Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |       
Autore: zenzero    16/05/2014    2 recensioni
Un mostro che nessuno è mai riuscito a vedere si è nascosto in una foresta e uccide tutto quello che incontra. Yuhr, un giovane elfo, è soltanto una recluta di un ordine militare, ma cosa accadrebbe se si smarrisse proprio nella foresta, che sembra essere soggetta a una maledizione?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questa storia ha partecipato al contest "La Caduta dell'Inverno Boreale e altre storie - Viaggio nel Fantasy medievale" indetto da Deidaradanna93  http://freeforumzone.leonardo.it/d/10987225/La-Caduta-dell-Inverno-Boreale-ed-altre-storie-Viaggio-nel-Fantasy-medievale/discussione.aspx




Il sole si stava ritirando all’orizzonte. Tingeva campi e colline di un rosso malinconico.

Da due giorni un gruppo di elfi cavalcava sul dorso dei loro daini senza quasi mai fare soste. Dopotutto, era ciò a cui i Ricognitori erano stati addestrati.
Il caposquadra in testa al gruppo fece miracolosamente segno di rallentare, e si voltò verso di loro. «E’ questa, la nostra meta» disse, puntando il dito all’orizzonte. «Il villaggio di Dofus».
I giovani elfi si sporsero per vederlo bene. A parecchie miglia di distanza, adagiato su un colle, distinguevano un piccolo villaggio, dietro al quale s’intravedeva la macchia scura di un’enorme foresta.
 «Ci fermeremo in una locanda, facendoci dare qualche informazione dagli abitanti. Infine, stanotte, ci riuniremo in consiglio per decidere il da farsi» decretò l’elfo, riprendendo a cavalcare.
Il caposquadra, Yaku, era un elfo della ragguardevole altezza di un metro e venti circa, ma non aveva bisogno della mole per farsi ascoltare. Bastava il tono di voce, assolutamente calmo, ma in qualche modo terrorizzante, unito a uno sguardo che, anche senza scomodare la magia, riusciva a immobilizzare chi osava fissarlo.
Gli apprendisti avrebbero però voluto avere ulteriori informazioni sulla loro missione. Dopotutto, gli era solo stato detto che gli abitanti del villaggio erano terrorizzati da una creatura indefinita che infestava la foresta.
Gli elfi aggiunsero la locanda e lasciarono allo stalliere le loro cavalcature. La popolazione fatata del villaggio era per lo più mista, composta da fate, gnomi e qualche folletto.
Sia le reclute, che i tre apprendisti erano interessati a scoprire di più sulla cosiddetta creatura, così chiesero informazioni agli abitanti, ma non ne ricavarono molto. Ognuno dava loro un parere diverso. C’era chi diceva si trattasse di una grossa belva, chi giurava fosse invece una creatura piccola e molto veloce, chi diceva di aver visto invece una creatura fatata, ma tutti loro concordarono nel dire che chi s’inoltrava nel bosco non faceva più ritorno vivo. Avevano trovato dei resti, fatati e animali, in condizioni orribili, con ferite molto profonde.
Il gruppo di elfi tornò scosso alla locanda. Per lo meno il gestore li aveva sistemati nelle stanze migliori. Dopotutto, i Ricognitori ristabilivano l’ordine nel regno ed erano famosi e apprezzati dal popolo, nonché sotto le direttive del Re, e meritavano il meglio.
Fecero un rapporto confuso a Yaku, non sapendo bene come definire le loro scoperte. Lui prese parola solo alla fine dei loro discorsi. Secondo lui, si trattava di una sola creatura, in grado di cambiare forma, forse. «Ma date le opinioni contrastanti potrebbe trattarsi di qualsiasi cosa, anche di un essere umano, dato che hanno riferito di aver visto una figura dalle forme antropomorfe».
Un umano? I giovani elfi si scambiarono occhiate eccitate, la faccenda diveniva molto interessante. Nessuno di loro ne aveva visto uno, dato che, dopo la Guerra delle venti stagioni, avvenuta circa tre secoli  prima, i pochi rimasti erano stati confinati nelle riserve, da cui non uscivano mai. Quel poco che sapevano, ricavato dalle descrizioni degli Anziani, era che il loro aspetto somigliava a quello degli elfi, ma erano giganteschi, e poco o nulla capaci nelle arti magiche.
In molti erano in disaccordo con le speculazioni del caposquadra, ma costui sedò ogni contestazione con una semplice occhiata. «Le mie, sono solo supposizioni, potrei anche sbagliarmi. In ogni caso, domani prepareremo le armi, ed durante quella notte effettueremo una ricognizione, senza inoltrarci troppo».
Gli elfi non erano soddisfatti.
 «Come, non ci addentriamo?» disse Sion, uno degli apprendisti, agitando contrariato i folti capelli rossi. «Siamo in tanti, potremo affrontare i pericoli senza problemi»  affermò.
Yaku si limitò a fissarlo, dritto negli occhi. Le sue pupille parvero ingrandirsi. Sion s’irrigidì completamente per diversi secondi, rimanendo in una posizione innaturale.
Dopo qualche istante, il caposquadra smise di guardarlo. Il giovane elfo respirò affannosamente, e abbassò le orecchie, imbarazzato. «Mi perdoni...» mormorò guardando il terreno.
Yaku sembrava essersi dimenticato di lui. «Tutti voi, andate a riposarvi, ora. Domattina prepareremo il necessario per la ricognizione. E’ tutto» mormorò, facendo congedare i giovani elfi.

I tre apprendisti erano stati collocati nella stessa stanza. Nei letti si erano sistemati Sion, il contestatore; Koi, silenzioso ma che tutti notavano perché era completamente calvo, e un giovane elfo proveniente, a differenza degli altri, da un regno di confine; il suo nome era Yuhr.
Quest’ultimo, nonostante la stanchezza, non riusciva a dormire. La missione del giorno seguente sarebbe stata decisiva nel valutare se fossero idonei o no nell’unirsi nella Legione dei Ricognitori, e lui temeva di fallire. Dal respiro nervoso dei compagni capiva che anche loro provavano lo stesso timore.
 «Io, vorrei andare a vedere» protestò improvvisamente Sion, giocherellando impaziente col suo arco.   
 «Non importa cosa dica il Maestro. Non credo che una ricognizione così superficiale possa farci scoprire di che mostro si tratti».
Koi si limitò ad annuire.
Yuhr non seppe se dire la sua o meno. Aveva l’impressione di non essere ben accetto tra gli apprendisti, e soprattutto da Sion. Non faceva altro che dargli del rammollito, senza alcun motivo apparente.
 «Allora, cosa ne pensi, Yuretto?» chiese quest’ultimo, voltandosi appena a guardarlo.
Yuhr decise di dire la verità. «Penso che dovremmo seguire le decisioni del caposquadra. Dopotutto, non sappiamo bene cosa ci aspetti, nella foresta».
L’elfo sospirò, giocando con una ciocca di capelli rossi. «Oh, sei un allievo modello, tu. Sempre a seguire il caposquadra come un cagnolino. Farai strada sicuramente».
Koi ridacchiò, divertito, ma Yuhr decise di non dare loro corda, e voltò il fianco.
 «Cos’è, non dici nulla?» proseguì il rosso, indispettito. «Ti ho fatto un complimento, sai, mammoletta!».
 «Come vuoi. Ma sono comunque del parere che è meglio lasciare le decisioni a chi ha maggiore esperienza. In questo modo, non potremo fallire».
 «Oh, questo è certo…» affermò l’elfo calvo, ghignando.
 «Già, mica siamo tutti come te, in certe cose non falliamo...» sussurrò Sion.
Yuhr non li vide parlare, ma avvertì un tono compiaciuto che non gradì.
Il giovane elfo si sollevò dal letto e guardò il rosso dritto negli occhi. Volle sapere subito a cosa si stessero riferendo, e perché continuavano a dargli del vigliacco.
Per nulla intimorito Sion gli sorrise. «Sai, non ci aspettiamo molto vigore da uno che non è in grado di dominare nemmeno le femmine».
Koi rise. Il colorito di Yuhr si accese, e abbassò istintivamente le orecchie per l’imbarazzo. Loro sapevano. Sapevano la sua storia. E dire che aveva percorso centinaia di miglia per allontanarsi dal suo villaggio e unirsi ai Ricognitori, credendo che le voci non fossero corse tanto lontane, e invece…
 «C-cosa vorreste insinuare? » biascicò il giovane, sconvolto.
 «La tua è una storia piuttosto nota, non te la prendere» mormorò Koi grattandosi il cranio pelato.  «Dopotutto, quando lasci insoddisfatte gran parte delle elfe del tuo stesso villaggio, i pettegolezzi sanno correre veloci».
Umiliato, Yuhr abbassò la testa. «Le mie... questioni personali non hanno nulla a che fare con la missione, adesso».
 «Io credo invece che un tipo come te, non abbia abbastanza spina dorsale da entrare in quel ‘luogo maledetto’ ». affermò Sion, indicando la finestra. Da lì si poteva scorgere in lontananza la foresta.
 «Riuscirei ad inoltrarmi lì dentro anche da solo, invece!» esclamò l’elfo, indignato.
 «Secondo me, non ci rimarresti che per pochi minuti, e poi torneresti piagnucolando qui!»
Yuhr dette un pugno al materasso. «Mi mettete alla prova? E va bene, partirò adesso! M’inoltrerò nel bosco, e rimarrò fino all’alba!» esclamò fuori di sé.
Il rosso lo guardò, divertito. La questione si faceva interessante. «D’accordo, hai dato la tua parola, allora... Guarda che da qui, ti vedremo benissimo. Se cercherai di sgarrare in qualche modo, riferiremo al comandante della tua uscita, va bene?»
L’elfo annuì, deciso. Non parlò mentre raccolse il mantello e le sue cose. Imboccò la porta con passo veloce.
 «Ah, erano davvero voci che correvano, ma non pensavo me le avrebbe confermate lui stesso!» rise Sion soddisfatto.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: zenzero