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Autore: Sethmentecontorta    18/05/2014    3 recensioni
Song-fic| Kagamine Rin e Len| Kokoro| BanGaze| OOC| potrei dedicarla a Kori no Tamashi, visto che ama tanto le BanGaze e visto che... la dedico a lei, punto. ù.ù
Il ragazzo perse il suo sorriso, e tese una mano verso il petto della macchina. Non faceva una mossa, non un battito, un movimento... Niente. Mancava ancora qualcosa di fondamentale. A Suzuno mancava un “cuore”. E non poteva essere costruito.
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- Vorrei conoscere il motivo per cui quella persona ha lavorato fino alla conclusione della sua vita per creare per me un “cuore”.
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Era diventato anziano, ormai non gli rimaneva molto tempo. Ma cosa poteva fare? Lui non capiva ancora. Cosa gli rimaneva se non continuare a passare il tempo con lui sperando che un giorno qualcosa accadesse? Gli scarmigliò i capelli argentei. Il suo aspetto era rimasto immutato, così come la sua espressione fredda. Un robot.
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Bryce Whitingale/Suzuno Fuusuke, Claude Beacons/Nagumo Haruya
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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~Kokoro
<3

 

 

Un robot costruito da uno scienziato solitario

Per dire com'è finita

“Un miracolo”

 

Aprì gli occhi e vide una figura più bassa di lui. Un ragazzino, dagli scarmigliati capelli rossi con un tulipano in testa, e un paio di grandi occhi color miele.

- Ciao! - disse lui tutto contento. - Io sono Nagumo Haruya, e tu ti chiami Suzuno Fuusuke! - sorrise tendendo verso di lui la mano aperta, ma quei due occhi vitrei del colore del ghiaccio compressato lo fissarono freddamente, e la creatura non fece altro.

 

Ma mancava ancora qualcosa

Una cosa che non può essere costruita

Che si chiama “cuore”

Un programma

 

Il ragazzo perse il suo sorriso, e tese una mano verso il petto della macchina. Non faceva una mossa, non un battito, un movimento... Niente. Mancava ancora qualcosa di fondamentale. A Suzuno mancava un “cuore”. E non poteva essere costruito.

Ma a Nagumo non importava, anche se ci avrebbe dovuto passare la sua intera esistenza, voleva che Suzuno avesse un “cuore”.

 

Diverse centinaia di anni passano

Lasciato tutto solo, il miracoloso robot ha deciso di esprimere un desiderio

 

Suzuno si avvicinò a quell'enorme ciliegio. L'aveva piantato insieme a Nagumo, se lo ricordava. Nagumo, un'intera vita passata a cercare di dare un “cuore” ad una scatola di latta. Erano passate molte centinaia di anni dalla sua creazione, ma c'era qualcosa che voleva, una cosa che voleva sapere. Rivolse il suo sguardo vuoto verso le fronde in fiore dell'albero.

- Vorrei conoscere il motivo per cui quella persona ha lavorato fino alla conclusione della sua vita per creare per me un “cuore”.

Il robot si voltò, il computer nella casa fatiscente si era acceso. Si avvicinò, e, titubante, toccò lo schermo illuminato. Una strana sensazione lo avvolse. Sentiva... caldo. Un calore avvolgente che non aveva mai provato prima. Prima di allora aveva provato solo fredda indifferenza.

 

Ora qualcosa a cominciato a muoversi

Un miracolo accelerato

 

Qualcosa, qualcosa di muoveva, qualcosa provocava quel calore. Qualcosa dava un senso alla sua esistenza, qualcosa gli faceva provare emozioni. Un miracolo. Perché? Perché piangeva? Perché le lacrime non si fermavano? Perché sembrava che quegli occhi di ghiaccio si stessero sciogliendo? Perché si stringeva convulsamente le mani al petto? Si ripiegò su se stesso. Perché stava tremando? Osservò spaventato le sue mani che si agitavano senza una ragione precisa. Cosa stava succedendo?

Il battito cardiaco accelerò. E così era quello il “cuore” che Nagumo aveva sempre desiderato per lui?

 

 

Un robot costruito da uno scienziato solitario

Per dire com'è finita

Un miracolo

 

Nagumo sprizzava gioia da ogni poro. Finalmente ci era riuscito, grazie ai progetti dei defunti genitori era finalmente riuscito a creare un robot perfetto. Era bellissimo. Ora finalmente non sarebbe più stato solo.

- Ciao! - disse allegramente. - Io sono Nagumo Haruya, e tu ti chiami Suzuno Fuusuke!

Tese la sua mano verso quella candida del robot, ma lui non si mosse minimamente, e continuò a fissarlo con quello sguardo gelido. Un atroce dubbio assalì il rosso.

Pose la sua mano sul suo petto. Vuoto. Non c'era niente lì dentro, niente. Nessun “cuore”.

 

“Voglio insegnare e condividere con lui la felicità e la tristezza degli uomini”

 

Fece di tutto per fargli provare delle emozioni, passò tutta la sua vita con quel robot, con lui piantò quel ciliegio in giardino, gli insegnò a giocare a calcio, provò di tutto, perfino a farlo cantare, ma nulla animava quel petto diafano. Era un'angoscia continua, aveva fatto tanto per non essere da solo, e non aveva ricavato nient'altro che una scatola vuota. Ma a lui non importava, continuava a passare le sue giornate con Suzuno, sperando che con dei ricordi felici qualcosa si potesse risvegliare in lui. Crebbe e invecchiò, intrecciando con Fuusuke corone di fiori e insegnandogli i nomi degli alberi, delle farfalle, degli animali. E intanto la notte cercava in ogni modo di creargli un “cuore”.

Anche così lo amava, perché almeno dava a lui, un povero orfano solo e triste, qualcosa per la quale avesse senso vivere.

Gli tornò in mente a quando uccisero i suoi genitori, che lui era solo un bambino. E vide tutto. Nonostante fosse ormai adulto, delle lacrime sgorgarono dai suoi occhi ambrati. La disperazione. La tristezza. La nostalgia. La solitudine. Loro non lo abbandonarono mai. Era come cadere in un baratro senza fine. Sentì tirarsi per il lungo camice bianco da scienziato che era appartenuto a suo padre. Si voltò, Suzuno lo chiamava. Teneva in mano il pallone bianco e nero, chiedendo consigli per affinare la sua tecnica. Si specchiò nei suoi occhi, quel robot era così simile a lui. Senza scopo, senza famiglia... Senza “cuore”. L'esistenza non aveva nessun significato per entrambi se non nell'altro, una persona e un robot dimenticati da tutti, che vivevano su una collina in una casa in rovina. L'abbracciò stretto, senza provocare nella macchina alcun tipo di reazione. Era così triste, vivere con unica ancora di salvezza dalla disperazione un robot senza “cuore”. Una barzelletta.

 

Era diventato anziano, ormai non gli rimaneva molto tempo. Ma cosa poteva fare? Lui non capiva ancora. Cosa gli rimaneva se non continuare a passare il tempo con lui sperando che un giorno qualcosa accadesse? Gli scarmigliò i capelli argentei. Il suo aspetto era rimasto immutato, così come la sua espressione fredda. Un robot. Sentiva che era giunta la sua ora.

- Perché stai piangendo? - gli chiese Fuusuke, osservandolo uscire di casa con le lacrime agli occhi.

Ma cosa ne poteva sapere lui, della tristezza che provava nel non aver compiuto la sua opera? Suzuno era un miracolo, ma era ancora incompleto. Ma nonostante questo era felice, perché aveva amato la sua creatura proprio fino alla fine, e magari un giorno qualcuno l'avrebbe trovato, sarebbe riuscito a dare all'albino ciò che lui non era riuscito a trovare e tutti sarebbero stati felici, Suzuno perché finalmente aveva un “cuore”, colui che gliel'aveva dato perché aveva trovato quella straordinaria macchina, e lui perché la sua creazione era finalmente perfetta e felice.

Si incamminò verso il ciliegio, si sedette tra i papaveri che crescevano tra le radici dell'albero e lì esalò il suo ultimo respiro, con Suzuno che lo osservava dalla soglia dell'abitazione.

 

Mi ha detto come ci si sente ad essere felici

 

Suzuno ora provava tante di quelle emozioni, che dalla felicità di avere finalmente quel tanto desiderato “cuore” si mise a saltellare gridando tra i fiori rosati che cadevano dall'albero, ricordando con gioia tutto quello che Nagumo aveva fatto per lui. Quando quell'euforia scemò lasciando solo la pace e la tranquillità, si mise a raccogliere i fiori rossi che crescevano riparati dal grande tronco nodoso. A un certo punto scorse tra i boccioli cremisi uno scheletro e, superato lo stupore iniziale, ricordò la morte del suo creatore, e scoppiò in un pianto a dirotto.

 

Tutto è così profondo e doloroso.

 

Non era affatto giusto, Haruya aveva aspettato tutta la sua vita quel momento, e ora non poteva condividerlo con lui. A cosa gli serviva ormai avere un “cuore”, se non poteva darlo in tutto e per tutto a colui che l'aveva amato e cresciuto? Finalmente capì la ragione per cui era nato.

Gli parve di udire la voce di Nagumo dal fusto del ciliegio.

“Il primo miracolo è stata la tua nascita. Il secondo miracolo è stato il tempo che abbiamo trascorso insieme. Il terzo miracolo non si è verificato ancora.”

Gli parve di vedere un nodo della corteccia aprirsi, dando su un mondo di luce bianca, vi si affacciò, e scorse Nagumo seduto sotto quello stesso ciliegio, vecchio come l'ultima volta che l'aveva visto in vita, ma con la giovinezza celata dietro gli occhi color miele che erano rimasti immutati, lo stupore sul viso alla vista del robot.

 

Un messaggio viene ricevuto, la fonte è dal futuro

 

Suzuno aveva ancora il viso bagnato dalle lacrime, quando si trovò a volare a terra tra le braccia di un Nagumo ancora ragazzo, che era saltato dall'apertura nel legno, per la prima volta da quando aveva aperto gli occhi sul mondo non lo vedeva indossare quel triste camice bianco.

Si ritrovarono entrambi distesi sull'erba, l'albino si voltò e vide l'altro sorridergli e arrossì. Il rosso si mise a sedere e gli porse la mano. Era la stessa scena, la stessa di quando era nato, ma ora aveva un “cuore”, ora era pronto a prendergli quella mano tra la sua candida sorridendo.

 

Grazie per avermi portato in questo mondo/ Il primo miracolo è stata la tua nascita

Grazie per i giorni che abbiamo passato insieme/ Il secondo miracolo è stato il tempo che abbiamo passato insieme

Grazie per tutto ciò che mi hai dato/ Il terzo miracolo è stato un cuore veramente sincero da te nel futuro

Grazie/ Il quarto non è necessario

 

Ridendo appoggiarono l'uno la fronte su quella dell'altro, continuando a tenersi per mano. Si sedettero, stanchi, sotto quell'albero che ora per Suzuno significava così tanto, e quando il robot si girò per guardare il suo creatore, lo vide tranquillamente addormentato, col sorriso sulle labbra e l'espressione felice e rilassata. Lo poté guardare solo per pochi istanti, però, poiché la sua immagine divenne sempre più evanescente, fino a svanire in un nubulo di petali di ciliegio che volteggiò in aria fino a posarsi al suolo. Suzuno alzò una mano per prendere quelle foglioline rosa, guardandole sorpreso.

 

La sua vita finì, gli diede l'eredità della solitudine e gli affidò la chiave per il miracolo. Ma il miracolo durò solo un attimo. Il “cuore” era troppo grande per lui. Incapace di sopportare quel peso, la macchina andò in cortocircuito... e non si mosse mai più. Tuttavia, sul suo volto c'era un sorriso.

Sembrava un angelo.

 

Suzuno sorrise osservando che anche il suo corpo si fermava. Era felice perché aveva esaudito il desiderio del suo creatore, aveva un “cuore”, il miracolo era compiuto. E poi, ora sarebbe tornato da Nagumo, e questa volta niente più li avrebbe separati. Si accasciò al suolo ancora col sorriso che sembrava essergli stato disegnato sul volto dalle fate, chissà, forse era perché nonostante fosse vissuto per centinaia di anni quella era la prima volta che sorrideva. Era talmente bello da sembrare un angelo.

 

~Azhiwegna 
Konbanwa, minna! ^^
Ci credete che pubblico qualcosa dopo più di un mese? ^^'
Mi dispiace davvero tantissimo, ma Maggio non è esattamente il periodo preferito di uan liceale, per intenderci. Ma non mi perderò in scuse (anche perché se tornato i miei e mi trovano al computer credo proprio che quest'ultimo si farà un bel viaggetto istruttrivo fuori dalla finestra ^^')
Mi sono divertita tantissimo a scrivere questa fic, anche perché ho amato Kokoro fin dalla prima volta che l'ho ascoltata, ah, se non ve ne eravate accorti il cuore sotto il titolo dovrebbe portarvi al video. (mi sento molto orgogliosa del fatto che prima di rileggere questa cosa ho fatto partire la canzone e ho finito di leggerla esattamente quando la canzone è finita. ^^)
Non mi pare di avere nient'altro da dirvi e i miei stanno salendo.
Kisses!! ;3

Seth ^^

   
 
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