16/05/2014
0 recensioniCapitolo 1 – Lei
Il rumore della moto le risultava piacevole da tempo. Il vento le sfiorava il corpo, la velocità si sentiva, i suoi lunghi capelli marroni erano dentro il casco, non voleva farsi riconoscere. Doveva andarsene le disse Oliver, la stavano cercando, una vita dietro le sbarre non era il caso, aveva sofferto fin troppo, ma lei sapeva che non poteva andarsene, lei sapeva che doveva rimanere a combattere, lei sapeva che doveva vendicarsi.Lei è Helena Bertinelli.
Nella periferia di Starling City sorgeva un monte e ai suoi piedi una fitta foresta. La cima non era appuntita, poteva accamparsi là e così lei fece. Nonostante la fitta foresta si trovavano dei sentieri, accessibili con la moto.
La strada era tortuosa, alcune piante le sfioravano il corpo mentre continuava a salire. Mentre saliva si accorse di varie grotte ma non era il caso di viverci, non era mica Batman con la sua Batcaverna! Continuava a salire e ad un certo punto si accorse che una vecchia casa abbandonata giaceva in mezzo a due pini, abbastanza alti. Il terreno non cedeva, si poteva stare. Scese dalla moto, si tolse il casco liberando i suoi lunghi capelli lucenti e iniziò a controllare la zona e quella vecchia casetta diroccata. Da lì si vedeva tutta Starling City anche i palazzi della Queen Consolidated. Ci si poteva arrampicare benissimo a quei due pini che nascondevano quella casa che presto sarebbe diventata una base, un rifugio per Helena. Il muro era di pietra dura, la porta era solo corteccia d’albero, la sfondò facilmente. Il tetto era pieno di fessure, il pavimento era di legno e c’erano ragnatele ovunque. C’era una specie di salottino, due vecchie poltrone ammuffite, un tavolino di legno chiaro con una vecchia radio, accanto, sulla destra, c’era la cucina, accessibile da un arco ancora intatto. C’era solo un fornello e un lavabo. Tornando in quel salotto, sulla sinistra, c’era un bagno con solo un gabinetto e una vasca in pessime condizioni. Le finestre erano piccole e sporche. Helena si guardò intorno, aveva molte cose da fare. Dietro quelle poltrone ammuffite coperte da una stoffa rossa c’era una libreria di legno scuro, piena di libri di avventura, leggende, addirittura libri di cucina, di sopravvivenza e di meccanica. Ma nello scaffale più alto in bella vista c’era un libro dalla copertina in oro, Helena si alzò sulle punte per prenderlo, sembrava incastrato, tirò con forza e un certo punto si sentì un forte tremore. Lei cadde a terra ma si rialzò subito, quella libreria si muoveva, si stava leggermente spostando così da intravedere un passaggio. “Un classico meccanismo dei film.”–pensò.
Era buio, c’erano delle scale, Helena sfilò una piccolissima torcia dal costume della moto e armata di balestra salì le scale. Non erano molte, ad un certo punto vide una porta in legno, come quella all’entrata, una volta sfondata, ella si trovò davanti una piccola cameretta, molto deliziosa ma trascurata. C’era un letto matrimoniale coperto da un lenzuolo simile alla stoffa presente nelle poltrone in soggiorno. La finestra una in tutta la camera era decisamente più grande e poi c’era una specchiera in legno scuro, i cassettoni erano vuoti e polverosi come lo specchio, stranamente ancora intatto. Helena si rimboccò le maniche e iniziò a sistemare quella casetta che ben presto sarebbe diventata sua. Non poteva arrendersi, avrebbe fatto di tutto, doveva anche rivedere Oliver.