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Autore: Pennino    28/07/2008    3 recensioni
piccolo scorcio di vita quotidiana...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era sera,la pioggia scrosciava incessante contro i vetri coperti da allegre tendine colorate.
I due bambini aspettavano impazienti,  sotto le coperte tirate su solo a metà, che il padre andasse ad augurar loro, con il solito bacio sulla fronte, la buonanotte.
L'uomo era ancora in cucina ad aiutare sua moglie a riordinare la stanza dopo la cena, ma presto, questione di minuti, sarebbe salito a svolgere il compito più appagante della giornata.
Mentre svolgeva il tutto, guardò l'orologio appeso al muro: nei suoi occhi non c'era impazienza,ma solo serenità e un po' di stanchezza per la dura giornata di lavoro.E l'orologio segnava già le 21,30!
Posò per un attimo lo sguardo sulla giovane donna intenta a d indossare il grembiule per lavare i piatti, le sorrise e le disse semplicemente “Vado..”. Lei sorrise a sua volta, in un tacito consenso, dirigendosi, tranquilla verso il lavello.

Il passo dell'uomo era pesante sulle scale, inconfondibile! Tanto familiare che i due bambini lo avrebbero riconosciuto tra mille!
Egli si affacciò all'interno della cameretta e osservò i bambini che lo aspettavano trepidanti.
“Papà!” dissero all'unisono,con la vocetta squillante, allegra,affatto assonnata.
L'uomo sorrise amorevolmente: “Bambini, su! a nanna! è già tardi..” disse con quella sua voce profonda e calda.
“Ma papà...” Cominciò il primo, “Noi non abbiamo sonno!” continuò la seconda, poi, balzando entrambi a sedere, cinguettarono allegri e speranzosi: “Ci racconti una storia?”
L'uomo trasse un profondo sospiro. Ogni sera si ripeteva la stessa scena. Era il loro piccolo rito prima di addormentarsi e, per lui, era quello il momento della giornata che rendeva a vita degna di essere vissuta!
“Volete che vi racconti una storia, bambini?", disse con aria falsamente sconsolata, ma ammiccando a entrambi. “mmm...ma è tardi...non so...”
“Dai, papà! Una piccolina, ti prego!!”
dissero entrambi, allungando ad arte le loro vocette su quel “ti prego”, per renderlo ancora più supplichevole.
L'uomo, che nel frattempo li aveva fatti sdraiare di nuovo e che con estrema dolcezza aveva rimboccato loro le coperte,  smise di opporre resistenza alle insistenze dei due bambini, prese la poltroncina ai piedi del letto e la avvicinò, in modo da essere vicino ai visini dei bambini. Vi si sedette e, tenendo tra le proprie le manine di entrambi, cominciò a raccontare. La voce profonda, modulata dolcemente, aveva l'effetto di una nenia sui due.
“C'era una volta...tanto, tanto tempo fa, un bambino..” “Un bambino? e quanti anni aveva, papà?” chiese la femminuccia. Il padre le sorrise e le accarezzò dolcemente i morbidi capelli castani “Aveva la tua età, 7 anni.” “E come si chiamava, papà?” Chiese il fratellino. L'uomo lo guardò con una strana espressione assorta, poi rispose: “Conan..” . Il piccolo sgranò gli occhioni blu ed esclamò: “Ma io mi chiamo Conan! ...si chiamava come me!”
“Già..” mormorò il padre, scompigliandogli affettuosamente i capelli neri, di per sé ribelli. Lo sguardo però era assente, perso in ricordi lontani. Evidentemente era rimasto per troppo tempo in silenzio, perchè la piccola, impaziente di sentirlo continuare,  gli tirò la manica della camicia e lo guardò con aria interrogativa.
L'uomo si scosse e riprese: “Dove eravamo rimasti, bambini?” chiese per recuperare i pensieri. ”Ad un bambino di nome Conan!” dissero entrambi, con quelle loro vocette acute.
 “Si, allora..C'era una volta, in un piccolo distretto di Tokyo chiamato Beika, un bambino di nome Conan. Dovete sapere, bambini, che Conan era un bambino speciale!”
“E perchè, papà? Che aveva di speciale?” chiese la piccola, la voce cominciava già ad essere più lieve, più assonnata. “Perchè? Oh, il piccolo Conan era speciale perchè aveva subito una magia!”
“Una magia?” chiesero in coro i bambini che, come sempre, pendevano letteralmente dalle sue labbra. L'uomo sorrise quel suo sorriso caldo e paterno e, intanto, continuava a stringere tra le sue, le manine, calde, dei suoi due bambini.
“Si, una magia! Il piccolo Conan, in realtà, era un ragazzo tornato bambino!”
“Davvero?!” fecero i fratellini ad una sola voce, sempre più presi dall'oblio della narrazione e dalla voce tranquillizzante e catalizzatrice del padre, gli occhietti sempre più pesanti... “Continua, papà!” Disse il maschietto, stringendo a se con il braccio sinistro l'orsacchiotto che era il compagno delle sue notti e aprendo, nel frattempo, la bocca in un largo sbadiglio.
“Allora...dove eravamo rimasti? Ah, si! Il piccolo Conan aveva una grande passione: amava tanto Sherlock Holmes! E come lui, da grande, voleva fare il detective!”, “proprio come te, papà!” Disse la piccola che ormai ascoltava soltanto perchè non riusciva più a tenere gli occhi aperti. L'uomo le sorrise e continuò: ”Si, proprio come me...e amava anche giocare al pallone! Un giorno, mentre passeggiava nel parco insieme ai suoi quattro amichetti, si imbattè in...”
Ma a quel punto, i bambini dormivano già serenamente e profondamente. Era inutile continuare. Si alzò lentamente per non fare rumore e si avvicinò prima all'uno, poi all'altra per dare ad ognuno un leggero bacio sulla fronte, rimboccò loro delicatamente le coperte, spense l'abatjour e si chiuse piano la porta alle spalle.
Si diresse poi verso il salotto dove, semisdraiata sul divano e con un libro in mano, lo aspettava la sua donna. Lei alzò lo sguardo e gli sorrise, lui le porse una mano per aiutarla ad alzarsi e le disse piano: “Andiamo di sopra, Ran?”  Lei accettò l'aiuto e, insieme, tenendosi per mano, andarono in camera da letto.
  
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