Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Isaka chan    13/05/2014    3 recensioni
[Dal testo]
"Scusami, sono stato inopportuno. È solo che mi rende triste e arrabbiato saperti qui, tutto solo, esattamente come me."
"Te l'ho detto, io non sono come te, la soli-"
"Pensi di potermi prendere in giro? Tu non vuoi stare solo perché ti piace, tu lo vuoi solo perché hai paura. Hai paura che ti venga di nuovo portato via tutto."
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sasuke amava passeggiare sotto la pioggia, perché le strade di Konoha erano semi deserte e sapeva che nessuna fastidiosa ragazza l'avrebbe importunato, lasciandolo ai suoi pensieri sulla vendetta e sul diventare più forte per uccidere Itachi. Durante quelle escursioni raramente incontrava qualcuno e, se aveva la sfortuna di incrociare qualche persona in cerca di riparo, lui semplicemente abbassava l'ombrello e si nascondeva, affrettando il passo per non farsi notare.
Quel giorno Konoha era stata colpita dal temporale più violento degli ultimi dieci anni- come aveva annunciato allarmato il telegiornale della Foglia- e il ragazzo non sprecò l'occasione per uscire e stare solo con se stesso. Si coprì bene, prese l'ombrello e uscì nel più totale silenzio, accompagnato solamente dall'incessante suono della piogga che colpiva violenta il terreno.
Camminò per ore, uscì dal villaggio e si inoltrò nella foresta, diretto verso uno dei campi di addestramento che Kakashi usava  per allenarli, l'unico che restava aperto ai ninja anche nei giorni piovosi come quello.
Non voleva allenarsi, voleva solo restare lì e ripassare mentalmente tutti i movimenti di Kakashi, voleva studiarlo, scoprire i suoi punti deboli per poterlo battere e passare al livello successivo.
Entrò nel campo, si guardò intorno e per poco non sussultò dalla sopresa: Naruto era lì, in piedi, completamente fradicio, con il viso rivolto verso il cielo e l'aria di uno che è in procinto di piangere -a meno che non stesse già piangendo, visto che la pioggia gli impediva di capire-.
Cosa ci faceva lì? Oltretutto senza ombrello e senza la giacca della tuta a ricoprirlo, in balia della pioggia torrenziale che invece di diminuire aumentava d'intensità ad ogni minuto.
"Naruto", lo chiamò a gran voce, "cosa ci fai qui con questa pioggia? Sei fradicio."
Naruto si limitò a voltare il viso verso l'altro, sorridendo leggermente.
"La pioggia mi ha sorpreso mentre mi allenavo, ma non sono riuscito più a schiodarmi di qui.  La temo."
"Temi cosa?" domandò involontariamente. In genere non sarebbe stato curioso, ma quell'aria persa sul volto di Naruto l'aveva preoccupato, non era riuscito a trattenersi dal fare quella domanda.
"La pioggia."
Sasuke lo guardò con fare interrogativo e aspettò che Naruto continuasse a spiegare.
"Quando piove c'è troppo silenzio e a me non piace. Non sento i bambini che ridono, non vedo la gente affannata nelle compere, non c'è  vita nel villaggio. Solo solitudine. E io la odio."
Sasuke si avvicinò un po' al biondo, perché la sua voce era appena udibile a causa dello scrosciare intenso della pioggia.
"Forse ti sembrerà ridicolo, ma io ho davvero paura del silenzio, mi fa sentire ancora più solo e abbandonato di quanto già non sia."
Naruto sorrise amaramente e tornò con gli occhi al cielo, chiudendoli e lasciando che l'acqua si fondesse alle tracce del suo pianto silenzioso.
Era strano per Sasuke vedere il suo compagno così affranto, non gli era mai capitato in tutti quegli anni, così come non gli era mai capitato di percepire un'insistente sensazione di fastidio al petto.
"Prenderai freddo."
"Non importa, da qui non voglio muovermi, non finché la pioggia non sarà terminata."
"Hanno detto che durerà per due giorni, non essere sciocco!" urlò spazientito l'Uchiha.
Naruto era davvero cocciuto a volte e quell'ostinazione a voler star lì non riusciva proprio a comprenderla. Riusciva a vedere il tremore che lo scuoteva anche da quella distanza. Stava sicuramente congelando, ma allora perché non si muoveva?
"Naruto!"
"Cosa."
"Cosa? Come cosa! Muoviti e tornatene a casa se non vuoi prenderti una polmonite!"
Naruto si voltò a guardarlo: Sasuke, a differenza sua, era ben coperto e teneva un grande ombrello sopra la testa, completamente asciutto e al caldo. 
"Da quando ti preoccupi per me?"
"Da quando un idiota ha deciso di farsi la doccia sotto questo temporale rischiando di beccarsi una polmonite e mettendo a rischio se stesso e le missioni della squadra! Se ti ammali chi credi che dovrà fare anche il tuo lavoro?"
"Oh."
Naruto capì, in fondo per Sasuke era importante eseguire bene le missioni e avanzare di livello, diventare più forte e più indipendente, non si prendeva di certo la briga di preoccuparsi di uno come lui.
"Non ti sarò d'intralcio, promesso. Ora lasciami qui."
Sasuke si infervorò: possibile che quel ragazzo fosse l'unico in grado di fargli perdere le staffe così facilmente? 
Agguantò Naruto per un braccio -scoprendolo freddo come il ghiaccio- e lo trascinò sotto il suo ombrello, stringendo la presa in modo che capisse che non doveva provare ad allontanarsi da lì.
Il biondo restò in silenzio, non sapendo bene come considerare il gesto del compagno. Quella gentilezza, se così poteva definirla, non era da lui, così come non lo era il fare domande su qualcosa che non lo riguardasse da vicino. Era stato curioso e non lo aveva mai visto sotto questo aspetto.
Si strinse involontariamente contro Sasuke: il freddo cominciava a farsi sentire, aveva la pelle d'oca e tremava da capo a piedi.
"Sei fortunato se non ti viene una polmonite, razza di incosciente."
"Zitto."
"Ti riporto a casa, se mi dici dov'è, così ti asciughi e ti fai un bagno caldo."
Naruto si bloccò, il corpo paralizzato e gli occhi spalancati.
"Cosa c'è?"
"S-Sasuke... mi sono dimenticato di dirti che oggi nel nostro quartiere interrompevano l'acqua e la luce per dei lavori, per questo ero andato al campo ad allenarmi..."
Sasuke portò una mano sul viso e sospirò nervosamente.
Ricominciò a camminare velocemente, trascinandosi dietro un Naruto dubbioso  che cominciava a sembrare più morto che vivo, visto il colorito livido delle labbra e il pallore del viso.
Più camminavano, più Naruto si rendeva conto che la strada non era quella per casa sua, bensì per quella del compagno.
Arrivarono davanti all'appartamento dell'Uchiha e Sasuke aprì svelto la porta, fece entrare Naruto e gli intimò di attenderlo lì.
Il biondo si tolse faticosamente le scarpe e si appoggiò al muro: gli girava la testa, aveva freddo e caldo allo stesso tempo ed era scosso dai brividi.
Si abbracciò nel vano tentativo di calmare il tremore e alzò lo sguardo verso il punto in cui vide Sasuke scomparire, sperando di vederlo arrivare.
Il moro tornò dal compagno provvisto di asciugamani e un pigiama e lo asciugò frettolosamente, sfregando bene sulla pelle per riscaldarla.
"Guarda come sei ridotto! Sei proprio un idiota senza speranza."
"Nh..."
Intuì dalla lucidità degli occhi che Naruto era febbricitante, perciò lo trascinò verso la sua stanza e lo fece stendere sotto le coperte dopo averlo fatto cambiare.
"Il tuo pigiama mi sta enorme, non ti facevo così grassoccio."
"Non sono grasso, sei tu che sei troppo magro."
"È la mia costituzione."
"O il fatto che ti nutri solo di quella sbobba di ramen."
Naruto avrebbe voluto replicare, ma il cerchio alla testa glielo impedì. Si accucciò sotto le coperte, completamente esausto e infreddolito: quell'idiota di Sasuke aveva avuto ragione di nuovo, non riusciva a sopportarlo quando faceva il saputello.
Sbattè gli occhi un paio di volte, poi si rigirò tra le coperte e guardò il compagno intento a sciogliere una bustina di medicinale all'interno di un bicchiere colmo d'acqua.
"E tu cosa ci facevi in giro da solo?" domandò curioso.
"A differenza tua, Naruto, io odio la gente che fa casino. La solitudine è la cosa che amo di più, per questo passeggiavo. Il villaggio è un cimitero in giorni come questi."
"Deve essere davvero triste amare la solitudine."
"Tu dici? Preferiresti essere circondato da galline starnazzanti che non fanno che ripeterti quanto sei bello? Preferiresti essere importunato continuamente?"
Naruto lo osservò con gli occhi socchiusi e sospirò. 
"Preferirei anche solo stare con una persona che mi voglia bene. Qualunque cosa, purché io non debba parlare solo con me stesso. Tu hai provato la gioia di una famiglia, anche se ti è stata portata via, ed è forse per questo che non vuoi più legare con nessuno. Io no, però. Non capisco quello che provi, so solo che mi fa male stare da solo. Ogni tanto, anche a me piacerebbe provare quello che provano tutti i bambini e tutti i ragazzi della nostra età."
Sasuke digrignò i denti e strinse la bustina vuota in mano così forte da farsi sbiancare le nocche. Naruto mugugnò e si aggrappò debolmente ai pantaloni dell'altro, chinando la testa fin sotto la coperta.
"Scusami, sono stato inopportuno. È solo che mi rende triste e arrabbiato saperti qui, tutto solo, esattamente come me."
"Te l'ho detto, io non sono come te, la soli-"
"Pensi di potermi prendere in giro? Tu non vuoi stare solo perché ti piace, tu lo vuoi solo perché hai paura. Hai paura che ti venga di nuovo portato via tutto."
"Cosa ne sai tu di me?"
Sasuke si tirò indietro, trascinando con sé Naruto che ancora lo teneva per i pantaloni. Il biondo si massaggiò il naso dolorante e si tirò su in ginocchio, guardando Sasuke negli occhi con una nota di rimprovero.
"Non so niente, in effetti. L'unica cosa che so è che siamo entrambi orfani ed entrambi soli. E forse tu, tra noi due, sei quello che soffre maggiormente la solitudine."
"Sciocchezze."
"Tu hai provato la gioia di avere una famiglia, di avere una mamma che ti coccolava e ti medicava le ferite quando cadevi per terra giocando. Tu hai avuto tutto e dopo lo hai perso. Ci scommetto l'anima che quando entri in questa casa vuota ti guardi intorno sperando che qualcuno venga a salutarti e a darti il ben tornato. Per questo tu soffri più di me."
Sasuke sgranò gli occhi, colpito sul vivo, e fissò Naruto seduto scompostamente davanti a lui. Aveva maledettamente ragione, ma non poteva e non voleva dargliela vinta. Non poteva permettersi di essere vulnerabile, aveva lavorato anni per mantenere quella corazza che ora Naruto stava distruggendo a parole, con tutto che era debilitato da una crescente febbre.
"Sasuke, io posso aiutarti."
"No che non puoi!"
L'urlo di Sasuke fu così forte che sovrastò il rumore del tuono e fece sobbalzare Naruto.
"Nessuno può aiutarmi, nessuno! L'unica cosa che voglio è trovare mio fratello e ucciderlo! Non voglio amici, non voglio una ragazza, non voglio nessuno e non ho bisogno di nessuno, hai capito?"
Prese per il colletto il ragazzo e lo strattonò furibondo, senza curarsi più delle condizioni in cui versava.
"Hai capito, stupido? Tu non puoi aiutarmi."
Si sarebbe aspettato di tutto, da un pugno a un calcio, da un urlo a una supplica, ma non era preparato alle braccia di Naruto che lo avvolsero completamente, tremanti come una foglia.
"Sei un bugiardo, sei un maledetto bugiardo! Le tue lacrime parlano chiaro, idiota! E non chiamarmi stupido!"
"Quali lac-"
Non se n'era neanche accorto. Le lacrime erano uscite da sole, probabilmente dopo le parole di Naruto, e lui non se n'era minimamente reso conto.
Perché stava piangendo?
Non lo sapeva.
E non sapeva neanche il motivo per cui stava ricambiando la debole stretta di Naruto, nascondendo il viso bagnato nell'incavo del suo collo.
"È tutta colpa tua, Naruto, parli davvero troppo."
Naruto scosse la testa e tirò su con il naso.
"Io almeno sono sincero... e quando starò di nuovo in piedi ti prenderò a calci per avermi dato dello stupido."
Sasuke si staccò all'improvviso, appiccicando la fronte su quella bollente del biondo. Lo prese di nuovo per la collotta e lo schiaffò a letto, gli fece inghiottire a forza la medicina e lo coprì fin quasi sopra la testa. 
"Ora riposa."
"Sasuke?" rantolò il ragazzo.
"Ancora parli? Vedi di dormire se vuoi che ti passi."
Naruto sorrise e tirò fuori la mano dalle coperte, afferrando quella di Sasuke seduto accanto a lui.
"Possiamo essere soli insieme? Ti prometto che non ti darò fastidio."
L'Uchiha spalancò gli occhi, arrossì fino alle punte dei capelli e distolse lo sguardo da quello fin troppo tenero  e supplichevole del ragazzo steso nel suo letto: come poteva Naruto essere sempre così maledettamente imbarazzante? Come faceva a dire certe cose con quella naturalezza?
Sentì la presa sulla sua mano cedere e si voltò di scatto, notando che il ragazzo stava cominciando ad appisolarsi, forse per la troppa febbre  o forse grazie alla medicina che gliela stava abbassando.
"Possia... mo?" insistette.
"E va bene, basta che la smetti di scocciarmi! Sei proprio una seccante testa quadra quando ti ci metti."
Naruto si rannicchiò su un fianco e sorrise, cedendo finalmente al sonno che da un po' premeva su di lui. Sasuke gli strofinò distrattamente i capelli, ritirando subito indietro la mano quando se ne accorse, e s'infilò a letto, seppur troppo sveglio per prendere sonno.
Restò a guardare Naruto per ore, rimuginando sulle sue parole, sui suoi gesti e sul calore dell'abbraccio che ancora percepiva addosso.
Ora, la solitudine di cui si era sempre circondato non era più così piacevole, non dopo quello che aveva dovuto sentirsi dire da Naruto, non dopo aver pianto per una stretta allo stomaco che sentiva solo adesso.
Il suo compagno aveva ragione, ma lui non ne voleva sapere di circondarsi di persone che lo avrebbero sicuramente distolto dal suo obiettivo principale, ovvero la vendetta.
Comunque, pensò, avrebbe dato un'occasione al ragazzo che dormiva beatamente accanto a lui, se non altro per non sentirlo lagnare ancora ed evitare altre frasi imbarazzanti.
Gli passò il dorso delle dita sulla fronte, scoprendola più fresca, e lo avvicinò a sé, trattenendolo con una mano premuta sulla sua schiena a mo' di abbraccio.
"Non farmi pentire di averti aperto una strada verso di me, idiota" sussurrò chiudendo gli occhi e affossando la testa tra le ciocche umide e bionde del compagno.
"Uhm... ramen..."
Sasuke sorrise e si appisolò, appuntandosi mentalmente che l'indomani avrebbe fatto scoprire a Naruto cos'era il vero cibo, sperando di togliergli dalla testa quella pietanza indigesta che mangiava -ci avrebbe scommesso- da sempre.
Quel pomeriggio era uscito alla ricerca di solitudine e ora si ritrovava con un ragazzino biondo febbricitante tra le braccia, un sorriso stampato sulla faccia e una compagnia non richiesta di cui però non riusciva a farne a meno.
Sarebbero stati soli, ma lo sarebbero stati insieme.
Almeno fino a quando non si fosse presentata un'occasione di vendicarsi, pensò tristemente Sasuke prima di addormentarsi del tutto, perché non poteva mettere in pericolo l'unica persona che si stava facendo in quattro per lui.

"Naruto...mi dispiace."














Angolo della beduina:
Erano tipo anni che non mettevo piede nel fandom, un po' perché Naruto mi è venuto a noia e un po' perché la mia pigrizia ha avuto la meglio su tutto.
Sono tornata con una fic scritta per una Series su Ask.
La 'domanda' a cui mi sono ispirata è questa: “Writing Stuff Series” Day # 5- « La solitudine è la cosa che amo di più» (Pier Paolo Pasolini).
Non credo servano spiegazioni, se non per l'ultima parte.
Ho lasciato appositamente il finale in sospeso, più che altro per dare quel senso di angoscia (che sicuramente non si avverte) che Sasuke prova all'idea di poter usufruire della compagnia di Naruto solo per un periodo di breve durata.
Avrei voluto scrivere di più, ma non ero sicura del risultato, quindi ho preferito terminarla con una frase di scuse molto sentita da parte dell'Uchiha.
Che dire, non è il massimo a cui ispiravo, ma spero che a qualcuno sia piaciuta e ringrazio in anticipo coloro che avranno il coraggio di leggerla fino alla fine.
A presto,

Isaka chan









 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Isaka chan