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Autore: Gretsel    18/05/2014    0 recensioni
Sophie viveva in un'era particolare, lei viveva nel dopoguerra, ma non subito dopo la guerra, dopo qualche anno, quando l'economia della nazione vincente iniziava a fiorire.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Sophie aveva sedici anni, capelli rossi e lentiggini sparse sul volto d'alabastro, su cui spiccavano due occhi verdi e vispi. Sophie abitava in campagna, in una casa non troppo piccola ma neanche troppo grande, in cui stava con i suoi nonni ed i suoi genitori. Era l'unica figlia che i signori Pemberton avessero, e per loro era una benedizione: studiava molto, leggeva, aiutava quando ce n'era bisogno ed era educata e rispettosa. Sophie viveva in un'era particolare, lei viveva nel dopoguerra, ma non subito dopo la guerra, dopo qualche anno, quando l'economia della nazione vincente iniziava a fiorire. Sophie, dopo pranzo e dopo cena, si dilettava ad ascoltare dalla radio le storie che ogni giorno cambiavano: a volte erano passi di libri, letti dagli autori stessi, altre volte erano storie fantastiche o verosimili mandate dagli ascoltatori; fatto sta che la ragazzetta, almeno due volte al giorno, viveva avventure sempre differenti tra loro, ma comunque entusiasmanti. Sophie adorava passare del tempo con i suoi familiari, soprattutto con sua nonna, con la quale si teneva compagnia mentre era occupata a fare le sue cose. Come famiglia, si potevano vantare di non avere difetti, soltanto una cosa dava un po' fastidio a Sophie: ogni qual volta lei provasse a fare qualcosa diverso, suo nonno subito esclamava: "Ai miei tempi..", quasi come se temesse il nuovo. I suoi genitori, ugualmente, non le erano d'aiuto. Sarà stata l'epoca, i tempi che correvano, la guerra appena passata, ma avevano un rigida struttura tradizionalista che non consentiva alla ragazza di fare alcuna modifica alle sue usanze. In un giorno come tanti, Sophie si alzò dal letto e si preparò per andare a scuola. Prese i vestiti poggiati sulla sedia la sera prima e li indossò: erano i suoi preferiti, una gonnellina a fiori a vita alta e una semplice canottiera bianca. Quel giorno era speciale, ritornavano i marinai ed era festa: c'erano banche su cui erano esposti prodotti dappertutto, i negozi erano aperti più a lungo ed i prezzi calavano di un po'. Sophie quel giorno era felicissima e, dopo aver fatto colazione ed essersi lavata, prese la cartella ed uscì di casa. Arrivò a scuola in orario, impaziente di iniziare le lezioni: prima sarebbero cominciate, prima sarebbe uscita e avrebbe visto i marinai. Finalmente, dopo ore di assidua attenzione, uscì dall'edificio e s'incamminò sulla strada per casa. Di marinai ne incontrò a bizzeffe, ma la delusero: non erano come se li era sempre immaginata, alti, muscolosi, abbronzati, giovani, ma erano vecchiotti e con la pancia, rozzi e antipatici. Passò oltre questa aspettativa mancata in pochi attimi, si disse che magari si era sbagliata e che ogni tanto poteva succedere di non trovare ciò che ci si aspettava. Continuò a camminare, passando davanti al negozio più tecnologico della città, che era anche il più frequentato. Inizialmente lo oltrepassò come se nulla fosse, senza fermarsi, non le era mai interessato più di tanto. Poi si rese conto di aver visto qualcosa di strano in vetrina e tornò indietro, correndo. Aveva visto giusto: dietro alla parete di vetro, infatti, c'era una strana scatola dentro la quale vi erano delle immagini che si muovevano, con dei suoni in corrispondenza. Era qualcosa di magico, bellissimo: era l'innovazione più bella di sempre e ne doveva subito rendere partecipe la sua famiglia, sicura che loro ne sarebbero stati allietati ed incuriositi quanto lei. Fece quindi l'ultimo pezzo di strada di corsa, fermandosi di tanto in tanto per riprendere fiato. Piombò, attraverso la porta, nell'ingresso dell'abitazione, chiamando a gran voce: "Mamma, mamma!" Questa le rispose, dicendole di essere in cucina con il padre e la nonna. Andò nella stanza, con i suoi occhietti che luccicavano di gioia e di stupore: "Ho visto una cosa bellissima mentre tornavo a casa!" Il padre sorrise: "Ti sei innamorata di qualche marinaio?" la madre scoppiò a ridere. "No, no," rispose Sophie "Nella vetrina di quel negozio di cose elettroniche ho visto una scatola magica!" Questa volta fu la nonna a sorridere: "Magica dici?" Sophie annuì: "Sì, sì, magica vi dico! C'erano dentro delle immagini grigie che si muovevano e da quella scatola uscivano dei suoni!" Il padre si fece serio, e scosse la testa: "Sarà il gioco di qualche illusionista, non farti ingannare così facilmente." la madre annuì: "È vero tesoro. Lascia stare." Sophie cercò la nonna, che si limitò a guardarla impotente con i suoi grandi occhi scuri, colmi d'amore. Tutto l'entusiasmo che aveva invaso la ragazzina fino a quel momento, svanì. Abbassò il capo e andò in camera, strisciando i piedi, amareggiata dalla reazione dei genitori e sentendo risalire la delusione per i marinai. Si gettò sul letto, a braccia spalancate, e tirò un lunghissimo sospiro. "Magari se lo vedranno con i loro occhi capiranno che non è nessun trucco" pensò "O magari hanno ragione loro, chi lo sa." Intanto il pranzo era pronto, e lei andò a mangiare. A tavola la nonna le propose di andare a passeggiare quel pomeriggio, insieme a lei ed il nonno, sul lungomare. Sophie accettò, pensando che se anche loro l'avessero vista, l'avrebbero potuta aiutare a convincere i genitori che quella strana scatola non era un inganno, che il televisore, così si chiamava, era una cosa stupefacente e non era cattiva, che avrebbero dovuto provarla e avrebbero capito che poteva portare solo del bene. Così, nel pomeriggio, potevi ammirare i tre che passeggiavano amorevolmente per la spiaggia. Al ritorno, fecero la strada che Sophie faceva di solito per andare e tornare da scuola. In questo modo, si fermarono davanti alla vetrina e la ragazza poté mostrare la novità ai suoi nonni. A quel punto, però, successe una cosa che non aveva calcolato: suo nonno iniziò a sbraitare. "Ai miei tempi, gli imbroglioni erano messi in carcere! Questa è una truffa bella e buona! Uno si deve far rovinare la vita da questi, vedi tu un po'." Sophie, di fronte a quella reazione, restò di stucco: tutti i suoi piani svanirono e lei volle subito tornare a casa. Sua nonna notò il turbamento e le avvolse un braccio attorno alle spalle, tirandola a sé: "Su, caro, torniamo a casa, lascia perdere." Così fecero, e la giornata finì come una delle solite. Il giorno dopo, una domenica, il mattino andarono a messa tutti insieme e, al termine di quella, la ragazzina ricevette da una compagna di classe l'invito per passare la giornata a casa sua, aggiungendo che aveva una cosa importante da farle vedere. I genitori della piccola Sophie acconsentirono e lei tutta felice andò a casa di Agatha. Lì pranzò con lei, i suoi fratelli ed i suoi genitori. Dopo aver mangiato, si misero a giocare, le due ragazze ed i tre fratellini, con i blocchetti di legno e le bambole. Nel frattempo, curiosa com'era, Sophie non smetteva mai di chiedersi cosa fosse questa cosa importante che la sua amica aveva menzionato. Non volendo sembrare impaziente e sopratutto insolente, faceva di tutto per trattenersi, cercando di evitare di dare il minimo segno di irrequietezza. Ad un certo punto, non resistendo più, Sophie si avvicinò ad Agatha e sottovoce le chiese cosa fosse ciò che le voleva mostrare, ma ricevette soltanto una vaga risposta: "Non è ancora arrivata l'ora." Così la ragazzina si rassegnò e continuò a giocare, iniziando però ad essere insofferente per il desiderio di scoprire cosa fosse quella cosa. Finalmente, alle diciassette in punto, i fratelli misero tutto in ordine, togliendo i giochi, ed Agatha condusse Sophie in una stanza in cui l'ospite non aveva mai messo piede fino a quel momento. "I miei genitori l'hanno fatta costruire apposta proprio per metterci dentro un divano con il televisore" le venne spiegato. Allora era quella la cosa misteriosa che tanto desiderava mostrare, quella scatola magica di cui Sophie aveva riferito ai genitori i quali non avevano reagito però positivamente. "Come vorrei vivere qui con te, Agatha!" sospirò la ragazzina "Come mai?" le venne chiesto "Vedi" raccontò "Avevo visto il televisore nella vetrina del negozio e ne avevo parlato ai miei genitori ma mio padre aveva detto che era tutto un inganno, un imbroglio. Poi quando l'ho mostrata a mio nonno, si è messo a gridare sul marciapiede mettendomi in imbarazzo... In quel momento volevo sparire. Sai, non credo che avrò mai un televisore." L'amica aveva ascoltato attentamente, facendo gesti di comprensione ed espressioni di compassione per confortarla. "Intanto" disse avvicinandosi al televisore "Vedi un po' qui che cosa curiosa". Accese la scatola, in cui iniziarono a muoversi persone che parlavano chi del detersivo per i panni, chi del mangiare, ognuno aveva qualcosa da promuovere. "Questo programma fa ogni giorno alla stessa ora" iniziò a spiegare "Poi oltre questo ci sono i notiziari e a volte dei film, ma non sempre." Sophie era sempre più meravigliata e stupefatta di ciò che i suoi occhi vedevano, non poteva crederci, era spettacolare. Poi sopraggiunse la consapevolezza che lei non l'avrebbe mai avuta, e come questa arrivò, la sua curiosità per l'oggetto scomparve. Arrivò infine la sera, e tornò a casa. "A casa di Agatha c'è quella scatola magica, il televisore" disse Sophie a cena. "Quella scatola" iniziò il nonno "È una truffa e le truffe" continuò "Sono strumenti del demonio! Jonathan" si rivolse poi al figlio "Come puoi consentire a tua figlia, la tua unica figlia, di frequentare case in cui vi sono cose simili? Mi meraviglio di te! E tutti i valori che ti ho insegnato? Dovresti vergognarti, è anche per colpa tua che lei non li rispetta!" Al che il padre rispose "Hai ragione. Sophie, da oggi in poi ti proibisco di andare a casa di Agatha, di frequentarla e di avere alcun contatto con lei." La ragazza rimase esterrefatta. "Ma papà..!" La madre si intromise: "Niente ma Sophie. Tuo padre è il capofamiglia, ci consente di avere tutto ciò che abbiamo a disposizione, ti permette di vivere in questa casa e di avere del cibo a tavola, di curarti la salute ed avere una buona istruzione. Le sue decisioni vanno rispettate, così come va rispettata la sua persona. Non capisco cosa ti stia succedendo ultimamente, prima eri sempre così diligente, gentile, calma, disponibile. Adesso sei irrequieta e disobbediente, ti comporti da vera maleducata!" Gli occhi di Sophie si riempirono di lacrime. Vedendo ciò la nonna le chiese con calma: "C'è qualcosa che è successo che non ci hai raccontato Sophie? Sei turbata? Sai che ce ne puoi parlare, siamo a tua disposizione per qualsiasi cosa." La ragazzina scosse la testa. "Ma come" pensò "Ora ti ci metti anche tu, nonna? Hai visto che cosa è realmente quella scatola, eppure appoggi mamma e papà. Non capisco." Finirono la cena e poi tornarono tutti nelle rispettive stanze. Il giorno seguente, in classe di Sophie, non si parlava d'altro che del televisore. Tutti i suoi compagni ne avevano uno, alcuni addirittura due, e lei si sentiva inferiore rispetto a loro, così tanto che iniziò ad isolarsi. Per tutta la settimana tornò a casa con sempre meno fervore, ed il morale sempre più sotto i piedi. Il sabato pomeriggio, mentre faceva i compiti in giardino in compagnia della nonna, posò la penna sul quaderno e si stese sul pratino. "Nonna" chiese poi "Perché tutti i miei compagni di classe possono avere un televisore ed io no? Voglio dire" continuò girandosi a pancia sotto e puntando i suoi occhi in quelli dell'anziana signora "Tutti i giorni li sento parlare di questo oggetto, li vedo entusiasti e meravigliati, abbagliati dalla magica aura di mistero che lo avvolge" poggiò le guance sulle mani "Ognuno ha qualcosa da dire, io il massimo che posso fare è sorridere... Il mio morale è sempre più giù e mi sento sempre più estranea agli altri..." All'udire quelle parole la nonna fu mossa da compassione "Tesoro" disse "Tuo padre porterà pure i soldi in questa casa, ma io ho i miei risparmi da parte, e quelli di certo non me li ha dati lui. Tu non potrai avere un televisore, ma io sì." e le ammiccò. Sophie non voleva illudersi troppo, quindi evitava di incanalare tutte le sue speranze nella possibilità di avere a momenti un televisore in casa. Così riprese a studiare, e passò un'altra delle sue solite giornate. La settimana seguente, mentre il figlio era a lavoro, la nipotina a scuola e la nuora a fare la spesa, la donna uscì di casa senza farsi vedere dal marito, che era in giardino a curare le piante. Passò dalla banca e prese tutti i suoi risparmi, poi andò al negozio. Dichiarò quanti soldi aveva e chiese un televisore a quel prezzo. Alla cassa, il commesso le chiese: "Signora, ma lei ha un'automobile?" la donna rispose di no. "Signora, il televisore è pesante, ha bisogno di qualcosa o qualcuno che la aiuti a trasportarlo. Le daremo un aiuto noi, gratuitamente. La saprà montare?" la signora Pemberton rispose nuovamente di no. "Allora le offriremo anche la nostra assistenza,, senza bisogno che lei paghi nient'altro." Il caso vuole che mentre la nonna di Sophie era fuori, uscì anche il nonno, e la casa era rimasta libera. Quindi, trasportato il televisore e montato, i commessi andarono via dalla proprietà senza lasciare alcuna traccia del loro passaggio. Quando tutti rincasarono, l'anziana signora li aspettava con questa sorpresa. La reazione dei due uomini fu drastica, iniziarono ad alzare la voce, sconvolgendo la ragazzina. Sophie fu accompagnata dalla madre in camera, e l'ultima cosa che udì prima che la porta si chiudesse alle sue spalle fu un "Voglio questo affare fuori da questa casa entro domani!" urlato da suo padre. La madre la guardò e per la prima volta Sophie scorse un pizzico di comprensione nel suo sguardo. Quando parlò, la voce della donna tremava: "Sai, tesoro, l'avevo visto anch'io, nella vetrina" La figlia sgranò gli occhi "Sapevo che la reazione di tuo padre sarebbe stata questa, quindi ho evitato di appoggiarti. L'unica cosa che posso fare in quanto sua moglie è sostenere le sue ideologie, mi è impedito fare altro. Ma so che tua nonna saprà cavarsela, e li convincerà entrambi. Lei mi ha raccontato ciò che le hai detto, figlia mia, ed ero d'accordo con la sua idea. Le stesse cose che ha detto a te, le dirà a tuo padre e a tuo nonno, aggiungendo inoltre che non potranno neanche cacciarla di casa perché l'abitazione è sua e della sua famiglia. Non preoccuparti, per sta sera a cena sarà tutto risolto." Sophie si tranquillizzò un po' con quelle parole ed abbracciò la madre. Il giorno dopo a scuola ci fu una grande novità: l'inventore del televisore, Philo Farnsworth, aveva dichiarato in un'intervista come fare funzionare correttamente l'oggetto e come aveva avuto l'idea. L'articolo venne letto a tutti, e fu detto di riportare a casa la notizia. In più, la scuola aveva acquistato un televisore, sostenendo che i ragazzi dovessero ascoltare i notiziari, per informarsi su ciò che accadeva. Rientrata con tutte quelle comunicazioni da fare, giunse in soggiorno, dove trovò la famiglia a guardare il telegiornale. "Papà" provò a dire, ma appena emise un suono in coro le dissero: "Zitta, sta parlando il televisore."
   
 
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