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Autore: AliceBaskerville    15/05/2014    0 recensioni
[TRAX]
Dove cazzo mi trovo.
Questo fu il mio primo pensiero dopo aver aperto gli occhi in questo spazio bianco. E’ deprimente, spoglio e neppure carino. Ma tutto questo sarebbe accettabile se ricordassi qualcosa. Per esempio il mio nome. O come sono finito qui. Ma la cosa più importante di tutte è che sento il dovere di ricordare qualcosa, ma per quanto mi sforzi l’unica cosa che riesco a ricordare è una sillaba: Ji.
"Now I cant' ever, ever call you jagiyah."
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Dove cazzo mi trovo.

Questo fu il mio primo pensiero dopo aver aperto gli occhi in questo spazio bianco. E’ deprimente, spoglio e neppure carino. Ma tutto questo sarebbe accettabile se ricordassi qualcosa. Per esempio il mio nome. O come sono finito qui. Ma la cosa più importante di tutte è che sento il dovere di ricordare qualcosa, ma per quanto mi sforzi l’unica cosa che riesco a ricordare è una sillaba: Ji.

Potrebbe essere qualsiasi cosa. Il nome del mio gatto, per esempio. Ma davvero avevo un gatto? Non sarebbe stato male avere un gatto, sono carini, fanno le fusa, si strusciano e sono morbidi. Okay, forse sto vaneggiando.

Sarà almeno mezz’ora che sto steso su questo pavimento bianco. Comincio a non sopportare più il bianco, mi viene la nausea a forza di guardarlo. Mi metto a sedere, vincendo finalmente la mia pigrizia. Come immaginavo: bianco ovunque. Le pareti sono bianche, i miei vestiti sono bianchi, i tizi seduti alle scrivanie bianche sono vestiti di bianco, ma la cosa che cattura di più la mia attenzione è quel dannato telefono: suona da quando mi sono svegliato, senza che nessuno si degni di alzare le chiappe e rispondere.

Mi dirigo verso le due figure sedute alla scrivania, deciso finalmente a chiedere informazioni.

“Dove siamo?”

“Non lo so.” Risponde uno dei due, quello con i capelli lunghi e mossi.

“Cosa ci faccio qui?”

“Non ne ho idea.”

“Perché non ricordo nulla?”

“Amico, le risposte alle tue domande le devi trovare da solo.” Dice quindi, evidentemente spazientito dalle mie continue domande. L’altro, nel frattempo, non fa che posizionare l’indice davanti alle labbra, come per invitare il compagno al silenzio.

Mi sfugge un sospiro esasperato. Tutto questo è iniziato solo da poche decine di minuti, ma mi sono già rotto i coglioni di questa situazione assurda. Non sarebbe più facile trovare dei bigliettini che mi aiutino a ricordare? Mi vanno bene anche bianchi, basta che ci sia scritto qualcosa. Cosa cavolo gliene veniva ad organizzare quest’enorme pagliacciata?

E per l’ennesima volta quell’aggeggio suona, è già la terza volta da quando sono arrivato qui. Come se non fossi già abbastanza nervoso di mio, mancava solo quell’arnese maledetto. E come al solito i due deficienti buoni a nulla non ci pensano neppure per scherzo ad alzarsi e rispondere. Bene, lo farò io.

Raggiungo a passo veloce quel telefono, posizionato su un piccolo tavolino esattamente alla parte opposta della stanza rispetto alla scrivania dove i due cretini di poco fa continuano a confabulare e lanciarmi occhiate furtive ogni tanto.

Alzo la cornetta e me la porto all’orecchio, ma non ho neppure il tempo di parlare che sento due voci che mi sono familiari parlare fra loro, come se la chiamata fosse partita per sbaglio.

“Insomma, sei ancora in quella maledettissima stanza?”

“E’ inutile che continui a ripetermelo, non ho alcuna intenzione di uscire di qui.”

“Ti devi rassegnare, sono tre anni che va avanti così, è morto, non tornerà mai più, piangere nella sua stanza non lo porterà indietro, non lo capisci?”

“Tu menti, mi aveva promesso che sarebbe rimasto con me per sempre, che ci saremmo sposati, che avremmo passato l’intera vita insieme e che mi avrebbe protetto, perché proprio lui dovrebbe ferirmi così?”

“Sai benissimo che non è stata una sua scelta, doveva andare così …”

“NO!  Jungmo tornerà, so che tornerà, me l’ha promesso.”

Le voci improvvisamente si fermano. Lentamente metto giù il ricevitore.

Jungmo.

So che quello è il mio nome, lo sento.

Sarei morto? Questo è una specie di deprimente oltretomba? L’avrei preferito più carino.

A chi diamine ho promesso tutte quelle cose?

Ji, Ji, Ji, Ji.

Ancora quella sillaba.

Si riferisce a quella persona, non sono così stupido da non arrivarci, ma quello non è il suo nome, o almeno non è completo.

Mi chino dietro il tavolino, per cercare la spina che alimentava quell’aggeggio infernale che mi sta facendo seriamente paura. Avrei preferito non sapere di essere morto. E soprattutto preferisco non sapere chi sia questa Ji e che cosa abbia a che fare con me. So già che se lo scoprissi me ne pentirò.

Purtroppo però, per quanto cerchi quel rottame non è collegato a un accidenti. Cosa mi aspettavo da un oltretomba triste e male arredato?

Sbuffo sonoramente. Se prima ero infastidito dal fatto di non sapere nulla di me, adesso preferirei tornare indietro nel tempo per non scoprire mai di non essere più in vita e che c’è qualcuno dall’altra parte che non ha accettato la mia morte e che ancora, testarda, continua ad aspettare il mio ritorno.
Mi sento una merda. E’ come se avessi un peso che ha deciso di fare il nido nella mia anima e deporci anche le uova, visto che non fa altro che diventare più gravoso.

Il telefono senza fili suona ancora. Certamente non voglio rispondere, non ne voglio sapere più nulla, ma le mie mani si muovono da sole, afferrando il ricevitore e portandolo nuovamente al mio orecchio, costringendomi a scoprire ciò che manca.

Jimin, ti supplico, calmati, metti giù quel coltello, per l’amor del cielo!”

Jimin.

“No, Jay oppa, non tornerà, non è così? Mi ha lasciato per sempre, vero? Dimmi, che senso ha continuare a vivere se non posso più vedere il suo sorriso? Io amo Jungmo oppa. No, di più, era la mia intera vita. Dicono che la speranza è l’ultima a morire, ma non posso aspettarmi che si rialzi da quella tomba, non lo farà. Ormai non mi è rimasto nulla. Dimmi, Jay oppa, che senso ha la vita adesso?”

Jimin. Jimin. Jimin.

“JIMIN!”

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Un fascio di luce mi ha portato qui, ancora una volta qui, davanti ai suoi occhi lucidi e gonfi. Mi guarda.

Mi mancava tantissimo.

L’ho fermata, non so come, ma ce l’ho fatta.

“Cosa ti è saltato in mente, Jimin-ah?”

“Jay oppa, perché vedo Jungmo?” Sul suo viso si legge lo shock, le trema appena il labbro inferiore, le lacrime scendono come fiumi sulle sue guance rosee, crede forse di essere impazzita.

“Jagiyah, Jay non può né vederci né sentirci.”

Si guarda intorno. Ogni cosa è immobile, come se il tempo si sia fermato, lasciandoci qui a vivere dei nostri ultimi istanti, il tempo di un addio, sarebbe finito tutto ancora una volta, il dolore sarebbe stato insopportabile, di nuovo, come se la prima separazione non fosse stata già abbastanza per le nostre anime straziate.

“Jagiyah, ascoltami, non ho molto tempo. Non pensare mai più di fare una cosa del genere, d’accordo? Il tuo momento non è giunto, hai ancora una lunga vita davanti. Sarai di nuovo felice, troverai qualcuno di meglio di me, fidati. Non giocarti il tuo futuro per me, non sono stato nulla per questo mondo, sono solo un’altra anima che ha compiuto ciò che doveva. Non puoi rimanere legata a me, Jimin-ah. Ti prego, lotta. Non ci rivedremo mai più, non avrò più la possibilità di guardarti negli occhi, di baciare le tue labbra. Continuerò a proteggerti da là su, ma ti prego di aiutarmi.”

Come farò senza poter sentire più la tua bellissima voce, Jimin?

Mi abbraccia, non vuole lasciarmi andare, mi stringe, ma non è così che deve andare. Le alzo leggermente il viso per lasciarle un ultimo bacio sulle labbra.

“Jagiyah, non mi dimenticare, ti prego, salutami Jay, ti affido a lui, per ora. Addio, Jagiyah, ci rivedremo tra molti anni dall’altra parte.”
 





<< Now I can’t ever, ever call you sweetheart, sweetheart. >>



Angolo della psycho autrice:
Okay. Questa è la prima ff sui TRAX. Mi sento importante perché l'ho scritta io e perché ho richiesto per prima la sezione. Mi sento un po' meno importante perché mi è venuta una cagata, ma comprendetemi, ora che sto scrivendo sta cosa, sono le 23:35 e dovevo placare il mio istinto di scrivere questa cosa. Perdonatemi. Allora, questa è una ff Jungmo x J-min (non sono riuscita a mettere il crossover perché non esiste neppure il tag di J-min, dannazione), coppia che shippo tantissimo. E' ispirata alla Jagiyah, ovviamente. E se non la sapete, il link ve lo posto qua. ( http://www.youtube.com/watch?v=2J8W7NlbInQ )
Quindi, che dire, scusate per avervi propinato codesto schifo. E grazie per aver letto, love you all. 
 
  
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