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Autore: BlueSon    16/05/2014    2 recensioni
"Libero i miei piedi da quel fastidioso tacco 12 e lascio quei trampoli in mezzo alla stanza. Vivo da sola e non devo dare conto a nessuno. Il cappotto fa la stessa fine. A terra,sotto i miei piedi come il mio cuore spiaccicato sotto il suo 44".
Questa oneshot non è nata come una fanfiction: si tratta di una storia scritta dalla mia mano impazzita un giorno in cui il comportamento di una persona mi aveva fatto davvero arrabbiare. Ora che è tutto risolto ho pensato: "Mi sa che Kagome ci sta proprio bene in questa storia". Voi che ne dite? Spero non sia del tutto brutta da lasciarvi inorriditi XD buona lettura.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il Veleno che mi Cura

Sono appena rientrata nel mio appartamento. Ondeggio un po'come un surfista sulla sua tavola e arrivo a poggiare le chiavi su un mobiletto accanto al divano del salotto. Sono leggermente brilla,anzi ad essere onesta sono completamente ubriaca.
Colpa sua” dice il mio cervello in preda all'alcool.
Libero i miei piedi da quel fastidioso tacco 12 e lascio quei trampoli in mezzo alla stanza. Vivo da sola e non devo dare conto a nessuno. Il cappotto fa la stessa fine. A terra,sotto i miei piedi come il mio cuore spiaccicato sotto il suo 44. Sono in preda ad una crisi isterica. Sono furiosa,delusa e malinconica allo stesso tempo. Voglio correre e star ferma, urlare e stare zitta, piangere e...piangere. Perchè ora come ora non c'è nulla che mi faccia ridere.
"Colpa sua" mi ripete questa volta il cuore che brucia come le anime all'Inferno.
Sono sempre stata consapevole che lui mi avrebbe fatto del male. Ci sono certezze che nella vita non crollano mai. Queste è una di quelle. Se poi ti vai a scegliere anche un uomo che giura di essere prossimo al divorzio, con una moglie che lo perseguita come fosse un fantasma, allora non puoi sperare che vada diversamente. Sono sempre stata troppo stupida e insignificante per interessargli davvero. Troppo chiacchierona,troppo fragile e sdolcinata. Troppo innamorata forse. Lui mi ha conquistata in un lampo e si sa che l'amore è cieco. Io non me ne sono resa conto. È strisciato verso il mio cuore in silenzio e come un serpente mi ha morso e mi ha iniettato il suo veleno. Sono stata la sua preda più facile e invece di fare come quelle bastarde egoiste che si lasciano cercare, desiderare io gli ho dato mente corpo e anima. Ora il mio cuore ne paga le conseguenze. Sono sola,lui mi ha abbandonata. Lo fa sempre. Si arrabbia per una minima cosa,mi urla contro,mi dice di avere pazienza, che presto otterrà il divorzio e Kykio lo lascerà in pace. Mi sgrida come fossi una bambina quando io gli chiedo se lei ha ceduto e mi pugnala.Ripetutamente. Sanguino e lui non ci bada. Perchè sa che non potrei mai ribellarmi. Sa che lo amo,che non potrei lasciarlo. Mi tiene stretta nel pugno della sua mano. Sono solo una pedina per il suo piacere.
"Ti Odio!" urlo come se davvero potesse sertirmi e lancio contro un punto qualsiasi del salotto d'entrata un vaso vuoto che avevo in bella mostra su un tavolino.
L'oggetto colpisce il muro e io sorrido quasi come se avessi colpito lui, la sua faccia da schaffi,come se avessi sciolto il duro orgoglio che zampilla dalle sue pozze d'oro.Al contatto il vaso esplode come il dolore che mi è scoppiato dentro e schizzi di vetro si spargono nell'aria,poi a terra. Prima quel vaso era pieno dei suoi fiori. Lui ha sempre saputo come comprarmi. Poi non si è disturbato più a comprare nemmeno quelli. Guardo cosa ho appena combinato. Sono umbriaca e non mi importa; sono in preda di lui e non reagisco. Lo odio e lo amo e non so scegliere ora quale dei due sentimenti adottare. Ah,se potesse essere facile come optare tra una gonna o un vestito! Ma il cuore non è facile da gestire. Riesce a provare odio e amore simultaniamente. Mi chiedo infatti come possa amare una persona che odio con tutta me stessa,amare una persona che mi corrode l'anima. Dovrei lasciarla,mandarlo a quel paese e vomitargli addosso tutto lo schifo che mi fa vivere.
"Ti odio!" ripeto con maggior foga.
Il mio pugno deciso si accascia su quello stesso tavolino e il rimbombo che crea nella mia testa quasi attutisce lo stridulo del campanello. Chi diavolo è adesso? Sono sbronza,scalza e il pavimento del mio salotto è ricoperto di cocci. Barcollo come un equilibrista sulla corda e arrivo al citofono.
"Chi è?"
"Sono io"
Due parole,tre sillabe,un unico colpo al cuore. Non può essere mi ripeto. Forse l'alcool mi ha confuso anche l'udito. Non ho il tempo di pensare ancora che anche il campanello della porta mi fa sussultare.
"Apri!" dice lui tra l'autoritario e il pentito.
Quasi sono tentata di non rispondergli. Ma non sono in grado di ripagarlo con la stessa moneta. Allora apro e lui mi si getta addosso.Mi bacia voglioso,dolce,pentito come chi picchia il cane e poi lo accarezza. Ma il suo bacio dura una manciata di secondi...
"Hai bevuto?" mi chiede ora con tono tra risentito e minaccioso.
Quasi gongolo nell'avergli dato fastidio.
"Che c'è?!Non ti piaccio?!?"
"Non essere stupida. Dove sei stata?Quanto hai bevuto?"
"Mi stai interrogando per caso?Non sono libera di fare quello che voglio?"
"Cosa sono questi discorsi?"
Mi sembra quasi disgustato e questo mi ferisce ma credo di non poter più tardare lo schianto.Ormai l'aereo è in picchiata e sta per abbattersi proprio su di me. È un attimo e i suoi occhi si abbassano a guardare il pavimento. Nota i cocci di vetro,il cappotto a terra sulle scarpe. Mi sposta di lato e cammina. Arriva al centro della stanza e si volta. Forse solo allora si rende conto del volto arrossato,il rimmel colato. Ma oramai non importa più: sento già il cuore rallentare,pronto ai colpi della prossima sfuriata. Ne approfitterò per fermarlo definitivamente.
"Mi spieghi cos'è successo?"
"Sono stanca..."
"Stanca? Ti avevo detto che facevo tardi,ma come al solito tu devi esagerare,devi metterti a frignare per farmi sentire un mostro e farmi sentire in colpa...Ho avuto una riunione che è finita solo mezz'ora fa. Kykio è venuta in ufficio e già lei ha fatto una scenata. Non ti ci mette..."
Certo! io devo capirlo, io devo stargli accanto. Non importa se soffro, non importa a cosa pensi, cosa desideri. Siamo due treni che corrono su due linee parallele e ho paura che non ci incontreremo mai.
"Il nostro appuntamento era due ore fa.Come puoi mettermi sempre dopo il lavoro,dopo di lei,dopo tutto? Dici che tra voi due è finita e invece sai sempre come ritrovartela fra i piedi." gli dico quasi senza ascoltarlo perchè la mia voce si alza di un tono ad ogni passo.
Non vado oltre per non ferirmi con il vetro.
"Tu non hai bisogno di me.Tu non mi ami."
"Ancora con queste domande stupide??Se non ti amassi non starei con te."
Questa volta la frase da copione non mi basta.Abbasso il capo e non lo guardo. Lo sento sbuffare,spazientirsi.
"Vabbe' stasera non hai voglia di stare con me.Fammi uno squillo quando ti passa"
Mi oltrepassa fiero e impassibile come fosse di pietra. Il mio cuore è pronto a cedere ma questa volta l'ultima parola voglio che sia mia.
"Io lo squillo non te lo faccio..." sussurro più a me stessa che a lui "...né ti chiamo..."
"Dici sempre così"
"Non questa volta. Inuyasha,tu non mi meriti. Non meriti che io mi strugga per te,che pianga,che mi riduca a umbriacarmi, ad ammalarmi. Tu mi fai solo del male e io ti odio,ma ti odio così tanto che vorrei ucciderti,come tu uccidi me. È facile fare il presuntuoso e il fiero quando l'altra persona ti è sottomessa,quando sai che morirebbe piuottosto che allontanarsi da te. Ma sai che ti dico? Vattene pure,perchè io sono già morta dentro e tu sei stato il veleno che ha compiuto il misfatto.Si, un veleno mortale. Mi hai avvelenato la vita...non mi hai mai amata."
Lui mi guarda quasi incuriosito,non riconosce in me quella ragazza che fino a qualche giorno si sarebbe gettata ai suoi piedi pregandolo di non abbandonarla. Mi guarda allibito,come se mi vedesse per la prima volta.Poi qualcosa lo scuote, non credo sia la coscienza o il presumibile amore che prova per me,mi oltrepassa e non mi guarda. Sento le lacrime risalire agli occhi e le cancello prima che lui se ne accorga.Non parla e io spero che lo faccia,che per una volta ammetta di aver sbagliato o almeno esagerato.Invece non muovo un muscolo:dalla sua velenosa e seducente bocca sembra non venir fuori nemmeno un sospiro.Non mi volto,combatto con tutta me stessa per non cedere. Lui apre la porta e se ne va via. Io non parlo,non fermo le lacrime ma il tonfo della porta di casa non copre la caduta del mio cuore colpito,affondato e ormai morto.
 
Quando non voglio pensare nella maggior parte dei casi mi tengo occupata: lavoro e palestra. Qualche volto arrivo a casa di mia madre che abita con mio nonno. Dopo la morte di mio padre entrambi tengono in piedi il tempio Higurashi. Io, quando posso, do loro una mano. Mi sono iscritta anche a un corso di ballo ma credo che questo mese sia già abbastanza. Da piccola mi piaceva molto ballare,presentarmi alle gare e guardarmi allo specchio mentre mi muovevo e sfrenavo al ritmo della salsa o della rumba.Ora allo specchio vedo solo il fantasma di quello che ero e non potrò più essere. Mi sento debole e invecchiata sebbene sia passato un mese soltanto. Ma dire "soltanto" è dire il totale di tutte le stelle nel cielo. Scendo dall'auto piano e con tutta la calma di questo mondo come se il pensiero di lui mi indebolisse. Un colpo basso:ecco cos'era e cosa sarà d'ora in poi per me. Entro nell'antro del palazzo di casa dove poggio il borsone della palestra mentre cerco le chiavi da qualche parte che non ricordo.
"Buonasera,signorina Kagome" mi dice il vecchio Mioga con il suo solito sorriso da gentile e affabile portiere.
"Buonasera,signor Mioga"dico di rimando con un sorriso di trionfo mentre prendo finalmente le chiavi.
"Le faccio i miei più sentiti auguri di compleanno"
"Compleanno?!?" chiesi frastornata.
"Be, il suo amico è salito..."iniziò a dire ma si tappò subito la bocca come chi sta quasi per scoprire un segreto.
Mi alzai e presi la borsa in spalla chiamando l'ascensore.Forse il signor Mioga si era confuso.Poi...
"Mioga,mi scusi,che succede?"
L'uomo mi guardò come un bambino che è stato appena scoperto con le mani nel cesto delle caramelle.
"Oh,e va bene signorina Kagome,"disse unendo le mani a mo di preghiera"il suo amico,quello che è venuto qui qualche settimana fa mi ha chiesto di aprire la porta di casa per organizzarvi un festa a sorpresa.Sono mortificato."
Eramo troppe informazioni contemporaneamente ed ero troppo stanca per fare congetture ma sicuramente non era il mio compleanno e sicuramente dovevo rivedermi circa l'affabilità del custode.
"Non si preoccupi Mioga. Sarà una sorpresa comunque."
"Sicuro,signorina? Sono veramen..."
"Non ce n'è motivo,davvero.Trascorra una bella serata"
L'enfasi della mia frase fu sottolineata dal tintinnio dell'ascensore che mi aveva aperto le sue porte. Salii fino al terzo piano immaginandomi la faccia di questo amico. Le conoscemze dell'altro sesso si limitavano a qualche collega di lavoro all'università ma nessuno era così innamorato o pervertito da fiondarsi in casa. Doveva essere qualcuno che il signor Mioga aveva già visto sennò col cavolo l'avrebbe fatto salire! A quella costatazione il mio cuore diede segni di ripresa ma scossi la testa bucando quel palloncino della speramza che stava ascendendo in me. Aprii la porta di casa con un calcio e mi fiondai dentro brandendo l'ombrello che avevo preso dal borsone per "proteggermi" da qualsiasi evenienza o almeno così credevo perchè,per quello che i miei occhi si trovarono di fronte, l'ombrello non sarebbe servito a nulla. Un pizzicotto forse, giusto per capire che non si trattava di un sogno. Lui era li nel mio salotto con suo classico completo d'ufficio: giacca,pantaloni,camicia con i primi due bottoni slacciati e la cravatta snodata. Non era un sogno perchè il pizzicotto me lo diedi segretamente ma per davvero e non era un flashback perchè il vaso non era sparso per terra come i brandelli del mio cuore. Lui era davvero dinanzi a me e io non riuscivo più a muovere nemmeno un nervo. Solo il mio cuore che fino ad allora sembrava essere scomparso dal mio petto ora si era messo a battere come un forsennato.
"Ciao" disse lui con una voce appena percettibile.
"Che ci fai qui?"riuscii a dire io.
"Il custode mi ha fatto salire ma sono stato io a farmi aprire. È una brava persona"
"Lo so ma la mia domanda era un'altra"gli feci notare io.
A quel punto la sua bocca ammutolì ma i suoi occhi continuarono a parlare. Avevo troppa paura di leggerli,troppa paura di trovarci quello che volevo io. Dovevo essere bruttissima ai suoi occhi con la tuta e i capelli asciugati di fretta giusto per non prendere un accidente.La doccia preferisco farla a casa. Io posai il borsone su una sedia cercando di comportarmi nel modo più disinvolto possibile ma come al solito in sua presenza ero un'imbranata con tutte le lettere in maiuscolo.Nel prendere le chiavi prima non avevo chiuso la cerniera che aperta rovesciò fuori cellulare e portafogli. Feci per prenderle ma lui già si era chinato. Sembrava impacciato,timido e mai,giuro mai, l'avevo visto comportarsi in quel modo con me. Le nostre mani si toccarono un secondo.
"Grazie"dissi frettolosamente per liberarmi da quel contatto che mi cosse come una pentola bollente.
Prima di posare gli oggetti sul tavolo una volta che gli avevo dato le spalle tornò a parlare.
"Ho pensato molto a quello che mi dicesti quella sera.Inizialmente pensavo che scherzassi visto com'eri ridotta, ma poi ho visto che non mi hai mai più chiamato per davvero e le tue parole mi sono venute alla mente molto spesso".
Non mi girai ma avevo paura che lui sentisse il mio cuore pompare come un pazzo.
"Nessuno mi aveva mai detto di essere un veleno e la cosa inzialmente mi faceva arrabbiare. Solo in un secondo momento ho pensato a come ti avevo trattato,a come ti stavo trattando e davvero mi sono sentito una serpe velenosa."
Avevo il respiro irregolare come se parlare costasse più a me che a lui. Da quando andava avanti la nostra "relazione"? Un anno e mezzo e in tutto quel tempo lui si era scusato si e no una decina di volte per un totale di dieci a cento per me. Non perchè mi sentissi davvero colpevole. Lo facevo senza rendermene conto inconsapevolmente senza pensare che quando lo facevo anche lui poteva soffrirne. Non lo stavo giustificando ma sembrava che nel mio cuore la bilancia tra amore e odio stava per perdere l'equilibrio.
"Devi metterti a frignare per farmi sentire un mostro..." mi sembrava avesse detto.Forse davvero esageravo senza rendermene conto. Ma mai avrei creduto di trovarmelo ancora una volta dinanzi così bello e virile, arrogante e dolce come solo lui sapeva essere. Cercai di voltarmi per dire qualcosa anch'io ma quando lo feci e vodi che si trovava a due centimetri da me perchè el frattempo si era avvicinato le parole mi morirono in gola.
"Io non voglio essere um veleno per te,non voglio rovinarti la vita. Sappi però che con Kykio ho chiuso per sempre. Non mi darà più fastidio. Si è resa conto che non poteva più tenermi legato a lei e così mi ha concesso il divorzio. Forse sono stato un mostro anche con lei ma ora non mi interessa più. Di errori ne ho fatti tanti nella vita e spero che Dio mi perdoni. Ma io voglio solo te Kagome. Mi dispiace di averti fatto soffrire.Credimi, non volevo." disse prendendomi le mani e portandosele alla labbra per baciarle "non ci crederai ma io Ti Amo".
Fu forse il momento più strano di tutta la mia vita,forse perchè la felicità,per chi non l'ha prova da un pezzo, quando ritorna,risulta sempre un po' sconosciuta.Eppure era proprio quello che sentivo: felicità. L'amore che provavo per lui esplose nel mio cuore con la forza di una granata e quel risentimento,quell'amarezza,quell'odio che provavo verso di lui era sparito. Forse è proprio vero che odio e amore sono le facce di una stessa medaglia: due sentimenti così forti,così diversi ma non per questo lontani dove l'uno può sfociare in quell'altro e viceversa. L'importante è saper sempre cosa si vuole nella vita. Avevo ancora lo sguardo basso e le mie mani erano ancora nelle sue. Io le abbassai fino al grembo ma lui forse per paura che volessi allontanarlo mi tenne per i fianchi.
"Dimmi qualcosa prima di mandarmi a fare in culo per sempre" disse con una punta di orgoglio nella voce.
E io sorrisi, lo feci perchè avevo di fronte l'uomo più sexy e amabile dell'universo. L'uomo della mia vita.
"Sai.." cominciai io mentre facevo giocare le mie unghie con i bottoni della sua camicia "ricordo delle lezioni di tossicologia all'univeristà durante le quali il professore ci spiegava che alcuni veleni possono diventare delle cure per altri veleni. Funzionano sicuramente anche se non ho mai provato letteralmente."
Lui emise un ghigno.
"Se questo doveva essere un complimento credo dovresti essere più chiara".
Risi e finalmente ebbi la forza di puntare gli occhi dritti al sole,nelle sue pozze dorate, le uniche nelle quali sapevo perdermi con assoluta facilità.
"Tu mi hai fatto arrabbiare, Inuyasha! Mi hai trattato come un giocattolo da utilizzare quando si ha voglia,da prendere e da buttare a proprio piacimento. Ma in fondo la nostra relazione non è nata come un qualcosa di serio. Sapevo chi eri e conoscevo il tuo stato prima di gettarmi tra le tue braccia. Poi mi hai stregata e sono diventata peggio di tua moglie."
"Ex moglie." puntualizzò lui sorridendomi.
"Ok, ex moglie. Fatto sta che non ho mai saputo cosa volessi davvero da me e così sono diventata isterica e piagnucolona senza pensare che anche tu potevi soffrirne,ma non mi hai dato mai motivo di sperare il contrario."
"Mai un motivo? Kagome ho fatto i salti mortali per stare con te. Tu quella pazza non la conosci." mi dice lui avviccinando ancora di più le sue labbra alle mie.
"Ma ora non è più un problema giusto? Ora siamo liberi di amarci?"
Mi sorrise. "Sì che lo siamo."
Sorrisi felice mentre il mio cuore tornò a battere come quando c'era lui. 
"Non so come ho fatto a respirare questi giorni senza di te."
"Nemmeno io" disse lui con un sorriso prima di baciarmi con ardore.
I nostri corpi aderirono perfettamente e lui mi prese subito per farmi sedere sul tavolo dove un istante prima avevo poggiato cellulare e portafogli. I suoi baci mi infiammarono completamente mentre le mie mani lottavano contro i bottoni della camicia.
"Dimmelo" dissi lui a fior di labbra mentre mi stringeva come per paura che scappassi.
"Ti amo"riuscii a dire prima che le mie labbra divenissero preda della sua bocca.
Ci baciammo con trasporto mentre i nostri cuori battevano l'uno contro l'altro.
"Aspetta un momento" disse lui mettendosi le mani nei fianchi "resto comunque un veleno per te?" chiese tra il divertito e il finto imbronciato.
Io sorrisi e lo strinsi a me per le gambe che,come lui mi aveva insegnato a fare, misi intorno alla sua vita.
"Si" confermaii sfilandogli la camicia e mettendo le mie mani sul suo petto "sei il veleno che mi cura".
 
  
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