Alzò gli occhi dal libro che stava leggendo e posò la penna: qualcuno aveva appena bussato alla porta della sua stanza.

Irritata scostò la sedia dalla scrivania e guardò fuori dalla finestra.

Era quasi buio.

Da quanto tempo era inchiodata lì a studiare? Ricordava vagamente di avere pranzato, sì, era quasi sicura di avere ingoiato un panino al volo e poi era tornata a piazzarsi su quella dannata sedia.

Solo adesso si accorgeva di quanto fosse stanca.

L'università si stava rivelando più faticosa del previsto. In effetti, il solo fatto che i percorsi di studio da lei scelti si chiamassero ASPRI avrebbe dovuto farle sospettare qualcosa. Invece, imperterrita e testarda come suo solito, si era iscritta senza informarsi più di tanto. E adesso ne pagava le conseguenze.

Erano ormai quasi due anni che studiava astrofisica a Bologna e francamente non ne poteva più. Era stata una scelta senza dubbio azzardata e impulsiva e ora cominciava a chiedersi se era davvero quello che lei desiderava per se stessa.

Si alzò per aprire, ma il riflesso che colse nel grande specchio a lato della porta catturò la sua attenzione.

Due occhi scuri, i suoi occhi, arrossati e pesantemente cerchiati da occhiaie violacee la fissavano stravolti. Faticava a riconoscersi.

Fece scorrere lo sguardo sui capelli ondulati malamente raccolti in una coda spettinata e si soffermò per un secondo sul viso pallido e stanco prima di contemplare l'insieme della sua figura.

Con lentezza posò le dita sulla superficie fredda e lucida sfiorando l'immagine di una maglietta bianca, troppo larga per lusingare la sua vita sottile e per metà infilata dentro un paio di pantaloni consunti che nascondeva le gambe toniche. Non si poteva certo dire che fosse attraente.

< Solo una settimana, resisti solo una settimana, coraggio. Ti manca solo un esame, poi sarai una donna libera, puoi andare dove ti pare. Puoi andare in vacanza, puoi andare a Londra. Andrai a Londra. Coraggio, pensa a Piccadilly Circus, pensa a Buckingham palace.

E' solo una settimana, puoi farcela. Puoi farcela.>

Ormai lo ripeteva con la frequenza di un mantra.

< Tris, andiamo, non puoi rimanere chiusa lì dentro tutto il giorno!

Almeno ricordati di mangiare!> La voce della ragazza al di là della porta tradiva un velo di preoccupazione.

Quel suono la fece risvegliare.

Chiuse gli occhi. Sì, era decisamente impresentabile.

Con un sospiro abbandonò il suo riflesso lasciando cadere le braccia lungo i fianchi, abbozzò un sorriso e, dopo aver preso coraggio, fece girare la maniglia con uno scatto.