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Autore: Selenite    16/05/2014    11 recensioni
Mahel è un'allegra ragazza di 16 anni, il cui nome le è stato dato dalla madre, una scrittrice di libri per ragazzi, prendendo ispirazione da un personaggio delle sue stesse storie. Nonostante Mahel odi il suo nome, si ritroverà nell'universo delle fiabe di sua madre, per aiutare il co-protagonista Lagharta alla salvezza del mondo. Sembra una storia fantasy come le altre, ma non lo è... Perchè Lagharta non è un eroe come tutti gli altri. E odia Mahel dal più profondo del suo cuore.
Ho messo rating piuttosto alto, in quanto ci sarà la presenza di alcune scene abbastanza crude. Ringrazio in anticipo per la cortesia che chiunque vorrà riservarmi nel leggere ^^
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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*Ad Adaliah.
Non ho risposto al tuo messaggio, semplicemente perché l'ho letto poco prima di aggiornare questo capitolo. Grazie. Grazie di cuore.
Le tue parole hanno sicuramente innescato un brivido che difficilmente riuscirò a mandare via*


CAPITOLO 33

Il bisogno di averti accanto


Fu una lunga notte.
Piena di dolore, piena di sofferenza. E di amore.
Non lo aveva mai provato. Non pensava sarebbe stato così. Pieno di struggente e lenta agonia, che si insinuava in pensieri nascosti e dimenticati.
Più forte del legame, più dolce e più difficile.
Rimasta sola, nel silenzio di quella stanza enorme, rimase ferma e immobile seduta vicino l'enorme finestra. In attesa.
Che gli occhi smettessero di piangere e il suo cuore smettesse di stillare, finalmente, quel pericoloso fiele nero pieno di dolore...

Il guerriero uscì. Prese la spada senza svegliare Saluss. Voleva stare solo.
Nella profondità dei boschi che ormai conosceva a menadito, le tre lune piene e brillanti sopra di lui, un bellissimo manto di stelle.
Mahel l'avrebbe adorato.
Si allenò per ore da solo, brandendo la spada e lasciandosi calare penzoloni dai rami degli altissimi alberi per fare piegamenti e addominali, nella speranza che il sudore portasse via con sé tutto lo straniamento di quella situazione a cui lui non voleva arrivare.
Nella sua mente ricordava in continuazione le lacrime di Mahel, la sua espressione di pura sofferenza e rimorso, e non riusciva a farla andare via.
Si odiava per questo.
Dov'era finito il bastardo cinico ed egoista di poche settimane prima? Dov'era finita la sicurezza che quella ragazzina idiota era solo un peso di cui presto si sarebbe, con gioia, liberato?
Mahel ormai gli era entrata dentro, che lui lo volesse o meno. Quel sorriso innocente, lo sguardo che diceva tutto anche se la bocca non parlava...tutto di lei ormai era parte della sua vita. Anche il suo dolore lo toccava, seppure non gli facesse cambiare idea.
Lui non poteva amare. Perché non voleva amare.
Rimase fino all'alba da solo, perché non potesse mai dimenticare.
E perché lei, in qualche modo, cercasse invece di farlo.

Erano così stupidi, entrambi.
Così schifosamente bugiardi sui loro sentimenti, eppure così sinceri.
Odiava aver sentito i singhiozzi di Mahel per ore, per poi aver ascoltato da fuori la sua porta il silenzio delle sue lacrime più nascoste.
Odiava aver visto il guerriero cadere e ferirsi ovunque, seppure ancora dolorante per le ferite del combattimento con Laherte, per non affrontare direttamente il dolore più terribile: quello del suo cuore.
Poteva solo guardarli entrambi ferirsi da soli, senza potere fare nulla.
Lei era una traditrice.
Rimase fino all'alba a vegliare sul guerriero, perché non potesse fare stupidaggini, in mano una boccetta di quella panacea miracolosa che avrebbe tolto qualsiasi nuova ferita il guerriero si fosse tatuato addosso.
Gli occhi chiusi, l'espressione tormentata e ferita, ascoltando quel silenzio straziante di un urlo che mai nessuno dei due avrebbe espresso.

La Sibilla e i due nuovi compagni rimasero svegli, a loro volta, nella speranza che passasse quella notte.
L'indomani tutto sarebbe cambiato, lei lo sapeva, ma era diverso: Mahel poteva decidere.
Sapeva entrambe le strade che avrebbero percorso, a seconda della decisione che la ragazza avrebbe preso. Ma non poteva forzarla a prenderne una a dispetto di un'altra, e lì stava la sua limitazione di Sibilla.
Non era un potere assoluto, ma soggetto alle variabili del libero arbitrio umano.
Velleda e Pixel, con lei, che si tenevano per mano come se il mondo si concentrasse in quelle quattro mura. In attesa, anche loro, che tutto si risolvesse.
Nessuno osò parlare, dopo quella discussione piena di terribile agonia, in cui si era consumato il più terribile degli scontri. Erano entrambi usciti sconfitti, ed entrambi feriti.
Non si poteva cambiare il destino, pensava amaramente la Sibilla, seppure le cose avrebbero potuto andare in maniera differente.
Si accorse che le sue predizioni diventavano, con Mahel vicina, molto nebulose e poco chiare, simbolo secondo lei che era in atto il cambiamento.
Sorrise nel pensare che persino il destino scritto nella Profezia, poteva cambiare.
Velleda compì piccole magie con l'acqua, sorridendo dolce alla Sibilla e Pixel, come a volerli rassicurare sul loro incombente futuro. Tutto sarebbe andato per il meglio.
Glielo dicevano gli occhi di Mahel, puri oltre ogni aspettativa.
Persino più di quelli di una qualsiasi divinità minore.

Ed eccola, la mattina.
I fruscii degli alberi aprirono il mondo ad un nuovo giorno. Un nuovo cammino.
Una nuova scelta.
Mahel si fece trovare pronta, i vestiti ormai lisi e strappati per le continue ferite che aveva già accumulato in quelle poche settimane di viaggio.
La Sibilla l'aspettava, a braccia aperte, insieme a Pixel e Velleda. Sorrise a tutti, gli occhi ancora un po' gonfi per via del pianto notturno, ma limpidi.
Il suo cuore si era decisamente alleggerito.
-Stai bene?- azzardò la Sibilla, cercando di non re-innescare un nuovo motivo per piangere, ma Mahel la stupì.
Annuì senza parlare, guardando la porta e facendo una muta richiesta alla Sibilla, che capì. Aveva deciso di imboccare quella strada -Certamente-
La Sibilla la precedette, aprendole la porta e facendo entrare la luce dell'alba all'interno dell'abitazione. Mahel tirò un profondo respiro di sollievo, come se ormai il più fosse fatto. E infine, parlò -Andiamo. Portami da lui-

Alvexia era rimasta lì. E lo guardava.
E sapeva che lui se n'era accorto. Così come sapeva che non le avrebbe detto nulla.
Ormai aveva finito di farsi del male, e di maledirsi, perciò era steso a terra. Distrutto, e completamente privo di forze.
Si sentiva un completo imbecille.
Non riusciva a capire come comportarsi, d'ora in avanti. Come guardarla, o se guardarla. Se odiarla, o volerle bene.
Se continuare a vederla. O se, invece, dovesse escludere la sua presenza da quel mondo.
Si coprì il viso con le mani, ancora sperando che fosse un sogno e che tutto quello non avrebbe avuto necessità di compiersi.
Ma si sbagliava.
Quando sentì i passi di alcune persone avvicinarsi, guardò di sottecchi chi fosse.
Rimase stupito nel vedere tutti, compresa la ragazza.
Si alzò in piedi, scosso dal vederla davanti a lui.
Fiera e decisa, niente più lacrime.
-Mahel...- iniziò lui, cercando di non ferirla più di quanto il suo silenzio della sera prima l'aveva fatto -Io...-
Ma lei lo fermò dal parlare. Le sue dita gli coprirono la bocca, la sua testa si scosse nel tentativo di fermarlo dal dire alcunché.
-Non è necessario, Lagharta- disse lei, sorridendo mesta -Non devi sentirti colpevole. Lo sapevo, me lo avevi già detto. Ed io non voglio nulla da te. Io ti amo, niente di più- aggiunse convinta, senza paura stavolta di dire qualcosa che avrebbe potuto rovinare tutto.
-Io ti voglio...bene- rispose lui, afferrandole le dita e spostandole dalle sue labbra -Ma non dovevo ferirti. Conoscendoti, è stato naturale e spontaneo e...-
Di nuovo, lei lo fermò -Ho detto che non è necessario. L'ho detto, è finita-

Lo stupore nel vedere che non c'era più segno di rimorso, nel suo sguardo. Nessun dolore, nessuna paura. Solo la dignità di una persona innamorata.

-Non succederà nulla. Non farò avverare la Profezia, perché tu non vuoi amare- disse ridacchiando, sentendo il cuore incrinarsi di nuovo a quelle parole -E Saluss ti proteggerà. Ne sono sicura-
-Mahel...- sbuffò Lagharta, lasciando che il suo sguardo si abbassasse a guardare il terreno, sconfitto dal suo stesso dolore -Mi dispiace...-
-Ehi- disse lei, alzando gli occhi del guerriero affinchè potesse vedere i suoi. Sorrideva. Sorrideva davvero -Ti stai scusando...per quale motivo?-
Lagharta scosse la testa, appoggiando la testa alla fronte della ragazza -Per quanto fastidiosa e irritante tu sia...ormai sei una persona a me cara. Non come vorresti, ma abbastanza da potertene vantare...-
Mahel annuì, avvicinandosi al corpo del guerriero, sudaticcio e freddo. Inspirò il suo odore forte, anche se non era certamente buono come al solito, e arrossì -Dio mio Lagharta, puzzi da morire. Dovresti farti una doccia-
Lagharta rise di gusto a quell'affermazione, notando che tutti quanti se n'erano andati lasciandoli soli. Chissà da quanto -Lo sapevi che sono andati via tutti?-
-Si, me lo immaginavo- rispose lei, abbracciandolo forte -Non...non mi manderai via, vero?- chiese lei spaventata, stringendolo -Non voglio neanche pensare di non vederti più...già da adesso-
Lagharta strinse i pugni, pensando al momento in cui Mahel avrebbe rinunciato per sempre alla sua libertà per rimanere lì, a Gaia, per sempre -Non avresti dovuto-
-Lo so- rispose lei, cercando di non far caso al mancato abbraccio di rimando del guerriero -Vorrei solo rimanere qua. Con te, e gli altri. Finché non finirà tutto. Finché tutto non sarà risolto. Finché non dovrò andare via...-
Lagharta rimase fermo, immobile. Combattendo con il bisogno di allontanarla, per non ferirla più.

Non poteva abbracciarla a sua volta, perché non poteva darle ciò che lei avrebbe voluto.
Non poteva allontanarla, perché le avrebbe inflitto un'altra ferita. E non voleva farlo.
Rimase fermo e immobile, mentre le braccia sottili della ragazza lo abbracciavano teneramente, nella speranza di tenere attaccata a sé il ricordo di quell'amore impossibile più a lungo che poteva.
-Grazie- disse lei improvvisamente, sciogliendo l'abbraccio e chiudendo gli occhi.
Un profondo respiro, prima di guardarlo fisso negli occhi con aria decisa. E porgergli le mano.
-Mahel?- chiese lui confuso, guardando la ragazza senza capire -Che...?-

-Piacere. Io sono Mahel. Vengo dalla Terra e ti aiuterò a salvare il mondo- disse tutto d'un fiato, tremando come una foglia al pensiero che quel gesto fosse ancora più stupido di quanto lei stessa lo considerasse -Tu sei...?-
Lagharta la guardò. Seria come non mai. Infantile, e tanto dolce. E rise di gusto.
Mahel lo guardò ridere e arrossì, sapendo già in principio che era una cosa talmente infantile da risultare ridicola. Abbassò lo sguardo imbarazzata, ma prima che potesse ritirare la mano, Lagharta la afferrò a sua volta e le alzò lo sguardo, perché lei potesse vedere il sorriso che lui le porgeva. Sincero.
-Io sono Lagharta, l'eletto di Saluss. Ti aiuterò a salvare il mondo- si interruppe un attimo, assumendo un'epressione seria e tenera allo stesso tempo -D'ora in avanti sarò il tuo Cavaliere. Grazie di essere qui...Mahel-

Perché lei ormai c'era. Lì, davanti ai suoi occhi.
Con tutti i suoi difetti e paure, le sue insicurezze ed il suo cuore.
Lei, lo sapeva, avrebbe salvato il mondo. Ne era sicuro.
Ed ormai lui ne aveva bisogno. Bisogno di lei al suo fianco, perché potesse riacquistare la sua umanità perduta. La voleva accanto a sé, in un modo diverso da quanto si sarebbe mai aspettato.
Questo era l'inizio del viaggio.



***


Okeeeei questo è un capitolo fasullo. Nel senso che non dico niente di nuovo, ma è una transizione.
Una transizione tra il "preparativo al viaggio" e l' "inizio del viaggio".
Si, da ora in avanti si passerà al perché sono loro cinque, perché Alvexia abbia fatto ciò che ha fatto, perché Saluss abbia scelto Lagharta ed Exitio Laherte, e così via.
Un sacco di perché.
Conosceremo le famose Ninfe del Lago del Cielo, e tanti altri personaggi chiave che aiuteranno durante la prossima Guerra. Conosceremo meglio alcuni personaggi, come la Sibilla, o Velleda o anche Pixel.
Credetemi...Pixel è un FIGO. E non lo dico solo perché l'ho creato io. E' proprio figo e basta.
E...si, qualcuno mi aiuterà a scrivere della Guerra. Non sono brava nelle scene di azione, ho solo giocato tanto agli MMORPG, ma non basta per saper scrivere di queste cose. Non ho mai letto molti fantasy di combattimento, quindi sono debole. Chiedo venia in anticipo per la probabile schifess che ne verrà fuori.
Intanto, beccatevi questo Lagharta bello puccettoso che ha deciso comunque di "accettare e vedere" Mahel, qualsiasi sia la cosa terribile che ha fatto. Ormai si è affezionato, tiè, ben ti sta! Prenditela vicino e proteggila, sapevo che Mahel ce l'avrebbe fatta. In modo stupido, ma tant'è. La mia piccolina.
Siii scusate la nota un pò scema, ma ero così eccitata. E' bello poter davvero iniziare a scrivere cosa succederà dopo. Ho già detto che adoro Pixel? Perché lo adoro.
Mi auguro davvero di non averla tirata troppo per le lunghe, prometto di fare meno capitoli di questo genere perché nonostante non sembra sono DIFFICILI!!!
Grazie mille, in ogni caso, perché ancora qualcuno che mi legge c'è. Magari poche persone, ma importantissime per me. Mi fate felice, più di quanto credete.
Grazie davvero.
Sappiate che vi adoro tutti, dal primo all'ultimo, anche se non commentate, anche se leggete soltanto. Perché anche una lettura vale come mille ai miei occhi, e non posso far altro che ringraziarvi, dal più profondo del cuore, con tutta me stessa.
Vi mando un bacio, ed un abbraccio, come sempre.
Con affetto e devozione,
Selenite
  
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