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Autore: lulubellula    16/05/2014    4 recensioni
OutlawQueen
Regina si ritrova catapultata in un luogo sconosciuto dopo Neverland, qualcosa non è andato come avrebbe dovuto, è sola, stanca e ferita.
Sola con la sua coscienza, si ritroverà a fare un bilancio della sua vita, delle sue scelte e delle sue azioni, in un luogo in cui, dimenticare chi è stata non può farle che bene.
Un nuovo inizio, una nuova vita e anche un nuovo amore.
Alla ricerca della felicità e del lieto fine che ha sempre rincorso e che ora si merita.
"Robin si fermò un istante ad osservarla, i suoi occhi si soffermarono su di lei, pur non conoscendola, pur non sapendo chi lei fosse in realtà, non poté far a meno di restare stregato da lei, dalla sua figura sottile, da quel lampo di luce e di dolore che aveva colto quando lei si era voltata, qualche istante prima che perdesse i sensi".
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Regina Mills, Robin Hood, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Finding true love (because everyone needs a happy ending)

Lake

 
Regina respirava faticosamente mentre il paesaggio circostante si ripeteva, alberi, foreste, animali selvatici, di nuovo alberi.
Robin incitava il cavallo alla corsa, lo spronava affinché galoppasse il più velocemente possibile, la sua preoccupazione per le condizioni della donna si leggeva sul suo volto, nei suoi occhi, stanchi, nelle prime rughe che gli si stavano disegnando sulla fronte dipinta dal sole di molte giornate trascorse all’aperto.
Sentiva sui suoi fianchi e poi più avanti, all’altezza dello stomaco, che la presa della donna si faceva di minuto in minuto sempre meno salda, sempre meno convinta, si preoccupò di far rallentare la corsa del cavallo per qualche istante, per farlo rifocillare e per controllare che Regina fosse ancora cosciente e che stesse resistendo a quell’ultimo tentativo folle di salvarle la vita, nonostante lei non avesse più né la voglia né le forze per lottare contro l’incedere inesorabile della sua malattia.
Il destriero si fermò e Robin si voltò verso la donna che aveva gli occhi a malapena aperti, le labbra quasi bianche e il respiro corto e affannoso.
Scese da cavallo, tenendola a sé affinché non cadesse a terra e poi la prese tra le braccia e l’adagiò delicatamente al suolo.
Lei parve come ridestarsi brevemente dal suo torpore malsano, aprendo un po’ di più gli occhi e lottando contro la pesantezza delle palpebre; fece fatica a mettere a fuoco ciò che le stava attorno, tentò e ritentò tuttavia di concentrare la sua attenzione su Robin Hood.
“R-Robin” gli disse debolmente, la fronte perlata di goccioline di sudore freddo, il dolore al fianco che gli era penetrato sin dentro la carne, che si mescolava al suo sangue, le si insediava nelle ossa, le faceva ronzare le orecchie.
Robin le si avvicinò.
“Shh, non affaticatevi, Milady, risparmiate le forze per la seconda parte del viaggio, ecco, tenete dell’acqua e bevetene qualche sorso, avete bisogno di idratarvi”.
Avvicinò la borraccia all’altezza delle labbra di Regina e lei bevve qualche piccolo sorso a fatica, poi prese a tossire e venne colta da brividi profondi che le scuotevano il corpo.
Robin si tolse la casacca e la pose attorno alla fanciulla, stringendola in un abbraccio di stoffe per tenerla al caldo, una lacrima gli cadde veloce dagli occhi, scivolando sul volto della giovane.
Si sentiva così inutile, così impotente, sapeva che non sarebbero mai arrivati in tempo al lago di Nostos, lo sentiva nel profondo del suo cuore e la sua mente non faceva che dipingergli immagini atroci e piene di dolore di un futuro che si avviava a divenire un triste presente.
Regina riaprì di nuovo gli occhi e, con le dita, asciugò la lacrima dell’uomo dal volto pallido, poi avvicinò le sue mani fredde come la neve al viso di Robin e iniziò ad accarezzarglielo dolcemente.
“Non piangere, Hood! Il regno della regina cattiva sta per finire, si udiranno grida di gaudio e di gioia dopo che me ne sarò andata” disse con tutta la fierezza e l’orgoglio di una donna che aveva conosciuto troppa solitudine e troppe poche gioie nel corso della sua esistenza.
“Smetterò di piangere perché ora risaliremo a cavallo e farò l’impossibile per arrivare al lago con voi, non ci sarà bisogno di piangere, perché non permetterò a niente e a nessuno di separarmi da voi” rispose con un tono dolce ma tuttavia fermo, che non ammetteva repliche.
Se non fosse stato per via della febbre e della spossatezza, la donna avrebbe risposto in qualche modo a Robin, ma non lo fece, si limitò a lasciarsi prendere tra le braccia e salire a cavallo con l’aiuto dell’uomo.
Robin, salito a sua volta a cavallo, prese una striscia di stoffa piuttosto resistente e ne porse parte alla donna.
“Legatevi questa stoffa attorno ai fianchi e poi a me, di modo che anche quando sarete troppo stanca per tenervi forte, non vi accada nulla di male, ma restiate saldamente stretta a me sino a quando arriveremo al lago”.
Regina la prese e fece esattamente quando le aveva detto Robin, sentì come una sorta di elettricità scorrerle tra le dita quando le intrecciò all’altezza del ventre dell’uomo, che in risposta intrecciò le sue, ruvide e abbronzate a quelle chiare e affusolate di lei.
Lei sospirò, ma non si ritrasse, lui incitò nuovamente il destriero alla corsa, il quale, rinvigorito per essersi rifocillato e riposato, ripartì più veloce della luce, mentre colori tenui e rosseggianti stavano iniziando a mischiarsi all’orizzonte: il tramonto era più che mai vicino e i granelli di sabbia nella clessidra più che mai prossimi ad estinguersi.
Non c’era tempo da perdere!
Lei respirava ad intervalli talvolta irregolari, talvolta no, soffocando lacrime di dolore perché la ferita le faceva di minuto in minuto sempre più male e a volte era davvero difficile sopportare tanta sofferenza e tanta paura di morire senza aver rivisto per un’ultima volta il suo Henry che, tacere tutte queste emozioni sembrava del tutto impossibile.
Quando tutti questi timori albergavano forte nel suo cuore e non parevano volersene andare via, lei si aggrappava ancor più saldamente a Robin, per far sì che la sua vicinanza fisica annullasse le sue paure, che il contatto di un corpo caldo accanto al suo, un momento bollente e l’altro di ghiaccio, riuscisse a ridarle tepore e speranza che avrebbe potuto veder sorgere il sole anche l’indomani e nei giorni a venire.
Robin, dal canto suo, sebbene fosse stato colto alla sprovvista di fronte a quell’abbraccio che era qualcosa di più di una semplice stretta tra amici e qualcosa di meno del tocco di due amanti, non poté fare a meno di sentirsi ancora più motivato a correre sempre più veloce verso le rive del lago di Nostos per salvare Regina.
Sapeva che l’avrebbe fatto per chiunque, che la vita di un essere umano, anche del più abbietto, meritava di essere custodita e preservata al pari di una pietra preziosa e rara, tuttavia, sentiva che quello che stava facendo per lei, rappresentava qualcosa di più.
Anche se non riusciva ancora a dirlo a voce alta, anche se aveva iniziato da poco ad ammetterlo persino con se stesso, lui si era innamorato di lei.
Amava il suo volto, anche quando era stanca, l’espressione corrucciata dipinta nei suoi occhi e sulle sue labbra e le sue labbra, così rosse, come dei boccioli di rosa, adorava il modo in cui si intravedeva quella piccola cicatrice quando lei sorrideva.
Perché aveva passato molto tempo a rabbuiarsi in quei giorni, chiusa in se stessa, ma la prima volta in cui l’aveva vista ridere e sorridere in modo genuino, al suo ritorno dal torrentello con i vestiti bagnati, ricordava di aver pensato che avrebbe passato l’intero pomeriggio a buttarsi in acqua fingendo di cadere nei modi più maldestri solo per rivedere ancora il brillio dei suoi occhi, il candore dei suoi denti regolari, per risentire la sua risata argentina risuonare nell’aria.
No, si disse, non avrebbe fatto il necessario per salvarle la vita, avrebbe fatto di più, molto di più, perché la sua perdita non avrebbe rovinato irrimediabilmente solo la vita della regina, ma anche la sua.
E anche se si conoscevano solo da una manciata di giorni, quando la guardava, aveva come l’impressione che loro due si conoscessero da sempre, come se si fossero già trovati anni e anni prima nello stesso luogo o perlomeno nelle vicinanze e non avessero avuto l’occasione di presentarsi.
Come due anime perdute legate da un filo invisibile, che presto o tardi, erano del tutto destinate a ricongiungersi e trovarsi.
Perché se c’era qualcosa che lui aveva compreso dalla sua esperienza di vita era che spesso le seconde chance sono di gran lunga più emozionanti delle prime, perché sono quelle che accadono quando siamo con il morale a terra, quando non ce lo aspettiamo più.
Robin continuò a cavalcare attraversando a gran velocità foreste, valichi montani, persino una palude fangosa, finché, finalmente, verso l’imbrunire raggiunsero il lago di Nostos.
Le rive del lago erano quasi asciutte, vi erano solo poche pozzanghere d’acqua qua e là, che rimandavano ad un passato in cui le acque erano fresche e zampillanti, prima che David le facesse prosciugare dopo aver ucciso la sirena, prima che Cora le rifacesse sgorgare per poi lasciarle a loro stesse a seccarsi.
Regina respirava a fatica, la fronte era bollente, il volto cereo e coperto d’un sudore malsano, le labbra si erano fatte chiare e asciutte, il corpo era scosso da brividi febbrili.
Robin la fece scendere da cavallo, tenendola tra le sue braccia forti ma sfinite, poi l’adagiò sullo spiazzo antistante al lago e le disse con voce disperata: “Ci siamo quasi, Milady, dovete solo resistere pochi istanti e poi tutto sarà finito, starete di nuovo bene, non vi lascerò morire in questo modo orribile”.
Regina per tutta risposta scosse il capo leggermente, non riusciva a tenere gli occhi aperti, né a proferire parola, stava troppo male ormai per fare qualunque cosa le richiedesse il minimo sforzo fisico o mentale.
Robin si allontanò da lei e corse verso la pozzanghera più profonda, nella quale l’acqua era meno scura e più limpida e riempì la borraccia con poco più di due sorsi d’acqua, sperando in cuor suo che sarebbero bastati a salvarle la vita.
Di corsa, fece il tragitto contrario e, arrivato vicino a Regina, si inginocchiò di fianco a lei, le sollevò il busto, tenendole la testa sollevata e la fece bere quell’acqua dai poteri miracolosi.
Nell’immediato non accadde nulla, i secondi scorrevano lentissimi e Robin non riusciva a sopportare l’attesa, non riusciva a pensare che forse era arrivato troppo tardi, che Regina, la donna che sentiva di amare, si fosse già spenta, portata via da una febbre troppo forte e troppo crudele.
Poi avvenne il miracolo: Regina prese a tossire e poi ad inspirare e ad espirare con forza, come si fa quando si è stati sul punto di annegare e finalmente si percepisce di nuovo l’ossigeno,
Le sue labbra e il suo volto ripresero colore e la ferita al fianco era sparita, nemmeno una cicatrice avrebbe potuto testimoniare la sua esistenza.
L’uomo riprese a respirare normalmente e la abbracciò, cingendole i fianchi e le spalle con dolcezza e attirandola sempre di più a sé.
La donna lo lasciò fare per qualche istante, incredula per il fatto di essere ancora viva e di sentirsi bene, incredula per la stretta di Robin, che sembrava non la volesse più lasciare andare.
“Siete salva” mormorò in un sussurrò, allentando per un attimo la presa e guardandola dritta negli occhi, come se fosse una pietra preziosa, un tesoro raro e introvabile, un paesaggio mozzafiato del quale non aveva la minima intenzione di perdersi nemmeno un particolare, neppure il più insignificante.
Regina gli sorrise, nessuno aveva mai fatto tanto, nessuno si era mai spinto sino a quel punto per lei, per salvarle la vita, tantomeno qualcuno che la conosceva da così poco tempo e che sapeva tutto dei suoi trascorsi da regina cattiva.
Ma lui non era un uomo qualunque, lui, secondo la profezia pronunciata da Trilli, era il suo vero amore, la sua anima gemella, la sua seconda chance.
Animata da tutti questi pensieri che le vorticavano velocemente nella testa, Regina avvicinò il suo volto a quello dell’uomo e prese ad accarezzargli dolcemente le guance con le dita, poi annullò la distanza tra le sue labbra e quelle di Robin e lo baciò.
Lo baciò in modo dolce, ma passionale, era un bacio che racchiudeva una tale portata di sentimenti e di emozioni, il cuore di entrambi era in totale disordine, in totale balia di battiti troppo accelerati e quasi asincroni, finché non trovò l’accordo perfetto, quello che avrebbe fatto capir loro che erano davvero destinati a stare insieme per sempre, giorno dopo giorno, ora dopo ora, anno dopo anno.
 Fu in quel momento che i loro battiti si accordarono e i loro cuori presero a intonare la stessa sinfonia, perché quando trovi la tua anima gemella non puoi far altro che arrenderti all’evidenza dei fatti e a seguire lo stesso ritmo, il ritmo di due cuori che finalmente hanno trovato la loro ragione per battere, insieme.
 
E tutto questo avrebbe portato delle conseguenze nella loro vita, delle conseguenze anche sconvolgenti, ma ciò non era importante in quel momento, in quell’istante c’erano solo loro due, loro due che si amavano e Regina che era salva, tutte le conseguenze dei loro gesti, presenti e futuri, non erano un problema per loro, almeno non in quel frangente.
 
NdA:
Ecco qui il nuovo capitolo, scusate l’aggiornamento tardivo, ma il season finale mi ha letteralmente uccisa! Ora, a freddo (tanto per citare il nuovo arrivo), posso dirmi più fiduciosa sui miei OutlawQueen e sperare che alla fine il vero amore vinca comunque, anche se sarà di certo un viaggio in salita.
Tornando alla ff, si sono finalmente baciati! Siete contente? E ci sono tante altre novità in arrivo, continuate a seguirmi e recensite, sono tanto curiosa di sapere i vostri commenti.
Alla prossima
lulubellula
   
 
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