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Autore: Stray cat Eyes     29/07/2008    6 recensioni
Perché sì, le sue braccia erano calde.
[Yuki/Shuichi]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In onore dei miei due anni su EFP, che festeggio oggi.
Due anni, vi rendete conto?.. XD





The feeling in your Arms







Yuki si svegliò.

Oh, no, non mentì a se stesso - in realtà non era riuscito affatto ad addormentarsi.
Guardò la sveglia sul comodino: erano le tre di notte.
Erano le tre circa di una notte a dir poco ripugnante, e faceva freddo, e quel dannato letto era troppo grande perché ci si potesse riscaldare con le lenzuola.
E lui necessitava di calore umano, come mai prima d'allora.

Anche se era difficile ammetterlo, le cose stavano così.

Rimase per un po' in quella posizione, seduto al centro del letto matrimoniale - della cui presenza in casa sua si chiedeva ancora il perché - pensando. Pensando a qualcuno che arrivasse da lui proprio in quel momento, e lenisse la solitudine che trapelava da ogni parete, da ogni fibra del tessuto del copriletto, da ogni singolo granello di polvere fra l'armadio e i soprammobili.

Ripensò agli abbracci di Tohma.
Per quanto fossero sentiti, erano come criptici e lui non percepiva altro se non una stretta tiepida, e il freddo vuoto nello stomaco farsi sempre più vasto, colmargli le viscere senza possibilità di ritorno.
Era uno strano disagio, quello che provava con lui, nonostante si conoscessero da tanto e fosse consapevole di essere importante per l'uomo.
Ma nei suoi abbracci non avvertiva niente.
Né consolazione, né calore.
E restava a fissare il vuoto alle spalle di Tohma, chiedendosi quando quel vuoto dentro di lui sarebbe scomparso.

Poi, irruenti, gli tornarono in mente le braccia di Shuichi.
Fragili, sottili, sembravano non poterlo circondare del tutto: come quelle di un bambino, altrettanto allegre, altrettanto innocenti - o non sempre - altrettanto vive.
E non si capacitava di come quelle braccia fossero in grado di farlo sentire al sicuro.
Protetto dal dolore e dall'amara solitudine, levigati giorno per giorno da quella piccola, insignificante presenza nella sua vita e nel suo appartamento.

A volte si stupiva di quei pensieri; la più classica tradizione romantica avrebbe voluto che fosse lui, più saggio e aitante, ad infondere sicurezza e proteggere il nanerottolo chiassoso che gli girava per casa, e non viceversa.

Altre volte, invece, non si sorprendeva più di tanto: infondo era quello che Shuichi cercava di fare, standogli accanto.
Proteggerlo dalla sofferenza, fargli dimenticare, anche se solo per poco, il dolore del passato, strapparlo via da quell'apatia lottando con le unghie e con i denti per riuscirci.

Ed erano calde, le sue braccia.

Per questo, quando si vide in piedi al buio davanti al divano in soggiorno, Yuki si sentì assurdamente prevedibile.
Ancora di più nel momento in cui si sorprese a tirare su dal pavimento le coperte cadutevi, e poi lasciar scorrere le dita fra i capelli del ragazzo addormentato, scoprendo che gli veniva quasi.. naturale.

Un lieve, impercettibile sorriso si fece largo sul suo volto quando le iridi scure di Shuichi lo scrutarono nell'oscurità, felici ma perplesse e lucide di sonno.

"Yuki.."

Ed è vero che non se ne sorprese, ma è vero anche che sentirlo pronunciare il suo nome con quell'aria svampita e al settimo cielo lo rasserenò come non avrebbe creduto fosse possibile.

"Shuichi. Vieni in camera da letto."

Si astenne dal pregarlo per puro orgoglio, fissando piuttosto gli occhi nei suoi, pieni di stupore e confusione insieme.
Erano lusingati, quegli occhi. Per poche parole uscite per sbaglio dalla sua bocca.

"Vuoi..?"

"Non voglio restare solo."

Lo zittì, senza potersi impedire un sorriso pressappoco invisibile.

"Dormi con me."

Fu quella richiesta, molto più innocente di quanto entrambi si fossero aspettati, a sorprenderlo davvero.
E quasi si meravigliò quando Shuichi, nel suo piccolo, tentò di rispondergli allacciandogli le braccia al collo, passandole attorno alle spalle.
E una volta tanto, Yuki poté stupirsi di se stesso quando, senza sforzo, lo sollevò dal divano per stringerlo contro di sé, e sentire le sue gambe cingergli la vita.

Lo condusse a letto così, adagiandovelo piano come si fa con un bambino e lasciandosi andare al suo calore, familiare, inconfondibile.
Perché sì, le sue braccia erano calde.
E, Yuki lo scoprì e sperimentò solo quella notte, il suo petto era il perfetto rifugio su cui accoccolarsi, e - al diavolo orgoglio e convenzioni - un ottimo guanciale su cui addormentarsi, dimenticando il freddo che li circondava.





***

Oh, lo so: prima faccio la predica a Shuichi, e poi sono io stessa a chiamarlo Yuki, piuttosto che Eiri. Evvabbè, è la forza dell'abitudine, che ci volete fare? XD

Piuttosto, vi ringrazio per aver letto e per il meraviglioso tempo trascorso qui con voi sinora; insomma, due anni sono pur sempre due anni, no? ^^ E spero con tutto il cuore di arrivare a festeggiare anche il terzo, e di migliorare più di quanto abbia fatto fino ad oggi, perché voi possiate apprezzarmi. Quanto sono vanesia! XD

Sayounara, minna-san! ^^

  
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