salvate dal proprio principe azzurro e da lì in poi solo felicità e belle cose. Avete presente? Si sentiva esattamente così.

“Io e te parliamo dopo. E lei, sa che per quello che sta facendo potrebbe anche essere denunciato? Quindi se ne vada” Tony non stava affatto scherzando, e si vedeva dall'espressione che aveva assunto. Il professore alzò le braccia verso l’alto, come per dichiararsi innocente da qualcosa. In un attimo racimolò tutte le sue cose, uscendo in silenzio e senza nemmeno guardare i due ragazzi.

In un attimo, Peter corse verso Tony, stringendolo a sé in un abbraccio.
“Tony … grazie …” la sua voce era spezzata dai singhiozzi, che stavano iniziando a farsi vivi. Erano sintomo dell’ennesimo, imminente pianto.
“Avevi ragione tu, avrei dovuto ascoltarti” aggiunse.

Si rese conto che la cosa più ridicola, in tutto quell'ambaradan che aveva creato, era stata proprio aggredire Tony.

“Non ti preoccupare. Finché ci sono io non ti succederà mai nulla” tentò di rassicurare l’amico, abbracciandolo di rimando e dimostrandosi così più dolce ed eloquente del solito.

“Ti voglio bene” fu l’unica cosa che Peter riuscì a dire. Non perché non aveva il coraggio di sbilanciarsi, ma perché non riusciva veramente a dire altro. Aveva la testa vuota come una camera d’aria.

“Ti voglio bene anch'io, tanto” lo strinse ancora di più, asciugandogli le lacrime alla meno peggio e stringendolo forte a sé. Rimasero a stringersi per un po’, guardandosi negli occhi. Peter cercava di abbassare lo sguardo e di evitare il contatto visivo con Tony, sia perché aveva imbarazzo, sia perché aveva ancora le lacrime agli occhi -e la situazione non era ideale.
Il contatto si infittì ancora di più quando Peter non trovò nuovamente la forza e la voglia di sorridere. Tony avrebbe addirittura voluto dirgli che quando sorrideva era ancora più bello del solito, ma sarebbe sembrata una frase fatta.
Si avvicinarono sempre più, e le loro labbra erano arrivate quasi a sfiorarsi, quando furono interrotti da un’altra presenza. 
Stavolta era Mike, che era arrivato di corsa e aveva ancora il fiatone.

“Ehi Peter, ho sentito del casino che è success…. scusate, ho interrotto qualcosa?” era davvero, davvero imbarazzatissimo. Non aveva intenzione di interromperli, anche perché Peter si era confidato più e più volte con lui, dichiarandogli le sue simpatie per Tony.

“Non hai interrotto nulla, davvero” Tony gli fece l’occhiolino, tenendosi ancora Peter stretto a sé. Sapeva che prima o poi sarebbe capitata un’altra opportunità, e l’avrebbe sfruttata.

“Volevo solo sapere se stai bene …” si sincerò, prendendo la via dell’uscita. 
“Sto benissimo, grazie mille” lo ringraziò, sia perché aveva nutrito interesse per quel che era successo, sia perché aveva capito che quello non era il suo posto e il suo momento.

"Grazie, Tony. Grazie ancora ...." sospirò Peter, poggiando la testa sulla sua spalla.
  
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