La luna si era già levata nel cielo, mentre nella più immensa solitudine, Tokiya fissava lo specchio dell'acqua, guardando la sua immagine.
Chi era quello che era riflesso?
Lui?
O forse l'altro?
Quello allegro.
Quello spensierato.
Quello sempre sorridente.
Quello stupido.
L'idol del momento.
Era su ogni giornale.
Su ogni sito.
Su molte pubblicità.
In tantissimi drama.
Era riuscito a realizzare il suo sogno, per il quale aveva sacrificato persino la sua famiglia.
Dovrebbe essere felice.
Era quella la felicità?
Sospirò.
No, non era per nulla soddisfatto.
In sé sentiva di tutto, tranne la felicità.
Lui voleva cantare, sapeva di avere un'ottima tecnica e una bella voce.
Eppure la gente continuava a ripetergli "che non cantava con il cuore".
Il suo manager non faceva che dirgli " Perché insisti col voler cantare? Sei giovane e bello, ciò che basta per essere famoso! E a questo mondo l'estetica conta più di ogni cosa. Sfrutta questi doni più che puoi, per far si che le ragazze ti adorino e qualsiasi cosa tu faccia abbia successo."
Ma questo non era quello che voleva Tokiya: lui voleva essere qualcosa di più di un bel volto su un giornale.
No, lui voleva essere apprezzato per il suo multiforme talento.
Soprattutto per quello musicale, perché, per quanto gliene dicessero, era sicuro di avere del potenziale, altrimenti Saotome non gli avrebbe mai proposto di entrare in quella scuola.
E con questi pensieri iniziò a cantare una delle canzoni del suo odiatissimo Hayato, "Nanairo no compass".
Era così coinvolto che non si accorse di avere spettatori: una ragazzina dai capelli rossi e gli occhi color oro, simili a quelli di un gatto.
Non sapeva che quella ragazza gli avrebbe stravolto l'esistenza.
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Dato che la storia è un flusso di pensiero malinconico, per la prima parte della storia ho preferito usare ripetizioni e frasi brevi e spezzate per enfatizzare lo stato d'animo di Tokiya. Spero che vi piaccia. ~♥