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Autore: TheShippinator    13/05/2014    2 recensioni
Il Callbacks racchiude uno dei ricordi più brutti di Kurt: il momento in cui Blaine, per chiedergli scusa dopo averlo tradito, gli ha cantato la loro canzone.
A questo, proprio Blaine vuole assolutamente rimediare e convince Kurt ad accompagnarlo in quel locale "giusto il tempo di una canzone".
• Already Home Song Fiction •
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti e Happy Glee Day, in questo martedì del finale di stagione, AHAHAH. Notare l’ironia, per favore, sto proprio esplodendo di sarcasmo. Passiamo alle cose serie. Questa ff mi è stata commissionata da Sara e Giusy, quand’è uscito il video di Already Home. È decisamente un bel po’ di tempo fa, ormai, lo so, ma vi giuro che non ho avuto poi così tanto tempo come immaginato, visto che alcuni miei amici hanno preso d’assalto casa per circa un mese. Dovete capire che abitiamo in quello che è stato soprannominato “L’albergo”, con l’aggiunta del sito sul quale ci siamo conosciuti. Essendo più o meno a metà strada in tutta Italia, è sempre qui che ci si trova e sempre qui dormono tutti. E questa era la mia scusa per avere fatto ritardo… Spero che questa piccola OS vi… no, dai, è inutile che lo dico. Siamo sincere. Spero che vi commuoviate. Ecco, l’ho detto! Ma Happy Ending è stata l’unica regola che mi è stata imposta e più Happy di questo davvero non so!
La canzone è Already Home degli A Great Big World e dubito che esista ancora qualcuno che non la conosca. Il testo della canzone è stato riportato, la traduzione è stata fatta da me. Buona lettura!




Dedicata a Sara e Giusy


The Only Thing I’ve Ever Known
Already Home Song Fiction





Callbacks.
Kurt, semplicemente, odiava quel posto. Aveva smesso di andarci dopo che era successo quello che era successo… con Blaine. Ci aveva provato una sera, con Rachel, ma non aveva funzionato.
Forse la rottura tra lui e Blaine era ancora troppo recente, forse lui era ancora troppo fragile, fatto sta che quella volta era stato costretto a tornare a casa e si era riguardato Le pagine della nostra vita da capo e per quella che, probabilmente, era l’ottava volta solo quella settimana.
Kurt, quindi, non ci voleva andare e non c’era niente -niente- che Blaine avrebbe potuto fare per convincerlo.
«È importante, per me…» sussurrò Blaine, strofinando il naso contro il suo collo, dopo avergli portato la colazione a letto.
In effetti, c’era da dire che ci stava provando con tutte le sue forze.
La notte prima, avevano fatto davvero dello straordinario sesso, approfittando del fatto che Rachel avesse ormai preso come abitudine il dormire con i tappi per le orecchie. Quella mattina, gli aveva portato la colazione a letto, riempiendo il vassoio di tutte le leccornie preferite. Adesso, mentre lui cercava di restare impassibile e, contemporaneamente, non rovesciarsi il caffè sul pigiama, lo stava vezzeggiando e coccolando in tutti i modi.
«Quel posto racchiude il ricordo di una delle peggiori serate della mia vita, Blaine. Non fremo dalla voglia di tornarci, lo sai.» rispose fermamente, stupendosi della sua voce decisa, visto che tutti quei baci sul collo stavano iniziando a fargli aumentare la frequenza respiratoria. Per un istante, temette di rovesciare il vassoio, posato proprio… lì.
«Ma lo so… è per questo… che voglio tornarci… adesso che siamo di nuovo… insieme…» continuò a sussurrare contro la sua pelle, posando un bacio leggero ogni qualche parola, soffermandosi su un punto tra il collo e la spalla alla fine della frase, decidendo di aver trovato il posto perfetto per depositare uno dei suoi marchi.
Kurt prese un profondo respiro, mentre da quel punto cominciavano a spandersi brividi quasi incontrollabili, dettati dal fatto che Blaine sapesse esattamente quanto lui amasse quella semplice pratica.
«Non verrò… Blaine…» rispose, un po’ più incerto, Kurt.
Blaine si sollevò di poco, quanto bastava a guardare il suo fidanzato con sguardo malizioso.
Con calma, ed ignorando i lamenti dell’altro, gli tolse la tazza di caffè dalle mani e spostò il vassoio sul comodino, infilandosi sotto le coperte.
Costrinse Kurt ad aprire le gambe, quindi si sporse per dargli un bacio leggero sulle labbra, posizionandosi proprio in mezzo ad esse.
«Verrai. Al Callbacks.» rispose semplicemente Blaine, baciandolo di nuovo, ma in maniera un po’ più impetuosa. «Ed anche adesso…»
Senza aggiungere altro, e senza permettere a Kurt di spiccicare parola, Blaine cominciò a scivolare verso il basso.
“Stai giocando sporco, Anderson…” si ritrovò a pensare Kurt, mentre Blaine metteva in pratica un’altra delle sue tecniche persuasive più efficaci.


Ce l’aveva fatta.
Blaine, alla fine, era riuscito a convincere Kurt ad andare con lui al Callbacks. Nemmeno lui fremeva dalla voglia di tornarci, ma sapeva che quel luogo era fonte di terribili ricordi, per Kurt, e voleva assolutamente rimediare. Stava ancora cercando di farsi perdonare, sebbene giurasse di no, per tutta la terribile storia di Eli. Gli portava la colazione a letto, lo vezzeggiava, non smetteva mai di ripetergli quanto fosse bello e perfetto… e un po’ tutto quello lo metteva anche in soggezione. C’erano stati alti e bassi, tra loro, in quel periodo. Alcuni litigi. Blaine non sempre si sentiva a proprio agio, con Kurt, ma avevano affrontato l’argomento ed adesso andava molto, molto meglio. Cercava, comunque, d’ingoiare quei sentimenti e di concentrarsi sul suo fidanzato.
«Una canzone. Solo il tempo di una canzone, poi possiamo tornare a casa. Te lo prometto.» sussurrò Blaine, stringendogli le mani tra le sue e baciandogli le nocche.
Kurt sbuffò, guardando di traverso il pianoforte, osservandolo con sospetto. Distolse lo sguardo da lui, senza mantenere il contatto visivo.
«Blaine… non mi hai tradito di nuovo, vero? Perché se l’hai fatto, non voglio che me lo dici con un’altra canzone, sarebbe…» sussurrò Kurt a sua volta, stringendo poi le labbra e scuotendo il capo.
Blaine sorrise lievemente, lasciando andare le sue mani ed avvolgendo le proprie attorno al suo viso, costringendolo a guardarlo.
«Kurt… Kurt, guardami. Non ti ho tradito. Non ti tradirò mai più. Ascolta e basta, va bene?» rispose Blaine, fissandolo intensamente. Kurt indagò la sua espressione con i suoi occhi, quindi annuì piano, sedendosi allo stesso tavolo dove, la volta precedente, era rimasto ad osservare il suo ragazzo dedicargli la loro canzone, per scusarsi di quello che aveva fatto.
Blaine prese posto al pianoforte, dopo aver confabulato un po’ con un dipendente del locale, quindi iniziò a testare lo strumento per assicurarsi che fosse perfettamente accordato. Si avvicinò il microfono alle labbra e sorrise, cercando Kurt e trovandolo praticamente subito.
«L’ultima volta che sono venuto qui,» disse, ottenendo quasi subito il silenzio, nel bar. «ho cantato all’amore della mia vita la prima canzone che mi aveva mai sentito cantare. Era la nostra canzone e in qualche modo lo è ancora. L’ho fatto perché… ero stato irrispettoso nei suoi confronti e dovevo scusarmi in qualche modo. Fargli capire che mi sentivo in colpa. Ci siamo lasciati, quella volta.»
Fece una pausa, allontanandosi dal microfono e fissando i tasti bianchi e neri, suonando una melodia probabilmente inventata sul momento.
«Alcuni mesi fa, però… dopo alti e bassi… gli ho chiesto di sposarmi. E lui ha detto sì.» continuò, fissando ora Kurt e rivolgendogli un cenno con il capo. Kurt non riuscì ad evitare di liberarsi in un piccolo sorriso, mentre tutto il bar si voltava a guardarlo ed un lieve brusio lo percorreva. C’era chi esclamava delle congratulazioni, qualcuno fischiò anche, e Kurt si ritrovò ad arrossire.
«Ora viviamo insieme, qui a New York, anche se non abitiamo nella stessa casa. Ci sono state altre discussioni, ci sono stati momenti in cui abbiamo dovuto stringere i denti… New York è piena di opportunità, ma è soffocante. Eppure noi ce la stiamo facendo. Lentamente, stiamo riuscendo ad allontanare questa New York oppressiva e a distillarne solo gli elementi più belli, quelli che ci fanno ricordare perché siamo scappati dall’Ohio. Quindi questa canzone è per te, Kurt. Per farti dimenticare che l’ultima volta che ho cantato qui, è stato per chiederti scusa. Questa volta, lo faccio per dirti grazie. Ti amo.»
Kurt avvicinò la mano destra alle labbra, soffiandogli un bacio con gli occhi lucidi.
Le dita di Blaine iniziarono a muoversi sui tasti del pianoforte, trasformando la melodia accennata di prima nell’introduzione di una canzone. La sua voce accompagnò la musica quasi subito.

«You say love is what you put into it
You say that I'm losing my will
Don't you know that you're all that I think about?
You make up a half of the whole»

(Dici che l’amore è quello che ci metti
Dici che sto perdendo la mia volontà
Non sai che sei l’unica cosa a cui penso?
Tu costituisci la metà di un intero
)

Nonostante tutto quello che avevano passato, Kurt e Blaine erano ancora insieme. Blaine, però, lo sapeva che era dura per entrambi. Kurt non era mai stato un tipo molto espansivo, a voce. Quando non riusciva a parlare con le parole, lo faceva con i gesti e Blaine sapeva che cercava di incanalare in ogni piccola attenzione, nei suoi confronti, tutto l’amore che possedeva.
Quando avevano litigato perché sembrava che Blaine si stesse allontanando (perché Kurt aveva più successo di lui, perché finalmente stava crescendo), c’era stato quel dubbio tra di loro; la paura che non si stessero più impegnando per stare insieme, che si stessero adagiando sugli allori.
Kurt l’aveva quasi accusato di non essere più interessato a loro semplicemente perché non dormivano insieme da più di una settimana e, nonostante potesse sembrare materialistico, da parte sua, Blaine sapeva bene che l’unico motivo per il quale l’altro gliel’aveva rinfacciato era perché quello era un modo sicuro, per Kurt, di essere certo che ancora si appartenessero. Ma dovevano essere sinceri, Kurt era l’unica cosa che passasse per la testa di Blaine tutto il giorno, tutti i giorni. Ogni decisione che prendeva ed ogni piega della sua giornata, veniva presa in funzione dell’altro, perché semplicemente non riusciva a spingere Kurt fuori dalla sua mente.
E nemmeno voleva farlo.
Se loro si amavano, se loro erano davvero destinati a ritrovarsi, per sempre, in ogni vita mai vissuta, era perché erano l’uno la metà mancante della mela dell’altro.

«You say that it's hard to commit to it
You say that it's hard standing still
Don't you know that I spend all my nights
Counting backwards the days 'til I'm home?»

(Dici che è difficile impegnarsi
Dici che è difficile restare fermi
Non sai passo le mie notti
facendo il conto alla rovescia dei giorni che mi mancano per tornare a casa?
)

Non era stata la prima discussione che avevano avuto. Ancora prima, c’era stata la gelosia, per Kurt, da parte di Blaine. Sembrava che tutto andasse bene, sembrava che tutto tra loro fosse perfetto, ed invece riuscivano a malapena a reggersi sulle loro gambe, mentre il mondo si stringeva troppo intorno a Kurt. Mentre Blaine si stringeva troppo intorno a Kurt.
Con la sua voglia estrema di stare con lui e di dimostrargli il suo amore, Blaine aveva finito per soffocarlo e loro avevano dovuto separarsi anche lì, dove avrebbero potuto stare insieme. Ma l’avevano fatto per un bene superiore, perché non erano effettivamente pronti a respirare la stessa aria per tutta la giornata. Ed ora erano divisi, anche se poco lontani, e quello che Blaine stava cantando era vero, anche se Kurt effettivamente lo veniva a sapere solo adesso: le sue notti, lui le passava a contare quanto tempo mancasse al weekend, a quando avrebbe potuto finalmente prendere la metropolitana fino a Bushwick, salire le scale del palazzo in cui Kurt e Rachel abitavano, aprire la porta e gettarsi sul letto del suo fidanzato, senza il pensiero di perdere l’ultima corsa in mente, senza dover rinunciare al calore del suo corpo contro il suo per tutta la notte, con il petto pieno della consapevolezza che il giorno dopo si sarebbe svegliato con le braccia attorno a lui e le gambe attorcigliate alle sue.

«If only New York wasn't so far away
I promise the city won't get in our way
When you're scared and alone,
Just know that I'm already home»

(Se solo New York non fosse così lontana
Prometto che non si metterebbe sulla nostra strada
Quando hai paura e sei solo
Sappi semplicemente che sono già a casa
)

Le dita continuarono a muoversi sui tasti del pianoforte e la voce di Blaine si fece quasi più dolce di prima.
A sentire le parole, sembrava quasi che loro nemmeno ci abitassero a New York, ma dall’intonazione che Blaine gli stava dando, era tutto un altro il messaggio che voleva far passare.
New York non era una meta da raggiungere, per loro. A New York c’erano già, ma Manhattan era lontana. Erano riusciti a superare la soffocante Grande Mela, ed ora si limitavano ad accettare i battiti di vita, della città, che riuscivano a recuperare quando stavano insieme.
Se anche fossero stati ancora immersi in quella cacofonia di emozioni e sentimenti, comunque, Blaine sapeva che quella non sarebbe più riuscita a frapporsi tra di loro. La città sarebbe stata sempre come un bozzolo attorno a loro due, avvolgendoli in quella vaga sicurezza che poteva dare, ma mai intromettendosi, pungendoli solo, ogni tanto, con un briciolo di realtà. Perché non tutte le cose belle sono perfette e c’è sempre, in tutto, un pizzico di timore.
Come quella volta che Kurt aveva voluto salvare una vita, mettendo a rischio la sua. Poteva anche aver detto di non aver avuto paura, ma sapeva che dentro Kurt stava urlando. Urlava di rabbia perché perfino lì, perfino in quel luogo dove avrebbe dovuto essere salvo, aveva trovato qualcuno che aveva osato ricordargli la sua adolescenza tra spintoni ed insulti e minacce. E la paura era stata inevitabile, con la solitudine, in mezzo a quei bruti incivili.
Solo, contro l’ignoranza.
Non aveva dovuto temere per molto, però, perché Blaine era arrivato subito. Si era catapultato da lui, non appena era stato chiamato, perché non l’avrebbe mai lasciato di nuovo.
Non era questione di un luogo fisico, alla fin fine, erano più loro due. Dove c’era uno, doveva essere l’altro. Quello bastava loro, per sentirsi al sicuro. E in quel momento, Blaine lo sapeva, avevano entrambi bisogno l’uno dell’altro. Ecco perché non si era allontanato dal suo letto per tutta la notte, sdraiato lì con lui, stretto a quel corpo abusato: perché per quanto avesse potuto, avrebbe fatto capire a Kurt che lui c’era, che erano a casa.

«I say that we're right in the heart of it
A love only we understand
I will bend every light in this city
And make sure they're shining on you»

(Dico che ci siamo proprio dentro
Un amore che solo noi comprendiamo
Farò riflettere ogni luce di questa città
E mi assicurerò che splendano tutte su di te.
)

Nessuno, nessuno sembrava riuscire a comprenderli appieno.
Per quanto ci provassero, per quanto dicessero che erano carini insieme, tutti avevano avuto da ridire sull’idea, di Blaine, di chiedere a Kurt di sposarlo. E sapeva che non era per cattiveria che lo facevano, ma semplicemente perché erano entrambi così giovani… Kurt stesso aveva avuto dei dubbi. Gli aveva confessato di sapere già da prima, che Blaine volesse fargli la fatidica domanda.
Dopotutto, aveva scomodato l’intero Ohio occidentale, sarebbe stato un po’ da sciocchi non accorgersene. Eppure, nonostante tutti i dubbi e tutti i ma che gli gironzolavano per la testa, una volta posto davanti alla difficile operazione di decidere tra il sì ed il no, Kurt si era ritrovato senza più la possibilità di scegliere. La testa ci aveva provato a farlo ragionare, ma le parole di Blaine gli avevano catturato il cuore, che aveva costretto il suo proprietario a rispondere con quel “Yeah” senza fiato.
E loro lo sapevano perché. Se lo sentivano sotto la pelle, sulle ossa, ogni volta che si toccavano o si guardavano negli occhi. Ogni volta che facevano l’amore, sapevano che era giusto. E Blaine voleva, più di ogni altra cosa, che anche gli altri vedessero in Kurt quello che riusciva a vederci lui. Lo straordinario talento e le grandi capacità che quel ragazzo, quel giovane uomo, racchiudeva in sé.
June Dolloway non riusciva a vedere quelle cose, in Kurt, e per questo Blaine aveva così tanti dubbi, su di lei. Aveva davvero bisogno dell’aiuto di una donna che non era in grado di capire che cosa fosse davvero importante, per quello che voleva diventasse il suo pupillo?
Blaine avrebbe fatto tutto il possibile perché anche lei potesse, un giorno, capire come mai lui riponesse così tanta fiducia e speranze ed amore in Kurt.
Tutti l’avrebbero visto.
Tutti, un giorno, avrebbero visto Kurt risplendere sotto le luci di Broadway, questo Blaine lo sapeva, e lui avrebbe fatto tutto il possibile per realizzare il suo sogno, anche semplicemente restare dietro le quinte a passargli una bottiglietta d’acqua.

«When life takes its own course
Sometimes we just don't get to choose
I'd rather be there next to you
Promise you'll wait for me, wait for me
Wait 'til I'm home»

(Quando la vita segue il suo corso
Certe volte, semplicemente, non abbiamo la possibilità di scegliere
Preferirei essere lì vicino a te
Prometti che mi aspetterai, mi aspetterai
mi aspetterai finché non sarò a casa
)

E questa era una piccola confessione che Blaine doveva ancora fare al suo futuro marito.
Se voleva davvero che tutti i loro sogni si realizzassero, avrebbero dovuto entrambi fare dei sacrifici. Lui era pronto a farli, ma non se questi andavano ad intaccare la sua relazione con Kurt.
Passare delle serate in compagnia di un numero inqualificabile di personaggi famosi, quando avrebbe preferito starsene accoccolato sotto ad una coperta, sul divano, in compagnia dell’altro, faceva parte di quei sacrifici. Trasferirsi in un’altra città, per farsi un nome, anche.
Kurt lo sapeva e ne avevano parlato davvero tanto.
Blaine doveva farlo, doveva allontanarsi il tempo necessario di portarsi sotto le luci della ribalta con le sue sole forze, perché se senza l’altro non potevano sfondare, l’avrebbero fatto come individui separati. Ma mai da soli. Mai.
Le loro scelte, la loro carriera, non avrebbero mai dovuto diventare prioritarie, tra loro, perché -e questo l’avevano concordato- nessuno dei due poteva vivere, senza l’altro.
In futuro avrebbero dovuto dividersi, lo sapevano. Se fossero riusciti a farsi un nome, a diventare famosi, avrebbero dovuto trascorrere periodi di tempo sempre più lunghi, l’uno senza l’altro. Che fosse stata New York, che fosse stata Las Vegas, che fosse stata Londra, Milano o Chicago.
New York era il luogo in cui Kurt avrebbe lavorato, perché davvero Broadway era il suo futuro. Blaine non lo sapeva.
Quello di cui era certo, era che nessuno di quei posti sarebbe mai stato “casa”, perché casa era solo quando lui era con la sua metà.
E si sarebbero aspettati ovunque. Kurt, lì a New York, l’avrebbe sempre aspettato, per tornare, insieme, a casa ogni volta.

«All I have is this feeling inside of me
The only thing I've ever known»

(Tutto ciò che ho è questa sensazione dentro di me
L’unica cosa che ho sempre saputo
)

Gli occhi di Blaine s’incollarono a quelli di Kurt, in quel momento. Perché non c’erano altre parole che avrebbe potuto dirgli, tutto quello che doveva fare era solo mandare alla mente quel momento in cui l’aveva visto scendere le scale della Dalton per la seconda volta. Il discorso che gli aveva fatto quel giorno era sincero e davvero, tutto quello che aveva in mano era solo una speranza.
Non stavano insieme da alcuni mesi ed erano tornati a chiamarsi “il mio ragazzo” solo da poco, eppure Blaine se lo sentiva che era la cosa giusta da fare. Come aveva detto lui, sin dal primo momento in cui l’aveva visto, la sua anima aveva capito qualcosa che la sua mente ed il suo corpo ancora non sapevano. Si completavano l’un l’altro e non aveva alcuna prova per dimostrarlo, se non sé stesso e le sue certezze.
Kurt era la sua certezza, una delle poche cose sulle quali avrebbe mai potuto davvero contare.
C’era stato quel momento in cui aveva dubitato che, a lungo termine, per Kurt sarebbe stato lo stesso, ma era passato. Era sicuro, adesso; sicuro che bastasse un semplice sguardo, tra loro, per comprendersi e per dire che sì, l’altro era l’unico punto fermo e certo nell’universo delle loro vite.

«If only New York wasn't so far away
I will be there every step of the way
When you're scared and alone,
Just know that I'm already home
Just know that I'm already home»

(Se solo New York non fosse così lontana
Io sarò lì, ad accompagnarti lungo la strada
Quando hai paura e sei solo
Sappi semplicemente che sono già a casa
Sappi semplicemente che sono già a casa
)



L’anello al dito di Kurt bruciava quasi fosse stato fatto di fuoco.
Era una promessa e Blaine gliel’aveva fatta. Quell’anello era un simbolo, non di fedeltà ed impegno o un’altra di quelle grandi parole che a tanti piace dire il giorno del loro matrimonio, ma del sostegno e dell’appartenenza che l’uno aveva verso l’altro.
La mano destra di Kurt andò a sovrapporsi alla sinistra, stringendone le dita forte, finché anche le ultime note della canzone non si furono perse nel silenzio che si era andato a creare nel bar.
Quell’anello, il metallo che premeva sulla pelle di Kurt, voleva dire che Blaine ci sarebbe sempre stato. Non avrebbe più perso la via che avevano deciso di percorrere insieme, ma si sarebbero continuati a tenere per mano, che il terreno fosse stato pianeggiante, scosceso, pieno di buche o in una leggera discesa.
Quando partirono gli applausi entusiasti del pubblico, Kurt si alzò in piedi. Voleva correre da lui, ma si sentiva in imbarazzo. Voleva abbracciarlo, saltargli al collo, baciarlo, perché non sapeva che cos’altro avrebbe potuto dire, altrimenti.
Blaine lo conosceva così bene che Kurt era certo non servissero parole, nonostante tutto, ma qualcosa glielo doveva, no?
Aspettò che lui si spostasse dal pianoforte e facesse qualche passo nella sua direzione ed era pronto ad andargli incontro, quando una piccola spinta sulla spalla lo fece immobilizzare di nuovo.
Il frastuono degli applausi, che contornava quel momento come un sottofondo poco interessante, lo rese improvvisamente consapevole delle decine e decine di persone che stavano assistendo alla scena.
Si voltò, Kurt, adocchiando gli individui dietro di lui. Non aveva idea di chi lo avesse spinto, probabilmente per invogliarlo ad andare incontro a Blaine, ma era chiaro che quel piccolo movimento l’avesse completamente mandato nel panico.
Imbarazzo. Puro.
Si ritrovò a ridere, mentre le guance gli si facevano rosse e Blaine, divertito, decideva finalmente di raggiungerlo. Si fermò comunque oltre al tavolo, lasciando a Kurt il compito di aggirarlo e buttarsi tra le sue braccia.
Si strinsero forse, i sorrisi che pian piano scemavano e le loro espressioni che si facevano serie e consapevoli. Non era andata così, l’ultima volta, ma quello era tutto diverso. Le parole di quella canzone rappresentavano un po’ il loro percorso e le loro promesse, e se il resto del bar pensava semplicemente che quella fosse una romantica serenata, si sbagliava di grosso. Perché loro sapevano. Nessuna canzone era mai scelta per caso, tra loro.
Kurt si allontanò un po’ con il viso, fino ad arrivare a posare la fronte sulla sua. Chiuse gli occhi, respirando lentamente.
«Non so… cosa dire…» sussurrò, con una mezza risata.
«Non sai mai cosa dire.» gli fece presente Blaine, e Kurt sollevò la mano destra, dandogli un buffetto sulla guancia ed accompagnandolo, nemmeno un secondo dopo, da un bacio.
La mano rimase lì dov’era sulla guancia di Blaine, mentre Kurt cercava di trasmettere, con quel gesto, quante più emozioni possibile.
Quando si separarono, consci di avere ancora tutti gli occhi dei presenti addosso, Kurt prese un profondo respiro.
«Ti amo, Blaine Anderson. Ed è l'unica cosa che ho sempre saputo.» disse Kurt, con voce ferma, anche se era chiaramente a disagio nell’ammettere quelle cose di fronte a tutte quelle persone. Nessuno avrebbe comunque potuto sentirli, ma non importava, perché c’erano e, nonostante tutto, Kurt aveva deciso di provare ad esternare i suoi sentimenti. Per farlo, poi, aveva anche deciso di richiamare uno dei passi della canzone, cosa che l’altro non aveva mancato di notare.
Blaine, infatti, non resistette ed attaccò di nuovo la sua bocca, facendo partire un altro scroscio di applausi.
«Andiamo a casa…» sussurrò Blaine.
«Hai insistito così tanto per venire qui stasera e vuoi già tornare a casa?» chiese Kurt, malizioso.
Blaine rispose con un debole sorriso, abbassando lo sguardo timidamente.
«Avevo detto “solo per il tempo di una canzone”… era quello che mi serviva per farti capire che ti amo.» aggiunse Blaine.
Kurt pensò che, probabilmente, lui avrebbe invece trascorso tutta la notte a spiegare e far capire, esattamente, quanto amasse Blaine Anderson.


-

E questo è quanto! Spero che vi sia piaciuta e vi siate commossi e messi a piangere come dei vitelli, mwahwahwah! No, scherzo, non voglio farvi piangere, io non me ne rendo conto, giuro ç^ç
Come al solito, vi lascio i miei contatti!
La mia pagina ufficiale su Facebook QUI
Il mio Ask QUI.
Spero che il finale di questa sera ne valga la pena… incrociamo le dita!

Baci, Andy <3
  
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