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Autore: Aching heart    14/05/2014    3 recensioni
Fanfiction sulla long "Grimm - No more happily ever after" di Beauty.
Odile è diventata la Regina delle Nevi, ma suo fratello Mordred la rivuole indietro, e per farlo è disposto anche ad abbandonare il suo piano per diventare re di Camelot. La domanda è: Odile vuole essere salvata?
-Senti come palpita veloce il tuo cuore. [...] Ti piacerebbe se te lo prendessi, se te lo spezzassi? Se lo riducessi ad una poltiglia sanguinante, proprio sotto ai tuoi occhi? Ti piacerebbe se ti squarciassi il petto, e ti strappassi via l’unica cosa che ti tiene in vita? Perché è questo che avete fatto con me, Mordred. Tu che ti senti tanto afflitto per me, vorresti sapere quello che si prova?
Mordred abbandonò ogni paura. La sua mano si posò su quella di Odile, sul proprio cuore.
-Se è questo che vuoi, fallo. Strappamelo, non fa differenza. Il mio cuore ti appartiene.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Incest
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Note: Solo qualche precisazione prima di iniziare. Come ho detto nell'introduzione, questa è una fanfiction della storia Grimm - No more happily ever after diBeauty. Naturalmente ho avuto il suo permesso prima di scriverla. All'interno della storia è presente un solo vero spoiler: Odile diventerà la Regina delle Nevi, tutto il resto, compresa la relazione con Mordred, è da considerarsi conseguenza del what if?.
La situazione della storia è più o meno questa: dopo che Odile è stata scoperta per aver preso il posto di Odette, la ragazza subisce le ire della madre e scappa da Camelot, imbattendosi in Malefica che ne fa la sua allieva. Nel periodo di assenza della sorella, Mordred scopre di esserne innamorato e, adirato con la madre per aver causato la sua fuga, abbandona i loro precedenti piani e parte alla ricerca di Odile, che (come gli ha rivelato Merlino) è diventata la Regina delle Nevi.
Detto questo, buona lettura!
 

Fear not the flame of my love

Il suono dei suoi passi sul pavimento rimbombava nel castello deserto. Mordred si guardava attorno con circospezione, ricordando quel che Merlino gli aveva detto a proposito dei nuovi poteri di Odile. Osservò le alte pareti di ghiaccio che scintillavano, come se un traccia della magia che le avevano create fosse rimasta ancora dentro di loro.
Era piuttosto inquieto. Non aveva incontrato alcun ostacolo: nessun mostro, nessuna guardia, nessuno che gli impedisse di entrare nel castello. Eppure adesso che la Salvatrice era nel Regno delle Favole sua sorella aveva di che temere, vista la sua complicità con Malefica e, di conseguenza, con la Regina Cattiva.
Improvvisamente, Mordred fu investito da una folata di vento.
Mordred…
Sentì una voce chiamarlo per nome, ma non vide nessuno. In guardia, estrasse la spada dal fodero.
-Chi ha parlato? – esordì minaccioso.
Una fredda risata riecheggiò cristallina in tutto l’ambiente, ma ancora il cavaliere non riuscì a vedere nessuno.
Mordred, è la Regina delle Nevi che vuoi minacciare?
Una nuova ventata fredda lo colpì, ma stavolta Mordred vide davanti a sé della neve che vorticava, anche se non avrebbe saputo dire da dove fosse venuta. I fiocchi candidi volteggiarono in un ammasso informe, finché non formarono quello che sembrava il volto di una giovane donna. Ma fu solo un attimo, poi la figura svanì e, mentre la risata argentina tornava a farsi sentire, il vortice investì Mordred. Il cavaliere avvertì un dolore acuto all’occhio destro, come se un frammento di ghiaccio vi fosse entrato, e poi sentì il dolore e un freddo nuovo penetrare in lui, fino al cuore, e cadde in ginocchio.
Non fa male, Mordred, quando il freddo ti entra dentro?, disse sibillina la voce, ma stavolta lui la riconobbe.
-Odile! – chiamò, sperando che lei giungesse e ponesse fine al suo dolore.
Adesso sono io che ti abbandono quando hai più bisogno di me, fratello.
I fiocchi di neve si allontanarono da lui vorticando nell’aria immobile, lasciandolo solo nel freddo corridoio.
-No, aspetta, Odile!
Facendosi forza si rimise in piedi, mentre la spada giaceva dimenticata a terra, e inseguì disperatamente la scia di neve. Corse per sale e corridoi, combattendo contro il suo malessere, finché non si accasciò sfinito sulla colonna dell’arco che dava sulla sala del trono. Ansimante per la corsa e per il dolore che gli attanagliava il petto, Mordred vide i fiocchi di neve danzare per formare la figura di una donna, finché non assunse fattezze umane. Mordred non aveva dubbi: era la Regina delle Nevi. Era Odile, che si sedette sul suo trono a guardarlo mentre soffriva.
Come io tante volte ho guardato te soffrire senza fare nulla per aiutarti, pensò con dolore.
Mordred si impose di raggiungerla, e alla fine cadde in ginocchio ai suoi piedi, proprio di fronte al trono rialzato.
-Quale inaspettata sorpresa, fratello. Pensavo ti fossi dimenticato che esistessi, e invece sei perfino giunto fin qui.
Ogni parola di Odile, tanto quelle che gli aveva appena rivolto quanto quelle che gli aveva riservato prima, era un’accusa nei suoi confronti. E aveva maledettamente ragione.
Mordred, prostrato, strinse i pugni al ricordo di quanto fosse stato stronzo in passato. Completamente assorbito dalla sua ambizione, inebriato dalle attenzioni e dagli intrighi di sua madre e dalla testardaggine e dalla bellezza di Odette, non si era mai curato di sua sorella, la sua dolce, piccola, timida sorellina, sempre rimasta nell’ombra sua e di Morgana. Odile era stata una presenza fissa nella sua vita, fin dall’infanzia, ma in fondo non l’aveva mai capita, non si era mai sforzato di farlo. Non aveva mai saputo chi era. Odile l’impiastro, il brutto anatroccolo, sì, ma poi? Dentro, cosa aveva? Non si era mai dato pena di scoprirlo, perché lei era sempre lì, cresciuta nelle ombre e destinata a rimanerci, mentre lui era occupato con il piano di sua madre, con gli allenamenti da cavaliere o con qualche ragazza.
Le poche volte in cui le lacrime di sua sorella riuscivano a smuovere qualcosa dentro di lui, si diceva: “C’è tempo per sistemare le cose con lei, Odile ci sarà sempre, c’è sempre stata”. Ma quando al ballo l’aveva vista scendere da quella scalinata, sinuosa e sensuale, vestita da cigno nero, e il suo cuore aveva ceduto un attimo, e quando l’aveva vista ballare con Lancillotto, allora aveva capito che era troppo tardi e che di tempo, in fondo, non ce n’era mai stato.
La piccola Odile, la fragile Odile, che aveva architettato quel piano, all’insaputa di tutti. Inesperta Odile, sciocca Odile, che si era lasciata scoprire dopo neanche venti minuti.
Dentro di lui aveva pensato che, in fondo, buon sangue non mente, e che sua sorella era la degna figlia di Morgana, e sua madre avrebbe potuto fare grandi cose con lei, se solo non fosse stata così cieca.
Se tu non fossi stato così cieco, si era detto. Perché  Odile, quella sera, aveva riacceso qualcosa in lui. E adesso aveva un nome il tormento che provava quando Odile provava a civettare con quell’imbecille di Lancillotto, sensazione che aveva etichettato come semplice fastidio per il fatto che sua sorella si mettesse in ridicolo davanti agli altri cavalieri. E adesso capiva cos’era di Odette che non riusciva a sopportare, pur essendo bella e selvaggia. E adesso vedeva quanto l’indifferenza sua e di sua madre avessero fatto del male a quel povero brutto anatroccolo che aveva finalmente dispiegato le sue ali nere di cigno. Ali appena aperte e già costrette a richiudersi. Ali appena nate e già recise.
Quella sera, mentre Morgana sfogava la sua rabbia su Odile, avrebbe dovuto prendere le difese di sua sorella. Ci aveva provato, non bene, e alla fine il tentativo era andato a morire vergognosamente. Perché, se provava a difendere Odile, non era per affetto fraterno. Era per un marasma caldo in fondo allo stomaco, era per la confusione che provava alla sua vista, come se non l’avesse mai guardata davvero, era per il sangue che gli scorreva nelle vene come piombo fuso, era per quell’insieme di sensazioni a cui non aveva il coraggio di dare un nome. E Mordred, che in tutta la sua vita aveva sempre esibito un’incorruttibile faccia di bronzo, provò per la prima volta vergogna per se stesso. Come poteva provare tanto per lei? Con che coraggio l’avrebbe guardata in faccia, da quel momento? Come avrebbe sopportato i giorni seguenti, se bramava la sua stessa sorella, che era innamorata di un altro? Già al solo pensiero di Lancillotto sentiva la rabbia invaderlo, se poi ripensava a sua sorella che si stringeva a lui durante il ballo, si riprometteva che lo avrebbe scuoiato con le sue stesse mani.
Ma qualunque cosa pensasse sarebbe successa, non avrebbe mai immaginato che le cose sarebbero andate come poi erano andate: Odile era scomparsa e, come aveva appreso da Merlino, aveva appreso le arti magiche da Malefica ed era diventata la Regina delle Nevi.
Ancora sentava a crederci. Non riusciva a conciliare l’immagine della sua fragile e tenera sorellina con l’algida e spietata Regina delle Nevi, che adesso sembrava godere del suo dolore.
-Odile…ti prego… ferma questo dolore…
Inaspettatamente, lei esaudì la sua preghiera. Appena il freddo si ritirò, Mordred sentì un piacevole calore invadergli il petto, risanandolo.
-Come vedi, fratello, sono alquanto magnanima. I miei Aghi della Solitudine ti avrebbero ucciso se non li avessi rimossi, ma in realtà la tua morte non mi sarebbe stata in alcun modo utile. Ora dimmi, cosa sei venuto a fare qui?
Il cavaliere si rialzò in piedi, e guardò sua sorella negli occhi.
-Sono venuto per riportarti indietro.
-E su ordine di chi l’avresti fatto? No, lasciami indovinare. Nostra madre non sopporta che io ostacoli i suoi piani e ti ha mandato a cercare di convertirmi, come una madre manda il fratello maggiore a portare a casa la sorellina prima che combini altri danni. Non è così?
-No, non lo è. Sono venuto qui di mia iniziativa, per te. Torna a casa con me, Odile.
-Casa, Mordred? E quale sarebbe? Camelot, forse? - chiese in tono sarcastico e freddo la Regina delle Nevi.
-Ovunque tu voglia, ma ti prego, ritorna in te. Tu non sei questa.
-E cosa ne sai di chi sono io, fratello? - rise algida, scendendo i gradini che separavano il suo trono di ghiaccio dal resto della sala, e incominciò a girargli intorno. – Hai mai sprecato un attimo del tuo prezioso tempo per venire a parlarmi? Ti sei mai scostato dalle attenzioni di nostra madre per rivolgermi un'occhiata che non fosse di rimprovero, o di scherno? Ti sei mai degnato di chiederti cosa provassi, di cosa avessi bisogno, se fossi felice, mentre rincorrevi le sottane di Odette?
Quando giunse dietro di lui, appoggiò il mento alla sua spalla e gli sussurrò all’orecchio: - Hai mai visto l’oscurità nel mio cuore? L’hai mai visto l’odio nei miei occhi quando vi guardavo? Tu non sai niente di me!
Mordred si voltò di scatto verso di lei, facendola ritrarre.
-So più di quanto credi, Odile – le disse accorato. – So che non sei il mostro che vuoi far credere e che quella che indossi adesso è solo una maschera. So che hai amato tanto chi non meritava il tuo amore, e che hai sofferto per colpa di una madre che non ti apprezzava e di un fratello troppo stupido e cieco per rendersi conto di quanto tenesse a te. E so che hai un animo gentile e fragile che ha ricevuto troppe delusioni e per questo si è isolato nel ghiaccio, per non soffrire più, per non amare più.
Odile serrò la mascella, i suoi occhi sembrarono sprizzare stille di ghiaccio puro.
-Ti sbagli, Mordred, io non sono più così. Quella Odile è morta ormai, e non la riporterai indietro. Nessuno ci riuscirà. Ero una patetica ragazzina che credeva che l’amore fosse la cosa più preziosa del mondo, piena di sciocche idee su cavalieri e romanticismo. Ero una fragile statuina di cristallo, scheggiata un milione di volte, pronta a rompersi alla minima pressione, ma adesso sono solido ghiaccio, eterno, infrangibile. Neanche tu ci riuscirai più, a spezzarmi.
-Io non voglio spezzarti, non voglio che nessuno la faccia mai più. Voglio solo che torni ad essere quella che eri, e che torni da me.
Una gelida, amara risata si fece strada nella gola di Odile.
-Tornare da te? E quando mai ti è importato di me, della povera, patetica piccola Odile? Cosa c’è, Mordred, improvvisamente la tua coscienza è resuscitata? Il grande Mordred adesso ha dei sentimenti? Oh, che cosa terribile.
La Regina delle Nevi fece un ulteriore passo avanti. La vicinanza inebriava lui ed esaltava lei. Non si era accorta di tutto il sentimento che stava mettendo in quelle parole, lei che si dichiarava ora fredda come il ghiaccio.
Lentamente posò una mano sul petto di Mordred, in corrispondenza del cuore. I battiti, sempre più frequenti, risuonavano nelle sue orecchie risultando quasi assordanti.
-Senti come palpita veloce il tuo cuore – disse Odile in tono soave. Ma poi il suo sguardo si fece spietato, le dita afferrarono il tessuto della veste e si richiusero sul petto come se fossero artigli, pronti a strappargli il cuore. – Ti piacerebbe se te lo prendessi, se te lo spezzassi? Se lo riducessi ad una poltiglia sanguinante, proprio sotto ai tuoi occhi? Ti piacerebbe se ti squarciassi il petto, e ti strappassi via l’unica cosa che ti tiene in vita? Perché è questo che avete fatto con me, Mordred. Tu che ti senti tanto afflitto per me, vorresti sapere quello che si prova?
Mordred abbandonò ogni paura. La sua mano si posò su quella di Odile, sul proprio cuore.
-Se è questo che vuoi, fallo. Strappamelo, non fa differenza. Il mio cuore ti appartiene.
Lo sentì, il brivido che scosse Odile a quelle parole. Bastò quello. Bastò sentire la sua presa sui vestiti, il suo respiro gelido sul collo e il tremore delle sue mani. Bastò guardare una volta le sue labbra, e poi alzare lo sguardo sui suoi occhi rendersi conto che lei aveva fatto lo stesso. Bastarono quei pochi attimi, e Mordred perse il controllo. La strinse a sé e senza darle il tempo di reagire si avventò sulle sua labbra e le baciò, mentre con una mano stringeva i suoi morbidi ricci castani, come aveva agognato di fare per tanto tempo. Odile non fece nulla. Solo quando la mano del fratello scese sul suo fianco sembrò tornare in sé, e spinse via Mordred.
Suo fratello aveva il respiro ansante e gli occhi spiritati, ma anche lei era in quelle condizioni. Gli occhi erano sbarrati, increduli per quel che era successo, e la bocca dischiusa recava i segni di quel bacio. La Regina delle Nevi passò le dita sulle labbra, come a voler cancellare l’impronta di quelle di Mordred… o a volerla conservare.
Quella volta fu Odile ad avventarsi su Mordred, priva di qualsiasi scrupolo o rimorso. Lei lo voleva, lui le apparteneva. Suo fratello fu veloce a stringerla nuovamente fra le sue braccia impazienti mentre le sue labbra la reclamavano. Il bacio questa volta fu famelico, passionale, consapevole da entrambe le parti.
Mordred non era dolce, non era delicato, tutto in lui era fuoco, tempesta, fulmini, e Odile non era più tanto fragile da non poter sopportare tutto questo. Quei baci avevano il sapore di tutto il tempo che avevano perso, del male che si erano fatti, della mancanza che avevano sentito l’uno dell’altra, delle cose non dette, di quelle mai volute affrontare, guardare in faccia. Mordred non aveva pace, vagava per tutto il corpo di Odile con le sue mani vogliose, per legarla per sempre a sé, come se non credesse che quello che stava accadendo fosse possibile, come se avesse paura che lei sarebbe scomparsa da un momento all’altro. Ma Odile non se ne sarebbe andata, non più.
Il cavaliere scese piano a baciarle il collo, mentre Odile si aggrappava alle sue spalle. Poi, improvvisamente, Mordred la sollevò fra le sue braccia e la condusse verso il trono, dove si sedette, lasciando che la sorella si mettesse a cavalcioni su di lui, mentre le sue mani strisciavano sotto il candido vestito, andando ad accarezzare ogni centimetro di pelle che riuscivano a raggiungere. Odile non lasciava mai che le loro bocche rimanessero separate troppo a lungo, mentre impaziente slacciava la camicia del cavaliere, animata dalla stessa frenesia di suo fratello, che a volte abbandonava le labbra di Odile per dedicarsi al suo collo niveo, un vero collo da cigno.
Da quel momento, non ci fu più posto per Morgana, per Odette, Lancillotto o per chiunque altro li avesse separati in passato. Da quel momento, ci furono solo loro due.

***

-Cosa ha significato questa notte per te?
La domanda colse Odile impreparata.
Lo aveva lasciato dormire nel suo letto, accanto a lei, cosa che non aveva permesso a nessuno dei suoi amanti. Lui questo non poteva saperlo, ma per lei aveva un significato ben preciso.
Non rispose nulla, e rimase immobile con le spalle voltate verso di lui, sdraiata su un fianco. Non ebbe cuore, tuttavia, di sottrarsi al dolce abbraccio in cui era stata avvolta per tutto il suo sonno, fino al suo risveglio.
Fu Mordred a reagire. Sì puntellò su un braccio per alzarsi e la obbligò a voltarsi per guardarlo negli occhi, mentre la sovrastava.
-Odile, cosa ha significato tutto questo per te?
Lei di nuovo non rispose ma, con tutta la calma del mondo, si liberò della presa del fratello e si alzò dal letto. Coprì il suo corpo con una candida quanto provocante sottoveste e, senza nemmeno voltarsi indietro, diede a Mordred la sua risposta.
-Cosa vuoi che abbia significato? Nulla più delle tue vuote promesse di non abbandonarmi, quando eravamo bambini – disse, lapidaria.
Non volle vedere il dolore che sperava le sue parole avessero provocato nel fratello, ma si rifugiò nel freddo e nella solitudine della sua ampia balconata di ghiaccio.
Mordred rimase da solo nel letto, nella stessa posizione in cui Odile l’aveva lasciato. Senza che potesse fermarlo, un piccolo sorriso si disegnò sulle sue labbra.
Ingenua Odile. Una vita che avevano vissuto insieme, e ancora credeva che lui non riuscisse a capire quando diceva una bugia. Ma stavolta non avrebbe commesso lo stesso errore. Non l’avrebbe più abbandonata, mai più, e se anche fosse stato troppo tardi, avrebbe comunque lottato contro il tempo per riavere indietro la sua piccola Odile.
E se anche adesso il tuo cuore è circondato da una fortezza di ghiaccio, io ti prometto che la scioglierò, mia Regina.
   
 
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