Capitolo 1- Il ritorno
Erano
le dieci passate di una
mattinata di fine ottobre e Naruto era ancora profondamente immerso nel
regno
di Morfeo, quando qualcuno suonò alla porta. Il giovane eroe
sobbalzò dal letto
per lo spavento tanto che cadde in terra, battendo la testa sul
pavimento di
legno della sua disordinatissima cameretta.
-Accidenti, che male!! Uffa,
spero solo che non sia l’Eremita Porcello, altrimenti questa
volta mi sente…
Suonare a quest’ora del mattino… spero solo che
sia urgente!!- e, continuando a
imprecare contro il possibile responsabile di quel fastidioso suono che
continuava imperterrito in attesa che l’irruento ragazzo
biondo facesse la sua
apparizione sulla porta d’ingresso e massaggiandosi ancora la
testa, si alzò
dal pavimento e percorse lo stretto corridoio che conduceva
all’ingresso.
Arrivato davanti alla porta, girò la chiave e
aprì all’inatteso ospite.
-Naruto… ma sei ancora in
pigiama?? A quest’ora del mattino??
-Uh, Sakura, cosa ci fai qui? Per
caso vuoi uscire con me?
-No, idiota! Lady Tsunade ti ha
convocato. Dice che deve farti conoscere una persona.
-Una persona?? E chi sarebbe??
-Questo non lo so. Sbrigati a
vestirti, io ti aspetto giù in strada.
Detto questo la ragazza richiuse
la porta in faccia al ragazzo e scese velocemente le scale esterne
dell'appartamento dell'amico. La ragazza in questione era Sakura
Haruno, la
compagna di squadra di naruto, l’unica presenza femminile nel
Team 7. Era una
ragazza particolare, partendo dai quei suoi capelli rosa chiari, come i
fiori
di ciliegio, e da quegli occhi color verde smeraldo che riflettevano
tutta la
sua dolcezza e la sua fragilità. Sapeva essere dolce e
comprensiva, ma allo
stesso tempo era anche una donna molto decisa e forte. All'inizio,
quando il
Team 7 si era appena formato, Sakura, nonostante la sua grande
intelligenza,
non riusciva ad essere utile in alcun modo ai suoi due compagni; il
più delle
volte era quella che doveva essere salvata e che non era capace di fare
granchè, specie durante le missioni. In questi due lunghi
anni, in cui Naruto
era stato via dal villaggio, si era impegnata tanto e si era allenata
tutti i
giorni, sia che ci fosse il sole sia che piovesse; era riuscita a
convincere
Tsunade, una dei tre ninja leggendari e attuale Hokage di Konoha, a
prenderla
come allieva e a insegnarle tutto ciò che sapeva: la sua
forza mostruosa e la
sua speciali tecniche mediche. In questi due anni si era messa in testa
di
diventare più forte, sia fisicamente, sia mentalmente, e
alla fine i suoi
sforzi l'avevano ripagata: era riuscita a superare l'esame per
diventare
chuunin e adesso era un ninja rispettato da tutti. Tuttavia, la cosa, o
meglio,
la persona, che l’aveva spinta a migliorare così
tanto, era quel ragazzino
scontroso e chiuso che l’aveva fatta innamorare tempo fa.
Quel Sasuke, quel
ragazzo che l’aveva sempre trattata male, come se fosse
soltanto una
scocciatura, e che
alla fine aveva
scelto di seguire l’oscurità del suo cuore, di
abbandonare il Team 7 e Konoha,
il villaggio natio, pur di riuscire nel suo desiderio. Sia lei che
Naruto
avevano provato a fermarlo, ma non ci erano riusciti. Ecco
perché si erano
allenati così tanto in questi due anni: lo avevano fatto per
lui; per
riportarlo indietro!
Mentre Naruto si vestiva, la
ragazzina dai capelli color rosa chiaro si sedette sulle scale della
vecchia
palazzina dove abitava il compagno. Il sole era alto nel cielo e,
nonostante
non ci fossero nuvole o vento, l’aria era stranamente fredda
e pungente e
costringeva gli abitanti del villaggio a portare sciarpe e maglioni di
lana,
anche se non era la stagione. Tutto quel freddo improvviso era un
fenomeno
inspiegabile; a Konoha nemmeno in pieno inverno faceva così
freddo. Il
villaggio immerso nel verde delle foreste era famoso proprio per le
temperature
miti che si registravano in tutto l’anno. Certo non faceva
caldo come a Suna,
però gli abitanti potevano stare benissimo a mezze maniche
anche a dicembre.
Questo clima così mite era dovuto al riparo naturale della
catena montuosa e
alle correnti che soffiavano dalla costa. Invece quella mattina la
temperatura
si era notevolmente abbassata rispetto al giorno precedente e gli
abitanti, che
non erano preparati, erano dovuti correre subito alla ricerca
d’indumenti
pesanti.
Naruto fece in un lampo; riuscì
inspiegabilmente a vestirsi nel giro di cinque minuti e, una volta
chiusa a
chiave la porta di casa, raggiunse la compagna che lo stava aspettando
in
strada.
-Hai fatto incredibilmente
presto...- disse la ragazza all'amico.
-Beh, i vestiti erano già pronti
sulla sedia... Allora andiamo?-chiese allegramente il ragazzo biondo.
-Si, ma prima dobbiamo passare in
un posto...-rispose l'amica.
Sakura si alzò e fece cenno
all'amico di seguirla. Insieme si diressero verso il fiume e, una volta
giunti
in prossimità, svoltarono a sinistra verso le abitazioni del
clan Hyuga.
L’entrata era in perfetta sintonia con la nobiltà
del più antico clan di
Konoha: nonostante fosse semplice, senza troppi fregi, emanava un forte
senso
di nobiltà e austerità e chiunque lo
attraversasse sentiva di doversi inchinare
di fronte a tanta eleganza. Un lungo muro su cui era impresso lo stemma
del
clan cingeva le abitazioni e vietava a occhi indiscreti di carpire i
segreti
dell’arte più nobile e antica del villaggio. Dalla
tettoia dell’ingresso
pendevano due lampade di carta di riso color panna con impresso sempre
lo
stemma del clan e che venivano accese al calare della sera, per
illuminare il
portone durante la notte. Il ragazzo biondo si guardava intorno
curioso; era la
prima volta che veniva nella residenza del clan Hyuga, nonostante ne
conoscesse
bene due membri. Era così intento ad ammirare le abitazioni
antiche, che non si
accorse che la compagna si era fermata.
-Ehi Sakura, perché siamo qui?
-Devo sbrigare un compito urgente
per Lady Tsunade.
-Uhm e perché?
-Ehi, ragazzi! Si può sapere che
ci fate anche voi qui da queste parti?-chiese una voce assonnata alle
loro
spalle.
Naruto si voltò, cercando di
indovinare mentalmente chi mai potesse aver parlato. Tra tutte le
persone che
conosceva, non si sarebbe mai aspettato di vedere proprio lui,
soprattutto non
si sarebbe mai aspettato di vederlo in un posto del genere.
-Shikamaru?? Ma cosa ci fai qui??
Aspetta, non eri impegnato con la preparazione dell’esame
chuunin?
-Si, ma io e Temari abbiamo
terminato e lei è tornata al suo villaggio…
sinceramente pensavo che tu fossi
ancora a dormire…cosa ci fai da queste parti?
-Non lo so… mi ci ha portato
Sakura…
-Ah, a proposito Sakura, è vero
quello che si dice in giro? Sul fatto che sta ritornando al
villaggio…
-Si, è tutto vero. E' per questo
che sono dovuta andare a chiamare Naruto ed è per questo che
sono qui… non
avrei mai pensato che una singola persona riuscisse a mettere in crisi
persino
Lady Tsunade. E' da quando ha saputo della notizia che non fa che
mandare tutti
i ninja possibili avanti e indietro per il villaggio!
-E perchè?
-Uffa! Come fai a non capirlo.
Lady Tsunade vuole che siano presenti tutti i ninja disponibili e mi ha
mandata
a chiamare te e a portare un messaggio per padron Hiashi…
Comunque Shikamaru,
dovresti andare anche te alla Magione. Ino ti ha avvertito?
-Si si, mi ha avvertito... Sono
venuto per chiamare anche Hinata e Neiji, ma se ci siete voi qui, posso
anche
andarmene... Che seccatura, proprio ora doveva tornare... Comunque
sarà
sicuramente meglio di questo noiosissimo esame…beh, io vado,
ci si vede là! E
non fate tardi!
Il ninja del clan Nara salutò i
due amici e si avviò verso la Magione.
Intanto Sakura, ricambiato il
saluto dell'amico, si diresse verso la residenza del capoclan e, una
volta
bussato, aspettò pazientemente che venissero ad aprire,
ignorando le insistenti
domande di Naruto su chi fosse il misterioso personaggio che stava
ritornando a
Konoha.
Dopo qualche minuto venne ad
aprire una donna alta e magra, dalla carnagione chiarissima e con i
capelli
color blu notte. Aveva gli stessi occhi spenti che accomunavano i
membri del
clan Hyuga; gli stessi
occhi contenenti
una delle tecniche oculari più antiche e potenti: il
Byakugan. La donna aveva
un qualcosa di familiare che Naruto aveva già rivisto, ma
che non riusciva a
ricordare. Dietro la donna fece capolino una ragazzina di circa dieci
anni, dai
capelli lunghi castani che le ricadevano sulla schiena. La donna
salutò
cortesemente i due giovani ninja e fece cenno loro di entrare, ma la
kunoichi
dai capelli rosa le porse una pergamena chiusa con uno spago e con
sopra il
sigillo dell’Hokage.
-Per padron Hiashi da parte
dell’Hokage.
-Grazie. Provvederò subito a
fargliela avere, intanto se volete accomodarvi…
-Grazie, ma non importa. Dobbiamo
andare.
-Come volete... Grazie ancora per
averci portato la lettera.
I due giovani salutarono
educatamente la donna con un piccolo inchino e
s’incamminarono verso la
Magione. Per qualche minuto si sentì solo il rumore dei
passi; nessuno aveva
intenzione di parlare. Erano entrambi immersi nei propri pensieri:
Sakura stava
pensando alla persona che più amava e che in quel momento
era lontana, mentre
Naruto stava morendo dalla curiosità; c’erano
tante cose che non gli erano
state dette, troppe per i suoi gusti, e non vedeva l’ora di
scoprire chi fosse
il misterioso ninja. Il primo a rompere quel silenzio che si era creato
fu,
come al solito, il ragazzo biondo.
-Ehi Sakura, si può sapere chi è
questo tizio che è appena arrivato??
-Lo scoprirai tra poco.
-Uffa, ma non mi puoi dire almeno
se è un ninja famoso??
-Ti ho già detto che lo scoprirai
tra poco.
-Uffa…
Ormai, tra una supplica e
l’altra, erano arrivati davanti alla Magione, un edificio
antico, di forma
sferica. A destra iniziava una lunga scalinata che portava al tetto,
uno dei
pochi punti da cui si poteva vedere tutto il villaggio e uno dei luoghi
preferiti dell’Hokage. Sulla facciata principale
dell’edificio c’era il simbolo
del Paese del Fuoco. Non c’erano molte finestre e quelle
più grandi
appartenevano all’ufficio del ninja più forte di
Konoha. L’ingresso era, come
sempre, sorvegliato da una guardia che controllava l’entrata
e l’uscita delle
persone. L’edificio, oltre all’ufficio
dell’Hokage, ospitava anche altre
stanze, dove erano archiviati documenti di missioni, ninja, armi e
tecniche
comuni e non. Inoltre c’erano stanze dove erano ammassati
vecchi tavolini,
scaffali rotti e tanti altri mobili che erano serviti un tempo per
adornare
l’ufficio e che, con l’avvento del nuovo Hokage,
erano state messe via.
I due ragazzi sapevano bene dove
andare; ormai avevano fatto quel percorso un milione di volte e
sapevano alla
perfezione dove si trovava l’ufficio.
Arrivati davanti alla porta,
fecero per bussare, quando questa si aprì
all’improvviso e una donna dal volto
sconvolto uscì di corsa, cercando di ignorare le grida che
le erano rivolte.
Sakura sorrise ingenuamente alla scenetta alla quale stava assistendo.
Era una
cosa normale vedere Shizune correre avanti e indietro per il villaggio
per
sbrigare le richieste, talvolta pure assurde di Tsunade. Nonostante
fosse
l’assistente del Quinto Hokage e ricoprisse un ruolo
fondamentale, in momenti
come questi nessuno, nemmeno Sakura, avrebbe fatto scambio, anche solo
per un
giorno, con il posto della donna.
Naruto, come se avesse letto
nella mente di Sakura, accennò un sorriso e
sussurrò nell’orecchio dell’amica:
-Scommetto che nessuno, a parte
Shizune, sia disposto a farsi comandare a bacchetta dalla nonna!
Per tutta risposta la compagna
gli tirò un pugno sulla testa; se c’era una cosa
che non tollerava, era quando
Naruto chiamava la sua maestra “nonna”. Lei provava
un profondo rispetto per
quella donna che l’aveva allenata in questi due lunghi anni e
non tollerava chi
le mancava di rispetto. Non che Naruto le mancasse di rispetto; il suo
era solo
un simpatico soprannome, un simpatico modo di chiamarla. Sakura questo
lo
sapeva bene, sapeva che in realtà Naruto voleva molto bene a
Lady Tsunade e di
solito non dava molto peso a come il compagno si rivolgeva alla donna.
Ma oggi
erano successe tante cose impreviste e non era dell’umore
adatto per passarci
sopra.
Naruto intanto, massaggiandosi la
testa dolorante, era già entrato nell’ufficio e
con sua grande sorpresa vide
Jiraya e Kakashi intenti a far calmare Tsunade evidentemente agitata.
-Kakashi-sensei, Ero-sennin, cosa
ci fate voi qui??
-Oh, ciao Naruto!-disse lo
shinobi dal volto semi-coperto.
-Finalmente sei arrivato… e
potresti finirla di chiamarmi con quel ridicolo soprannome! Anche se
non si
direbbe, io sono un grande ninja, uno dei più
forti…
-E anche uno dei più
pervertiti...-disse la donna bionda.
-Tsunade adesso ti ci metti pure
te…- l’eremita dei rospi lanciò uno
sguardo truce verso la ex-compagna, che
ricambiò. Poi l'Hokage, facendo un sospiro,
iniziò quello che doveva essere un
discorso difficile.
-Comunque Naruto, ti abbiamo
convocato per mostrati una persona…che sicuramente conosci
bene…era partita due
anni fa, poco dopo la tua partenza…e adesso è
finalmente tornata…so che magari
tra di voi non corre buon sangue, ma lei sta facendo di tutto per
te…forse
dovresti accettarla…ma è meglio se ci parli te di
persona- fece un profondo
respiro e pregò mentalmente un dio buono e generoso per
metter fine al
supplizio al quale era stata sottoposta. Il flusso dei suoi pensieri fu
interrotto
dall'ingresso trafelato di Shizune.
-Lady Tsunade! E' arrivata! E'
finalmente arrivata!
-Davvero? Di già? Dov'è?- chiese
il quinto.
-E' qui fuori dalla Magione...
Gli dico che può salire?-chiese Shizune titubante.
L'Hokage si appoggiò alla sedia dando
una rapida occhiata alla strada sottostante. Sotto la Magione si
stavano
radunando tutti i ninja del villaggio, pronti a festeggiare degnamente
il
ritorno dello shinobi. La donna sospirò. Avrebbe tanto
voluto evitare questa
tortura, ma sapeva bne che non poteva rimandare oltre. Gli aveva tenuto
nascosto fin troppo. Poi rivolgendosi all'assistente disse:
-Va bene Shizune, digli di
salire! Ai festeggiamenti pensiamo dopo.
La donna trascinandosi appresso
il povero Ton-Ton, il maialino dell'Hokage, uscì di nuovo di
corsa e rientrò
pochi minuti dopo, seguita dal misterioso shinobi che era appena
ritornato.
Una donna di circa vent’anni alta
e snella entrò timidamente nell'ufficio di Tsunade. La sua
bellezza era a dir
poco stupefacente; gli occhi timidi e tristi, sempre rivolti al
pavimento,
erano di un azzurro tenue, come il cielo; i capelli erano lunghi fino
alla
vita, lisci come la seta, di color arancione scuro, come le tegole dei
tetti.
Due ciocche lunghe fino al petto le incorniciavano il volto. Sotto
all'occhio
sinistro c'era un piccolo neo scuro che gli donava un aspetto
leggermente
sensuale, che contrastava con la timidezza che esprimevano i suoi
movimenti.
Però era soprattutto il sorriso amaro e dolce insieme che la
rendevano quasi
una dea. Quel giorno indossava una maglietta, in stile kimono, corta e
senza
maniche che gli lasciava scoperto l'addome, color acquamarina. Le
braccia erano
protette da degli scaldamuscoli blu notte, che le proteggevano da sopra
il
gomito fino alla mano, lasciando scoperte
le dita. Sotto portava una gonna dello stesso colore della
maglietta e
dei sandali neri con il tacco. Le gambe erano invece protette da degli
scaldamuscoli il maglia di ferro che le ricoprivano dalle cosce fino
alle
caviglie. Alla vita e alla coscia destra portava due marsupi, pieni di
armi e
rotoli. Fermato alla vita, portava anche uno wakizashi, dalla lama
leggermente
più corta del normale.
La ragazza appena entrata, iniziò
a guardarsi intorno, poi fermò il suo sguardo sul ragazzo
biondo e
istintivamente abbassò gli occhi. Poi prendendo coraggio,
alzò la testa verso
l’Hokage e poi verso Kakashi. Non sapeva bene dove guardare;
non aveva il
coraggio di guardare in viso quel ragazzo biondo, non aveva il coraggio
di
vedere la sua espressione turbata, non voleva deluderlo
un’altra volta. Non
sapendo cosa fare iniziò a guardare distrattamente fuori
dalla finestra; ma
questo non fece altro che infuriare di più il giovane genin,
che le puntò un
dito contro e si mise a urlare a squarciagola:
-Tu…cosa ci fai tu qui?? Non ci
credo…cosa stavate cercando di
fare…perché…cosa significa tutto
questo??