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Autore: dearwriter    18/05/2014    3 recensioni
La mia mano. Sulle labbra di Potter. E a lui non sembra dispiacere, anzi, credo sia il contatto più gentile che mai abbiamo avuto in tanti anni di tortura – per me – e divertimento – per lui. Poi però accade qualcosa che la mia mente non aveva previsto: Potter alza il suo braccio da Cercatore e con una dolcezza sovraumana, che mai gli avrei attribuito neanche in cento anni di vita, abbassa la mia mano con la sua.
– Baciami, Evans – mi sussurra a fior di labbra.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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⊰ ℬaciami, ℰvans. ⊱

 
 

Sistemo con estrema cura anche l’ultimo libro, accarezzandone il dorso con un tocco leggero, come facevo sempre fin da quando ero piccola. Poi mi volto, rimanendo ad osservare la differenza tra come ripone i manoscritti Potter e come invece li ho sistemati io – e credetemi: la differenza è talmente abissale che il Lago Nero è una pozzanghera, in confronto.
Ciononostante, è qualcosa di per sé magicamente assurdo vedere quel montato, quell’arrogante, coi piedi in biblioteca ad utilizzare il tempo in modo molto più costruttivo del solito. E la cosa è quasi sorprendente. Perché sono ancora fermamente convinta che Potter non sappia neanche dove stia di casa la parola “costruttivo”.
– Vuoi sapere perché non voglio uscire con te, Potter? – dico quasi senza riflettere, assorta da quell’immagine surreale e cercando di capire se si tratti o no di un’allucinazione.
Potter si paralizza, come se avesse appena ricevuto la notizia che il Cercatore dei Serpeverde si è accidentalmente infortunato e a sostituirlo ci sarà la schiappa della squadra. Riesco persino a vedere mezzo ghigno comparire sul suo profilo, mentre si volta con una lentezza quasi inquietante. Godric, come odio il suo sorriso, odio quell’espressione e soprattutto odio quell’espressione sulla faccia di Potter.
Fa soltanto in tempo ad aprire la bocca, senza togliersi il sorrisino dalle labbra, prima che io lo stronchi sul nascere. – Tu non vuoi davvero uscire con me, vuoi spuntare il mio nome dalla tua lista invisibile di modo che non resti una pecca nella perfetta reputazione di James Potter. Vuoi un trofeo – se mi fermo, è la fine. Non solo perché Potter ha già mutato la sua espressione odiosa in qualcosa di ancora più odioso, ma perché sembra confuso e travolto e in procinto di attaccarmi a sua volta con quello che, so, sarà un oceano di parole. – Io non voglio darti un trofeo, non voglio essere il tuo trofeo, Potter. Perciò se devi continuare ancora per tutto il prossimo anno in questo modo, ti risparmio la fatica, perchè faresti prima a trovarti un altro hobby.
Diretta e concisa. Sì.
Peccato che abbia già un hobby, che addirittura gli procura dei trofei, ma a quanto pare non gli basta. No, per James Potter niente è mai abbastanza perché lui vuole di più. Vuole sempre e assolutamente di più. Che arrogante!
Stringo le labbra in una smorfia, dondolandomi appena sul posto. Perché non reagisce? Perché… cioè… perché non parla? La scena me l’ero immaginata diversa, magari con una sua sfuriata “delusa” – virgolettato perché non credo abbia mai provato una vera e propria delusione nella sua vita, dato che sorride perennemente come un asino – e qualche parola da vittima o che so… un’uscita di scena con la porta della biblioteca sbattuta ed io che assaporo già la mia futura tranquillità del prossimo anno. A pensarci bene, anche questa sembra un’allucinazione, di quelle serie, anche.
Il fatto che continui a fissarmi mi rende nervosa: che ha da guardare in quel modo? Forse la cosa che mi irrita di più, è non riuscire a decifrare il suo sguardo. Mi fissa. Mi fissa a più di un metro di distanza, quasi appoggiato al tavolo, con quei suoi occhi marroni, profondi e vispi. Credo di odiare anche i suoi occhi, in questo momento.
Incredibilmente, fa un passo avanti, uno solo. La sua faccia non è cambiata ma non posso fare a meno di pensare che ora non sorride – ghigna – più. Ricordate quando ho detto di odiare il suo sorriso? Bene, credo di odiare anche di più il suo sguardo serio. Ed è un odio a prima vista, perché di fatto dopo tutti questi anni posso dire di non essermi ancora imbattuta in un James Potter serio. Fino ad ora.
Quando riapre di nuovo la bocca, penso che stia per uscirne qualcosa di terribilmente velenoso o comunque qualcosa di riconducibile a James Potter – e quindi di molto velenoso. Invece se ne esce con un semplice: – E’ vero.
James Potter mi sta dando ragione. James Potter non mi sta contestando. Ci dev’essere qualcosa che non va. Mi sento quasi spiazzata da quelle due parole, cioè cinque lettere che mi gettano in caduta libera e non ho alcuna possibilità di arrivare a terra indenne perché di sicuro mi schianterò sugli scogli.
A questo punto sono io ad avere le labbra socchiuse, per non dire spalancate, e un occhio socchiuso. L’immagine non è delle migliori, ma cercate di capire quanto possa essere malsana la situazione.
– E’ vero, è così che è cominciata perciò complimenti per l’ennesima conclusione sbagliata, Evans – sbatte le palpebre un paio di volte, senza smettere di fissarmi. Lo sapevo che Potter non poteva categoricamente darmi ragione, è una cosa impossibile. – Sì, mi dava fastidio, mi dava un fastidio enorme aver ricevuto quel fatidico “No” e un ceffone sarebbe stato meno catastrofico, per me. A quel punto si è mosso qualcosa nella mia testa e quel “No” ha cominciato ad infastidirmi sempre di più, finchè non l’ho presa come una specie di sfida che avrei dovuto vincere a tutti i costi. Così ho iniziato ad osservarti, a seguirti e più ti guardavo, più riuscivo a vederti davvero.
Potter fa un altro passo avanti. E mi rendo conto che, mentre parlava e parlava e parlava, probabilmente ne aveva fatti altri due o tre senza che me ne accorgessi. Ero piuttosto sicura di avere ancora la bocca spalancata come prima, ma stavolta non per la confusione o l’incomprensione.
– Ho notato che quando sei nervosa, ti mordicchi le labbra – si avvicina ancora, senza intenzione di smettere di fissarmi. – Quando invece sei arrabbiata, fai una strana smorfia con le labbra, quella che ormai riservi sempre a me. E la trovo carina perché se ci penso un attimo, di fondo assomiglia ad un sorriso un po’ bieco, certo non paragonabile a quando sorridi perché sei felice. A volte riesco a vedere che lo fai per non dare a vedere come stai davvero, ma non ha lo stesso sapore. E quando ho notato la differenza nel modo in cui sorridi, ho capito di essere fregato e che non era più né un gioco, né una sfida, né niente. Ho capito che ero fregato perché volevo essere io il motivo di quel sorriso felice e un motivo in più per cancellare quello finto.
Mentre cerco di costringermi a respirare, Potter si avvicina ancora, stavolta più pericolosamente. Non gli ho staccato gli occhi di dosso, eppure non capisco come abbia potuto eliminare la distanza fisica che c’era tra noi in così poco tempo. Mi sembra quasi di aver perso qualche pezzo del puzzle e Godric, riuscirei a sentire la sua presenza anche ad occhi chiusi da quanto è vicino.
In quel momento ho paura ad alzare lo sguardo – perché so che potrebbe succedere qualcosa di cui poi potrei pentirmi – ma lo faccio comunque. Inizio ad odiare seriamente quegli occhi marroni e il fatto che non stia sorridendo. Perché non sorride? Almeno ritroverei un’immagine familiare degli ultimi due anni, trascorsi a botta e risposta con lui e la sua faccia sorridente da idiota. Invece niente, è lì… o meglio, qui, a pochi centimetri da me e continua a fissarmi.
Io sono immobile, presa ad esprimere in silenzio tutta la mia ostilità verso i suoi occhi, e nel frattempo quei centimetri diminuiscono. Ed io non mi sto allontanando. Perché non mi sto allontanando? Non c’è un tavolo, una scrivania o uno scaffale alle mie spalle, solo il vuoto della biblioteca. Quindi: perché non faccio abilmente un passo indietro e me ne corro, altrettanto abilmente, nel mio dormitorio?
Invece, mi ritrovo ad alzare un braccio e ad appoggiare le dita sulle sue labbra, per evitare che si avvicinino tanto alle mie da non potermi più tirare indietro. La mia mano. Sulle labbra di Potter. E a lui non sembra dispiacere, anzi, credo sia il contatto più gentile che mai abbiamo avuto in tanti anni di tortura – per me – e divertimento – per lui.
Poi però accade qualcosa che la mia mente non aveva previsto: Potter alza il suo braccio da Cercatore e con una dolcezza sovraumana, che mai gli avrei attribuito neanche in cento anni di vita, abbassa la mia mano con la sua.
– Baciami, Evans – mi sussurra a fior di labbra.
I miei occhi cedono un istante, ma poi tornano di nuovo ad incatenarsi con i suoi. – Non dirmi quello che devo fare, Potter.
Il mio sussurro finisce sul nascere, sulle sue labbra. Le sue labbra unite alle mie.


 



| Angolo autrice  – premetto che questa One shot è un esperimento del tutto casuale: prima di scriverla, avevo cominciato un altro pezzo James/Lily, che poi ho cancellato folgorata da quest'idea del loro possibile primo bacio. So... spero sia venuta accettabile e grazie a chi la leggerà. ♡
  
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