Anime & Manga > Due come noi/Kyou kara ore wa!!
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Autore: rospetta92    13/05/2014    1 recensioni
L'Akehisa non ha intenzione di farla passare liscia a Mitsuhashi. Mitsuhashi dal canto suo ha una gran voglia di dar loro una lezione come si deve.
[...] A un certo punto Mitsuhashi si fermò e Riko quasi non gli andava a sbattere sulla schiena. Pochi metri avanti un gruppo di teppisti dell’Akehisa cappeggiato da Sagara sogghignava sinistramente.
“Ti stavamo aspettando biondino!” sbraitò Sagara. [...]
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Riko ansimava per lo sforzo della corsa, ma non cedeva a fermarsi. Non aveva ancora trovato Ito.
Camminava per le vie quando a un certo punto notò dei ragazzi del suo liceo in una sala giochi, si affrettò per raggiungerli. “Scusate, avete per caso visto Ito da queste parti?”. Quelli fecero segno di no. “Accidenti…” pensò Riko uscendo dal locale.
Camminò ancora. Andò alla stazione ma non lo trovò, andò ai giardini vicino alla scuola ma nulla. “Forse è tornato a casa” riflettè la ragazza. Cominciava a perdere la speranza, quando una voce conosciuta le giunse all’orecchio: “Ciao Riko, mi stavi cercando?”. Lei si girò e corse verso di lui: “Ito! Mitsuhashi…”. Quando Ito vide la sua espressione preoccupata si fece serio. Lei gli raccontò che quelli dell’Akehisa volevano picchiare Mitsuhashi ed erano venuti in molti con le spranghe. Riko era in pensiero per Mitsuhashi e così era venuto a cercarlo. Non persero un secondo e si diressero verso il luogo dello scontro.

***
 
Arrivati sul posto trovarono quelli dell’Akehisa stesi a terra. Mitsuhashi era in un angolo con la schiena appoggiata a un muretto. Sagara aveva due sbarre di ferro nelle mani e si asciugava il rivolo di sangue dalla bocca con la manica. Era ridotto piuttosto male. Mitsuhashi ansimava e la faccia era piena di lividi, un taglio rosso vivo luccicava sulla guancia.
Ito andò dritto verso Sagara, quest’ultimo si accorse di lui e si girò: “Ma bene, c’è anche la testa di porcospino! Sei venuto a farti bastonare?”.
Ito strinse i pugni. “Mpf! Quello che si metterà a tacere sarai tu e ora!” disse, caricando un destro. Sagara fu colto in pieno viso e cascò all’indietro. “Schifoso…” borbottò.
Riko non appena vide Mitsuhashi così malconcio corse da lui. “Oh no, Mitsuhashi! Stai bene?” disse chinandosi su di lui e asciugandogli con delicatezza il sangue con un fazzoletto.
“Non ti avevo forse detto di tornartene a casa, eh piccola?” pronunciò lui. “Sto benissimo, non c’è bisogno che mi fai da crocerossina” ribadì cercando di rimettersi in piedi. Riko sospirò. “Non devi sempre fare il duro. Ero preoccupata per te” gli disse dolcemente.
Mitsuhashi per tutta risposta si voltò di lato per non incrociare il suo sguardo. Troppo timido e troppo orgoglioso per farle capire che in realtà aveva apprezzato il suo gesto.
Intanto Ito stava sistemando Sagara, ormai privo di ogni forza, e altri due o tre dell’Akehisa che si erano rialzati. Con un calcio alla tempio Sagara fu messo al tappeto e gli altri lo tirarono su per portarlo via. Le uniche parole che riuscì a proferire furono: “Non finisce qui…”.
Ito si avvicinò a Mitsuhashi: “Ma guardati, ti ha dato del filo da torcere eh?”. “A me pare che ci hai messo un bel po’ di tempo per finire Sagara, non è che stai perdendo colpi eh nonno?” replicò Mitsuhashi ironicamente al suo compare. Entrambi scoppiarono a ridere. Erano fatti così, sempre a prendersi in giro l’un l’altro.
Mitsuhashi, non appena fece un passo, si piegò su un fianco e si toccò nel punto in cui c’era la milza. “Cavolo…” si disse. “Forse dovresti andare all’ospedale” suggerì Ito. Mitsuhashi fece una smorfia: “Tse…figurati! Sto benone, è solo una fitta al fianco”.
“L’ospedale forse no, ma casa mia non è lontana. Devi medicarti quella ferita, continua a sanguinare” disse decisa Riko. Mitsuhashi la guardò sbigottito: “Che dici?! Io non ci vengo a casa tua”. Non voleva certo andare a casa di una ragazza per farsi curare come un mollaccione. Stava benissimo e se la sarebbe cavata.
Passarono una decina di minuti ed erano giunti davanti alla casa di Riko. Mitsuhashi aveva ceduto.
“Venite” disse avanzando Riko. Ito aiutò Mitsuhashi a mettersi sul tatami, appoggiato alla parete. Riko si accostò al biondo con una valigetta di primo soccorso. Ito sorrise vedendo la premura di Riko nei confronti di Mitsuhashi. “Tu non lo vuoi capire amico, ma a Riko stai veramente a cuore” pensò. Poi disse: “Beh Mitsuhashi, ora sei in ottime mani; io tolgo il disturbo. Ci vediamo!”.
Mitsuhashi esclamò: “Cosa? Te ne vai?!”. Riko si riscosse dai suoi pensieri e gli aprì la porta. Lo ringraziò e lo salutò. Mentre era lì sulla porta le venne in mente che era sola in casa con Mitsuhashi. A quel pensiero arrossì, ma scosse la testa per tornare in sé.
Mitsuhashi aveva una strana espressione: un miscuglio tra contrariato e timido. Riko prese una garza e delicatamente gliela passò sul taglio insanguinato. Un’altra botta sulla fronte versava sangue e in altri punti c’erano gonfiori e abrasioni. Riko le osservò angosciata.
Mitsuhashi invece non la guardava, aveva ancora quella strana espressione dipinta in faccia. “Perché sei venuta a cercarmi?” le disse il ragazzo.
“Mi sembra ovvio perché: ero in pensiero per te” gli rispose lei un po’ seccata dal suo comportamento scostante.
“Avrebbero potuto prenderti di mira; potevano anche picchiarti. Per questo che ti avevo detto di restarne fuori e filare a casa. Se ti avessero messo le mani addosso…io…io…” disse Mitsuhashi, con la mano stretta in pugno che fremeva al solo pensiero che ciò fosse potuto succedere.
Riko restò un attimo a bocca aperta, sorpresa da quelle parole. Pian piano il suo volto diventò dolce come non mai. Sotto quella scorza dura e spessa c’era un ragazzo gentile e pronto a difenderla a qualunque costo. Con una mano accarezzò il volto di Mitsuhashi.
Il biondo restò impietrito da quel gesto amorevole nei suoi confronti e un alone rossastro gli colorò il viso. Non fece in tempo a ribattere qualcosa che la ragazza gli appoggiò con leggerezza le labbra sulla guancia e gli schioccò un bacio.
Mitsuhashi, il bastardo, sleale, ipocrita Mitsuhashi, si sciolse sotto quel bacio.
Riko si ritrasse e rossa per l’imbarazzo chinò la testa. Mitsuhashi la guardò ancora incredulo di ciò che era appena successo. Gli batteva il cuore. Senza guardarla negli occhi le disse: “Grazie per esserti presa cura di me”. Poi pensò: “Ne sono molto felice”. Quest’ultima frase non riuscì a pronunciarla, però Riko sapeva benissimo che lo era. E sorrise.
  
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