Vecchissima storia molto probabilmente in procinto di essere cancellata.
Il mio regalino (ehm…) di
Natale! (Purtroppo, e ciò lo dico a chi legge la mia fic “Could it be any
harder?”, non riuscirò ad aggiornare entro sabato…mi dispiace!) ^^ Spero vi
piaccia almeno un po’, voi però recensite, mi raccomando ^.- Ovviamente è sulla
mia coppia preferita: James/Lily. Buona lettura e…tanti auguri!
Solo
perché è Natale
24
Dicembre 19**, Hogwarts
-“Giuro
che questa la faccio pagare cara a quel pallone gonfiato!”- ringhiò la ragazza
continuando a camminare con passo spedito e deciso, i pugni stretti lungo i
fianchi muovendo le braccia a tempo con i suoi passi, una ciocca dei capelli
rosso fuoco scivolata sul viso roseo e regolare –“questa non la passa liscia!”-
La sua amica, che cercava di tenerle dietro, sospirò con
aria affranta.
-“Lily, calmati, non c’è motivo di arrabbiarsi così
tanto…”-
Lily si bloccò su due piedi di colpo e si voltò girando
nervosamente sui tacchi.
-“Non c’è motivo di arrabbiarsi così tanto?!? Non ce n’è
motivo?!”- i suoi occhi sembravano aver assunto il potere di incenerire
chiunque le fosse capitato a tiro –“mi sembra giusto permettergli di fare tutto
ciò che vuole, giusto?”-
La ragazza esitò per un secondo.
-“Io non…”-
-“Ma certo che è giusto!”- l’interruppe una Lily furente
–“dopotutto è l’idolo delle ragazzine, è bravo a Quidditch ed è di bell’aspetto
e questo basta a far sì che possa comportarsi come gli pare e piace, logico!
Come avevo fatto a non pensarci?!”-
-“Lily, io…”- provò ancora l’amica
Una voce conosciuta si fece strada nel corridoio non molto
affollato, squillante ed energica, come sempre. E come sempre era la voce che
Lily detestava più di qualsiasi altra cosa. La ragazza accanto a lei socchiuse
gli occhi in attesa della catastrofe e sospirò ancora.
-“Ehi, Evans, allora lo ammetti che sono il miglior
cercatore che Grifondoro abbia mai avuto e che sono bello!”-
La ragazza in questione si bloccò per un momento,
sopraffatta dalla rabbia, cercando di formulare un discorso che non fosse colmo
di ira, il che era veramente difficile, socchiuse gli occhi tentando di placare
il furore puro che le scorreva nelle vene. Non ne poteva più, non lo sopportava
più. Qualunque cosa lei facesse, lui la doveva rovinare. Era sempre in mezzo ai
piedi a combinare qualche guaio o a fare il galletto con le ragazze. Era semplicemente
odioso.
Dopo due lunghi respiri profondi, si voltò nuovamente a
fronteggiare l’essere più irritante che conoscesse e che avesse mai conosciuto.
-“Potter.”- sibilò muovendo un passo verso di lui, le mani
le tremavano –“immagino che sia stato divertente fare quello che hai fatto,
giusto?”-
James Potter, diciassette anni e mezzo, ribelli capelli
neri e svegli, carismatici occhi castani sovrastati da un paio di quelli che
Lily trovava odiosissimi occhiali tondi, alzò gli occhi al cielo portandosi una
mano al mento, fingendo di soppesare la questione.
-“Hmm…”- mugolò lanciando un’occhiata al suo amico, Sirius
Black, che ridacchiava più in là –“…decisamente.”-
La ragazza incrociò le braccia sul petto con
un’espressione minacciosa sul giovane viso, i grandi occhi smeraldini
accigliati, i lunghi capelli rossi le ricadevano, lisci, sulle spalle.
-“Bene, razza di pallone gonfiato che altro non sei.”-
esordì –“se pensi di essere così divertente semplicemente perché causi
guai, se pensi di essere così interessante…ti sbagli di grosso! Tu non
sei nessuno in questa scuola, chiaro? Nessuno diverso da noialtri, quindi non
vedo come tu possa permetterti di provocare dei disastri del genere! Tu non
conti niente, qui, Potter, sei esattamente come tutti noi, semplici esseri
umani…”- proseguì con sarcasmo, le gote leggermente imporporate dalla foga del
discorso –“…quindi smettila di ostentare quel tuo senso di superiorità, perché
non sei superiore neppure ad un vermicolo!”-
Alcuni alunni, ormai abituati alle liti tra i due,
passavano scuotendo la testa rassegnati, altri, trovando quella scena
divertente, si soffermavano ad osservarli. Sirius si voltò a parlare con il
loro amico Remus, che era appena arrivato e che, strano ma vero, pur essendo
prefetto non faceva nulla per interrompere la lite.
-“Non mi piace essere paragonato a te, Evans.”- ribattè
pungente James
Lily si accigliò ulteriormente e gli si avvicinò ancora di
più.
-“Guarda che con me caschi male, Potter. Non sono una di
quelle stupide ragazzine che svengono ai tuoi piedi solo perché sei popolare.
A me non interessa la considerazione che hai di me, le tue parole non mi
sfiorano neppure. Non è la tua opinione a contare, per me.”- la voce tradiva un
certo nervosismo: era decisamente più alta del normale –“E poi sempre meglio
essere considerati alla pari di un vermicolo che essere un nauseabondo
presuntuoso, arrogante e viziato come te!”-
James si guardò attorno, come a voler suscitare l’appoggio
del pubblico. Che arrivò. Era il ragazzo più popolare ed acclamato dell’intera
scuola, Lily invece era solamente una ragazza come tante altre, forse più
precisa e più petulante, un po’ troppo rispettosa delle regole.
Qualcuno cominciò a ridacchiare ed a lanciare frecciatine
all’indirizzo della rossa che, incurante, seguitava a fissare negli occhi il
suo eterno nemico: James Potter.
-“Che paroloni, Evans.”- ironizzò alzando eloquentemente
un sopracciglio
Lei si scostò nervosamente la ciocca di capelli che le era
di nuovo impudentemente scivolata sul viso.
-“Ti assicuro che si adattano benissimo a te, Potter.”-
replicò storcendo la bocca in una smorfia di disgusto –“ti credi migliore di
tutti solamente perché sei il cercatore della squadra di Grifondoro, pensi di
poter fare tutto quello che ti pare e piace, credi di essere un grande uomo, ma
sei solamente uno sciocco ragazzino immaturo!”-
James mosse un passo verso Lily, con un sorrisetto che non
presagiva niente di buono; lei lo osservò perplessa.
-“Che ne dici di aiutarmi…”- fece lui chinandosi, visto
che la ragazza era più bassa, e sfiorandole il mento con una mano, causando
numerosi sospiri tra le ragazze presenti –“…a maturare?”- continuò in un
sussurro avvicinando le sue labbra a quelle di lei finchè Lily potè avvertire
il suo respiro lento e regolare, per nulla disturbato da ciò che stava facendo,
sulla bocca.
Sapeva dove voleva andare a parare, eccome se lo sapeva.
Era dal quinto anno che la perseguitava chiedendole di uscire con lui. Non
doveva dargli la soddisfazione di arrossire a quella vicinanza: James Potter
non sarebbe mai riuscito a mettere in difficoltà Lily Evans.
-“Ti va di uscire con me, questo sabato?”- disse in un
soffio, facendole alzare di poco il viso
Ci aveva messo tutta se stessa, aveva tentato con tutte le
sue forze di non farlo, e non fu molto contenta di sé sentendo le proprie
guance andare in fiamme. Senza alcun motivo particolare, stare vicino a Potter
la imbarazzava notevolmente. Lo odiava, lo odiava con tutta se stessa, avrebbe
fatto qualsiasi cosa per levarselo di torno, ma da quando lui aveva iniziato a
perseguitarla con quelle sue assurde richieste di appuntamento, mettendola in
imbarazzo davanti a tutta la scuola, Lily si era sentita tremendamente a
disagio nell’averlo vicino a sé. E così vicino, cominciava davvero ad
essere troppo.
James sorrise beffardamente, sicuro di sé, come sempre.
-“Scordatelo.”- sibilò lei allontanando con uno schiaffo
la sua mano dal suo viso –“non mi toccare, Potter. Non uscirei con te neppure
se fossi l’ultima persona nell’intero globo terrestre. Sei così presuntuoso,
così pieno di te che mi fai letteralmente schifo.”-
James smise di sorridere. Non era di certo la prima volta
che lei gli lanciava parole del genere e che lo metteva ‘in imbarazzo’ davanti
ad altre persone, tuttavia non poteva non sentirsi stranamente colpito da
quelle sue parole. Ok, Evans era una ragazza perfettina, precisina e
petulante, all’inizio aveva cominciato a chiederle di uscire con lui per
scherzo, fino a quando non si era reso conto che si comportava in quel modo che
lei detestava proprio per attirare la sua attenzione. Ed era stato allora che
James Potter si era scoperto attratto veramente da quella ragazza
così…così…così indisponente. Non aveva mai scoperto cosa l’attirasse di lei,
sapeva solamente che le sue parole ferivano molto più di quanto non desse a
vedere.
-“Dovresti approfittare della mia offerta, Evans: chi
altro chiederebbe ad una secchiona, petulante e rompiscatole come te di
uscire?”- osservò con una certa strana soddisfazione mista a quello che la
gente comune chiama senso di colpa l’espressione degli occhi della ragazza,
fattisi improvvisamente più scuri. Decise di rincarare la dose. –“Se continui
ad essere così intransigente non troverai mai uno straccio di cavaliere per il
ballo, figuriamoci un ragazzo!”-
Lily, ferita nell’orgoglio, gli puntò contro un dito.
-“Bene, Potter, credo sia arrivato per te il momento di
imparare due cose fondamentali”- James socchiuse gli occhi scetticamente
–“Uno: la mia situazione sentimentale non ti riguarda in alcun modo,
chiaro? Tu non fai parte della mia vita, quindi evita di impicciartene. Due, ma
non meno importante: essere intransigenti non significa permettere che un cretino
come te devasti la sala adibita al ballo che, tra parentesi, io stessa
ho arredato rinunciando alla gita a Hogsmeade.”- notò con orrore che sulle
labbra di lui si stava distendendo un sorrisetto sardonico –“l’hai fatto
apposta per quello…”- sussurrò indecisa se essere allibita o semplicemente
furente –“…proprio perché ci avevo messo così tanto per allestirla…”-
Il sorriso del ragazzo si allargò sinistramente e lui le
concesse in risposta una semplice alzata di spalle.
-“Chi lo sa…”- disse mentre qualcuno ridacchiava divertito
Lily Evans gli si avvicinò dimenticando il suo disagio
nell’averlo accanto a sé, gli poggiò un dito sul torace spingendolo
all’indietro.
-“Tu sei un…un…”- James si lasciò spingere fino a quando
non fu con le spalle al muro
-“Avanti”- la provocò –“feriscimi, Evans…colpiscimi!
Uccidimi!”- fece allargandosi teatralmente i lembi della camicia bianca che
teneva perennemente sbottonata per i primi tre bottoni, suscitando l’ilarità di
molti ed i gridolini di giubilo di alcune studentesse del sesto anno lì accanto
–“che aspetti?”-
Gli occhi di Lily lampeggiarono pericolosamente.
-“Sei solo un fallito, Potter.”-
L’atmosfera attorno a loro sembrò congelarsi all’istante.
Un fallito? Come poteva essere un fallito James Potter, l’eroe, il paladino,
l’idolo di Hogwarts?
-“Scu…scusa?”- domandò lui miracolosamente spaesato per la
prima volta dopo tanto tempo, forse un’intera vita
-“Sì, hai capito bene.”- l’apostrofò lei, accaldata per la
rabbia –“hai capito perfettamente. Non sei un eroe, capito? Non sei un grande
uomo, non sei un campione, chiaro? Sei solamente un ragazzino che si pavoneggia
di continuo perché ha i soldi, perché può fare ciò che gli pare, o
almeno crede, sei solo uno stupido ragazzino che non ha deciso di crescere, uno
sciocco ragazzino che non sa fare altro che prendersela con i più piccoli, fare
scherzi stupidi che a diciassette anni non si dovrebbero più fare da secoli…sai
pensare solo a te stesso. A te stesso ed alla tua fama. Non hai un pensiero
gentile per nessuno, basta che tu sia sempre e perennemente al centro
dell’attenzione; per te gli altri non sono nulla, tanto che ti permetti di
rovinare il lavoro svolto con fatica, impegno e sudore da qualcun altro solo
per divertimento, solo perché la gente è stupida e ti acclama per
niente. Sei solo un egoista, Potter. Non hai un cuore, a te non serve un
cuore perché a te basta essere uno spaccone, ti basta poter fare quello che più
ti piace, incurante di tutto il resto.”- si bloccò per un secondo facendo un
passo all’indietro, con un’espressione di puro disgusto –“Tu pensi sempre e
solo a te stesso, non sei un essere umano: gli esseri umani provano affetti, hanno
un cuore, una coscienza…tu non sei un eroe, Potter. Non sei niente. Ci sei tu
al centro del mondo, per te, e basta. Questo vuol dire essere un fallito.”-
In sette anni di studio e litigi lì Lily non avrebbe mai
pensato di sentire un silenzio così assoluto, così profondo, così freddo in
presenza di James Potter, al cospetto del quale qualcuna ridacchiava sempre
maliziosamente, qualcun altro si complimentava per l’ultimo scherzo
architettato: era sempre stato così. E, a dire tutta la verità, Lily non avrebbe
mai pensato di arrivare ad essere così spietata con qualcuno. Lo ammetteva: era
una ragazza particolare, aveva una grande forza di volontà ed un gran coraggio,
non si era mai fatta mettere i piedi in testa da nessuno e sapeva sempre
rispondere decisamente a tono, ma era anche una ragazza molto, molto sensibile,
forse anche troppo, ed aveva sempre pensato agli altri, a tentare di non
ferirli, non più di tanto. Ma era eccezionale come quel Potter sapesse
tirare fuori il peggio di lei, e non sapeva che James pensava la stessa cosa
nei suo confronti: bastava la presenza di Lily, il solo sapere che a lei
sarebbe giunta la voce dei suoi scherzi, delle sue azioni coraggiose o
avventate che fossero, per trasformarlo in un vero e proprio idiota. Un
fallito. Esattamente quello che era. Lily aveva ragione, tremendamente ragione.
James la osservò negli occhi senza dire una parola, con
un’intensità tale che la giovane Grifondoro si vide costretta a distogliere lo
sguardo.
-“Io…devo andare, ora.”- disse esitante girando sui tacchi
e si diresse per il corridoio guardando davanti a sé leggermente stralunata,
tra le occhiatacce di molti
Per la prima volta, James Potter era rimasto senza parole.
*** *** ***
Erano circa quaranta minuti che stava tentando di studiare
quel noiosissimo paragrafo sulle erbe medicinali utilizzate nel Medioevo per
curare ferite inferte da draghi velenosi, ed erano stati probabilmente i
quaranta minuti più infruttuosi dell’intero anno scolastico. Si sentiva
terribilmente nervosa, non faceva altro che iniziare a leggere con attenzione
(presunta) per poi arrivare a fine pagina accorgendosi troppo tardi di aver
pensato a tutt’altro e non aver assimilato nulla di nulla. Cosa le stava
succedendo? Sbuffò spazientita chiudendo di scatto il libro, facendo voltare la
sua amica, seduta lì accanto.
-“Qualcosa non va, Lily?”- le chiese lei con delicatezza
La rossa si passò stancamente una mano sugli occhi verdi
ed espressivi in un gesto che tradiva tutta la sua sensazione di nervosismo, di
una qualche e strana ansia, tutta la sua stanchezza, avrebbe anche osato
ammettere. Esatto, si sentiva straordinariamente spossata, gli occhi le
bruciavano, avrebbe semplicemente voluto infilarsi il suo comodo pigiama e
stendersi nel suo morbido e caldo letto per dormire fino alla mattina seguente,
ed invece no! Doveva ancora scendere a cena in Sala Grande (Lily Evans,
prefetto e caposcuola al settimo anno di Grifondoro, giammai avrebbe saltato
una cena in cui si sarebbero discussi i termini del ballo ormai prossimo),
risalire fino alla torre di Grifondoro e terminare i compiti di Erbologia ed
Antiche Rune per l’indomani.
E devo anche
rivedere Potter…
-“Niente di grave, Eileen, dev’essere semplicemente un po’
di stanchezza, tutto qui…”- mormorò
Eileen le rivolse un’occhiata apprensiva.
-“Sei sicura che non c’entri nulla la lite con James?”-
Lily scosse la testa in segno di diniego.
-“No, no…Potter non c’entra nulla.”-
-“Se sei rimasta male per quello che ti ha detto…”-
proseguì la ragazza avvicinandosi all’amica e sedendole accanto –“…sai che
non…”-
La giovane Grifondoro proruppe in una risatina isterica,
forzata, roteando i verdi occhi in un gesto esasperato.
-“Non scherzare, Eileen…sai che per me Potter è meno che
niente: non me la prenderei mai per le sue parole.”-
Eileen la guardò intensamente: era la sua migliore amica
da quando si era trasferita in quella scuola, al terzo anno.
-“O forse stai male per qualcosa che gli hai detto tu.”-
Lily smise di sorridere istantaneamente abbassando lo
sguardo sulle piastrelle del pavimento con aria corrucciata.
-“Pensaci, Lily.”- concluse Eileen alzandosi e poggiandole
una mano sulla spalla –“io intanto scendo a cena…tu raggiungici quando te la
senti…se vuoi posso dire alla McGranitt che non stai molto bene…”-
La ragazza si limitò a scuotere ancora una volta il capo,
facendo ondeggiare lievemente i lunghi capelli color fiamma, ed a mormorare un:
-“No, no…ti raggiungo tra dieci minuti.”-
Una volta sola Lily si lasciò sfuggire un ulteriore lungo,
lento sospiro poggiando la nuca sullo schienale della poltrona, osservando con
gli occhi socchiusi il fuoco crepitare ancora tiepidamente nel caminetto.
Non poteva sentirsi così…così…così solamente per le
parole che le aveva letteralmente sputato in faccia Potter…o, peggio,
non poteva stare così per ciò che lei aveva sbandierato sotto al
naso di quel pallone gonfiato in risposta alle sue offese. Eppure non
riusciva a trovare un motivo al suo malessere.
Sarò stata troppo
dura con lui?
Poi
scosse il capo come a voler scacciare via quel pensiero: no, niente era troppo
con James Potter, dopo tutto quello che lui le aveva fatto in sette
dannatissimi anni di scuola. In fondo lui quel pomeriggio le aveva dato della
acida, intransigente, odiosa, petulante zitella…ed aveva anche detto che non
avrebbe mai trovato nessun ragazzo, né per il ballo, né tantomeno nella vita di
tutti i giorni…sentì qualcosa stringersi all’altezza dello stomaco, una morsa
di ghiaccio che aumentava quella strana sensazione di angoscia.
-“No, Lily, no! Non ci
pensare neppure! Potter è solo un cretino, sa solo sparare cretinate…”-
tuttavia tali parole, neppure se dette ad alta voce, sembravano molto decise e
sicure
Perché in fondo…ha
ragione…
Per una volta in vita sua Potter aveva avuto ragione. E su
cosa? Su chi? Su lei! Era a dir poco sconvolgente! Lì per lì aveva
tentato di scacciare quella schiacciante verità, di far finta che fosse solo un
espediente architettato da Potter per ferirla…ma piano piano aveva maturato a
livello conscio ciò che, a livello subconscio, sapeva già da anni: in quello,
Potter aveva ragione.
Non aveva un cavaliere per il ballo. E non aveva grande successo col sesso opposto. Quand’era più piccola i ragazzi si
facevano avanti con lei che, tuttavia, li rifiutava tutti cordialmente, anche
chi le piaceva, e tanto…tutte le volte che si trattava di intraprendere una
relazione che significava crescere, passare dal mondo infantile a quello
adolescenziale e, quindi, adulto…veniva bloccata da qualcosa, una paura che
neppure lei capiva bene. E col passare del tempo aveva preso l’orrenda
abitudine di assumere quel carattere preciso (oltremodo) e petulante (sì, lo
era, lo ammetteva) per difesa…e questo aveva scoraggiato tutti i ragazzi che le
stavano attorno.
E tutto ad un tratto le cascò addosso la consapevolezza
della esagerata severità delle parole che aveva rivolto a Potter: era un
fallito perché non sapeva pensare agli altri.
E lei non sapeva aprire il suo cuore. Che differenza
correva tra loro?
Chi era tra loro due, adesso, il vero fallito?
*** *** ***
Nevicava con una certa intensità, una notevole intensità,
e James si trovò costretto a dover strizzare gli occhi per impedirsi di
lacrimare per l’aria pungente che nel frattempo gli stava inesorabilmente
mozzando il fiato mentre, imperterrito, sfrecciava sul campo da Quidditch,
inseguendo un fantomatico boccino d’oro. Sentiva il vento gelido infiltrarsi
tra le pieghe della divisa, congelare completamente le sue ossa, fischiare
furiosamente nelle sue orecchie mentre cercava di impedire che gli occhiali gli
si appannassero. Il semplice fatto che avesse deciso di allenarsi con quel
tempo induceva chiunque lo stesse osservando a pensare che ci fosse qualcosa di
sbagliato: ok, James Potter amava il Quidditch, forse più di quanto amasse
pavoneggiarsi, il che era dire veramente tanto, ma a nessuno sarebbe mai venuto
in mente di allenarsi così duramente con un tale tempaccio, calcolando anche il
fatto che nessuna partita era in vista e che la sera stessa si sarebbe tenuto
il tanto atteso ballo di Natale. Ed all’occhio attento di un buon osservatore
(non che fosse facile osservare il ragazzo sfrecciante di qua e di là) sarebbe
risultato strano persino l’atteggiamento con il quale si stava allenando: la
mascella serrata, gli occhi cupi, non un fiato, non una parola, non un momento
di pausa, il corpo proteso in avanti, schiacciato sulla scopa per aumentare la
velocità e le mani strette quasi spasmodicamente attorno al manico di scopa,
fino a farne diventare le nocche completamente bianche, lasciavano intuire
qualcosa di diverso.
Tutto questo, ovviamente, non poteva sfuggire ai suoi più
cari amici.
-“Ramoso! Ehi, Ramoso!”-
Quel grido sovrastato dall’ululare del vento sembrava
quasi impercettibile. Abbassando lo sguardo vide tre puntini agitarsi in
lontananza; con uno sbuffo scese di quota fino a che non fu solo a tre metri di
distanza da loro.
-“Ramoso!”- esclamò Sirius mentre Remus rabbrividiva
avvolto nel mantello –“ma che stai facendo qui, con questo tempo?!”-
James si tolse gli occhiali e li pulì, infilandoseli
nuovamente.
-“Secondo te?”- replicò svogliatamente
-“Non puoi reagire così per le parole della Evans!”-
James si irrigidì.
-“La Evans non c’entra nulla, figuriamoci!”-
Sirius allargò le braccia sospirando.
-“Io ci rinuncio, sono mesi che provo a farlo ragionare
sulla questione!”- sbottò voltandosi verso Remus, mentre Peter stava in
silenzio a fissarli con i suoi occhietti acquosi –“pensaci tu, Remus.”-
Remus, sfregandosi le mani, alzò la voce:
-“Ramoso, non fare lo stupido, ti prenderai un malanno
così!”-
Sirius lo fissò allibito.
-“Lunastorta, lo sai che James non ha ottant’anni? Guarda
che è in pensiero per una ragazza, non per un possibile infarto!”-
-“Lo so, lasciami fare!”- ribattè Remus facendo un vago
gesto della mano –“Ehi, Ramoso, mi senti?”- riprese –“pensi che stare qui in
balia del vento e della neve possa risolvere qualcosa? Credi che la situazione
migliorerà se te ne stai qui, da solo fino a prenderti un accidente? Lo sai
benissimo, come lo sappiamo noi, scendi, dai!”-
-“Che situazione dovrebbe migliorare?”- gridò James in
risposta, con una strana sensazione nel cuore –“non è successo niente!”-
-“James, piantala di…”-
-“Sta zitto, Felpato!”- gli intimò Remus con una gomitata,
guadagnandosi un’occhiataccia dall’amico e causando una risatina in Peter
–“senti, Ramoso, se non c’è nessuna situazione da migliorare o no che ne dici
di scendere? Vuoi perderti il ballo? Chelsea ti aspetta, non ricordi?”-
Sirius osservò perplesso un sorrisetto farsi strada sul
viso pallido ed estremamente regolare di Remus.
-“Ma che c’entra Chelsea? Lo sai che l’ha invitata solo
per dar fastidio alla Evans! A lui non…”-
-“Mio Dio, Felpato, usa il cervello una volta tanto! James
sta male, anche se non vuole ammetterlo, per le parole di Lily, giusto? Giusto.
Se riesco a convincerlo a scendere per pensare a qualcos’altro, anche se so che
non lo farà perché avrà sempre in mente lei, forse avrò qualche possibilità di
persuaderlo a chiarire con Lily!”-
-“Ma che vuoi che chiariscano, quei due? Stanno sempre a
litigare!”-
-“Ma sai cos’è la sensibilità, Sirius?”- lo rimproverò
Remus oscurandosi leggermente in volto –“è chiaro come il sole che James sta
male per quello che gli ha detto lei, ed è altrettanto chiaro, da come ha
reagito lei a sua volta, che anche le parole di Ramoso l’hanno ferita.”- scosse
la testa rassegnato –“sono due gran testoni…ma se posso fare qualcosa per farli
chiarire…”- un lampo balenò nei suoi occhi
Sirius lo guardò inarcando le sopracciglia, i capelli neri
che svolazzavano violentemente al vento, Peter si strinse maggiormente ai due.
-“Sbaglio o hai un piano, Lunastorta?”-
Remus non rispose, gli lanciò un ultimo sguardo molto
eloquente.
-“Che strano, sono sette anni che ti conosco, eppure non
ti facevo così perfido…”- rise forte Sirius –“non per niente sei un
Malandrino!”-
Sollevò anch’egli lo sguardo su James.
-“Chelsea, eh?”- mormorò quello iniziando a perdere
volontariamente quota
-“Lunastorta, sei ufficialmente il mio idolo.”- sussurrò
Sirius cautamente, guardando James avvicinarsi con fare pensieroso
-“Lo so.”- replicò l’interessato in un velo d’ironia
*** *** ***
Era ancora chiusa nella Sala Comune deserta, seduta su di
una poltrona con le ginocchia al petto, la fronte nascosta tra le braccia
incrociate, nel silenzioso tepore nella Sala Comune si sentiva solo il dolce
scoppiettare del fuoco ed il suo lento e regolare respiro. Non aveva la minima
intenzione di scendere a cena né, tantomeno, di andare a quello stupido ballo.
In fondo era stata una stupida: si trattava solo di uno sciocco ballo, scomodi
vestiti eleganti ed uno stupido cavaliere…avvertì una fitta al cuore…
Non
era solo uno stupido ballo…era l’ultimo ballo scolastico, l’ultimo mio ballo a
Hogwarts…
Ormai non le risultava neppure difficile ammettere che,
nonostante la mole di studio con cui era stata caricata ogni santissimo anno,
quella scuola le sarebbe mancata, tanto. Era lì che la vera vita di Lily Evans
era cominciata, lì a Hogwarts…aveva scoperto di essere una strega…aveva
lasciato la sua famiglia per mesi e mesi per apprendere le arti magiche…lì
aveva conosciuto le sue migliori amiche…non sapeva neppure immaginarsi senza
Hogwarts. Cos’era Lily Evans senza
Hogwarts? Una ragazzina come tante, una quasi diciottenne dai
capelli lisci e rossi e gli occhi verdi, niente di che, niente di
speciale…l’anonimato. E cosa avrebbe potuto voler dire aprire gli occhi e non vedere
l’antico soffitto della propria camera? Alzarsi a sedere e non vedere le care
amiche dormire ancora profondamente accanto a lei? Come sarebbe stato non
indossare più quella divisa, da lei sempre portata in modo impeccabile? E non
rimproverare la sua migliore amica perché aveva il nodo della cravatta
giallo-rossa storto? Sarebbe stata capace di alzarsi e non svegliare tutti con
le sue solite lamentele onde evitare di arrivare in ritardo alla prima ora di lezione?
E sarebbe stata in grado di scendere e non trovarsi nella Sala Comune di
Grifondoro o nella Sala Grande?
Un brivido, stranamente, le percorse la schiena ed
improvvisamente la vista le si appannò di un velo di lacrime.
Che sciocca,
piangere perché si è finita la scuola!
Sì, era una sciocca, una vera e propria sciocca…eppure non
sapeva immaginarsi senza quell’uniforme…senza le sue migliori amiche accanto in
ogni momento della giornata…il cuore le si restringeva dolorosamente nel petto:
era lì che aveva conosciuto la sua migliore amica, gli amici che le erano
sempre stati vicini…e…
L’odiata immagine di un ragazzo occhialuto dai folti
capelli perennemente arruffati le si formò nella mente.
Potter?
Alzò lo sguardo udendo un rumore, quasi uno scalpiccio, provenire
dall’esterno della Sala Comune.
Potter…?!
Si
domandò ancora perplessa, tentando di capire come mai le fosse venuto in mente
proprio lui, proprio il suo acerrimo nemico. Tuttavia non ebbe il tempo di
rifletterci a lungo, dato che il ritratto della Signora Grassa venne aperto di
scatto e sembrò quasi che una figura venisse spinta all’interno della Sala
Comune. La ragazza assunse un’espressione perplessa.
-“Dannazione! Siete dei…”-
POTTER?!
Il
ragazzo si voltò quasi avendo udito l’implicito richiamo mentale della ragazza,
i loro sguardi si incrociarono.
-“Evans…?”- domandò lui esitante
La ragazza annuì sentendosi immensamente sciocca.
-“P-Potter!”- balbettò colta alla sprovvista
Il silenzio cadde sui due, pesante come non mai.
*** *** ***
-“Siete…siete sicuri che sia stata una buona idea?”-
Peter trotterellava ansiosamente al fianco dei due amici,
uno dei quali sembrava perplesso almeno quanto lui.
-“È quello che mi sto domandando anch’io, Codaliscia…”-
fece pensieroso Sirius, lanciando un’occhiata a Remus che, accanto a lui,
camminava con passo sempre più sicuro e spedito –“…Lunastorta…sei sicuro che
così facendo non abbiamo peggiorato la situazione?”-
-“Oh, no, no di certo!”- rispose tranquillamente il
ragazzo mentre un sorriso si faceva nuovamente strada sul suo pallido volto
Sirius e Peter si scambiarono una veloce occhiata confusa.
-“Scusa, sai, ma chiudere con la magia James e Lily Evans
nella stessa stanza dopo una lite con i fiocchi come quella di oggi…non mi
sembra un’idea così pacifista e sensata come le tue solite idee, Lunastorta.”-
disse Sirius
Remus scosse la testa con decisione, ridacchiando
brevemente.
-“Oh, al bando le solite idee pacifiste! È ora che quei
due si chiariscano e se per far sì che ciò avvenga devono litigare ancora ed
ancora ed ancora…ben venga! E se per farli chiarire, per farli capire l’un
l’altro è necessario che James se la prenda con noi, non importa! L’importante
è che la smettano di comportarsi come due stupidi ragazzini immaturi, devono
aprire gli occhi!”- rivolse un sorriso raggiante ai due amici che seguitavano,
confusi, a camminargli accanto –“E poi sono sicuro che James ci potrà solo che
ringraziare, amici miei!”-
Peter rimase in silenzio osservando i propri piedi correre
per stare al passo dei due ragazzi, molto più alti di lui.
-“Tu sei tutto pazzo, Lunastorta.”- constatò Sirius, poi
sorrise –“è per questo che sei un Malandrino, no?”-
Dal fondo del corridoio fece capolino Eileen, la migliore
amica di Lily.
-“Allora?”- domandò
-“Tutto a posto.”- rispose raggiante Remus –“come avevi
detto tu, Lily è ancora in Sala Comune…ne succederanno delle belle, stasera!”-
-“Lunastorta, quel sorriso però mi mette paura…”- ironizzò
Sirius
*** *** ***
Potter…Potter?!…POTTER!?!?
I
due ragazzi rimasero a fissarsi per qualche momento fino a che Lily non
distolse lo sguardo e disse con estrema freddezza:
-“Ah, sei tu.”-
James non si passò neppure la mano tra i capelli (gesto
assolutamente fondamentale per lui), scosse il capo con un sorriso raggelante
per la mancanza di sentimenti positivi e rispose:
-“Mi spiace non essere il tuo principe azzurro,
Evans…”- poi fece finta di soppesare la questione –“no, anzi, ci ho ripensato:
non mi spiace per nulla! Chi vorrebbe stare con una ragazzina acida e petulante
come te?”-
Perfetto, James, così sì che Lily capirà quanto sei
dispiaciuto per ciò che le hai detto…pensò James non lasciando
trapelare nulla di tutto ciò
Lily aprì la bocca come per replicare, poi però rimase in
silenzio ed abbassò lo sguardo. Sembrava quasi…quasi…mortificata.
È impossibile. Si disse razionalmente (forse
anche troppo) James Lily Evans non può essere mortificata…non per qualcosa
successo con me!
-“Allora, Evans? Ti sei morsa la lingua?”-
Sentiva crescere in sé il desiderio di mordersi lui la
lingua, da solo, per mettersi a tacere…non voleva rivolgerle quelle parole…in
fondo Lily aveva avuto ragione: era solo un fallito. Come avrebbe giudicato la
gente un ragazzino viziato ed arrogante, presuntuoso ed egocentrico come lui?
Un fallito, niente più. Ma non voleva farle male, no. Eppure quella scarica di
veleno era sempre lì, pronta sulla sua lingua, pronta ad attaccare quella
ragazza dai capelli di fuoco, dalla quale avrebbe invece desiderato un semplice
sguardo non schifato…non che fosse per forza d’approvazione, ma neppure uno di
quegli sguardi colmi di sdegno che gli rivolgeva sempre. Si sentiva come fosse
stato violentemente diviso a metà: in una metà voleva tacere, voleva farla
finita con quella pagliacciata, voleva persino scusarsi per ciò che le aveva
detto in modo da interrompere quella stupida farsa…ma l’altra metà era colma di
bile, punta nell’orgoglio, quell’orgoglio ferito così direttamente non poteva
accettare una simile disfatta, una simile sconfitta…e voleva in un certo senso
fargliela pagare.
-“Ehi ehi ehi!”- esclamò pungente poco dopo –“qui non vedo
nessun cavaliere…uhm…che ti abbiano scaricata, Evans? Oppure nessuno ha voluto
venire al ballo con Miss Perfezione?”-
Immaturo.
Questo pensiero colpì James Potter come un fulmine a ciel
sereno: Lily Evans aveva sempre avuto ragione, sempre! Quel suo atteggiamento
non denotava maturità o chissà cos’altro, era indice solamente di una smisurata
immaturità! E quel suo stesso atteggiamento di indecisione, quel suo volerla
ferire quasi per ripicca, lo dimostrava in pieno.
Sono proprio un
immaturo…
Il peggio fu quando sentì il cuore gelarsi improvvisamente
e dolere come se mille aghi l’avessero trafitto, tutti assieme: Lily se ne
stava con il capo chino, i capelli leggermente scompigliati le ricadevano
morbidamente sulle spalle, una ciocca le dondolava sul viso allo stesso ritmo
che le scuoteva la schiena, debolmente, ma in maniera acre e dura.
-“E-ehi, Evans…”- mormorò James torcendosi le mani senza
saper cosa fare –“Evans?”-
E adesso che
faccio? L’ho fatta…l’ho fatta piangere…
Senza rendersi realmente conto di ciò che stesse facendo
le si avvicinò ed in pochi passi fu davanti a lei, che ancora non osava alzare
lo sguardo.
-“S-su…dai, n-non fare così…”- la sua voce era
assolutamente incerta, perlomeno quanto i suoi sentimenti –“…i-io non volevo,
davvero…”-
La ragazza singhiozzava sommessamente. James sospirò e le
poggiò una mano sul capo, inginocchiandosi lì davanti, non aveva più nulla
nella mente, sapeva solo che doveva dirle quelle parole che, nella confusione
più totale che regnava nella sua testa, sembravano le uniche udibili.
-“Senti, Evans…mi dispiace. Dico davvero. Non avrei voluto
trattarti così male oggi in corridoio…e tantomeno ora. So che non avrei dovuto
farlo, ti chiedo scusa.”-
Lei cominciò a singhiozzare più forte, facendolo entrare
nel panico.
-“N-no, che fai?! Che ho detto di male ancora?!”-
Tu non c’entri! Sono io il vero problema! gridò
mentalmente Lily
-“Hai ragione…”- sussurrò tra i singhiozzi disperati
–“…sono solo una ragazzina petulante, acida e forse anche più presuntuosa di
te! Hai perfettamente ragione, Potter! Ecco…ecco perché non ho un
cavaliere…perché sono così…e nessuno
vorrebbe accanto a se una persona così!!!”-
Ma perché sto
dicendo queste cose proprio a lui??
James era rimasto spiazzato: la sicurezza che la ragazza
aveva fino ad allora ostentato quasi con amaro disprezzo nei confronti degli
altri sembrava essersi dissolta nel nulla…puff!…come una bolla di sapone
stuzzicata da un bambino…e quel bambino era stato lui…
-“Ascolta, Evans…io…non penso realmente le cose che ti ho
detto…è solo che…”- si grattò una tempia in evidente imbarazzo –“è solo che mi
hai fatto arrabbiare, in corridoio! Mi dispiace, sono fatto così…hai ragione
anche tu: sono un fallito.”-
Quella nota di amarezza e di autoderisione che vibrava
nella frase, nel timbro e nell’espressione della voce del ragazzo fece
immobilizzare Lily per qualche secondo.
-“Scusami.”-
James sgranò gli occhi facendosi scivolare i tondi
occhiali quasi fino alla punta del naso.
-“C-che…?”-
-“Scusami…per prima.”- sussurrò Lily alzando solamente
adesso lo sguardo –“anche io ti devo delle scuse. So benissimo che non ci
stiamo molto simpatici a vicenda, anzi, ma…non avrei dovuto dirti quella cosa…è
stata un’accusa troppo forte, anche perché…se tu sei un fallito…lo sono
anch’io…”- fece una brevissima pausa, giusto il tempo di constatare che negli
occhi del ragazzo che aveva di fronte qualcosa era cambiato –“…entrambi
sappiamo con esattezza quali siano i difetti degli altri…”-
-“Il che di per sé è…strano.”- la interruppe James
perplesso –“non credi lo sia? Insomma…noi non ci conosciamo…intendo dire che
non ci conosciamo bene…ci detestiamo…eppure…ci siamo in un certo
senso…capiti.”-
La parola suonava così tremendamente allettante alle
orecchie di entrambi.
-“Sì…”- ammise la ragazza riabbassando lo sguardo, colpita
–“…è strano.”-
James si avvicinò, ancora in ginocchio, riflettendo
attentamente. Quella concentrazione non si addiceva molto alla sua solita
espressione facciale, tanto che alla ragazza venne quasi da ridere.
-“Sai che penso? Che dovremmo smetterla di rinfacciarci
tutti i difetti del mondo…tutti quelli che abbiamo…perché ognuno ha i suoi
difetti, no? Invece credo proprio che dovremmo cercare di darci una mano a
vicenda, dato che ci siamo così stranamente capiti.”- e qui un fremito
scosse il cuore di entrambi –“dovremmo cercare di correggerci a vicenda senza
scadere nelle nostre solite litigate da scaricatori di porto.”-
Lily stavolta non potè non ridacchiare e ciò fece nascere
un bel sorriso anche sul volto di James.
-“Sì, insomma, non venirmi a dire che siamo dei raffinati
signori!”- esclamò gesticolando –“ci gridiamo contro, ci puntiamo contro le
bacchette…no, quello lo fai solo tu, comunque…manca poco…poco ancora e ci scaglieremo
contro oggetti e persone, se non le peggiori maledizioni!”- la osservò ridere e
si rese conto che Lily Evans era veramente una ragazza carina –“dico davvero,
Lily…”- lei smise di ridere quando udì il suo nome e la dolcezza che ne
scaturiva –“dobbiamo cambiare. E migliorare. Per noi stessi, in primis, ma
anche per gli altri. Non diventeremo mai adulti, così. All’anagrafe potremo
anche esserlo, ma mentalmente? Saremo sempre gli stupidi ragazzini di
Hogwarts…dobbiamo mettercela tutta, sarà difficile –e ci prenderemo ancora a
parolacce, temo- ma dobbiamo farlo. Che ne pensi?”-
Lei inspirò profondamente.
-“Penso che tu abbia ragione. È vero, non possiamo
continuare ad accusarci facendo finta di non vedere i nostri propri difetti…è
insensato e tremendamente infantile. Così quando io sarò troppo petulante, tu
me lo dirai. E quando tu sarai troppo…troppo Potter…io ti avviserò…prima
o poi riusciremo a frenare questi eccessi di immaturità, no?”- non potè
attendere una risposta perché scoppiò a ridere
James la squadrò come se stesse male.
-“Non è che senza farci caso ti ho scagliato un
incantesimo della ridarella?”- chiese
-“Ah ah…no…è che…ah ah…”- replicò lei asciugandosi gli
occhi smeraldini –“è che non ti ci vedo con quell’espressione seria sul viso,
James, davvero! Sei stranissimo! E poi a fare quel discorso da uomo maturo…Dobbiamo
mettercela tutta, oh oh oh!…”- fece imitando una voce maschile –“…scusa, ma
mi hai fatto proprio ridere! Eh eh!”-
Anche James sorrise, ma per un altro motivo.
-“Non mi hai chiamato per cognome.”-
-“Eh?”-
-“Mi hai chiamato ‘James’…e non c’era neppure quella nota
di disprezzo con la quale pronunciavi il mio cognome di solito.”-
Lily si sentì arrossire. Stranamente con lui non si era
sentita così a disagio come al solito…era riuscita ad aprirsi…persino a
dimenticare la tristezza che l’aveva assalita…era stato…bello.
-“Beh, James…ho scoperto che non sei poi così
tremendo come credevo.”-
-“Ohh, grazie, sua maestà!”- si finse lusingato lui
–“neppure tu, Lily, sei così male, sai?”-
-“Ora però non cominciare a montarti la testa ed a
prenderti tanta confidenza!”- ironizzò lei sistemandogli gli occhiali sul naso
–“io per te sono sempre Evans…”- sembrò pensarci un attimo –“ma per stasera va
bene anche Lily.”-
James sorrise.
-“Perché te ne stavi qui da sola, prima?”-
-“Ero triste…per quello che era successo, lo ammetto…e
perché…questo posto mi mancherà…ma ho capito che non posso rimanere ancorata al
passato. La mia vita andrà avanti e quel che sarà sarà.”-
-“Mancherà a tutti questo posto.”- ammise James –“Lily.”-
Lily.
In quel momento non capì più nulla, tutto era e risultava
come ovattato…tutto sembrava così lontano da loro…vide solo il viso di
James farsi vicino, sempre più vicino fino a che le loro labbra non si
incontrarono. Non avrebbe mai creduto che potesse essere tutto così dolce.
Quando il ragazzo si allontanò Lily si rese conto di avere
il viso in fiamme.
-“Ma…ma…”- riuscì solo a balbettare
James fece un sorrisetto a metà tra il furbo ed il dolce
ed indicò qualcosa sopra le loro teste.
-“Dovevo.”- disse con semplicità esasperante mentre Lily
alzava lo sguardo e vedeva sopra di sé del vischio
Tornò a fissarlo e le venne ancora da ridere.
-“Sei un idiota, Potter!”- esclamò scansandolo ed
alzandosi
Il suo cognome però non suonava più colmo di disprezzo.
-“Grazie!”- fece lui seguendola e prendendola sottobraccio
–“sarà vero che ciò che si fa a Natale si fa tutto l’anno?”-
Si divertiva a farla arrossire, si divertita terribilmente.
-“Non fare il furbo, Potter…il detto diceva che ciò che si
fa il primo dell’anno si fa tutto l’anno.”-
Osservò con un brivido una scintilla negli occhi castani e
caldi del ragazzo.
-“Oh, beh!”- disse lui –“allora ho tempo ancora fino al primo gennaio, no?”-
-“Non-ti-azzardare!”- sibilò lei rifilandogli una
gomitata, ma i suoi occhi sorridevano
-“E perché? Non mi è sembrato ti sia dispiaciuto!”-
Risero entrambi, ancora.
-“Falla finita, Potter…ti perdono solo perché è Natale.”-
-“Eh, già…a Natale si è tutti più buoni, vero, Lily?”-
-“Forse, James, forse.”- ribattè lei lanciandogli
un’occhiata ed arrossendo
Entrambi sapevano perfettamente cosa aveva significato
quel bacio…era solo questione di tempo, ormai. Ma avrebbero aspettato.
-“Su, andiamo al ballo, adesso, Lily.”-
-“E con chi, scusa? E poi come? Conciata così?”-
-“Non vedo differenza, non potresti migliorare neppure con
due chili di trucco, sai?”- la stuzzicò lui –“e poi guardami: io non ti
basto?”-
Lei sorrise.
-“Venire al ballo con te?”-
-“Hai altri programmi?”-
Lily fece finta di pensarci.
-“No, direi di no. Si può fare. Ma solo perché è Natale.”-
-“E forse a Natale siamo tutti più buoni, lo so, lo
so…”- James ridacchiando completò la frase per lei
Il ritratto della Signora Grassa si aprì mentre questa
osservava stupita i due ragazzi che nella penombra del corridoio si
allontanavano a braccetto, senza gridarsi contro come avrebbero fatto di
solito. L’orologio principale suonò la mezzanotte.
-“Buon Natale, James.”-
-“Buon Natale anche a te, Lily.”-