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Autore: Lady Atena    17/05/2014    0 recensioni
Pre&Post The Avengers
Steve è da solo, in un mondo lontano settant'anni dal suo.
Cerca una stabilità che non può trovare in un'epoca che non gli appartiene.
Il passato è troppo vicino e il presente troppo lontano.
Ma negli occhi di Tony si riflette un futuro per cui vale la pena tentare.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Scudi troppo spessi.'
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Tony ticchettò con l'indice sull'auricolare avanzando per le strade, il brusio delle persone in sottofondo gli faceva fischiare le orecchie e il suono delle macchine gli arrivava ovattato. Sogghignò spostandosi di lato per far passare un gruppo di operai e roteò gli occhi.
“Sì, Pep. I tubi sono tutti al loro posto, i fili sono perfettamente coperti, non c'è rischio di corto-circuito”.
Si passò una mani tra i capelli castano scuro scompigliati, sbuffò e allargò le braccia; girò su se stesso evitando una donna con il passeggino e arricciò le sopracciglia continuando a camminare, un rombo di motore più forte degli altri gli fece aggrottare la fronte grugnendo.
“Lo so. Senti, prendo un paio di ciambelle e poi torno per i materiali, così inizio il rivestimento”.
Rise, scosse il capo e incrociò le braccia nude; le maniche corte della canottiera con il logo dei Black Sabbath gli scivolarono lungo le spalle muscolose.
Scansafatiche? Tu stai lì a dirigere le operazioni seduta in poltrona e sarei io lo scansafatiche?” si lamentò con tono alto.
Accelerò l'andatura passando accanto ad una vetrina, svoltò l'angolo ed intravide il bar. Sorrise, premette l'auricolare.
“Vado. Ti porto delle ciambelle glassate alla frag ... cioccolata. Alla cioccolata”.
Cliccò sull'oggetto spegnendo la chiamata, superò il primo tavolo vuoto e vide la cameriera chinata in avanti verso un tavolo. La osservò sorridere, la vide annuire e rizzarsi. Tony spalancò gli occhi osservando Steve, il soldato era voltato verso il tavolo alle sue spalle con il capo rivolto verso un anziano. Tony si morse il labbro, si infilò dietro un tavolo occupato e si sedette. Sporse la testa, intravide Steve girarsi di nuovo e abbassare il capo. Tony strofinò le labbra tra loro, allargò le gambe poggiandosi allo schienale della sedia e guardò verso l'alto, sospirò sbuffando.
< Non sei un po' grande per giocare a nascondino, Tony? > si prese in giro mentalmente.
La donna al tavolo davanti al suo si piegò in avanti verso l'altra, iniziarono a parlare a bassa voce; le parole arrivavano ovattate a causa del brusio delle macchine. Tony sporse il capo all'indietro vedendo Steve piegato verso il tavolo, indietreggiò con la sedia osservando il braccio del sodato piegato.
< Ha appena preso le ordinazioni, ergo non sta mangiando né bevendo. Probabilmente non sa nemmeno come è fatto un giornalaio ai nostri tempi ed un giornale non gli servirebbe a colmare settant'anni di divario storico. Forse si sta appuntando dove si trovano le cose > ragionò.
Guardò la cameriera girare tra i tavoli, strofinò il piede in terra e grugnì.
< Nicky mi aveva detto che lo avevano tirato fuori dal congelatore e nominato leader ad onore degli Avengers, ma il progetto è stato scartato da mesi. Perché è ancora da queste parti? > si chiese.
Abbassò il capo socchiudendo gli occhi, li chiuse sentendo il brusio rimbombargli nelle orecchie e inspirò.
“Vuole ordinare qualcosa, Mr. Stark?”.
Tony aprì gli occhi, alzò il capo verso la cameriera bionda e sogghignò infilando la mano nella tasca dei pantaloni.
“Un caffè scuro forte senza zucchero e una ventina di ciambelle glassate diversamente. Me le incarti”.
Tirò fuori una banconota da cinquanta dollari e la mise in mano alla cameriera, le fece l'occhiolino.
“Il resto è mancia”.
La donna sgranò gli occhi, afferrò i soldi e tornò all'interno del negozio. Tony ridacchiò, scosse il capo e guardò nuovamente verso Steve. Lo vide osservare un punto davanti a sé, Tony aggrottò la fronte piegando il capo in avanti.
< Quella è la traiettoria della Tower. La sta fissando da oltre venti secondi, quindi o si è di nuovo surgelato, o sta proprio guardando quella >.
Notò la cameriera tornare verso di lui, la donna gli poggiò il piattino con il caffè davanti e gli porse una bustina.
“Ecco a lei”.
Tony vide le due donne al tavolo davanti a lui fare una serie di smorfie, storse il labbro e strinse la busta annuendo. La cameriera si allontanò ancheggiando, lui afferrò il caffè e si sporse vedendo Steve osservare nuovamente la Tower. Tony grugnì, bevve d'un sorso il caffè sentendolo bruciare sotto la lingua e si alzò stringendo la bustina. Fece il giro dei tavoli, camminò radente alla porta del bar e passò di fianco al tavolo degli anziani. Uno di questi alzò la testa, sgranò gli occhi e lo indicò. Tony si portò il dito alle labbra, fece l'occhiolino indicando con il capo Steve e l'anziano si piegò in avanti sulle carte. Tony arrivò alle spalle del soldato, si sporse vedendo un disegno della Tower tra gli altri edifici, spalancò gli occhi. Sogghignò, si sporse e batté una mano sul tavolo.
“Ed io che pensavo che ai tuoi tempi si disegnasse ancora usando i geroglifici” disse.
Steve sobbalzò, alzò il capo voltandosi e spalancò gli occhi.
< Assomiglia a ... > pensò.
Tony fece il giro del tavolo, afferrò la sedia da un altro e la tirò strofinandola in terra con uno stridio. Vi si sedette, sogghignò e piegò il capo.
“Sento il rumore dei tuoi ingranaggi da qui. Sono Tony Stark. Il figlio di Howard”.
Steve scosse il capo, rizzò la schiena e strinse la matita assottigliando le labbra.
“So chi sei” rispose, duro.
Annuì, chiuse il blocco note e lo infilò in tasca insieme alla matita.
“Steven Rogers. Anche se immagino tu lo sapessi”.
Tony poggiò la busta a lato del tavolo, ne tirò fuori il sacchettino e afferrò una ciambella glassata di rosa. La sventolò, inarcò un sopracciglio mordendone un pezzo e prese a masticare.
“Quel che non sapevo era la presenza della tua vena artistica” disse.
Steve corrugò la fronte, arricciò il labbro e storse il naso.
“Potresti non parlare mentre mangi?”.
Tony staccò un pezzo della ciambella, lo porse a Steve e deglutì, sogghignò.
“Perché invece non provi a mangiare senza pensare?”.
Steve guardò la ciambella, socchiuse gli occhi premendo la mano sulla tasca contenente il suo blocco. 
< Vivo da solo, mi alleno da solo, mi siedo da solo, mangio da solo. Faccio tutto da solo, solamente per poi farmi invadere il tavolo da un ragazzino arrogante? > si chiese.
Grugnì, scosse il capo e aderì maggiormente alla sedia.
“Cosa vuoi da me, Stark?”.
Tony sventolò la ciambella verso la tasca di Steve, se la mise in bocca e strinse l'ultimo pezzo in mano strofinando le dita sulla glassa.
“Sai che quell'affare che stai disegnando è mio?” chiese.
Steve roteò gli occhi, alzò il capo osservando la scritta in cima alla Tower e riabbassò la testa, inarcò le sopracciglia aggrottando la fronte e strinse le labbra rosate.
“Non vedo come non potrei. Per illuminare quella scritta deve servire almeno la metà dell'elettricità di New York”.
Tony sbuffò, allargò le gambe e roteò gli occhi sogghignando.
“Non per molto. A partire da 'sta sera, sarà alimentata da un reattore ARC. Perfettamente ecologico, eco-sostenibile e tutte quelle belle parole che piacciono agli ambientalisti”.
Steve inspirò, piegò il capo in avanti; un ciuffo di capelli biondo cenere strofinò contro la fronte contratta.
“Non pensavo che le Stark Industries s'interessassero dell'ambiente”.
Tony ingoiò l'ultimo pezzo di ciambella sentendo la gola secca, deglutì e dimenò le braccia in aria sogghignando.
“Se stai per dire ‘ai miei tempi fabbricavano armi’, sappi che lo facevamo fino a quattro anni fa”.
Steve accennò un sorriso, rilassò le spalle sentendo i bordi della giacca pizzicare contro la pelle del collo e lasciò ricadere le braccia ai lati della schiena.
“Almeno su questo non sono così indietro, allora”.
Tony rise, strofinò le dita sporche di glassa tra loro e scosse il capo.
“Solo sulla qualità delle costruzioni. Le Stark Industries agiscono in più settori già da prima che io chiudessi la sezione armi”.
Steve sgranò gli occhi, aprì la bocca piegandosi in avanti e aggrottò le sopracciglia.
“Hai chiuso la fabbrica d'armi?”.
Tony strinse le labbra socchiudendo gli occhi, sentì una fitta alla bocca dello stomaco e strinse il pugno attorno al sacchetto. Ascoltò i rumori di persone e macchine attorno a sé, percepì le tempie pulsare ed ispirò. Espirò, aprì gli occhi e annuì.
“Già. Continuiamo a collaborare con i militari costruendo altri materiali, dalle attrezzature di soccorso fino ai mezzi di locomozione”.
Strinse le braccia, chiuse le gambe rizzando la schiena e modulò il tono usandone uno calmo.
“È da tempo ormai che le Stark Industries, grazie al sottoscritto, hanno privatizzato con successo la pace nel mondo; diventando a tutti gli effetti le proprietarie del mercato bellico globale”.
Steve batté le palpebre, rise e scosse il capo scivolando sulla sedia.
“Sei davvero figlio di Howard!” esclamò.
Tony batté le palpebre, tossicchiò e rise a sua volta rilassando il corpo.
“Ogni tanto tutti siamo stati obbligati a fare i fenomeni da baraccone” rispose.
Steve roteò gli occhi azzurri, sorrise piegando la testa all'indietro.
“Non me ne parlare. Prima di riuscire a combattere una vera battaglia, ho dovuto fare degli spettacoli per tutta l'America”.
Tony sgranò gli occhi, scoppiò a ridere e scosse il capo piegandosi in avanti; si portò le mani al ventre ridendo più forte. Steve avvampò, vide due donne girarsi verso di loro, si sentì tirare una gomitata dall'anziano dietro di lui; il suono di una sgommata copri la risata di Tony e vide la cameriera bionda osservarli stringendo in mano un vassoio. Steve deglutì, si massaggiò la radice del naso e sospirò.
“Ti prego, contieniti” sussurrò.
Tony alzò il capo, sogghignò ed afferrò la bustina. Si alzò in piedi, indicò alle sue spalle con il capo e fece l'occhiolino.
“Vieni. Ti assicuro che il caffè è pessimo, l'ho appena preso. Te ne offro uno migliore nel mio bar”.
Steve si alzò, strofinò le labbra tra loro e scosse il capo.
“Non credo sia esattamente educato” si lamentò.
Tony mosse una mano in aria, fece l'occhiolino e piegò il capo di lato sogghignando.
“Non più dell'attesa di venti minuti” rispose.
Steve sospirò.
“Immagino tu abbia ragione”.
Tony sorrise, addolcì lo sguardo e strinse la bustina portandosela sulla spalla.
“Caffè decente, arriviamo!” esclamò.
  
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