Era
accaduto tutto in
pochissimi attimi. Io e Jason soltanto la sera prima stavamo ridendo e
scherzando con Annabeth e Piper ed ora eravamo ammanettati all'interno
di
quello che aveva tutta l'aria di essere un hovercraft. "Bene" penso
tra me e me "ho sempre desiderato essere legato all'interno di un
hovercraft", con questi pensieri cerco di allontanare i vari sentimenti
che si sovrappongono nella mia mente: odio, rabbia e malinconia. L'odio
è
rivolto agli Dei: perché doveva succedere tutto a me? La
rabbia non è diretta a
nessuno in particolare, forse ce l'ho più con me stesso per
essere stato così
stupido da farmi catturare da un paio di omaccioni vestiti di nero. La
malinconia penso che la porterò con me per l'intera durata
di questa sventurata
avventura.....il motivo è ovvio per la seconda volta temo di
aver perso
Annabeth. Proprio mentre questi pensieri affollano la mia mente mi
ricordo che
nella mia stessa situazione si trova Jason. Penso che anche lui sia
triste per
l'allontanamento da Piper e così decido di avvicinarsi a lui
per scambiare due
parole. "Ehi amico, situazione assurda eh?" lui un pò
sconfortato
risponde "Assurda a dir poco....mi sento spaesato dentro questa stanza,
sento che siamo molto in alto ma non riesco a parlare con i
venti...penso che
ci troviamo in un'area particolare in cui i miei poteri risultano
nulli.".
Questa frase mi sconvolge, se Jason non sente più i suoi
poteri semidivini sul
vento lo stesso varrà per me quando ci troveremmo in un
ambiente marino.
No,non
ci voglio pensare. Non
posso pensare che il mio potere più importante, quello su
cui faccio
affidamento quando sono in difficoltà sia messo fuori uso da
non so quale
invenzione umana o divina! Proprio in quel momento in cui i pensieri si
accavallano nella mia mente i motori del velivolo iniziano a rallentare
la
velocità e dopo tre, due, uno...BUM. Un atterraggio a dir
poco brusco.
"Temo che il pilota di questo coso non abbia i dovuti brevetti" Jason
accenna un sorriso in segno di approvazione.
Mentre
ci scambiamo questa
occhiata d'intesa, dietro le nostre spalle, avvertiamo un insieme di
cigolii.
Il portellone "megagalattico" in pochissimo tempo si spalanca
dinnanzi a noi e ci lascia a bocca aperta. Quello che vedo non
appartiene alla
mia epoca, i palazzi che ho davanti sono futuristici e sono a dir poco
fantastici, penso per quanto Annabeth avrebbe potuto parlare di questi
monumenti dell'ingegneria . Rimango ancora più sorpreso
quando i due miei
rapitori ci accompagnano, rigorosamente ammanettati, attraverso una via
per le
grandi parate (a parer mio). Percorriamo questa strada con un odore
dolce che
mi perseguita, non capisco da dove provenga fino a quando non vedo ai
lati del
viale circa mille rose bianche.