Storie originali > Favola
Ricorda la storia  |      
Autore: evelyn80    17/05/2014    7 recensioni
Dal testo:
- C’era una volta…
“Un Re!” direte voi. Invece no, questa storia non parla di Re, né di Regine o Principesse.
Questa è la storia di una goccia d’acqua.
Una goccia come tante, senza nessuna caratteristica particolare che la differenzi dalle sue altre infinite compagne: una goccia nel mare.
“Ma come!” direte voi: “Un racconto su una semplice gocciolina?”
Si, perché nel suo piccolo, anche una goccia d’acqua può avere una storia interessante. -
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Storia di una goccia d'acqua


C’era una volta…

"Un Re!" direte voi. Invece no, questa storia non parla di Re, né di Regine o Principesse.

Questa è la storia di una goccia d’acqua.

Una goccia come tante, senza nessuna caratteristica particolare che la differenzi dalle sue altre infinite compagne: una goccia nel mare.

"Ma come!" direte voi: "Un racconto su una semplice gocciolina?"

Si, perché nel suo piccolo, anche una goccia d’acqua può avere una storia interessante.

Un giorno, mentre la nostra piccola gocciolina se ne stava tranquilla tranquilla, circondata dalle sue compagne, proprio in mezzo al mare, ecco accadere qualcosa di straordinario: il calore del sole, che quel giorno splendeva radioso, fece evaporare la nostra piccola amica che fu trasportata dal vento più su, sempre più su, fino a che non raggiunse una nuvola bianca che spiccava alta nel cielo.

All’inizio si spaventò, e come biasimarla? Non le era mai accaduto di essere portata via dal vento: fino ad allora aveva sempre vissuto nelle profondità dell’oceano.

"Oh povera me, cosa mi succederà?" si chiese mentre finalmente raggiungeva la nube.

Una volta all’interno si rese conto di essere circondata da altre goccioline che avevano subito il suo stesso trattamento: erano state evaporate dal sole e sollevate dal vento, e tutte si domandavano quale destino avrebbero avuto.

Lo zefiro, birichino, si divertì a sospingere la nuvola sempre più lontano dal mare, e le goccioline al suo interno vedevano scorrere il paesaggio, boschi e città, sotto di loro.

"Dove mi porterà questa nube? Sono già così lontana da casa…" sospirava la nostra amica, confusa dal vocio delle sue compagne: alcune ridevano, altre piangevano, altre ancora cercavano di capirci qualcosa e spiegavano le loro conclusioni alle altre goccioline.

Volando alta nel cielo, sospinta dalla brezza dispettosa, la nuvola arrivò vicino ad un’alta montagna: durante il suo percorso era cresciuta a dismisura, e da bianca si era fatta plumbea. Un lampo la illuminò dall’interno ed un tuono assordò le goccioline.

"Povera me!" esclamò la nostra protagonista, tappandosi le orecchie: "Cos’è questo fracasso infernale? E poi…brrr…come si è fatto freddo!"

Le goccine si strinsero le une alle altre, nella speranza di riscaldarsi un po’; ma il freddo le aveva ormai fatte condensare, ed in men che non si dica si ritrovarono a cadere: l’una accanto all’altra, migliaia di gocce di pioggia si riversarono dalla nube sulla cima della montagna:

"Aiuto! Aiuto!" gridò la nostra amica, ma tutti gli sforzi che fece per rimanere in aria furono vani, e finì anche lei a testa in giù in un piccolo laghetto; dentro il quale sembrava ci fosse la rivoluzione: le gocce che ci vivevano mica volevano nuove inquiline! E si misero a spingere con tutte le loro forze per mandare via le nuove arrivate.

La nostra gocciolina si ritrovò sospinta verso il fondo del laghetto: ruzzolò, si capovolse, sbatté la faccia sulle rocce del fondo e fu spinta addirittura fuori dalla superficie, finché non riuscì ad imboccare il ruscello che partiva dal laghetto.

"L’ho scampata bella!" disse asciugandosi il sudore dalla fronte: "Ma ecco che già mi aspettano nuove avventure… Dove andrò a finire?"

Il ruscello piano piano divenne sempre più grande, e sempre più goccioline andarono a fare compagnia alla nostra amica, che ogni tanto era costretta a dare qualche gomitata per poter mantenere il suo posto.

Il torrente correva e non succedeva niente di strano: la nostra protagonista stava cominciando a rilassarsi, godendosi il panorama, quando un forte rimbombo le giunse alle orecchie. Si fece d’un tratto guardinga e vide che le sue compagne che la precedevano stavano cercando di nuotare contro corrente:

"La cascata! La cascata!" gridavano.

Anche lei si mise a nuotare al contrario, ma fu tutto inutile: in un batter di ciglia si ritrovò catapultata per aria, rimbalzando di pietra in pietra, circondata dalle urla delle sue compagne finché, tutta ammaccata e dolorante, non si ritrovò di nuovo nel letto del fiume, che impassibile alle vicissitudini delle goccioline continuava placido la sua discesa verso valle.

Il viaggio procedette tranquillo per un altro bel po’ poi, d’un tratto, il fiume si allargò e diventò un lago. Le goccioline cominciarono a radunarsi ed a raccogliere un po’ le idee:

"Dove siamo?"

"Non lo so!"

"Tu che dici?" qualcuna chiese alla nostra amica, ma lei si limitò a scuotere la testa.

"Siamo in una diga!" rispose una goccia più anziana delle altre, che aveva già fatto quel viaggio centinaia di volte: "Quando arriveremo in fondo al lago cadremo dentro un tunnel, e da lì passeremo dentro una turbina!"

Subito le goccioline si misero a discutere preoccupate della loro situazione, ma la nostra amica, che non aveva la minima idea di cosa stesse per accadergli, non si spaventò, ma anzi nuotò verso il grande muro che sbarrava loro la strada. Giunta in fondo, però, si pentì della sua scelta: fu risucchiata, insieme ad altre centinaia di goccine urlanti, dentro un grosso tubo di ferro.

Sballottata peggio che dalla cascata, la gocciolina fu spinta di forza dentro una specie di centrifuga con tante pale, che la fece ruotare su se stessa talmente velocemente che quando ne uscì la testa continuò a girargli per dieci minuti.

Malconcia, confusa, stordita e con un ginocchio sbucciato la nostra amica si ritrovò di nuovo dentro al fiume, che ora era diventato più grande e più lento. Anche le sue compagne erano mal messe come lei, molte si lamentavano per il brutto trattamento ricevuto e minacciavano di mettersi in sciopero.

La goccina decise di tenere la bocca chiusa, e di ricominciare a godersi il viaggio. Per un lungo tratto il fiume attraversò una bella campagna coltivata, poi, ad un tratto, la nostra amica si accorse che alcune delle sue compagne che viaggiavano con lei non erano trasparenti, ma di vari colori: grigie, rosse, nere, qualcuna addirittura verde fluorescente, e la maggior parte di loro tossiva di continuo. Lei si spaventò e chiese ad una di loro cosa le fosse successo:

"Sono stata dentro una fabbrica…" le rispose quella: "Quando sono entrata ero come te, ma adesso…" ma non riuscì a finire la frase, perché ricominciò subito a tossire e starnutire.

"Tutto sommato sono stata fortunata!" si disse la nostra amichetta: "Almeno io non ho cambiato colore!"

Guardandosi intorno, vide che i campi coltivati avevano lasciato il posto ad una grigia città: le ciminiere vomitavano fumi pestilenziali, e da canali di scolo laterali arrivavano altre goccioline di tutti i colori:

"Non mi piace questo posto! Voglio tornare a casa mia!" esclamò in preda all’angoscia.

Ma il suo viaggio non era ancora finito. Vide molte città, una più sporca dell’altra, e la maggior parte delle sue compagne aveva cambiato colore: anche lei stessa aveva assunto una sfumatura grigiastra che non le piaceva affatto. Ben presto, vide che sulla superficie del fiume, nuotavano anche altre goccioline, diverse da lei, nere ma con sfumature dei colori dell’arcobaleno:

"Chi siete?" chiese loro: "Che bei colori che avete!"

"Siamo gocce d’olio!" le risposero quelle: "Eravamo dentro al motore di una barchetta, ma siamo state sputate fuori! E tu invece, chi sei?"

"Sono una goccia del mare!"

"Allora sei quasi arrivata, il mare non è lontano!"

Quelle parole la confortarono: ormai era stanca di viaggiare ed aveva voglia di rivedere le sue amiche che aveva lasciato in mezzo all’oceano.

Ben presto, infatti, ecco il rumore delle onde che si infrangono sulla spiaggia: la gocciolina si tuffò contenta e spinta dalle correnti, ritornò al largo, dove ritrovò le sue amiche d’infanzia.

"Ciao, chi sei?" le chiesero quelle, che non la riconobbero.

"Come, non mi vedete, sono io!"

"Sei diversa! Che cosa ti è successo?"

"Il sole mi ha scaldata ed il vento mi ha rapita, una nuvola mi ha portata in cima ad una montagna e poi sono caduta, ho nuotato con tante altre compagne e sono ruzzolata giù da una cascata, poi sono finita dentro una diga e la sua turbina, poi ho visto tante città sporche e inquinate ed infine sono tornata a casa!"

"Hai cambiato colore: ora non sei più trasparente, ma sei grigia! Non sei più quella di prima!"

La gocciolina ci rimase male: anche se aveva cambiato colore era sempre la stessa, perché le sue vecchie compagne non la accettavano?

"Uffa!" si lamentò: "Era meglio quando viaggiavo con le altre goccioline nel fiume! Loro almeno non mi giudicavano!"

Il sole la sentì, e con un raggio la illuminò e le disse:

"Ci penso io!" e la scaldò fino a farla evaporare di nuovo.

E così la gocciolina ricominciò il ciclo continuo dell’acqua.

Spazio autrice: Buongiorno a tutti! Tanti anni fa, mia zia mi disse che, quando lei era piccola e andava a scuola, la maestra un giorno aveva dato come compito scrivere un tema intitolato "Storia di una goccia d'acqua". Dopo tanto tempo, questo episodio mi ha ispirato questa storia. Non è niente di eclatante. Spero solo che vi piaccia! Fatemi sapere cosa ne pensate, anche le critiche sono bene accette!

  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Favola / Vai alla pagina dell'autore: evelyn80