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Autore: Come with me    16/05/2014    7 recensioni
Will, dopo aver scoperto che la maledizione lanciatagli da un demone, chiede a Charlotte la licenza per andare dalla sua famiglia e spiegare loro il motivo della sua fuga molti anni fa, solo che quando arriverà nella sua vecchia casa, le cose non saranno proprio come se le aspetta.
Genere: Drammatico, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, William Herondale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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il ritorno
                             






IL RITORNO








Erano mesi che Will aspettava quel momento.

Da quando era arrivato all'Istituto di Londra per unirsi ai Cacciatori, era consapevole che non avrebbe potuto incontrare mai più la sua famiglia, nemmeno spedir loro lettere, e all'inizio era ciò che anche lui voleva.


Ma, dopo aver scoperto che la maledizione lanciatagli dal demone Shax quando era appena dodicenne, era fasulla, gli si aprì il mondo davanti, eppure allo stesso tempo si sentiva spaesato, come se quello in cui avesse creduto fino a quel momento non avesse più senso e si rammaricava di aver perso tutto quel tempo.


"Io ti maledico. Tutti quelli che ti ameranno moriranno. L'amore per te sarà la loro condanna."


Negli ultimi mesi Will aveva pensato molto a quelle parole.


Per cinque anni aveva cercato di farsi odiare da tutte le persone che incontrava - ad esclusione di Jem, a cui rimaneva poco da vivere ancora a prescindere, per colpa della malattia e dello yin fen che a poco a poco lo consumavano - comportandosi sgarbatamente, facendo così sembrare gli altri Cacciatori un livello sottostante a lui.


Naturalmente non aveva raccontato a nessuno della maledizione, non prima di aver scoperto che era solo un inganno, altrimenti avrebbe ricevuto la compassione di tutti, e lui non aveva bisogno della compassione di nessuno, così sfogava la sua rabbia interiore allenandosi e combattendo, e almeno quello dava i suoi buoni frutti.


Ma ora che conosceva la verità, e che anche gli altri la conoscevano, aveva gentilmente chiesto a Charlotte, che era il capo dell'Istituto, se avesse potuto tornare dalla sua famiglia per spiegare loro il motivo per cui era scappato.

Ciò andava contro le regole del Conclave, a cui tutti i Cacciatori si attenevano, comprendendo Charlotte lo stato d'animo di Will, dopo mille raccomandazioni gli permise di tornare, anche se solo per un giorno.




Il ragazzo sedeva solitario nella carrozza di un vecchio treno che lo avrebbe portato nel suo Galles.
Lo scompartimento aveva due sedili lungo le pareti dove potersi sedere, ricoperti da una fodera marroncina con stampe floreali, tipici di quell'epoca, e in tutto il treno regnava la calma.

Will si chiedeva se non fosse lui l'unico viaggiatore.

Sapeva che si stava avvicinando sempre più alla meta, perchè guardando fuori dal finestrino riusciva a vedere le colline farsi sempre più presenti e verdi, e le nuvole perdevano il colore grigio tipico del cielo di Londra, per prendere un bianco candido, e gli squarci di azzurro che si cominciavano ad intravedere erano di un bell'azzurro acceso - come i suoi occhi - che in Galles si sarebbe confuso con l'azzurro dei laghi.


Mentre il treno continuava a percorrere la sua strada, Will sentiva dentro di se un'emozione forte, come quella che di prova quando si torna nella propria terra dopo una lunga assenza, o ancora di più dopo un autoesiliazione, contrapposta alla tensione di rivedere i proprio famigliari e raccontar loro tutto.

Sentiva poi una sensazione che non riusciva a definire ma avvertiva come pericolo, anche se non ci dava molta importanza, attribuendolo al suo allenamento e alla tensione dei combattimenti, quando doveva percepire anche il minimo pericolo.

Pensava a ciò che la madre avrebbe detto di lui una volta aperta la porta.


Probabilmente gli si sarebbe aggrappata al collo, stringendolo con tutte le forze che possedeva, per poi scoppiare in lacrime.

Gli avrebbe poi detto che era diventato un bel giovanotto, coi capelli neri come la pece che gli cadevano mossi sulle spalle, e gli occhi di un blu magnetico, come quello dell'oceano, gli stessi occhi di sua madre. E si sarebbe sicuramente soffermata sul corpo muscoloso e ricoperto di rune e cicatrici di ogni genere.

Il padre sarebbe stato contento, come lo è ogni padre di rivedere il proprio figlio, ma la sua contentezza non avrebbe potuto esser piena, perchè avrebbe visto ritornare il figlio come un Cacciatore, e quella era la vita che lui aveva abbandonato e con cui non voleva più aver a che fare.


Forse la più contenta sarebbe stata Cecily, la sua sorellina ormai quindicenne, che inesorabilmente gli avrebbe chiesto se fosse tornato per restare.


E lui avrebbe dovuto vedere la delusione nei loro volti una volta negato, e spiegato loro il motivo della sua visita, e detto loro che poteva rimanere solo per quel giorno.


Pian piano che pensava a queste cose la stanchezza lo avviluppò, e lui cadde nel sonno.




Si svegliò all'improvviso sentendo il fischio del treno, e appena aperti gli occhi vide che si trovava nella stazione del suo villaggio.


Scese dal treno con una certa legerezza, un po' per il sonno che ancora gli aleggiava attorno, un po' per la gioia e l'incredulità di essere in Galles, e si avviò verso l'esterno dell'edificio, discendendo la gradinata principale, e cominciò ad avviarsi verso la villetta della loro famiglia.


La strada non era molto lunga, ma già si entrava nella verde campagna, e l'emozione dentro di lui cresceva a dismisura.

Vedeva la sua casa, e le colline che di estendevano accanto, dove negli anni d'infanzia si divertiva a giocare con le sue sorelle.
A quel ricordo si aggiunse quello della sorella maggiore, e il suo cuore si chiuse in una morsa, pensando a quando era morta per salvarlo dal demone.

Man mano che si avvicinava notava però qualcosa di strano.


L'erba attorno all'edificio era molto alta, e la tenuta in generale dava un senso di abbandono.


Le sue paure furono confermate quando arrivò nel viale che portava all'ingresso, e riusciva a vedere che la porta era aperta e tolta dai cardini.


Cominciò a correre ed entrò di slancio nella casa, guardandosi attorno.


Il tappeto rosso dell'ingresso era girato, molte delle cornici appese al muro erano cadute e i loro vetri rimanevano sparpagliati sul pavimento, e dalla posizione in cui si trovava Will poteva vedere che in cucina i cassetti erano stati aperti e sconquassati, come se qualcuno cercasse qualcosa.


"Mamma! Papà! Cecy!" cominciò ad urlare il giovane salendo le scale, dove si trovavano le camere da letto.

Aprì tutte le porte, cercò in tutte le camere, ma non trovò nessuno, solo i segni sempre più evidenti che qualcuno era entrato lì.

"Sapevo che saresti venuto, William Herondale".

La voce che aveva appena parlato era metallica e gracchiante, come se fosse stata muta per molto tempo.

Era nello studio del padre, e a Will si gelò il sangue, quando si voltò lentamente e vide da cosa proveniva quel suono, gli mancò l'aria.


Seduto su una poltrona nell'altro angolo della stanza - la preferita di suo padre per leggere il giornale - c'era un automa simile a quelli che negli ultimi tempo avevano tormentato la loro vita e l'Istituto, solo che a differenza degli altri questo non aveva lineamenti, solo un taglio dove dovrebbe esserci stata la bocca.


"Chi ti manda, automa" chiese Will, con la voce che un po' gli tremava.


"Il Magister mi manda, e ha un messaggio per te, William Herondale.

Vuole riferirti che la tua famiglia è al sicuro.
Per il momento, almeno".

A quelle parole il cacciatore si sentì mancare, e si appese alla scrivania mentre le sue ginocchia diventavano gelatina, e lui cadeva verso il pavimento, con la testa che gli girava, e le immagini della sua famigli che si mischiavano con quelle dei combattimenti degli ultimi mesi contro gli automi del Magister.


La sua famiglia era nelle mani di quell'uomo, di cui nessuno conosceva la vera identià, di cui si sapeva solo lo scopo ultimo.

Veleva annientare i Cacciatori, distruggerli fino all'ultimo, e ora probabilmente stava torturando i suoi familiari, come ricatto.

Forse pensava che Will sarebbe tornato all'istituto e avrebbe preso la ragazza mutaforme, Tessa, di cui lui si era innamorato, e che gliela avrebbe consegnata.

Solo che ora Will era preso da un forte senso di smarrimento, aveva voglia di urlare, di piangere, strapparsi i capelli e lanciarsi contro quell'automa e distruggerlo.

Sapeva che si sarebbe dovuto alzare, avrebbe dovuto prendere un cavallo e partire di corsa verso Londra per avvisare Charlotte e il Conclave, e lo avrebbe fatto in quel momento, se solo non gli fossero mancate le forze per agire e per salvare la vita di coloro che amava.





ANGOLO AUTORE


Holaas, era un po' che non ci si vedeva!
Questa è la mia prima storia che pubblico in questa categoria C:
E' un tema che ho scritto in classe, dove la prof ci aveva dato solo il titolo, e a me è subito venuto in mente Will che se ne tornava nel suo Galles, per questo alcune cose sono "spiegate" (più accennate direi), ma che comunque a chi ha già letto i libri possono sembrare superflue, solo che dovevo spiegarlo alla prof per farle capire    ewe
A me piace abbastanza tanto (?), anche se è un miscuglio di tempi rispetto ai libri, però dovete ammettere che è carina dai.
- forse riuscivo ad impressionare di più la prof haha -
Ad ogni modo, spero che vi piaccia davvero, e non tenetevi dallo scrivere una recensione, sia bella che brutta!
Ringrazio infinitesimamente Hazel_ per il magnifico banner 
❤️

Alla prossima C;


- Come With Me





  
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