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Autore: DanielaRegnard    17/05/2014    1 recensioni
«… E quindi, ancora una volta, ho fatto valere le mie argomentazioni con Cheryl.» concluse Rufus; evidentemente stavano parlando della duchessa dei Rainsworth.
«Ma, nonostante queste tue brillanti argomentazioni, ti ha rifiutato anche questa volta. Esatto?» rispose a sua volta Callum, che conosceva bene la situazione. Aveva passato la giovinezza assieme a Rufus, e conosceva meglio di chiunque altro i suoi sentimenti per quella donna.
«Ti assomiglia davvero tanto.» continuò il rosso, cambiando argomento, e fissando il bambino dai capelli castani a qualche centimetro da loro che gattonava per terra avanti e indietro, ogni tanto tentando di alzarsi e cadendo rovinosamente all’indietro.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Callum Lunettes, Reim Lunettes, Rufus Barma
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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{Finalmente sono riuscita a trovare un titolo più o meno decente per questa storia scritta più di una settimana fa, eh! 
E niente, io VOLEVO scrivere qualcosa con Callum e Rufus, anche se non immaginavo di infilarci dentro un baby Reim che sta ancora crescendo...  Dolce lui! **
Buona lettura! } 

Di ciuffi rossi e bambinese 


 
Quel pomeriggio splendeva in cielo un sole primaverile, non troppo caldo, e una lieve brezza che rendeva piacevole lo stare in giardino a prendere una tazza di tè e discutere, accompagnati dal rumore delle foglie che si muovevano.
La residenza dei Barma era parecchio movimentata; di solito il duca –quando non era alla villa dei Rainsworth – stava tutto il giorno in biblioteca o nelle sue stanze, leggendo, o scrivendo, ma quel pomeriggio, oltre allo stesso duca e al suo valletto, vi erano anche altre due persone all'interno della residenza: il precedente valletto del duca, Callum Lunettes, e il nipote di quest’ultimo, avente appena una decina di mesi. Per “festeggiare” la presenza degli uomini della famiglia Lunettes al gran completo alla residenza, Rufus Barma aveva deciso di trascorrere il pomeriggio in giardino, a chiacchierare con un vecchio amico, osservando il bambino che probabilmente un giorno sarebbe diventato il suo valletto mentre compiva i primi passi.
«… E quindi, ancora una volta, ho fatto valere le mie argomentazioni con Cheryl.» concluse Rufus; evidentemente stavano parlando della duchessa dei Rainsworth.
«Ma, nonostante queste tue brillanti argomentazioni, ti ha rifiutato anche questa volta. Esatto?» rispose a sua volta Callum, che conosceva bene la situazione. Aveva passato la giovinezza assieme a Rufus, e conosceva meglio di chiunque altro i suoi sentimenti per quella donna.
«Sta’ zitto.» Rufus non diede una risposta accettabile alla domanda dell’amico, ma dal tono Callum capì di avere ragione, come al solito.
«Ti assomiglia davvero tanto.» continuò il rosso, cambiando argomento, e fissando il bambino dai capelli castani a qualche centimetro da loro che gattonava per terra avanti e indietro, ogni tanto tentando di alzarsi e cadendo rovinosamente all’indietro.
«Ah, dici? Io penso che somigli di più a mio figlio.» ridacchiò piano Callum, sporgendosi appena sulla sedia a rotelle sulla quale era costretto a stare da più di trent’anni, per un motivo che entrambi sapevano bene.
«…Indovina a chi somiglia tuo figlio.» sbuffò con tono ovvio Rufus, tornando ad osservare con aria di sufficienza il bambino.
«Daccordo, come vuoi, hai ragione.» gli sorrise Callum, facendo scorrere le ruote della sedia a rotelle lungo il prato per qualche centimetro, fino ad arrivare accanto al nipote, che quando lo vide tentò di fare un balzo in piedi, per salirgli in braccio. Con evidente poco successo, dato che ricadde all’indietro, rotolando su se stesso.
«Rufus, per favore, lo aiuteresti ad alzarsi? Prima che si metta a piangere.» Gli chiese Callum, che non poteva alzarsi ad aiutare il nipote, perché impossibilitato a muovere gli arti inferiori a causa di una pallottola che lo aveva colpito mentre tentava di proteggere Rufus dalla suddetta. I rosso  balzò in piedi appena sentì “piangere”. Quel bambino, quando iniziava a piangere, non la smetteva più; era parecchio rumoroso, e al duca tutto quel rumore  non piaceva, dunque si avvicinò al piccolo Reim e lo sollevo prendendolo per le manine piccole e paffute. Il neonato gli rispose stringendogli il pollice di una delle due mani e sorridendo. Rufus pensò che, probabilmente, quel gesto in bambinese dovesse essere una qualche sorta di ringraziamento, e si promise di scriverlo da qualche parte.
«Credo che tu gli piaccia.» constatò Callum, mentre accarezzava i capelli castani del nipote.
«Sciocchezze. Stava semplicemente facendo il ruffiano.»
«E’ un bambino, Rufus, non uno stratega.» Rise ancora il biondo sulla sedia a rotelle, sistemandosi gli occhiali, osservando suo nipote mentre aveva iniziato a tirare la camicia del rosso. Callum continuò a parlare.
«Prendilo in braccio.»
«No.» Rufus guardò il bambino incrociando le braccia con aria di sfida.
«Non morde mica!»
«No, se lo abitui male è la fine per te e soprattutto per me.» sbottò ancora una volta il rosso, mantenendo lo sguardo fisso su Reim, testardo quanto lui.
«Beh, sai… Non credo che, con mio figlio sempre a lavorare, ci siano molte persone a prendere in braccio Reim…» il suo sguardo si fece per un minuto carico di malinconia, e si posò leggermente la mano su una gamba. Rufus sgranò impercettibilmente gli occhi, per poi abbassare la testa.
«Si. Si, suppongo che tu abbia ragione..» Il duca si abbassò e prese in braccio Reim, che subito prese tra entrambe le manine il suo dito indice.
«Ehi, non ti sto incolpando! Era solamente per convincerti ad essere meno freddo, con mio nipote.. Probabilmente non vivrò abbastanza per vederlo crescere..» Iniziò a parlare, ma Rufus aveva già aperto bocca per obbiettare. Callum, avendolo capito, alzò una mano verso di lui.
«Fammi finire di parlare, per favore. Tu vivrai ancora a lungo, Rufus.  Vorrei che ti occupassi di lui. Lo so che è chiedere tanto, che sarà un tuo sottoposto… Ma veglia su di lui, almeno un po’.. »
«Sei un idiota, Callum.» Il biondo lo guardò con sguardo interrogativo.
«Ero consapevole di tutte queste cose ancora prima che tu me le dicessi.»
E Callum gli sorrise e allungò la mano, fino a poter stringere quella di Rufus.
In bambinese, quel gesto significava grazie.
Grazie dal profondo del cuore. 
  
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