BOULEVARD
ISTINTO
I walk
this empty street
On the
Boulevard of broken dreams
Were the
city sleeps
And I’m
the only one and I walk alone
[Boulevard
of broken dreams – Green Day]
Percorreva
una stradina laterale, laggiù, negli sporchi bassifondi della Londra babbana.
Quando
Voldemort aveva dato inizio alla sua spietata crociata, la metropoli era stata
devastata; in meno di 10 anni la realtà, la sua stessa vita, erano
caduti, lasciando il posto a cenere e rovine.
Dopo due
anni di sanguinose lotte, l’Oscuro Signore era scomparso definitivamente e il
mondo magico si era scordato di un giovane adepto, marchiato nell’animo ma non
sulla pelle, mai finito ad Azkaban.
Del
resto, chi avrebbe dovuto preoccuparsi di o per lui?
Aveva
provato a rifarsi una vita, un’esistenza sozza e miserevole, d’accordo, ma pur
sempre quasi onesta. E poi… poi aveva incontrato lei.
Una nuova
ondata di sangue uscì con forza dalle sue labbra, costringendolo a tornare con
i piedi per terra.
Percepiva
in gola il palpitare incostante del cuore, aveva bisogno di una dose,
immediatamente, se non voleva rischiare una nuova crisi..
Giunto al limite, franò su alcuni bidoni dell’immondizia.
Le
pupille si dilatarono, sino ad inghiottire le iridi grigie, divenute ormai da anni vacue e spente.
Persino
il pallido tremore lunare irritava la sua vista, brucianti gocce perlacee
scesero sul viso scavato, andando a morire sulla sudicia serpe smeraldo,
ricordo di un’agiata e tutto sommato felice vita passata.
Faticosamente
si raddrizzò, mancava poco, dietro l’angolo c’era la salvezza, cento metri e
quell’agonia sarebbe cessata, per una notte, una sola
notte, avrebbe potuto dormire sereno.
Ma
quella tenue candela di speranza morì quando percepì le vertebre fremere
violente, cozzare le une contro le altre, distendersi ed arcuarsi.
Cadde
carponi. Di nuovo.
I lunghi
capelli biondi strisciarono al suolo, la pelle della schiena s’increspò come
acqua e la spina dorsale si sollevò come una catena montuosa.
Preda
della sofferenza, si piegò sulle mani, inchinandosi alla luna.
Le ossa
uscirono e rientrarono dai muscoli, che si agitavano serpentini fuori dalle carni, mentre una fitta pelliccia color miele
scuro spuntava, ricoprendo il suo giovane corpo.
Non
provava più dolore. La sofferenza aveva lasciato il posto a qualcosa di più
invitante e letale.
Ora aveva fame, desiderava carne fresca, rossa e succosa. E se la
sarebbe procurata, in un modo o in un altro.
Il
licantropo alzò il muso al cielo ed ululò la sua rabbia e la sua gioia, poi,
ringhiando, sparì nella notte, verso l’aperta campagna.
***
-Cavolo,cavolo,cavolo!- la giovane non faceva che imprecare la sua
frustrazione.
Ma guarda
te se proprio sta sera il capo mi doveva trattenere per recuperare quelle tre
orette che ho saltato la settimana scorsa. Dico io, ma
non poteva aspettare domani?
E
invece no! Il signorotto aveva altro da fare domattina, per occuparsi di una apprendista.
Si lanciò
in una buffa ma quanto mai realistica imitazione di Gustav Elkinson, il borioso
supervisore della sezione Alchimie Proibite e Pozioni Regolamentari del
Ministero della Magia inglese.
Al
termine della sfuriata, la graziosa rossa comodamente seduta in un appartamento
a Hogsmeade, non poté esimersi dallo scoppiare in una sonora risata –Via, Luna!
Fatti coraggio, ancora qualche mese e il Sorcio se ne andrà
in pensione! Devi solo pazientare ancora un poco.
-La fai
facile tu! Quella sorga obesa si diverte troppo a
torturare me e Corner, vedrai che troverà qualche scusa per ritardare. Posso
solo sperare che tutti gli Zuccotti di Zucca che si trangugia in ufficio gli
facciano saltare le coronarie. Già- concluse sognante-
sarebbe la soluzione perfetta.
Alzò il
viso pallido verso la luna, che avvolta in una
dorata foschia pareva illuminarle la strada verso la casa.
-Vabbè,
ci vediamo domani, Gin-
-Okay,
stesso posto stessa ora?-
-No
domani ho un doppio turno, devo fermarmi per alcuni
accertamenti sulla nuova versione della pozione Anti-Lupo. Sai, pare che
presenti alcuni effetti collaterali, ma dobbiamo ancora scoprirne le cause.
-Allora…ho
trovato! Ci vediamo davanti alla gelateria di Florian Fortebraccio alle nove
domani sera. Magari mi puoi accompagnare un po’ in giro, sai, pare che abbiano
aperto dei nuovi negozi di vestiti non troppo costosi e…ma mi stai ascoltando?-
Luna
sussultò appena, tornando improvvisamente alla realtà, in quella sperduta
campagna di grano e papaveri, al telefono con la sua migliore amica..
-Oh
scusa, mi sono persa nei miei meandri, come dici tu! – Abbozzò una risata, che
però subito si spense.
Fu appena
un fruscio, un silenzioso respiro nell’immota distesa dormiente
-Scusa
Ginevra, ma ti devo lasciare, sono molto stanca. -
-Buonanotte.
–
-Un bacio
anche a te Gin. –
Era lì.
Per lei.
Ebbe
appena il tempo di estrarre la bacchetta e di lanciare un incantesimo di
protezione, prima che la mostruosità le saltasse alla giugulare..
***
Una
falcata dopo l’altra, sentiva il cuore accelerare i battiti, mentre i suoi più
reconditi istinti già banchettavano sul suo cadavere.
Sete di
sangue.
Fame.
Solo
questo contava, solo la morte albergava nella mente
distorta della creatura.
Non
emozioni umane.
Non
sentimenti complessi.
Solo.
Tanta. Fame.
Il
licantropo si arrestò appena in tempo dietro ad un faggio morto, al limitare
del boschetto di latifoglie.
Osservò
la sua preda gesticolare animatamente con qualcuno che non riusciva a scorgere.
Presto
avrebbe posto fine a quella vita, straziandone a fondo animo e corpo.
Doveva
solo pazientare.
Levò il
muso dorato a quei freddi astri che un tempo aveva desiderato poter capire, ma
che ora lo guardavano beffardi dall’alto.
Il
momento era infine giunto. La battaglia aveva inizio.
Spostò
una zampa innanzi a sé, leccandosi i baffi con la punta della lingua rugosa,
mentre la bava gli colava senza controllo fuori dalle
mascelle contratte in un ghigno di animalesca vittoria.
Dava
sempre per scontata la sua superiorità, lui. Mai dare le cose per scontate. La
sua metà umana l’aveva pagato a caro prezzo.
Sotto il
suo peso le secche foglie autunnali scricchiolarono e
si ruppero, generando un debole mormorio che alle orecchie della bestia
suonarono al pari di disperate grida d’aiuto.
Sentì Lei
tendersi appena.
Snella
gazzella accortasi della rete.
Non c’era
più tempo.
Ringhiando
e sbavando le saltò addosso, infrangendo un frettoloso incantesimo.
Portò
indietro il muso ed aprì le fauci alle stelle, sfidandole beffardo.
Le forti
zanne pronte a colpire, tuffò il muso nel corpo sotto di sé.
-
STUPEFICIUM! -
Cadde a
terra senza un lamento, sprofondando in un gelido abbraccio.
***
Luna
dovette ringraziare il suo sesto senso e le poche nozioni da Auror che Ron le aveva insegnato, sicuro com’era che non fosse in grado di
difendersi.
Quando il
licantropo le si avvinghiò al corpo, atterrandola
senza mezze misure con la sua struttura massiccia, la giovane fece velocemente
passare la bacchetta sotto il corpo della belva, poi, mentre il lupo snudava i
denti affilati come rasoi, colpì.
La
giovane pozionista si congratulò con se stessa per il suo sangue freddo. Si
disse che Harry sarebbe stato molto fiero di lei.
- Harry…-
ricacciando indietro le lacrime che ancora minacciavano di sopraffarla dopo
così tanto tempo alla sua scomparsa, Luna chinò lo sguardo sull’animale.
Aveva una
folta pelliccia ambrata, morbida e lunga. Gli artigli color avorio, ancora
sfoderati in posizione d’attacco, davano alla creatura un’apparenza fiera e
decisa, ma anche crudele e feroce.
-Devo
chiamare il 789 ed avvisare della sua esistenza, eppure… - Si sforzò di non
completare quel pensiero, che agile le si era infilato
nella coscienza, risvegliato da una inclinazione ai guai e alle mostruosità
straordinariamente sviluppato.
Le
tornarono alla mente le tante avventure, le incursioni e le punizioni che aveva
passato da quando aveva conosciuto Harry e gli altri, una grigia mattina
sull’Espresso, all’inizio del quarto anno suo e di Ginevra.
Una volta
che la sua rossa amica aveva abbandonato la timidezza, si erano scatenate.
Rise
tristemente al pensiero della fughe da Gazza, delle
nottate passate nel Reparto Proibito. Avevano perfino organizzato una party clandestino nella Stamberga Strillante il sesto
anno.
Tornando
verso il lupo, per la prima volta si rese conto che sotto l’animale, i nascondeva
un essere umano.
-Strano-
pensò turbata – è dalla seconda guerra che i licantropi non sono più considerati controllabili, nemmeno io li considero più tali,
eppure lui…è diverso-
Quando
aveva sedici anni, circa a metà della guerra, i lupi mannari avevano deciso di
allearsi con l’Oscuro Signore, che, come ai Dissennatori, gli aveva promesso
rispetto e prede appetitose. Se poi qualche animale, una
volta tornato uomo, avesse riconosciuto la realtà per quella che era… beh,
peggio per lui. Così era stato per Remus Lupin e per alcuni altri.
Da allora
ogni licantropo era costantemente sorvegliato e tollerato finché uomo.
In fin
dei conti non avevano commesso alcun crimine, ma al plenilunio i cacciatori
entravano in azione, ed ogni mago che per caso avesse
intravisto o perfino abbattuto un licantropo era obbligato ad informarne
le autorità competenti.
-Ma-
rifletté Luna ironicamente – quando mai Lunatica Lovegood ha
fatto qualcosa di sensato?-
Infischiandosene
del pericolo e della legge, si trascinò l’uomo-lupo fino a casa.
***
Ginevra
Weasley era preoccupata. Mai una volta Luna l’aveva congedata così bruscamente.
Solitamente era lei che doveva convincerla a posare la cornetta o a togliere la
testa color limone dal camino.
E poi
il suo sesto senso le diceva che c’era qualcosa che non andava.
-Ora
basta!- s’impose Ginny - la devo smettere di agitarmi per ogni sua minima
stranezza. Era semplicemente stanca. Probabilmente a quest’ora starà già dormendo.
Afferrò
lo “Spegnino”, spense le luci e se ne andò a letto. Avrebbe visto Luna la
sera successiva, non c’era nulla di cui preoccuparsi.
+++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++
Nuovo
esperimento letterario.
Fa
schifo?
Sybelle.