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Autore: _Zexion_    15/05/2014    0 recensioni
- Ancora una volta. – Sussurrò piano, speranzoso. Un’altra, un’altra ancora, era oramai da un po’ di tempo che andava avanti così, sdraiati su quel letto, un bacio dopo l’altro, sempre pieni di passione, trasporto. Non un bacio semplice sprecato senza che trasmettesse i propri sentimenti, ancora ed ancora. Senza più pensare ad altro, senza volerne a male, senza decidere o deludere. Respirò piano contro quelle labbra, gli occhi lucidi di desiderio che guardavano quelli altrui.Sospirò, l’altro ragazzo, unendo le braccia intorno al collo del compagno.
- Solo uno.- Prima di incontrare di nuovo la sensazione morbida e calda di un tocco della quale non avrebbe mai fatto a meno.
Genere: Angst, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aonuma Shun, Asahina Satoru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Across the memory.
Fandom: Shinsekai Yori.
Rating: Verde
Avvertimenti: Nessuno.
Conteggio Parole: 1317
Note: Una ff per distruggere tutti i miei feels.Shun e Satoru mi uccidono come sempre

 

Across the memory

- Ancora una volta. – Sussurrò piano, speranzoso. Un’altra, un’altra ancora, era oramai da un po’ di tempo che andava avanti così, sdraiati su quel  letto, un bacio dopo l’altro, sempre pieni di passione, trasporto. Non un bacio semplice sprecato senza che trasmettesse i propri sentimenti, ancora ed ancora. Senza più pensare ad altro, senza volerne a male, senza decidere o deludere. Respirò piano contro quelle labbra, gli occhi lucidi di desiderio che guardavano quelli altrui.Sospirò, l’altro ragazzo, unendo le braccia intorno al collo del compagno.
- Solo uno.- Prima di incontrare di nuovo la sensazione morbida e calda di un tocco della quale non avrebbe mai fatto a meno.

Era una giornata come le altre, quella che gli si prospettava davanti. Satoru lo sapeva benissimo, perché erano giorni che andavano avanti così, monotone, uguali. Non vi era più un solo stimolo a fargli da padrone, non una sola motivazione.
Andavano avanti così, susseguendosi, mentre Saki, Maria e Mamoru sembravano andare d’accordo come sempre tra dispetti e desideri inconsci, mentre Shun guardava da un’altra parte, isolandosi.
Aveva un ragazzo vicino a sé della quale non ascoltava quasi mai una parola, della quale non importava realmente fino a che non doveva essere obbligato a pronunciarne il nome, a sfogare un istinto. Era un bravo ragazzo, Rei.
Ma non era Shun.

- Satoru, smettila, dai. Alzati. -  Spinto sul terreno, sotto di sé, Shun lo osservava come si osservano i bambini, ma ridendo. Quella risata contagiosa che gli aveva fatto compagnia sin da quando erano bambini, sin da quando erano insieme. Un’amicizia che andava avanti col tempo e si trasformava in amore, un sentimento più forte di quello che magari solitamente ci si aspettava.
- Sh.- Un dito sulle labbra, una sottile ammissione. Shun lo guardò negli occhi e Satoru vi si avvicinò, a quel viso tanto fanciullesco, sorridendo ancora una volta.
Shun sospirò, prima di sorridere a sua volta, già sapendo cosa sarebbe accaduto e poco dopo le loro labbra si incontrarono, una, due volte, un bacio umido che si trasformava, una concessione sentimentale della quale a volte era difficile fare a meno.
Si separarono e Shun aprì bocca per parlare, prima che Satoru glielo impedisse. Un bacio, un altro, bloccandogli le parole.
- Ancora una volta. -
Shun lo guardò attentamente negli occhi prima di chiuderli, lasciandolo fare.
- Solo una. -

- Non vi sembra strano? – La voce di Maria li fermò in mezzo alla strada, mentre continuavano a camminare come sempre da tutti quegli anni verso le proprie barche, verso casa. Si voltarono tutti, lui, Saki e Mamoru.
- Che cosa? – Fu la voce di Saki a rompere il silenzio e Maria inclinò il capo di lato, sbattendo le palpebre. – E’ come se mancasse qualcosa. – Satoru sentì distentemente qualcosa colpirgli il cuore e si voltò, guardando il sole che tramontava. Era da un po’ che aveva quella sensazione, come se  i ricordi fossero divenuti confusi, da quando c’era l’altro membro nel gruppo 1. Come se non dovesse essere lui.
- Sono sicura che ci fosse qualcun altro a fare la strada con noi.  Intendi questo, vero? Qualcuno a cui ho voluto molto bene. – Maria la guardò, prima di annuire mentre Mamoru come sempre affiancava la ragazza dai capelli rossi, sembrando a disagio nel sentire quei discorsi.
- Il ragazzo X. – Continuò Saki. – Deve essere lui. – Satoru non disse nulla, benché di solito fosse propenso ad intervenire nei discorsi e poco dopo si voltò verso di loro, le sopracciglia appena aggrottate. Qualcuno che aveva amato molto, molto di più rispetto al loro compagno. Che probabilmente si spacciava per lui.
- Satoru? – La voce di Mamoru lo colse alla sprovvista e sorrise, vedendo che tutti lo guardavano. – Eh. Scusate, è che lo pensavo anche io e… E’ strano, certamente. – Gli altri annuirono e Saki ricominciò a parlare di quel ragazzo, di quella sensazione mancante.
Lui semplicemente si toccò il collo, dove pensava vi dovesse essere una collana oramai abbandonata nel cassetto da tempo. E strinse quel punto, cercando di ricordare.

- Shun! Shun, aspettami! – Il ragazzo dai capelli neri andava avanti velocemente, un passo dopo l’altro e Satoru provava a stargli dietro, cercando di raggiungerlo. –Shun! -
Finalmente si fermò, interpellato, girandosi verso di lui. – Satoru. Dovresti smetterla di seguirmi, ogni tanto vorrei i miei spazi. -
- Eh? – Satoru aggrottò le sopracciglia, confuso, prima di scuotere il capo. – Ma, Shun… -
L’altro sospirò, slacciandosi piano la collana che portava al collo, con un sorriso triste. – E’ ora di smetterla di giocare ai fidanzatini, non credi? – Gliela porse, mentre Satoru istintivamente la prese.
- … Shun… io… -
- Ehi, Satoru. – Fu l’altro ad interromperlo, guardandolo come se, d’improvviso, stesse cercando di comunicare qualcosa. Lo guardò con quegli occhi che riflettevano un po’ gli oceani, il cielo e poco dopo si avvicinò, un dito sulle labbra. – Se vuoi, ti concedo un ultima volta.-
- Ultima volta? – Satoru lo guardò confuso, prima di capire. Sorrise appena, avvicinandosi. – Solo una? -
Shun annuì, portandogli una mano sul volto. – Una. – Satoru lo guardò un po’ tristemente, prima di baciarlo.
Un ultima volta.

- Ehi, Satoru! – La voce di Saki lo distolse dai propri pensieri, dai propri ricordi. Era seduto sulla riva del fiume, attendendo qualcosa che non sarebbe accaduto, qualcosa che a conti fatti non sapeva nemmeno classificare sul piano di ciò che si aspettava. Era in pausa dal lavoro e pensava, distrattamente, a cosa lo portasse lì. I piedi si erano mossi da soli, guidandolo, come se dovesse raggiungere qualcosa o qualcuno e nemmeno lui fosse a conoscenza di cosa.
- Saki. – Sorrise, come faceva sempre quando la vedeva andare verso di lui. Le voleva bene, ed erano gli ultimi rimasti del Gruppo 1. Non poteva non volerle bene. Ma c’era qualcosa che mancava, in lei, qualcosa che gli impediva di desiderare altro.
- Cosa ci fai qui? Pensavo dovessi continuare a controllare le esospecie. -
- Ah, sono in pausa pranzo. A quanto pare il mio capo si è di nuovo fatto un’idea sbagliata, quando ti ha visto passare. – Un sospiro da quelle labbra che aveva toccato poche volte e Satoru tornò a guardare il fiume scorrere tranquillo, un po’ malinconico.
- Capita fare questi errori, eh? -
- Mhmh. – La voce di Saki gli parve un po’ lontana e poco dopo lo raggiunse di nuovo, sorprendendolo quasi. – Hai  la testa tra le nuvole. E’ successo qualcosa? -
Non rispose subito, fermandosi a pensare, a contemplare. Non rispose subito, ma si rese conto di non sapere neanche cosa dire o come spiegare, benché sicuramente lei avrebbe capito.
- No, - disse dunque, lanciando una piccola pietra nel fiume, increspandone l’acqua. – Solo pensieri vaghi. Sai come sono fatto. – Saki lo guardò per un po’, prima di sorridere ed annuire e Satoru di nuovo le guardò le labbra.
Voleva bene a Saki.
Ma non era il ragazzo senza volto nella sua memoria.

Le lacrime scorrevano lente e placide attraverso le guance, sgorgando dagli occhi.  Quelle memorie che tanto erano parse confuse da più di sedici anni che finalmente erano tornate, il dolore a fare da padrone.
Portò la collana chiusa in un cassetto vicino al cuore, stretta tra le mani, chinandosi in avanti. – Shun… Shun! – Un singhiozzo, un altro e poco dopo sembrava quasi trattenesse la voglia di urlare.
Un demone, ecco cos’era diventato. Ecco perché era sparito dalla sua vita, lasciandolo. Morto, per sempre.
– Se vuoi, ti concedo un ultima volta.-- Ultima volta? – Satoru lo guardò confuso, prima di capire. Sorrise appena, avvicinandosi. – Solo una? -Shun annuì, portandogli una mano sul volto. – Una.-
- … - Un boccheggio silenzioso, altre lacrime. Di un amore perduto, di un amico dimenticato, di un destino ed un esistenza crudele. Odiò il potere, odiò tutti, odiò sé stesso per non aver capito.
A volte, “ultima volta” è sinonimo di addio.
  
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