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Autore: aris_no_nami    15/05/2014    0 recensioni
Hong Kong...
Ci sono dei ragazzi che hanno perso l'amore... Questi ragazzi hanno anche perso le speranze... Ma, nel fondo del loro cuore, sanno che hanno bisogno di amare, che vogliono amare ancora...
Ci sono delle ragazze che sono ferite nel profondo... Queste ragazze si sentono forti e credono di non aver bisogno di amare... Ma, nel fondo del loro cuore, sanno che hanno bisogno di amare, che vogliono amare ancora...
Si sentono così diversi ma in fondo sono uguali...
Perchè è l'amore che rende dei semplici individui delle persone
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno dopo era domenica e, come ogni studente con un briciolo di ragione farebbe, mi svegliai tardi. Come al solito i miei non erano in casa e io stavo passando la mia giornata davanti la TV ad ingozzarmi di gelato. Era ormai tardo pomeriggio e io non mi ero scostata da quella posizione… Mi sembrava molto strano che Joe non si fosse ancora fatto vivo per rompere e basta o semplicemente per le lezioni di inglese che mi aveva promesso, il che mi preoccupò sempre di più quando arrivò l’ora di cena. Anche se non conoscevo bene quel ragazzo avevo capito che non era uno che si arrendeva facilmente e che sapeva rompere per bene ergo, se non era ancora arrivato, sarebbe comparso magicamente di sera proponendomi qualcosa di assolutamente assurdo. E quando sentii il campanello suonare capii di essere la Cassandra moderna.
 
***
 
14:00
Presi il cellulare dalla tasca posteriore dei pantaloni e guardai chi fosse quel demente che mi stava chiamando interrompendo il mio pranzo.
-Che vuoi anche di domenica?!
Sbottai rispondendo.
-Oi! Cos’è tutta questa cattiveria?
Sbottò lei di rimando. Sbuffai infastidito e cercai di calmarmi.
-Stavo pranzando. Ora dimmi che c’è.
Dall’altro capo del telefono sentii un silenzio che sembrò infinito fino a che Cassy non disse con voce flebile.
-Volevo solo chiederti se stasera uscite.
Mi passai una mano sui capelli e inspirai profondamente l’aria del porto.
-Non lo so. Ti so dire per messaggio.
Non aspettai neanche una risposta che riattaccai. Come aveva potuto interrompere il mio pranzo quella mocciosa?!
Anche se molti credevano che fosse lei ad avere il controllo della situazione tra noi due, poiché era sempre lei che mi rompeva, non era affatto così. Non solo perché io avevo tre anni in più di quella ma anche perché sapevo metterla al suo posto come pochi.
Guardai il mare che mi era davanti e sentii il cuore accelerare di colpo. Quanti ricordi riaffioravano in me guardando quell’immensa distesa d’acqua… quanti bellissimi momenti avevo condiviso in quel posto che ormai mi rendeva solamente schiavo del dolore…
-Ma che cazz…!
Quando il cellulare si mise a vibrare nuovamente sobbalzai tanto che per poco il panino non mi cadde a terra. Risposi subito pronto a dirne quattro a quella stupida, ma quando udii una voce maschile dall’altro capo sospirai sollevato.
-Hey brutta bestia! Stasera al solito posto.
Disse Joe.
-Perfetto. Avviso anche Cassy o una cosa solo tra noi?
Chiesi sperando in un suo no.
-Casomai falla arrivare più tardi… Ora vado che devo fare una cosa importante. A stasera!
-Certo, a stasera.
Riattaccammo entrambi e potei finalmente tornare al mio amato panino e al mare.
Mi alzai dalla panchina dove ero seduto e mi sedetti sul muretto con le gambe a penzoloni sopra l’acqua… C’era una cosa, tra le tante, che univa particolarmente noi sei matti e questa cosa era il mare. Il mare che ci aveva accompagnati fin da quando ci conoscevamo e che aveva visto le nostre sconfitte e le nostre vittorie. Il mare che ci aveva presi in giro e ci aveva guardati mentre perdevamo l’amore piano alla volta.
Presi il cellulare e scrissi il messaggio…
“Solito posto. Arriva un’ora dopo.”
Invia.
 
15:05
Ed anche l’ultimo oggetto suo era dentro la scatola. Tutto… dal quadro che aveva dipinto all’anello che mi aveva regalato, dalle lettere che ci eravamo mandati alla sua collana. Tutto quello di suo che era rimasto da me era chiuso, sigillato per sempre dentro una stupida scatola di cartone. In fondo non erano poi così tante cose ma erano pesanti per il cuore e difficili da accettare per la mente… Tutto quello che c’era stato un tempo era scomparso in un attimo e mi era rimasto solamente un pugno di polvere e una scatola. Come poteva…? Come poteva un amore ridursi a delle cose tanto squallide? Tutta la passione, la gioia, la vita si era polverizzata e di certo non ero stato io ad appiccare l’incendio…
Presi lo scotch e la incartai per bene, in modo che non potessi per nulla al mondo riaprirla prima che la buttassi via definitivamente. Gettarla in un cassonetto sarebbe stato troppo poco per dimenticare del tutto quel amore, quindi il mare sarebbe stata la soluzione migliore.
Alzai lo stereo a tutto volume e mi lasciai andare alla musica, quella musica che lei non sopportava e che invece a me rinvigoriva. Una ragione in più… Intanto misi un po’ in ordine la casa e i miei vestiti sparsi ovunque. Quella casa, un tempo, era mia e di Joe e qualvolta veniva anche Chunji, ma da quando lei ci passava pure la notte Joe era andato a stare nella casa in comune che avevamo tutti e sei, ma che in realtà era sua. Quella sarebbe stata una buona scusa per far tornare Joe o per vendere quel buco.
D’un tratto il cellulare cominciò a risuonare per tutta la casa e con uno scatto degno di olimpiadi lo afferrai per poi rispondere.
-Niel, qualsiasi cosa tu stia facendo interrompila e ascoltami!
Chiarì subito la voce di Joe.
-Yessir!
Risposi buttandomi sul divano.
-Bene. Questa sera solito posto, solita ora e niente muso lungo. Vita e voglia di fare cavolate, chiaro?!
Disse con un tono che intimava ad alcuna replica. Io alzai la testa e guardai il soffitto bianco sporco con una certa incertezza.
-Ok… - risposi titubante –Comunque… qui casa è ormai libera… se vuoi tornarci sei il benvenuto…
Joe stette in silenzio per un po’ fino a che non lo sentii ridacchiare.
-Ma che cavolo spari! Vieni tu qui! Dai che c’è anche Chunji, anche se tra un po’ lo caccerò a calci nel sedere visto che mi finisce tutto il cibo! – disse urlando più forte l’ultima parte in modo che anche il diretto interessato sentisse –Portati un po’ di vestiti e domani ti aiuterò a traslocare tutto… almeno per un po’ e dopo deciderai che fare.
-Grazie mille Joe.
-Ma di che! Allora a stasera!
Disse infine per poi riattaccare.
Poggiai il telefono accanto a me e sospirai stanco. Joe era veramente un amico fantastico ed era sempre pronto ad aiutare gli altri. Non era mai esagerato, come potevamo risultare noi, ma si faceva comunque notare tra la folla.
Mi alzai rivitalizzato e mi fiondai in camera per scegliere i vestiti… peggio di una donna!
 
17:00
Ero finalmente riuscito ad avvisare tutti e mi sentivo realizzato al massimo, ma sentivo come se mancasse qualcosa… Guardai l’orologio e un lampo di ragione mi attraversò la testa.
-La bimba!
Esclamai battendomi la mano sulla fronte. Chunji, che mi era accanto, mi guardò come se fossi impazzito.
-La bimba?!
Chiese cercando di trattenere delle risate.
-Si! Jully! Quella con i capelli corti! La tipa del negozio di alimentari!
L’altro ci pensò un po’ per poi illuminarsi.
-La ragazza del campo da basket! Quella che seguivi! La tua povera vittima da stalker psicopatico!
Io lo fulminai con lo sguardo e lui sorriso innocente.
-Si, lei. Sai che in cambio gli dovevo insegnare l’inglese, no?! – il ragazzo annuì –Ecco… mi sono dimenticato di andare da lei…
Chunji si alzò e mi si posizionò davanti con uno sguardo severo e le braccia sui fianchi.
-L.Joe. Come hai potuta fare questa alla bimba?! Sei una persona senza cuore!
Abbassai la testa e ridacchiai per tutta la scena che stava mettendo su quello stupido.
-Quindi per farti perdonare la porterai con noi stasera!
Decretò infine. Io alzai di scatto la testa e lo presi per le spalle.
-Sei un genio!
-Lo so!
Rispose compiacendosi. Gli diedi un bacio in testa e corsi in camera per prepararmi. Si, Chunji era un genio!
 
***
 
Aprii la porta e me lo ritrovai davanti tutto sorridente.
-Mi fai paura.
Dissi prima che potesse fare o dire qualsiasi cosa.
-Non fare la stupida.
Rispose chiudendosi la porta alle spalle e prendendomi il polso.
-Camera tua?
Mi chiese con fare frettoloso. Io sgranai gli occhi e sentii l’ansia crescere.
-Non per quella cosa!
Esclamò sgranando gli occhi a sua volta. Lentamente alzai il braccio e indicai la direzione per la mia stanza. Subito mi trascinò la e mi buttò dentro per poi cominciare a frugare nei miei armadi.
-Ma che cavolo fai?
Chiesi in uno sbadiglio, ma lui non mi rispose. Dopo un po’ si girò verso di me e mi guardò sconsolato e anche un po’ schifato.
-Ma hai dei vestiti decenti?
Io voltai gli occhi al cielo e mi alzai per aprire un baule ai piedi del letto, cercando alcuni dei vestiti che ormai non usavo più.
-Però… bella questa casa… moderna…
Constatò guardandosi intorno.
-Ormai tutte le case ad Hong Kong sono in stile occidentale…
Risposi mettendo i vestiti sul letto.
-Questi sono i meglio che ho… ma mi spieghi a che ti servono?
Lui si mise immediatamente ad osservarli attentamente. Scartò subito un vestito nero attillato ed un completino estivo a righe blu e bianche.
-Perché vieni via con me.
Rispose sorridendomi per poi tornare ai vestiti.
-Lo sapevo…
Bofonchiai buttandomi sul letto e coprendomi la faccia col cuscino.
-E se io non volessi?
-Verresti ugualmente.
Sbuffai contrariata e mi tolsi il cuscino dalla faccia per fargli una linguaccia che, nonostante avesse la testa abbassata, notò poiché sorrise divertito.
-Che bimba che sei…
Commentò tra se e se.
Passarono alcuni minuti e io rimasi costantemente col cuscino in faccia, fino a che non me lo tolse, mi mise a sedere e mi appoggiò sopra la testa dei vestiti.
-Mettiti questi.
Detto ciò uscì dalla stanza chiudendo la porta. Mi alzai svogliatamente e cominciai a togliermi la mia comodissima tuta per infilarmi quei micro vestiti che mi aveva scelto. Un paio di short in jeans e una camicetta, che cambiai con una semplice maglia a maniche corte.
Aprii la porta e, appena mi vide, intravidi nei suoi occhi un lampo assassino. Con una velocità assurda mi riporto dentro la camera e prese la camicetta che io avevo scartato.
-Sbaglio o ti avevo detto di metterti questa?!
Mi chiese sventolandomela davanti gli occhi.
-Sbagli.
Risposi sicura, annuendo.
-Be, allora te lo dico adesso: mettiti questa maledetta camicia!
Disse abbassandosi in maniera tale di essere faccia a faccia. Io scossi la testa e misi su un piccolo broncio.
-Mettila.
-No.
-Mettila!
-No!
Joe si raddrizzò e alzò gli occhi al cielo per poi guardarmi serissimo.
-Togliti la maglia.
Io strabuzzai gli occhi e strillai come una gallina.
-Cosa?!
-Se non te la vuoi mettere da sola te la metterò io!
Detto questo mi si buttò addosso e finimmo sul letto, lui sopra di me che cercava di togliermi la maglia, e io sotto che mi divincolavo come una biscia.
-Razza di un maniaco! Piantala! Piantala!
Urlai, cominciando a ridere come una matta visto che mi stava pure facendo il solletico.
-Mettiti questa camicia!
Urlò in risposta.
-Ok ok ok!- mi rassegnai infine –Basta che la smetti di farmi il solletico!
Joe si alzò subito e mi guardò soddisfatto.
-Muoviti che altrimenti facciamo tardi!
Disse prima di uscire e chiudere la porta. Guardai la camicia, sconsolata, e sbuffai infastidita.
-Cos’è quella roba?
Mi chiese appena notò la canottiera che avevo messo sotto.
-Era troppo scollata…
-Era quella l’intenzione.
Rispose come se fosse la cosa più ovvia al mondo.
-Non importa… Ora… sai truccarti?
Mi chiese speranzoso. Io annuii annoiata e andai in bagno per truccarmi, prima che me lo “ordinasse” lui.
-Datti una mossa!
Urlò dopo due minuti che vi ero entrata.
-Ho finito, ho finito…
Risposi raggiungendolo in salotto e trovandolo disteso sul divano mentre mangiava il MIO gelato.
-Hey, mollalo!
Urlai strappandoglielo dalle mani e riponendolo in congelatore.
-Ok, ora sei pronta. Andiamo.
Decretò prendendomi per il polso, trascinandomi fuori dall’appartamento e piazzandomi poi davanti ad una moto.
-E questa?
Chiesi mentre Joe ci saliva e mi porgeva un casco.
-Sali.
Mi rispose semplicemente. Non provai nemmeno a fare storie poiché  avevo notato che tanto non servivano a nulla con lui. Mi infilai il casco e salii.
Il viaggio non durò poi così tanto e quando ci fermammo mi ritrovai in un posto che non avevo mai visto prima, vicino al porto.
-Dove siamo?
Chiesi guardandomi intorno curiosa.
-Vicino la parte est del porto. Adesso andiamo da dei miei amici.
Rispose tutto sorridente. Quando feci mente locale e capii ciò che aveva appena detto per poco non mi soffocai.
-Dei tuoi amici?! Senti coso, io non so nemmeno perché tu mi abbia portata qui e mi fai pure incontrare “dei tuoi amici”?!
Joe scosse la testa divertito e mi trascinò verso un enorme portico dal quale proveniva della musica.
-Visto che non sono venuto a farti lezione di inglese questa è la mia maniera per scusarmi.
Mi spiegò dopo poco. Non potei nemmeno dire qualcosa che qualcuno gli saltò alle spalle urlando come un matto.
-Joe! Vecchio stronzo! Quando avevi intenzione di arrivare?!
Urlò il tipo, anche lui con i capelli sul biondo ma con qualche ciuffo viola.
-Scendi dalla mia schiena idiota! E guarda chi è con me!
Il ragazzo fece come gli ebbe detto e mi guardò con uno sguardo strano.
-La bimba!- urlò poi dando una spallata all’altro –E’ un piacere, signorina. Chiamami pure Chunji.
Si presentò inchinandosi e baciandomi la mano.
-Ma guarda te questo cretino.
Commentò Joe spingendolo per poi continuare a camminare, verso un gruppetto di ragazzi.
-Hey bimba, ora andremo da una banda di matti. Ma non aver paura, ok?! Possiamo sembrare parecchio invadenti… e infatti lo siamo.
Mi disse Chunji mettendomi un braccio intorno alle spalle.
Chunji era un ragazzo strano… aveva una faccia buffissima ed uno strano fascino, e si vedeva che lo sapeva perfettamente.
Finalmente arrivammo dal gruppo e appena mi notarono mi ritrovai tutti gli occhi addosso e vidi alcuni sorrisetti strani sul volto di alcuni di loro.
-My god… l’ha portata… non ci credo!
Commentò quello che sembrava il più grande di tutti, ridacchiando.
-Ok bimba, quello che ha appena fatto la figura da americanazzo, quale non è, si chiama C.A.P.
Lo presentò Chunji. Lui mi si avvicinò continuando a ridacchiare per poi appoggiarmi una mano mano sulla spalla.
-Vedi… purtroppo non sono io l’americano della situazione…- mi disse a bassa voce, facendomi sorridere per via della sua voce così tragica –Vero Joe?!
Urlò poi verso di lui, che ci stava dando le spalle. Il biondo si girò facendo finta di nulla.
-Hem… I’m so sorry, but I don’t understand.
Disse talmente velocemente che a malapena riuscii a capire, lasciandomi completamente scioccata.
-Ma… ma allora lo sai l’inglese…
Balbettai indicandolo.
-E certo che lo sa! Anche se quello è più americano…
Rispose Chunji prima di ricevere un’occhiataccia tremenda da parte di Joe che si mise l’indice davanti la bocca, ma non ci badai più di tanto.
-Be… in effetti hai un nome americano…
Constatai io soprapensiero.
-Non saltare a conclusioni affrettate!
Disse subito prima che io continuai a parlare.
-Evidentemente ti piace come lingua…
Conclusi guardando il soffitto di cemento sopra la mia testa.
-Si si… eh già… proprio tanto…
Si affrettarono tutti a dire.
-Va be, che ne dite di andare adesso?
Chiese Joe battendo le mani.
-Hei hei hei… e noi che siamo? Invisibili? Voglio anche io una presentazione come si deve!
Si lamentò un ragazzo dai capelli un po’ lunghi e le labbra più carnose che avessi mai visto in vita mia.
-Oh… povero cucciolo… - lo schernì Chunji, che non aveva intenzione di togliere il braccio dalle mie spalle –Lui è Daniel e, nonostante si lamenti come un animaletto indifeso, ha vent’un anni.
-Oh, solo uno in più di me!
Esclamai alzando l’indice e facendo ridere tutti involontariamente, non capendo perchè.
-Poi… quello basso che sembra un orsetto e Ricky. – il ragazzo mi porse un sorrisone a trentadue denti per poi salutarmi con la mano –Ed infine il nostro piccolo, diciamo il nostro maknae… Changjo!
Completò indicando l’ultimo ragazzo della combriccola, dai capelli corvini. Io lo guardai un po’ confusa per poi chiedere innocentemente.
-Quanti anni ha?
-Diciannove.
Rispose lui con quella faccia seria che mi ricordava tanto un pitbull. A quella risposta strabuzzai gli occhi talmente tanto che per poco non mi fecero male.
-T-T-T-Tu hai un anno in… meno di me?
Balbettai ancora più scioccata di quando avevo sentito Joe parlare in inglese.
-Dici sul serio?
Mi chiese lui facendo una faccia strana, quasi confusa. Io annuii ancora più frastornata per poi fare spallucce.
-Ok gente, ora che vi siete presentati vogliamo andare?!
Chiese Joe spingendoli avanti, incoraggiandoli ad andare… non so dove.
Stavo per mettermi avanti con loro, ridacchiando per quei stupidi che stavano ancora prendendo in giro Daniel per la scenata di prima, quando Joe mi prese per il polso e mi fece girare.
-Ti stai divertendo vedo.
Mi disse cominciando a camminare lentamente, ad una certa distanza dagli altri tenendomi sempre per il polso.
-Come?
-Stai sorridendo da quando siamo arrivati e… non ti ho mai vista farlo.
Disse regalandomi un sorriso bellissimo…
-Be… sono tanto stupidi, c’è poco da fare.
Risposi abbassando lo sguardo guardandomi i piedi e…
-O CRISTO!!
Strillai portandomi le mani alla faccia e facendo sobbalzare Joe.
-Che succede?
Mi chiese stranito.
-I miei piedi…
Sussurrai in uno stato di purissimo shock. Il ragazzo me li guardò per poi tapparsi la bocca con la mano per evitare di ridere, cosa che non gli riuscì affatto.
-Ya! Bestia! Non ridere di questo! È tutta colpa tua!
Dissi infastidita dandogli dei pugni sulla spalla.
-Colpa mia?!- mi chiese ridendo come un matto –Mica ti ho rubato tutte le scarpe di casa!
-Si, ma mi hai trascinata fuori casa senza lasciarmi tempo! E poi potevi anche accorgertene!
Mi lamentai pestando i piedi nudi sul cemento.
-Perché dovrei accorgermene io?! Sono tuoi i piedi, mica miei!
Rispose, non riuscendo a smetterla di ridere.
-Ma sei stato te a scegliermi i vestiti! Di quello non ti sei preoccupato?! E se uscivo in ciabatte, eh?! E poi con tutta la fretta che avevi non mi hai nemmeno fatto chiudere…
Mi bloccai subito appena mi resi conto di quello che stavo per dire, e lì il panico prese il posto di qualsiasi altra emozione.
-… casa…
Sussurrai tappandomi la bocca.
-Cosa?!
Strillò Joe, tornando finalmente serio.


 
                                     
 
                                                                           La povera Jully contrariata!
 
                                    
 
                                                                                 C.A.P modalità "Guarda che bel musetto"
 
                                      
 
                                                                                         Si si Daniel, fai sarcasmo
 
  
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