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Autore: Niamh_13    17/05/2014    1 recensioni
Niamh, una giovane Guerriera della sua stirpe di immortali, gli holmhir, dopo aver perso la famiglia in una dolora battaglia, dovrà combattere nelle terre selvagge di Alhadrel per sopravvivere, mentre dentro di lei alberga l'essere più temuto dall'uomo: la morte stessa reincarnata in una magica creatura.
Il suo mondo, come lo conosceva, è finito, e spetta a lei, adempiendo al ruolo di Guerriera salvarlo. La Rinascita è nelle sue mani.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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{Presente}

Il fuoco si stava avvicinando e divorava ogni cosa si trovasse sul suo cammino. Gli animali scappavano lasciando dietro di loro una vasta scia di cadaveri, vittime dell'incendio che lentamente divampava senza lasciare scampo.
Niamh, sdraiata a terra sulle ginocchia, piangeva la caduta di suo fratello percorrendogli il profilo del viso con la punta delle esili dita, macchiate dal sangue della battaglia dalla quale erano riusciti a sopravvivere.
« Murphy tu ce la farai. Mi hai capito?! Non te ne andrai, combatterai e ti rimetterai in senso.» diceva con la voce che singhiozzava e tentava di soffocare un pianto che, inevitabilmente, non avrebbe tardato a sopraggiungere.
Murphy tenne gli occhi chiusi, le labbra screpolate e secche non risposero alle parole della sorella, ma le mani abbandonate lungo i fianchi presero a muoversi meccanicamente, per inerzia o volontà, verso quelle di Niamh. Il ragazzo in seguito tossì e tentò di umettarsi la bocca affumicata e annerita dalla cenere che stavano respirando:
« Sorellina...» aprì un sorrisetto beffardo, insolente e arrogante, uno dei suoi in pratica, e tentò di schiudere le palpebre affaticate per guardare la ragazza. « Stai scherzando spero, i-io non me ne andrò. P-puoi starne certa.» la rassicurò, e prima di continuare indugiò per inghiottire saliva, sebbene questa fosse inesistente.
« Gli altri?»
Il capo chinato della ragazza costrinse i suoi lunghi capelli ramati a caderle davanti al viso sporco e ferito, rigato soltanto dalle lacrime, e alla domanda di suo fratello Murphy non riuscì a trattenerne delle altre. Si morse il labbro inferiore e strizzò le palpebre resistendo ad un'agonia che non aveva luogo.
« Niamh?» fece lui, la voce arrochita.
« Tutti morti.»
« Mamma? Papà?»
Lei scosse il capo.
« C-cazzo...» imprecò a denti stretti. Dopo tentò di sollevarsi dalla posizione in cui si trovava, ma riuscì soltanto ad affaticarsi di più. Cominciò a tossire repentinamente e Niamh gli avvolse il viso spigoloso con le mani tentando di calmarlo.
« Anche Roger? Connor? Aidan? I nostri amici?» tossì di nuovo, prese la mano destra di sua sorella e la strinse con tutta la forza che gli rimaneva.
Questa volta Niamh non esitò: « Sì.» osservò come Murphy tacque, e come i suoi occhi celesti iniziarono a fabbricare lacrime silenziose, arrossate dalle fiamme in avvicinamento. Osservò la fronte imperlata di sudore di suo fratello e tutte le altre ferite sul suo corpo. Non stava sentendo dolore, il ragazzo non stava piangendo per i tagli, le fratture, e i lividi... gli piangeva il cuore, e quell'espressione persa, distante e disperata che trapelava dalle iridi blu fu tutto ciò che Niamh ricordava.
Dopo il buio. Percepì come tante lame che le trafiggevano lo sterno senza tregua.
« NIAMH, NO!» un urlo, poi il silenzio.
Se soltanto avesse saputo che quella conversazione con Murphy fosse stata l'ultima di certo avrebbe parlato di arcobaleni, gioie, della loro amata terra, l'Irlanda, e non di com'erano morti i loro cari.
Invece dopo il suo fatidico 'Sì', udì un'esplosione e poi le lame.
Quando riaprì gli occhi il paesaggio intorno a lei era grigio e fumava come le candele profumate che accendeva sua madre in casa dopo l'ora di cena. Il cielo arrossato e celato da nuvole scure dovute all'incendio. Niamh si chiese quando avrebbe rivisto il sole, o se lo avesse rivisto un giorno o l'altro, poiché sembrava imprigionata in un'altra dimensione fatta di fuoco e fiamme e morte.
Sollevò il capo attirando con sé alcuni detriti rimasti attaccati alla sua pelle sudata e umida di sangue fresco, si guardò attorno velocemente per quanto riuscisse: la sua testa gridava allarme e talvolta i suoi occhi le giocavano il brutto scherzo di sdoppiare i soggetti. Nelle orecchie risuonavano ancora le urla ovattate dei cittadini e dei suoi compagni, di sua madre e suo padre che chiedevano aiuto mentre venivano inghiottiti dall'incendio. Investita da un brivido assottigliò lo sguardo verde smeraldo e tentò inutilmente di trovare suo fratello fra le rovine di quella foresta, un tempo incantata.
« M-Murphy?» mormorò dolorante. « Murphy, dove sei?» la sua voce titubante si soffocò in un pianto e le sue labbra iniziarono a tremare.
Niamh rimase in compagnia dei suoi soli pensieri. Per questo si disse di svuotare la mente: avrebbe preferito morire come tutti gli altri.
Poi una voce sottile, impercettibile, proruppe: « S-sorellina?» spezzata da un colpo di tosse, continuò: « Porca miseria, N-Niamh? S-Stai bene?»
« Murphy!» gridò lei trasportata da un'innaturale entusiasmo. Fu allora che lo vide: accasciato di schiena con il volto riverso in alto. Gli si avvicinò e lo prese come una madre prende la propria creatura fra le braccia. Accarezzò quel viso saccente caratterizzato da un sorriso sghembo, che anche sul punto di morte non esitò ad apparire.
« E-ehi...»
« Sssh, non parlare, ti prego.»
« Invece lascia che ti dica una cosa... sei l'ultima rimasta, Niamh. Devi proteggere queste terre, farlo a qualsiasi costo, va bene?»
« Sta zitto, sta zitto! Non sai quello che dici e stai solo sprecando forze. Tu starai meglio, Murphy! »
Suo fratello rise quasi divertito, ma poi si dipinse sulle labbra un'amarezza indelebile che la ragazza avrebbe ricordato per l'eternità.
« Sarebbe bella l'immortalità se anche da feriti valesse qualcosa.» rivoli di sangue scivolarono giù per il suo mento. La presa delle mani si fece più debole fino ad abbandonare quelle di Niamh una volta per tutte. « Ricordati quello che ti ho detto... vivi e combatti, sempre. Odia la guerra, ma combatti per amore.»
« Murphy...» boccheggiò, e dopo per tutta la radura non si udì che il pianto strozzato della ragazza circondato da un deserto infame di morte e disperazione.

{Qualche ora prima}

« Niamh, se ti dico 'A', cosa ti viene in mente?»
Murphy sedeva ad uno dei tanti tavoli della locanda, la birra in mano e circondato dalla combriccola più snervante della contea. Aidan gli diede una pacca sulla spalla e scoppiò a ridere.
« E dai, lasciala in pace!»
« Dai sorellina, rispondi!»
Lei, che stava seduta proprio davanti a suo fratello, sospirò e roteò gli occhi.
« A - B - C - D - E - F - ICIENTE.» gli rispose e tentò di trattenere un sorrisetto compiaciuto. Fra di loro calò il silenzio, Murphy divenne serio e il suo sguardo pensieroso.
« Che c'è, ti ha bruciato?»
Connor e Roger esplosero in una fragorosa risata tanto che tutti gli altri clienti si voltarono in direzione del loro tavolo.
Aidan batté un colpo sul ripiano in legno: « Eccome se lo hai bruciato, Niamh!» ancora risate, e Murphy nel frattempo buttò in gola un lungo sorso di birra chiara.
« Ridete, ridete... comunque, sorellina, io pensavo mi rispondessi 'Astrid'.»
« Astrid?» lei accigliò lo sguardo e incrociò le braccia sotto il seno, le spalle rilassate contro la sedia.
Murphy annuì e si levò dalla tasca dei pantaloni in pelle una piccola pergamena in stoffa antica, sbrindellata ai bordi: ne lesse il contenuto con voce risoluta attirando l'attenzione di tutti: « Quando il sole diverrà luna e le nuvole polvere e il bosco cenere, Astrid depositerà la sua saggezza racchiudendo in sé il male di questo mondo, ma portando con sé il male del mondo stesso.»
Niamh non capiva, talvolta suo fratello faceva uscite assurde con leggende antiche che gli venivano raccontate dai loro genitori per farli addormentare. Perciò curvò un sopracciglio e la testa si piegò da un lato.
« Beh?»
« Astrid, Niamh... Astrid è un Drago. Ma come, non s'era capito?»
All'unisono, Roger Connor ed Aidan scossero il capo, ma affascinati dal racconto dell'amico. Sua sorella invece strinse le spalle e si alzò dalla sedia per sgranchirsi le braccia. « Credo che tu abbia bevuto un po' troppo, fratellone.»
« I Draghi? Sul serio? Sono estinti da un bel po'.» intervenne una voce fra gli altri presenti. Lei sorrise e indicò la porta della locanda.
« Io torno a casa, mi raccomando, non liberare i cani del vicino come fai di solito quando sei ubriaco. Sai che poi tocca a me recuperarli.»
« Sì!» Murphy alzò un braccio e la indicò, socchiuse solo un occhio e l'ammonì perché aveva colto nel segno: « Ma a caro prezzo!»
« Certo, sicuramente non gratis.»
Altre risate si sparpagliarono per la taverna, Niamh abbandonò il tetto coperto passeggiando sotto le stelle e sotto la prima luna. Sua madre aveva detto che per quel mese almeno 12 lune avrebbero occupato il loro giusto posto nel cielo. Chissà se è vero, pensò.
All'improvviso lo starnazzare acuto della signora Fegato di Merluzzo, come solito a chiamarla Murphy per il cattivo odore, fece sobbalzare la ragazza, che si voltò e aggrottò la fronte stranita.
« Siamo tutti condannati! La profezia si sta avverando!»
« Profezia? Quale profezia signor-» per fortuna che ricordò il vero nome dell'anziana in tempo, « Signora Kyra?»
Le furono prese le mani ed unite a preghiera. Il volto scavato dalle rughe della donna era solcato da lacrime copiose, e sulle nocche riportava diverse bruciature abbastanza gravi. Gli occhi verdi di Niamh si posarono su quei dettagli con estrema curiosità.
« Condannati, tutti condannati! Lei... è qui.» quel tono febbrile si spense, quello sguardo grigio e spaventato si levò al cielo, la luna fu coperta da una sagoma alata, e delle fiamme investirono il villaggio piombando dall'alto. « ASTRID E' QUI!»
Astrid, il Drago della storia. Murphy aveva ragione, quello stupido pezzo di pergamena ingiallito raccontava il vero. Ma la saggezza della quale aveva parlato? Niamh non vedeva che morte in quell'istante.
Gli abitanti del suo villaggio scappavano, sembravano formiche febbricitanti speranzose di fuggire da un'invasione poco gradita, o da delle gocce di pioggia improvvise. I bambini piangevano, cercavano la mamma in mezzo al panico e alla folla agitata, e venivano pestati senza pietà da chi credeva di poter scappare dalla morte. Astrid non lasciava scampo a chi si addentrava nel bosco o a chi si nascondeva dietro le rocce, ne a chi tentava di colpirla con archi e frecce.
« NIAMH!»
« MURPHY!» lei si voltò verso la locanda: un lapillo infuocato vi precipitò e questa esplose con un sonoro boato costringendo la ragazza a pararsi con le braccia. « NO!» urlò e per un momento sentì l'istinto di correre verso la taverna distrutta, ma qualcuno l'afferrò per un braccio e l'attirò a sé: suo fratello.
« Murphy, stai-»
« Sì sto bene. anche gli altri. Mamma e papà?»
« Non... non lo so, io...» Niamh boccheggiava come un pesce, l'aria intrisa di gas le si infilò nelle narici.
« Ehi, ehi... calmati. Guardami, andrà tutto bene, d'accordo?» tentò di rassicurarla con un tono apprensivo e fiducioso. Aidan sbucò alle loro spalle:
« Fratellini, spiacente di interrompervi, ma dovete prendere le vostre armi. Dobbiamo combatterla.»
« Sai che è impossibile!» irruppe Niamh.
« Dobbiamo.» concluse Murphy impugnando la lancia datagli dall'amico. Affidò a sua sorella una balestra e alcuni dardi. « Non la mancare.» le raccomandò, tuttavia era a conoscenza della mira perfetta della ragazza, poiché era una delle più brillanti guerriere della contea. Questa annuì decisa e sul suo volto un'espressione determinata cacciò via il terrore.

{Presente}

Niamh sedeva davanti un cumulo di terra, al centro di esso una croce con appoggiata l'arma del fratello. Murphy le aveva ordinato di andare avanti, di combattere, di proteggere la terra di Smeraldo, ma non si sentiva pronta. Non era stata addestrata a perdere le persone, e nel giro di una sera, Niamh perse la sua famiglia, i suoi amici e il suo villaggio. Accanto a lei la balestra aveva esaurito tutti i dardi, piantati ora chissà dove nel petto del Drago.
Astrid odiava il popolo dei Guerrieri, li considerava una razza inferiore, e non indugiava a dimostrarlo minacciando i cieli delle terre irlandesi. L'isola non era più al sicuro, presto, altri serpenti del nord sarebbero giunti.
Lacrime bagnarono il dorso delle sue mani, strette sui lembi dei pantaloni, e un vento la investì scompigliandole i capelli. Nel naso le giunse un odore di morte e con le orecchie udì un verso imponente che si dileguava nel cielo.
Stava tornando.
« Non ti basta... orrenda bestia demoniaca?!» mormorò Niamh a denti stretti. « Non ti basta tutto il male che hai fatto...?» continuò, adesso strizzò le palpebre cacciando le restanti lacrime. « Vuoi proprio tornare all'Inferno?!» ora urlò e levò il viso alla luna nuovamente offuscata dalle fiamme di Astrid. Il Drago spalancò le fauci e ruggì, dalle narici usciva fumo nero. Piegò le ali e scese in picchiata verso la ragazza: Niamh recuperò la sua arma e si destò dalla tomba di suo fratello correndo fra gli alberi abbattuti con tutto il fiato che aveva nei polmoni. Astrid atterrò, le enormi ali nere si chiusero dietro la schiena acuminata.
« Dove pensi di andare, umana?» sibilò, i denti aguzzi si schiusero e la lingua viscida da rettile scivolò fra essi. « Non puoi fuggire.»
La ragazza arrestò la corsa: strozzò il fiato corto, e strinse saldamente l'impugnatura della balestra. Guardò infine il drago, voltandosi, senza alcun timore. Nelle vene pulsava la bramosia di vedere quella testa giacente a terra, lontana dal corpo possente della creatura.
« Non posso fuggire... ma posso ucciderti, bestia.»
« Sei rimasta sola... ho ucciso tutti i tuoi amici, tutti gli abitanti del villaggio. Cosa ti fa pensare di avere una sorte differente dalla loro?»
Niamh tacque.
« Rispondi, umana!» verseggiò spazientita Astrid.
« Non mi hai lasciato nulla. Mi hai tolto tutto, ma non la forza della disperazione. Non posso ucciderti, è vero, ma posso sigillarti!» La ragazza urlò attraversata da un dolore disumano, la mano sinistra le bruciava perché sul dorso si era incisa un antico sigillo che avrebbe permesso di rinchiudere la bestia dentro il suo corpo.
I suoni si ovattarono, Astrid ruggì furiosa e tentò di incenerirla con il suo fiato infuocato, ma il sangue della ragazza si legava perfettamente con l'incantesimo e la creatura venne risucchiata da quella mano che sarebbe diventata la sua trappola.
Niamh urlò con tutte le sue forza, puntò i piedi sul terriccio e fece resistenza per non cadere rovinosamente a terra. La luce bianca che nacque dal sigillo invase tutto ciò che la circondava, il bagliore intenso inghiottì il Drago e quando lei riaprì gli occhi, non c'era più.
Di nuovo sola.
Cadde con le ginocchia a terra: il suo arto pulsava, fra la sua pelle si fecero spazio segni neri molto simili a tatuaggi.
« E' tutto finito...» sussurrò, le palpebre si chiusero a stento, il corpo la stava abbandonando. Percepiva dentro di sé una potenza inaudita, il potere del fuoco vivo che si legava ai suoi organi e che l'avrebbe tramutata in ciò che tutti temevano. « E'... tutto.... finito...»
Niamh si aggrappò sfinita al suo dolore, e dormì un sonno profondo.
  
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