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Autore: Leanansidhe363    17/05/2014    1 recensioni
Sherlock e John sono stati insieme per dieci anni. Sei dei quali come una coppia sposata. Sull'orlo di un brutto divorzio, Sherlock ha un incidente e l'ultima cosa che ricorda è diciotto mesi prima, proprio prima che il suo matrimonio cominciasse a cadere a pezzi. John ora è di nuovo fidanzato e sta cercando di rifarsi una vita. Ma, come al solito, nulla è come sembra con il Consulente Investigativo e la coppia si rende conto troppo tardi che l'amore potrebbe essere la dipendenza più letale di tutti.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10: Posso Aver Fallito, Ma Ti Ho Amato Fin Dall’Inizio


Note della traduttrice:

Per farmi perdonare per il ritardo dello scorso capitolo,ho fatto i salti mortali per tradurre questo a tempo di record (è uscito 2 giorni fa :) ).Enjoy!
 

 

Note dell’autrice:

Faccio schifo faccio schifo faccio schifo!! Mi dispiace tanto, questo capitolo ha richiesto molto più tempo di quanto volessi. Mi sono trasferita e poi ho avuto gli esami finali e la vita ha semplicemente preso tutto il mio tempo. E per finire, questo capitolo non è un gran che. E’ uno di quei capitoli che ho dovuto sfornare al fine di arrivare alla trama, e non sono ancora sicura se ne valesse la pena, considerando i pochissimi indizi sul passato di Sherlock che ho inserito. Inoltre, è angst e fluff da far schifo; ma sta per diventare una case fic dopo questo capitolo, così godetevi l'ultimo baluardo di sbobba che sembra non portare da nessuna parte prima che inizi a fare a pezzi i ragazzi. (Sì, sto ridendo fragorosamente Sì.)
 
 
 
 
 
 
 
John e Sherlock non avevano parlato della "morte" di Sherlock. Non avevano mai realmente discusso dell’anno-e-qualcosa in cui lui aveva lasciato John a soffrire per il suicidio del suo migliore amico nel cuore di Londra. Non li contavano, i molti mesi che facevano aumentare la loro vita insieme da qualcosa come dieci anni a undici e mezzo. Sherlock era stato pulito per poco più di un anno, quando aveva incontrato John a ventisette anni.
 John lo aveva perdonato per così tante cose; la recita, la menzogna, l’ imperdonabile tradimento. Ma non aveva mai perdonato Sherlock per il tempo sprecato. Probabilmente non l’avrebbe mai fatto, non importava quanto bene fingesse di stare.
La prima volta che avevano dormito insieme, Sherlock era tornato da tre settimane. Ventuno miserabili giorni che Sherlock aveva trascorso curandosi un occhio nero e un trattamento freddo avuti da John. Quando si era presentato al ristorante distruggendo l’appuntamento di John con la bella donna rossa in abito lavanda, aveva avuto tutte le intenzioni di dire le cose che aveva accuratamente ripassato ogni giorno da quando si era gettato dal St. Bart.
"Mi hai lasciato soffrire," John aveva sputato fuori in uno sfinito, duro mezzo sospiro, "Come hai potuto farlo?"
"Ho dovuto proteggerti," avrebbe voluto rispondere: “John, non potevo lasciarti morire."
Quello che aveva effettivamente detto era stato, "la signora Hudson aveva ragione, sai. Tutto questo ti ha invecchiato " Aveva saputo nel secondo in cui la risata nervosa era scivolata attraverso le sue labbra che era stata una cosa disastrosamente sbagliata da dire.
 John non gli aveva detto più niente dopo quello; non per tre dannate settimane. Mai più, Sherlock aveva temuto.
Era stata una notte disastrosa, due o tre settimane dopo che John aveva reso la sua posizione inevitabilmente chiara, in cui Sherlock era rannicchiato sulla sua (di John) poltrona e stava inalando a fondo le deboli tracce di shampoo e dopobarba (di John), che avevano permeato per sempre il tessuto tartan . Erano quasi le tre del mattino e Sherlock stava praticamente vibrando con il bisogno di nicotina e stimolazione mentale. Non riusciva a dormire, non voleva il cibo, l'appartamento era troppo tranquillo senza i piccoli, trascurabili rumori di passi ovattati e respirazione profonda e vita condivisa nel 221B. Dopo essere stato via per tanto tempo, dopo le cose che aveva fatto e le cose che non aveva mai pensato che avrebbe fatto ... Sherlock non avrebbe trovato pace nei sogni.
 Quello che voleva era un caso. Lestrade aveva preso la risurrezione di Sherlock incredibilmente bene. "Ooh, bastardo », aveva mormorato intorno al mozzicone di una sigaretta prima di sorprendere il Consulente Investigativo con un abbraccio stretto. Sherlock aveva ricambiato goffamente l’abbraccio e aveva cercato di non sentirsi sollevato ad avere almeno una persona che considerava un amico che era felice di vederlo.
Lestrade non aveva avuto alcun lavoro per lui. Riportare Sherlock nuovamente all'interno del nastro della polizia non sarebbe stato facile e, mentre Anderson poteva essere diventato un po’ matto nel frattempo e in qualche modo aveva deciso che Sherlock era un uomo buono, Donovan era terribilmente determinata a tenerlo fuori. Anche a fronte del proprio errore di valutazione, era ancora convinta che non fosse altro che una bomba a orologeria pronta ad esplodere.
Ciò che Sherlock si rifiutava di volere era John. John Watson con i suoi occhi luminosi e maglioni orribili e portamento militare e capelli biondi e stupido, stupido sorriso. Si disse un centinaio di volte al giorno che non voleva John. Non aveva bisogno di lui e non gli mancava. Non soffriva al solo pensiero di lui.
Non aveva funzionato.
Sherlock voleva provare risentimento verso di lui, voleva dirgli che dopo tutto quello che Sherlock aveva fatto per tenerlo al sicuro, John non aveva il diritto di essere arrabbiato. John era vivo e intero e intorno ad essere arrabbiato perché Sherlock aveva rinunciato a tutto - la sua carriera, la sua reputazione, la sua vita, la sua anima – per tenerlo in quel modo.
E ogni volta che pensava ciò, ricordava l'espressione sul volto di John il secondo prima che facesse un passo del tetto del Bart, e come il dottore era rimasto sulla sua tomba e si era rifiutato di piangere e lo aveva pregato di non essere morto, e il modo in cui era sembrato nel momento in cui i loro occhi si erano incontrati al ristorante quando John l’aveva guardato ... piccolo. Piccolo e rotto come si sentiva Sherlock.
Sherlock si stava preparando per un bel muso lungo su tutto ciò quando il suono inconfondibile di piccoli piedi che percorrevano le scale lo aveva fatto alzare e attraversare la stanza in un istante. Non aveva intenzione di lasciare che John lo vedesse rannicchiato su una poltrona, respirando l'ultimo brandello che aveva del suo coinquilino.

John - maglietta spiegazzata, jeans sgualciti dalle ore trascorse gettati sul pavimento della camera da letto prima di essere frettolosamente indossati (tasca sinistra al rovescio), capelli grigio-biondi alzati a tutti gli angoli (sonno agitato), scarpe slacciate - lacci trascinati nel fango .

"Non sono morto," Sherlock assicurò, puntando alla conversazione.
"No," dichiarò John in quel modo allegro che non era affatto allegro. Quando John era infastidito, aggrottava la fronte. Quando era arrabbiato, faceva una smorfia e serrava la mascella. Quando John Watson era furioso in modo incandescente ed era in cerca di una lite ... sorrideva. La sua voce diventava bassa e pericolosa. Era l'opposto del Capitano Watson, che era sempre controllato e tranquillo nel piccolo uomo con le mani ferme.  John furioso era un misto tra selvaggio e allegro; la sua voce vibrava e le sue mani tremavano e lui era ... in realtà davvero spaventoso.
"Hai avuto un incubo. Ti sei svegliato, ti sei infilato i vestiti, e sei arrivato qui. La natura dell'incubo non è difficile da determinare. Come-si-chiama ha rotto con te ... tre giorni fa. Pensa ... che importa quello che pensa. " Pensa che ora che sono tornato, non vuoi lei. Pensa che doveva competere con un fantasma, ed è stato terribile. Lei non può competere con la persona reale. Saresti potuto tornare da lei, dirle che noi non siamo così. Dirle che non mi vuoi così. Quindi, perché non l’hai fatto?" Stai tranquillo, io sono vivo. Puoi tornare a dormire adesso. "
 "No, non posso."

Lo so, John. So che non hai avuto una notte di sonno decente da più tempo di quanto tu possa ricordare. So che è solo pura e semplice ostinazione che ti tiene lontano da un bastone. So che odi piangere e non l’ha mai fatto quando qualcuno poteva vederti, ti sei limitato a farlo sotto la doccia. So che hai detto al terapeuta che il tuo migliore amico era morto e quasi ti sei strozzato con le parole. Lo so, John. Per favore, smettila di star male. Sono proprio davanti a te.

"Non ho dormito per mesi. Ogni volta che chiudo gli occhi, tu muori. E la cosa è solo peggiorata da quando sei tornato" Guardò il pavimento prima di alzare bruscamente la testa per guardare con rabbia negli occhi di Sherlock," Perché sei tornato? "

Per te. Sono tornato per te. Sono tornato perché avevi bisogno di me. Perché hai chiesto un miracolo. Sono tornato perché anch’io ho bisogno di te. Sono tornato per la signora Hudson e Lestrade e anche Molly. Sono tornato perché -
"Londra è casa."
John annuì, "Già. Già, naturalmente. "
Sherlock fece un timido passo in avanti, "John ..."
"No. No. Sherlock, non ... non puoi pretendere di tornare semplicemente dalla morte e che io semplicemente ti perdoni."
"Perché no?" Sherlock onestamente non capiva. Era vivo, aveva chiesto scusa, era tornato. Dopo tutto quello che era successo, era comunque tornato per John. Gli aveva dato quello che voleva – che Sherlock fosse vivo. Perché John non poteva solo accettarlo?
Il viso di John fece qualcosa di molto vicino all’ accasciarsi e le sue piccole spalle si afflosciarono. Sembrava più vecchio e più piccolo e più stanco di quanto il detective l’avesse mai visto e questo provocò qualcosa nel petto di Sherlock che lo fece soffrire ferocemente.
"Ogni notte ..." John serrò la mascella chiusa e una piega apparve tra le sopracciglia bionde, "Io lo uccido ogni notte. Ma non importa quanto veloce io sia o quanto bene miri o qualsiasi cosa faccia, non sono mai abbastanza veloce per salvarti." Aprì gli occhi e fissò il suo amico, “Tu non sei morto solo una volta, Sherlock. Sei morto ogni volta che ho chiuso gli occhi in più di un anno. Una parola ... Una sola parola è tutto ciò di cui avrei avuto bisogno. Un biglietto infilato sotto la porta, un fottuto segnale da uno dei circa cento vagabondi che mi avrebbe fatto sapere che eri vivo quando io non lo ero. "
"Mi sono quasi messo in contatto così tante volte", disse Sherlock, mostrando un improvviso interesse per i suoi calzini.
"Ma non l’hai fatto , Sherlock. Non hai mai chiamato. Non hai mai fottutamente scritto. Mi hai lasciato credere, per oltre un anno, che ti avevo visto morire. Che ero stato troppo lento e ingenuo e stupido per salvarti. Che ti avevo perso." Fece un respiro," Che ti avevo deluso. "
"Ti amo." Sherlock stava dicendo le parole prima che avesse considerato le conseguenze. John poteva dargli un pugno. Poteva urlare contro di lui o poteva anche andare via e non tornare mai più. Così, egli continuò a parlare, sperando disperatamente che se avesse detto abbastanza parole nel modo giusto, John non avrebbe fatto nessuna di queste cose. "Non potevo lasciarti morire. Moriarty aveva una pistola puntata alla tua testa ed era la mia vita o la tua. E ho scelto la tua. Perché ... perché non c'è nulla che non farei, nessun modo in cui  non ti farei del male se questo significa tenerti qui e vivo e al sicuro . Posso spingermi a profondità inimmaginabili, John, per fare ciò che sento che deve essere fatto. E non mi importa se mi odi, finché sei nel mondo a farlo. "
John rimase in silenzio sbalordito per un tempo molto lungo e Sherlock si permise davvero di sperare.
"Tu ... figlio di una cagna".
 Incredibile, Sherlock rifletté quando John lo afferrò per la camicia e spinse il suo corpo contro il muro, come alcune parole avevano il potere di fare evaporare tutta l'aria dalla stanza.
"Non puoi dirmi questo," John ringhiò, "Mi hai fatto assistere alla tua morte. Mi hai fatto assistere! Non si fa.  Non si fa questo alle persone che ami. Tu. Tu. Non puoi semplicemente ... Tu. Mi hai lasciato inginocchiato nel tuo sangue desiderando di essere stato al posto tuo. Mi hai lasciato in piedi su una bara vuota a supplicare per la tua vita. E ora pensi di avere il diritto di dirmi che mi ami. Solo. No ".
 La presa sulla camicia di Sherlock  si allentò e John si allontanò,  
"Mi dispiace." Sherlock non sapeva cos'altro dire. Il rifiuto era evidente e doloroso. Aveva detto a John che lo amava e John aveva apertamente non ricambiato il sentimento. Gli aveva detto di non dirlo di nuovo. Aveva detto tutte le parole che significavano: non ricambio il tuo amore. Sherlock voleva lasciare che il suo cuore si spezzasse, ma non voleva farlo davanti a John.Non voleva che John si sentisse in colpa per non ricambiare il suo amore. Fugacemente, Sherlock quasi desiderò di essere morto davvero.
"Ma lo faresti di nuovo, non è vero?" La rabbia che si era calmata divampò ancora una volta ad oltranza: "Se pensassi di doverlo fare. Invece di fidarti di me, invece di fidarti di qualcuno, diresti solo che stare da solo ti protegge e salteresti da un altro fottuto edificio. "
"Se tu avessi saputo che ero vivo l’avrebbe reso più facile?" Sherlock sbottò, alterando il suo senso di colpa con rabbia e indignazione, "Sarebbe stato più facile per te sapere che ero vivo e in Serbia incatenato a un muro e picchiato fino a diventare un pasticcio insanguinato finché mio fratello maggiore è dovuto venire lì a trascinarmi fuori l’avrebbe reso più facile per te? "
“No," John contrattaccò," Se tu avessi saputo quante volte sono andato vicino a ingoiare una pallottola l’avrebbe reso più difficile per te? "
Sherlock si sentì come se fosse stato schiaffeggiato. L'ossigeno sembrava uscire fuori dalla stanza mentre cercava di incastrare quella frase in ogni angolo della sua mente.
 John-John, morto. John seduto accasciato su una sedia con una bottiglia mezza vuota di whisky e un foro tondo grande un centimetro nel suo palato molle, parete e pavimento dietro di lui sporchi di sangue color ruggine e materia grigia. John - freddo e blu su una lastra al St. Bart, l’incisione a Y che scende sul suo petto e gli organi del suo dottore che vengono accuratamente rimossi e donati per i trapianti. John- sepolto a marcire sotto la fredda terra inglese accanto alla vuota bara di Sherlock. No. Nononono.
"... Sherlock. Sherlock, smettila. Andiamo, respira, dannazione!" Sherlock non si era reso conto che stava iperventilando o che aveva avvolto le sue lunghe dita intorno ai bicipiti di John e che si stava aggrappando ad essi con una presa che aveva reso le sue nocche bianche che era assolutamente sicuro che avrebbe lasciato lividi.
Invertì le posizioni e spinse John contro il muro, coprendo l'uomo più piccolo con tutto il suo corpo e appoggiando la fronte su quella di John, intrappolando efficacemente il dottore. "Non puoi morire, John. Non puoi. Non lo permetterò. Ti chiuderò in un armadio e ti imboccherò con salsa di mele per il resto della nostre vite. Darò la caccia, fino agli estremi confini della Terra, a chiunque provi a farti del male. Anche se fossi tu. Se tu avessi fatto qualcosa ... Se io fossi tornato a casa dal tuo cadavere ... " Strinse gli occhi chiusi e sentì il battito cardiaco di John contro il suo petto.
John mise le mani timidamente sui fianchi di Sherlock, "Non ci si sente molto bene a stare dall'altra parte, vero?"
"Non è affatto la stessa cosa".
«Come diavolo puoi dire una cosa del genere?"
"Hai perso un amico, John. Tu non hai - " Non hai perso il tuo cuore. Non hai perso l'unica cosa che tu abbia mai amato in questa gabbia di matti che chiamiamo mondo. Non hai -
"E’ esattamente la stessa cosa, stupido coglione." John insistette: "Non volevo essere qui se tu non c’eri. Continuavo a pensare che la morte ti avrebbe annoiato; nessun caso, nessun tè. Forse avresti giocato a scacchi con Dio o saresti diventato buon amico del diavolo. Ho pensato che forse eri solo bloccato in un vasto buio silenzioso e ti annoiavi da impazzire. E così ho pensato di fare quello che avevo sempre fatto - seguirti ".
"Perché?" Sherlock supplicò, "Eri libero. Potevi trovare una moglie, avere figli, andartene dalla medicina generale e andare dove saresti dovuto stare, che è il Pronto Soccorso. Mycroft mi ha assicurato che stava per pagarti una somma esorbitante di denaro per ricucire i suoi agenti di nuovo insieme! Ti ho lasciato una vita, John. "            
"Non una abbastanza buona." disse John, "Mycroft mi ha offerto il lavoro e io proprio non potevo farlo. Non volevo vedere tutte quelle persone e sapere che potevo salvare loro e non te. Ho provato ad avere degli appuntamenti galanti e tutte loro mi hanno detto che era come cercare di toccare un fantasma. Laura, quella che hai visto di sfuggita la sera che sei tornato, mi ha detto che era ingiusto da parte mia cercare di offrirle un cuore spezzato. Ha detto che ne aveva avuto abbastanza di competere con il tuo fantasma, non voleva provare il suo coraggio contro carne e ossa. "
"Allora stavi per suicidarti?!"
"Ehi, chi di noi ha iniziato questa fottuta tendenza?"
"Non ero morto sul serio, John!"
"Come diavolo facevo a saperlo, Sherlock?"
“E ci risiamo!" Sherlock gridò, spingendosi lontano da John e volteggiando drammaticamente, "Questa conversazione sta diventando un circolo chiuso."
"Come vorresti chiuderla, allora?" John contrattaccò, furioso verso il suo amico.
John sapeva bene che avrebbe dovuto guidare il detective sulla strada giusta, ma era quasi come una sfida. Lui sa che io lo amo, adesso. Questa è una vendetta? Mi chiede cosa voglio in modo che possa volutamente non darmelo? John può essere arrabbiato, ma non è crudele. Può volermi colpire, ma non può veramente volermi fare del male. Oh, per i sette inferni, se avesse la minima idea di come vorrei concludere questo ... porre fine al litigio e all’aberrante discorso sul suicidio, e le accuse, e passare al prossimo capitolo della nostra vita insieme; baci e tè e anelli di nozze e inseguimenti sui tetti che si concludono con sospetti fermati e risate inappropriate. Voglio che tu abbia tutte le parti di me che nessun altro ha mai voluto. Voglio che tu mi ami senza cambiare il mio nome. Voglio più di quanto abbia mai avuto da - Sherlock rinchiuse il resto dei suoi pensieri lontano. Il dolore sepolto da tempo non avrebbero reso le ferite fresche meno dolorose. Si rifiutò di pensarci. 
"Io. Io voglio ... "
John non gli stava rendendo le cose più facili. Sherlock poteva dire un milione di cose voglio il tè. Voglio la cena. Voglio un caso. Voglio ...
«Mi hai detto che non potevo dirlo." Sherlock non sapeva bene come aggirare 'non dirmi che mi ami' con 'voglio solo disperatamente che tu non baci nessuno oltre a me per il resto della tua vita . '
"Non mi hai mai ascoltato prima d’ora, quando ti ho detto di stare zitto."
"Questo è diverso."
"Non lo è affatto. O hai perso la parte in cui ti amo anch’io? "
Questo ... Questo non era affatto quello che Sherlock si era aspettato che dicesse. "Cosa?"
"Sai, per essere un genio, puoi essere straordinariamente ottuso," John osservò come pizzicò il tessuto della camicia di Sherlock, "Sono furioso con te, penso che tu sia una merda assoluta, ma ti amo. Avrei voglia di spaccarti i denti, ma ti amo. Tu sei un bastardo assoluto senza un briciolo di considerazione. Ma ... ti amo. "
"John," Sherlock ringhiò, "Giuro, se stai solo cercando di vendicarti ..."
"Smettila di essere un idiota, Sherlock. Perché pensi che non ho avuto una relazione decente da quando ci siamo incontrati?Perché pensi che non sono andato avanti e non mi sono sposato quando sei morto? Perché pensi che sono così dannatamente arrabbiato con te? Gli amici superano questo genere di cose." Sembrava che a John ogni parola costasse un po' del suo orgoglio, era pessimo a esprimere i sentimenti tanto quanto Sherlock," La famiglia non lo fa. Tu sei la mia famiglia, Sherlock. E io ti amo. "
"Come un fratello." Sherlock concluse debolmente, "Tu mi ami come un fratello."
"No."
E questo, Sherlock decise, era abbastanza per procedere.
 
Il primo bacio non fu esplosivo. Non c’era la luce dei lombi di qualcuno in fiamme. Il calore non si era accumulato ovunque e le dita dei piedi non formicolarono. Sembrò più un bicchiere d'acqua nel deserto. Fu sollievo e guarigione. Fu un balsamo per il dolore che entrambi stavano curando da troppo tempo. E sarebbero passati diversi mesi prima che i baci non sembrassero una medicina. Non era stato tanto divertente quanto intrinseco. Era quello di cui avevano bisogno.
Il sesso era ancora meglio. Il sesso era anche peggio.
Il sesso con John Watson non era nemmeno iniziato come  sesso. Ci vollero circa due minuti perché il dottore si rendesse conto che Sherlock non era mai stato completamente intimo con nessuno prima, figuriamoci un altro uomo, e ci vollero circa undici-punto-due secondi perché Sherlock si rendesse conto che John lo era stato.
"Non gay?" Sherlock gettò uno sguardo dubbioso alla pulsazione che batteva sotto la pelle di John, sferragliando sotto le braccia e il tronco, che era in realtà piuttosto magnificamente scolpito per un uomo della sua altezza ed età. Era piatto e tonico e solido e Sherlock si sentì come una striscia di alluminio intrappolata nella forza di un magnete particolarmente potente.
John sorrise, "Non gay. Non etero, ma non gay. E mi mette a disagio e mi fa incazzare un bel po’ quando la gente cerca di invalidare come mi sento verso le donne perché mi capita di sentirmi allo stesso modo verso gli uomini. "
«Ma non il contrario?"
"Già, il contrario. Ma sono più selettivo sugli uomini che porto a letto. E’ meno comune per me; Penso di essere un due sulla scala Kinsey. Sono più generalmente attratto dalle donne, ma formo legami più profondi con gli uomini." John con calma sbottonò e svestì Sherlock della sua camicia, esponendo la pelle del detective per uno sguardo affamato.
"Sei ..."
Sherlock, per un terribile momento, pensò che John stesse per dire qualcosa di disastroso come 'bello' o 'meraviglioso' o, peggio ancora, 'mio'. Sapeva come le persone lo vedevano quando non lo conoscevano; aveva usato ciò, a volte, per ottenere informazioni da questa o quella persona. Vedevano i suoi occhi blu-verde-oro (heterochromia iridis) la sua pelle pallida, i suoi riccioli scuri, gli zigomi taglienti e le spalle larghe. Vedevano quello che voleva che loro vedessero - un bell’uomo in un abito su misura.
Sherlock odiava essere chiamato bello. Ne aveva avuto abbastanza del fatto che gli venisse detto che c'erano usi migliori per la sua bocca perfetta che parlare mentre era ancora alla scuola superiore. Sapeva che era stupido rabbrividire per quello che diversamente poteva essere un complimento, ma l'ammirazione per la sua forma fisica - trascurata anche se di solito mantenuta - era secondaria alla sua mente in ogni modo immaginabile. Se c’era qualcuno al mondo sul quale contava per interessarsi più a quello che veniva fuori dalla sua bocca che alla sua forma, quella persona era John H. Watson.
 "Pieno di cicatrici".
Sherlock avrebbe potuto baciarlo.
In realtà, lo fece.
Quando si separarono, John fissò la superficie del petto di Sherlock con l'occhio di un medico. Sherlock non era uscito dalla sua caccia a Moriarty con la stessa pelle inglese lattiginosa con la quale era entrato. Aveva mangiato di più e dormito di più e aveva fatto più corse e ancor più combattimenti in quell’anno di quanti ne avesse fatti in vita sua. Aveva acquistato due taglie in più in puri muscoli e preso un po' di abbronzatura, che non aveva fatto altro che sbiadire da quando era a casa.
Ma Sherlock non era sempre stato in grado di correre. A volte, era stato catturato. Oppure, a volte, doveva farsi prendere per infiltrarsi meglio nell’operazione. Sherlock aveva ucciso più persone in quell’anno di quante John ne avesse mai uccise in tutta la sua carriera militare. E le cicatrici mostravano ogni parola della storia.
"Non saresti mai dovuto andare da solo," Il suono che John aveva fatto era livido. Premette le dita callose sull'addome di Sherlock e guardò direttamente attraverso le cicatrici, "avrei dovuto essere lì per fermare questo."
"Non è così male come sembra," Sherlock cominciò, ma venne messo a tacere da uno sguardo del suo amico.
"Si tratta di un pestaggio, Sherlock," John sputò ", e più di uno. Ho visto segni come questi su prigionieri di guerra, sui cadaveri. Questa è stata fatta da un coltello " fece scorrere il dito su una pietosa cicatrice frastagliata sull’ anca di Sherlock. "Questa ... ti hanno bruciato. Con ... le sigarette. Rozzo ma efficace. Cicatrice da sfregamento di corda che non ho mai notato situata sul polso destro. Sei stato legato per giorni, non è vero? " Le sue dita tremavano mentre vagavano sul corpo di Sherlock, furia che bruciava nell'uomo più piccolo come un falò. Se Sherlock non si fosse sentito così tremendamente esposto in quel momento, sarebbe stato profondamente impressionato dal potere di osservazione di John.
"Ero vivo." Sherlock disse, sentendosi esposto e sulla difensiva, "Ero vivo. Sono tornato a casa da te. Sono tornato. Sono qui. Sono qui e mi piacerebbe molto se la smettessi di esaminarmi come un maledetto paziente valutando le mie ferite. Sono guarite, ed  ero in giro per permettere loro di guarire. I cadaveri non hanno cicatrici. "
Prese la mano che aveva posato sul suo sterno e baciò le dita, una ad una. "Per favore, John," Mise la mano presa in prestito sulla curva del collo e della spalla, "Lascia stare".
Baciò John, poi. Lo baciò con tutto se stesso, per quel che poteva valere. Si sentiva come un nervo scoperto e non aveva nessun controllo su se stesso o le sue emozioni dilaganti. Lasciò che John lo portasse in camera sua, lasciò che John lo spogliasse dei suoi vestiti e mettesse a nudo la sua pelle e la sua anima. Lasciò entrare John in un modo in cui non aveva mai permesso a nessuno prima neanche di avvicinarsi.
Per un attimo fugace, la memoria perfetta di Sherlock tirò fuori parole e tocchi dal  passato sepolto da tempo. Egli li spinse da parte, per evitare di avere la sua felicità rubata da vecchi fantasmi. Seppellì le dita nei corti capelli biondi di John, cullando la sua testa e collocandosi lì in modo che ogni possibile centimetro venisse toccato.
Per un uomo così  piccolo, John sembrava non finire mai. Non importava dove Sherlock toccasse, sembrava esserci sempre un altro centimetro quadrato di pelle da scoprire.
"Sherlock, Cristo, rallenta. Io non vado da nessuna parte. "
John non aveva mai mentito a Sherlock, ma Sherlock aveva mentito a John. Sherlock aveva detto a John che era stato il primo, e in parte, questo era vero. John era stata la prima persona alla quale Sherlock avesse mai lasciato superare ogni difesa. John era stata la prima persona che Sherlock avesse mai amato così profondamente, era diventato un'estensione dell’altro uomo.
Ma John non era la prima persona che l’avesse mai toccato. Non era la prima persona che aveva avuto il potere di spezzare il cuore di Sherlock. Non era la prima persona che Sherlock avesse mai amato.
E la prima lo aveva quasi ucciso.
Due volte, rispettivamente.
 
 
 
 
 
 

Note dell’autrice:

Il titolo è preso dalla canzone "Fall For You" di Secondhand Serenade.
Non è che voglia usare per tutti i miei titoli testi di canzoni, sono solo incredibilmente pigra e priva di fantasia per i titoli.
 
  
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