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Autore: berlinene    28/07/2008    11 recensioni
Colgo l'occasione del Pannolini!Challenge per inserire la mia prima FF su EFP.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Da bravi bambini dite ciao al vostro nuovo amichetto. E tu salutali, Benjamin, non fare il timido”.
“ ‘ao…” borbottò il bambino aprendo a malapena la bocca, lo sguardo fisso sul piedino che disegnava sul pavimento cerchi immaginari.
“Guarda, Johnny e Paul stanno giocando a palla,” proseguì la maestra, “va’ con loro”. Lo sospinse delicatamente verso due bambini dall’aria sorridente.
Benji non era per niente convinto. Aveva desiderato tanto avere compagnia, ma quell’asilo era decisamente troppo affollato per i suoi gusti. Si guardò intorno atterrito: mai visti tanti bambini tutti insieme…
“Ciao, Bambino Nuovo, io sono Johnny,” disse uno dei due, “vuoi giocare con me?”
Benji lo squadrò con aria critica. Poi un sorrisetto furbo gli increspò le labbra quando notò il culetto imbottito di Johnny.
“Porti ancora il pannolino! Io non lo porto più da due mesi” fece saccente sventolando le dita messe a V.
“Io sì” rispose Johnny e si allontanò sconsolato.
Benji si mise a girare un po’ per l’asilo. Notò che praticamente tutti i bambini portavano ancora il pannolino. Era ancora lui il migliore.
Alla fine si mise a giocare con un bimbetto piccolino e molto vivace, un certo Jack. Giocarono per un po’ a calcio. Benji si allenava sempre ed era bravissimo, lo sapeva.
A un certo punto iniziò a scappargli.
A casa, a questo punto, avrebbe chiamato la tata: lei lo avrebbe preso in braccio, portato nel bagno più vicino, appoggiato sul water e tenuto per le mani finché non finiva. Poi gli avrebbe lavato il culetto.
Ma ora la tata non c’era!
Gli passò vicino una bambina. Una femmina come la tata! Lei avrebbe saputo cosa fare.
La tirò per la manica e gli disse:
“Mi scappa la cacca”.
Lei lo guardò sorpresa e disse semplicemente: “Falla. E poi chiedi alla maestra di cambiarti”.
Anche la bambina aveva il pannolino. Benji era disperato e la situazione si stava facendo critica. Però la bambina aveva detto qualcosa di interessante: come aveva fatto a non pensarci prima? La maestra!
Ma dov’era? Benji si mise a correre, cosa che influiva assai negativamente sul suo stato attuale. Gli faceva malissimo il pancino. Alla fine scorse la maestra.
Era impegnata a consolare Johnny che non la smetteva di piangere e continuava a ripetere che il Bambino Nuovo lo aveva preso in giro. La avvicinò e cercò di attirare la sua attenzione.
"Maestra..."
"Eccoti qua, Benjamin, sei un bambino cattivo cattivo".
"Maestra..."
"Perché hai detto quelle brutte cose a Johnny, eh? Lui voleva solo fare amicizia..."
"Maestra..."
"Da bravo, ora chiedigli scusa".
"Maestra..."
"Fate la pace, dai".
"MAESTRA..."
"Benjamin, smettila di chiamarmi e ascolta quello che dico e... ma.... tesoro, ti senti male? Sei tutto rosso".
"Maestra" disse Benji tenendosi la pancia, ormai con le lacrime agli occhi. "Mi scappa..."
Troppo tardi. Non ce l'aveva fatta. Non era riuscito a trattenerla. Sentì un calore diffondersi fra le sue parti basse e scorrere giù lungo le gambe, fuori dai pantaloncini corti, fino nelle scarpe. Una sensazione orribile. E anche l'odore non era dei migliori.
Tutti i bambini, compreso Johnny, ridevano e lo indicavano.
Anche la maestra si tratteneva a stento. Lo prese per le ascelle e, tenendolo sollevato a debita distanza da sé, lo portò in bagno per lavarlo.
Mentre gli metteva il pannolino gli chiese:"Perché non me l'hai detto tesoro?"
Benji avrebbe voluto rispondere ma nella sua testa sentiva solo la voce di Jack che urlava:
"Sei un Grande Grandissimo Kacasotto!".

Quando entrò in casa, per mano all'autista, gli venne incontro la sua tata: "Allora? Com'è andata?" cinguettò.
Benji non rispose, si liberò dalla stretta dell'autista e scappò per le scale per andare a rinchiudersi in camera.
Lì prese il suo berretto preferito, un regalo di suo papà che per adesso gli andava troppo grande. Se lo mise in testa e quello gli calò sugli occhi. Poi prese la sua palla da calcio e, stringendola al petto, giurò a se stesso:
"Nessuno mi chiamerà mai più cacasotto. D'ora in poi imparerò a trattenere tutto. Non mi lascerò più scappare niente".
   
 
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