Serie TV > Revolution
Ricorda la storia  |      
Autore: Mia Renard    13/05/2014    2 recensioni
Finalmente stava per tornare a casa
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Miles Matheson, Sebastian Monroe
Note: Otherverse | Avvertimenti: Bondage
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Finalmente era arrivato il giorno del ritorno.
Miles era stato bene a casa di Ben. Inizialmente aveva temuto che si sarebbe sentito un’ospite, quasi estraneo a quelle persone, che non vedeva ormai da un paio d’anni, ma non era stato così.
Il calore con cui l’avevano accolto l’aveva fatto sentire da subito uno di loro. Dopotutto era la sua famiglia. Quello che l’aveva più sorpreso era il fatto che i due bambini si ricordassero di lui. L’ultima volta che li aveva visti erano molto piccoli, una sette e l’altro cinque anni e 730 giorni sono un tempo lunghissimo per un bambino. Ma appena sceso dalla macchina, Charlie e Danny gli erano corsi incontro urlando -Zio Miles!- Non aveva neanche fatto in tempo a prendere la valigia dal bagagliaio che gli erano saltati in braccio. Mai si sarebbe aspettato una tale dimostrazione d’affetto.
Aveva trascorso le giornate, più che altro, con i bambini, convinti di aver pieno diritto di precedenza per quanto riguardava la compagnia dello zio, dal momento che lo vedevano molto di rado. Gli avevano mostrato ogni giocattolo in loro possesso e lui si era finto interessato ed entusiasta di esaminarli tutti nei dettagli, per farli contenti.  Era stato sfidato a nascondino per interi pomeriggi e svariate volte era stato invitato nella casetta sull’albero, onore che non aveva avuto nessuno prima di lui. Gli avevano svelato dove avevano sotterrato la scatola di metallo con i loro tesori, certi che lo zio avrebbe mantenuto il segreto, e avevano insistito perché andasse lui a prenderli tutti i giorni a scuola. L’avevano anche obbligato ad aiutarli a fare i compiti.
Ogni tanto Ben veniva in suo soccorso, per fargli prendere fiato. Anche con lui aveva passato molto tempo più che volentieri. Avevano chiacchierato di tutto, Miles si era fatto raccontare le novità riguardo il lavoro, gli amici comuni. Naturalmente il fratello aveva chiesto notizie di Bass ma lui era stato piuttosto telegrafico.
 -Sta bene. Abbiamo un sacco da lavorare, come puoi immaginare ma non ci sono particolari problemi. Va tutto bene.-
-Vivete ancora insieme?- aveva insistito il fratello dopo qualche attimo.
-Si. E’ più semplice così. Dividiamo le spese ed i compiti in casa. Possiamo mettere più soldi da parte. E comunque ognuno ha la propria vita ed i propri orari. Bass ha la sua stanza ed io la mia, a volte ci incontriamo a malapena in casa. Siamo sempre fuori-  aveva mentito lui.
E Ben non aveva indagato oltre. Il fratello era sempre stato un tipo riservato. Non raccontava ai quattro venti i fatti suoi, aveva il sospetto non si confidasse fino in fondo con nessuno, ed era giusto così. Ognuno era fatto a modo proprio.
Era con Rachel che non si era mai trovato a suo agio. La cosa che più lo infastidiva era la sua invadenza. Una volta, a cena, davanti a tutti gli aveva chiesto -Allora Miles, quando ci presenti la tua fidanzata fissa?-
La prima risposta che gli era venuta in mente era stata- Il giorno che ti farai i fatti tuoi.-
Ma era arrivata Charlie in suo soccorso –Ma mamma , lo zio Miles ne ha tante di fidanzate. Me lo ha detto lui. E non sa quale scegliere perché sono tutte molto belle, vero?-
-E’ così purtroppo- aveva confermato lui. -Non è per niente facile gestirle tutte.-
Ben aveva sorriso. Sapeva che il fratello mentiva ma, grazie alla nipotina, aveva trovato l’occasione per non rispondere. Era felice dell’intesa tra i bambini e lo zio.
A parte questo episodio la settimana era stata piacevole, tutti l’avevano tenuto impegnato. Ma nonostante questo Miles aveva sentito terribilmente la mancanza di Bass. Era stato bravo a nascondere il dolore in fondo a sé stesso ma si sentiva come se un macigno gli premesse sulla cassa toracica rendendogli difficoltoso il respiro e lanciando fitte di dolore al cuore. E più i giorni di distacco aumentavano, più questo macigno diventava pesante.
La notte ed il risveglio erano i momenti peggiori. Si era ritrovato da solo, nella stanza degli ospiti, tra quelle mura estranee, in quel letto freddo, vuoto. Era a casa della sua famiglia, vero, ma di una famiglia che conosceva appena.
Pensò che se fosse rimasto con Bass, a quest’ora sarebbe stato nel loro di letto, sotto le coperte calde, con il suo amore stretto tra le braccia. Lui era la sua vera famiglia.
Pensò al profumo della sua pelle, alla morbidezza dei suoi riccioletti biondi, alla lucentezza dei suoi occhi, alla dolcezza delle sua labbra.
Si diede dell’idiota. Inizialmente la sua mente formulò: -Ma perché ti tormenti così. Alcuni giorni e tornerai ad abbracciarlo, ancora più innamorato di prima.-
Ma subito dopo si disse -Ma che diavolo ci fai qui? Del tutto fuori posto, del tutto fuori luogo. Lontano chilometri e chilometri dall’unica persona che vuoi accanto a te, dall’unico destinatario di tutto l’amore che il tuo cuore può contenere.-
E con questi pensieri si rigirava nel letto per ore, prima di riuscire a prendere sonno. Ed era terribile la mattina, svegliarsi e non trovare Bass addormentato addosso. Miles adorava quando a casa, generalmente sempre prima che suonasse la sveglia, apriva gli occhi e restava a guardarlo mentre dormiva attaccato a lui. Girato su un fianco, la testa appoggiata sulla sua spalla, un braccio disteso sul suo torace, le labbra dischiuse, il petto che si alzava ed abbassava al ritmo del suo respiro. Stava immobile per non svegliarlo e si riempiva gli occhi di quell’immagine meravigliosa.
Aveva tentato di convincerlo ad andare con lui ma non aveva voluto saperne. Diceva: -L’invito a raggiungerli era rivolto a te, non a entrambi. Tu vai, io me la caverò.-
-Ma sanno che viviamo insieme. Sarebbero felici di rivedere anche te. Ben ti conosce bene, tu ed io eravamo sempre insieme. Si aspettano sicuramente che tu venga con me-.
Ma Bass era stato irremovibile -Io preferisco rimanere a casa, davvero. Non mi troverei a mio agio e poi ci sono anche i tuoi nipoti e tu lo sai, non li so gestire i bambini. Inoltre uno di noi due deve occuparsi del lavoro mentre l’altro non c’é. Non possiamo assentarci entrambi per una settimana intera.-
E così Miles era partito da solo pensando che una settimana passa in fretta. Sarebbe sopravissuto. Presto sarebbe stato sulla strada del ritorno. Ma in realtà si era sentito come se gli mancasse un pezzo di sé.
Ma fortunatamente i sette giorni erano ormai passati. Era stato bene ma a casa lo aspettava la sua unica ragione di vita. Forse avrebbe dovuto provare un po’ di rimorso: tutti l’avevano trattato più che bene e lui non vedeva l’ora di andarsene. Quella mattina, mentre raccoglieva le sue ultime cose, non riusciva a non sorridere. Comunque si ricompose prima di andare in cucina per la colazione.
Dopo tutti i saluti ed i ringraziamenti, salì in macchina con la gioia nel cuore. Il volante gli sembrò la cosa più bella che avesse mai visto. Il rumore dell’accensione una musica per le orecchie. Un unico pensiero nella mente: tornava a casa da Bass. L’unica persona che amava davvero: i suoi occhi, lucenti e meravigliosi, quelle gemme blu che adorava riuscivano a penetrargli fin dentro l’anima. Era anche per quello che solo lui lo conosceva veramente. Non avrebbe mai potuto nascondergli niente. Davanti a quello sguardo color dell’oceano non aveva difese, l’unico sguardo ad aver accesso al vero Miles. Il suo sorriso, che sarebbe riuscito ad illuminare a giorno anche la notte più buia, che ogni volta gli trapassava il cuore lasciandolo senza fiato. Le sua labbra morbide, che avrebbe consumato di baci. Il suo corpo scultoreo,  che aveva ricoperto di carezze, al quale aveva dato e dal quale aveva tratto piacere. Pensò al tocco delle sue mani e delle sua bocca  ed un brivido lo percorse lungo la spina dorsale.  Santo cielo quanto lo amava! Bass era il ritratto della perfezione. Più percorreva chilometri, più il battito del suo cuore accelerava.
 
 
Sapeva che Miles gli avrebbe chiesto di andare con lui. Ma, per essere sincero con sé stesso, doveva ammettere che aveva sperato che lui declinasse l’invito di Ben a fargli visita con una scusa. Ma così non era stato.
Bass sapeva che non avrebbe dovuto prendersela. Quanto tempo era che Miles non vedeva la sua famiglia? Troppo.
Ma i sentimenti umani non sono governati da ragionamenti logici. Quindi, nonostante tutto, non poteva aver fatto a meno di sentirsi messo da parte. L’uomo che amava con tutto se stesso aveva accettato questo invito senza discuterne con lui.
Non aveva detto -Bass, mi piacerebbe andare da mio fratello, anche per rivedere i miei nipoti, ma non me la sento di abbandonarti per un’intera settimana. Non posso stare lontano da te così a lungo. Tu cosa ne pensi?-
E lui avrebbe risposto -Non c’è alcun problema. E’ giustissimo che tu vada. Hai il dovere di farti vedere ogni tanto. Io starò benissimo anche da solo.-
Miles avrebbe capito immediatamente che mentiva e, per non essere divorato dai rimorsi, alla fine avrebbe deciso di restare a casa. Bass ne sarebbe uscito indenne e avrebbe ottenuto quello che voleva. Ma non era andata così.
L’altro gli aveva detto -Ho ricevuto una lettera da mio fratello. Vuole che lo raggiunga per passare un po’ di tempo con la famiglia. Dice che i bambini chiedono di me. Starò via solo una settimana. Tornerò prima che tu ti accorga della mia assenza- aveva scherzato.
Insomma, aveva preso questa  decisione senza interpellarlo. L’aveva avvisato a cose fatte. Non  -Posso andare?- ma -Vado.-
Certo, poi gli aveva chiesto di accompagnarlo ma solo dopo essersi accorto che lui aveva messo il broncio.
E adesso, dopo aver cenato, o meglio, piluccato qualcosa perché non aveva appetito, era lì, in cucina,  con la testa appoggiata  sulle mani e con lo sguardo perso nel vuoto, che ascoltava il silenzio assordante che regnava in casa, ora che Miles non c’era.
Si sentiva solo ed in colpa perché era arrabbiato con lui, anche se non avrebbe dovuto esserlo. Sbuffò. La cosa migliore era tentare di riempire la serata. Pensò di potersi distrarre guardando un film ma era abituato a vederli accoccolato contro il fianco dell’uomo che amava, mente lui gli circondava le spalle col braccio. Non sarebbe stato lo stesso.  Comunque si sentiva stanco. Ipotizzò che sarebbe riuscito a prendere sonno senza troppe difficoltà. Salì in camera ma il suo umore crollò di nuovo quando il suo sguardo andò al letto, improvvisamente troppo grande per lui. Dormì poco e male, girandosi di tanto in tanto a guardare la parte di Miles vuota. Ogni tanto si ritrovava a fissare con malinconia, sul comodino di lui, il lbro che stavano leggendo insieme: I Draghi del Crepuscolo d’Autunno di Margaret Weis. Era un romanzo fantasy. Era un genere che non prediligeva ma era abbastanza scorrevole. Prima di addormentarsi ne leggevano un capitolo per uno, a voce alta. Gli piaceva ascoltare Miles che narrava di elfi e guerrieri, orchi e stregoni.  Lo faceva ripensare a quando, da piccoli, gli raccontava fiabe di fantasmi che rapivano le fanciulle ed i principi le andavano a salvare. Nessuno gliel’avrebbe letto quella sera.
La mattina, poi, fu ancora più triste. Di solito, quando apriva gli occhi, si trovava con lo sguardo di quest’ultimo puntato addosso che con un sorriso gli diceva -Buongiorno, bell’addormentato.- Dopodiché  gli saltava addosso soffocandolo di baci.
Quel giorno, invece, il buongiorno glielo diede un mal di testa fortissimo accompagnato da una sensazione di solitudine opprimente.
Pensava  -Quando torna mi vendico. Gli dico: “ Miles, vado via per una settimana a farmi i fatti miei e ti mollo qui da solo come uno scemo, ma non ti preoccupare, torno presto. Neanche ti accorgerai della mia assenza”-  E ridacchiava tra sé e sé.  
Passò le giornate dominato dal malumore. Era sempre arrabbiato con tutti, perdeva la pazienza per cose di poco conto, rispondeva male. Gli mancava Miles, gli mancavano le sue attenzioni, la sua voce calda, il suo sorriso rassicurante. Inizialmente non credeva che sarebbe stato così difficile trascorrere alcuni giorni lontano da lui. Ma era naturale che fosse così. Era una vita che stavano insieme. Avevano condiviso tutto: gioie, dolori, successi, difficoltà. Non riusciva neanche ad immaginare la sua esistenza senza di lui. Si sentiva inutile, vuoto, incompleto.
 
Miles guidò tutto il giorno a velocità sostenuta. Non vedeva l’ora di essere a casa. La gioia che gli esplose nel cuore appena vide la finestra del salotto con la luce accesa, fu talmente intensa che si sentì girare la testa.
Oltrepassò la soglia giusto in tempo per vedere Bass, che l’aveva sentito arrivare, precipitarsi giù per le scale par andargli incontro. Gli buttò le braccia al collo, con tale impeto che Miles quasi perse l’equilibrio, e lo baciò con passione stringendolo a sé.
 
-Ti amo da impazzire, Miles- sussurrò Bass all’orecchio dell’altro, che stava ancora sdraiato sopra di lui, mentre entrambi cercavano di regolarizzare il respiro dopo l’orgasmo. Sentiva il suo cuore battere come un tamburo.
-Ti amo anch’io, con tutto me stesso- gli rispose lui appena riuscì a trovare il fiato necessario per parlare.
-Ne sei sicuro?- insistette il primo.
Miles si appoggiò sui gomiti, tirandosi su abbastanza per puntare gli occhi scuri in quelli celesti di Bass.
-Assolutamente sicuro- affermò con decisione. -Che razza di domanda è?- continuò girandosi sulla schiena e prendendolo tra le braccia.
-E’ solo che…- disse appoggiando la testa sul petto dell’altro –Sono geloso dell’affetto che provi per la tua famiglia. Mi piacerebbe avere l’esclusiva sul tuo amore. Lo so che è un pensiero egoista ma io ho solo te.-
Miles lo strinse a sé baciandolo sulla nuca. –E’ naturale che io voglia bene a mio fratello ed ai miei nipoti ma sei tu la persona più importante per me. Sei l’uomo che amo, come non ho mai amato nessun’altro. Sono del tutto tuo da sempre, Bass.-
Sulle labbra dell’altro comparve un sorriso -Bene- disse semplicemente. -Volevo essere rassicurato.- Chiuse gli occhi circondando il torace di Miles con un braccio ed infilando una gamba tra le sue.
Si addormentarono dopo pochi minuti.
 
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Revolution / Vai alla pagina dell'autore: Mia Renard