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Autore: Dulcet    18/05/2014    2 recensioni
Marsia era morta nel 486 a.C, quando aveva solo dodici anni, per mano di alcuni banditi passati dalla zona in cui viveva.
Ormai, chi fossero i suoi genitori e quale fosse la terra in cui era nata e vissuta non lo ricordava più, dopo tutto quel tempo. Dopo duemila e cinquecento anni.
Tutto era cominciato quando la sua vita era finita. Si era risvegliata accanto al suo corpo inerme e aveva pianto, aveva strillato e gridato fino a disperarsi e infine aveva cercato di toccare la sua salma, ma la mano vi era passata attraverso, e solo allora aveva capito di essere morta.
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Marsia era morta nel 486 a.C, quando aveva solo dodici anni, per mano di alcuni banditi passati dalla zona in cui viveva.
Ormai, chi fossero i suoi genitori e quale fosse la terra in cui era nata e vissuta non lo ricordava più, dopo tutto quel tempo. Dopo duemila e cinquecento anni.
Tutto era cominciato quando la sua vita era finita. Si era risvegliata accanto al suo corpo inerme e aveva pianto, aveva strillato e gridato fino a disperarsi e infine aveva cercato di toccare la sua salma, ma la mano vi era passata attraverso, e solo allora aveva capito di essere morta.
Non riusciva a spiegarsi e a convincersi di molte cose. Allora era vero che dopo la morte esisteva qualcos'altro, ma cosa avrebbe fatto d'ora in poi?
Quel giorno era andata un po' in giro per il piccolo villaggio in cui viveva e si era accorta che nessuno poteva vederla, sentirla o toccarla in nessun modo, era diventata un fantasma.
Poi però aveva anche scoperto, come si era immaginata, di non essere sola e pian piano aveva trovato dei maestri, degli amici, e il tempo passava in fretta e tutto andava bene. I fantasmi potevano comunicare tra loro, potevano vedersi, toccarsi e parlare e godevano di vita eterna, anche se il loro aspetto si faceva meno attraente col tempo, seppur molto lentamente. Naturalmente non contraevano nessun tipo di malattia, ma avevano comunque una forma, e anche loro potevano vestirsi, truccarsi, divertirsi e andare in giro tutti insieme.
Era come vivere in un altro mondo. Un mondo in cui non avresti mai perso le persone che ti stavano accanto, ma anzi le avresti avute al tuo fianco, e avresti avuto la possibilità di amarle, per sempre.
Eh si, anche i fantasmi avevano dei sentimenti e anche loro si innamoravano, ma una delle poche cose che non era loro concesso era riprodursi, e a dirla tutta non avrebbe avuto senso vista la loro immortalità. Comunque, sia del divieto di interagire con gli esseri viventi, sia quello di non riprodursi, non aveva mai dato a Marsia nessuna preoccupazione. Lei non avrebbe mai voluto avere dei figli, neanche da viva. Figurarsi interagire con qualcun altro che non fosse un fantasma. La condizione in cui si trovava era ideale, per lei: era morta, ma era ancora viva. Era passato molto tempo e ne sarebbe passato ancora un'infinità e questo permetteva di non avere sofferenze, nè rimpianti. O almeno per Marsia.
Un giorno lei e il suo spietato gruppetto di ''adolescenti'' fantasmi decisero di andarsene da qualche parte ancora una volta perchè, dicevano, era giunta l'ora di cambiare aria.
Erano stati in Russia per circa sette anni e dopo averla girata in lungo e in largo, aver accolto nuovi fantasmi e aver fatto le cose più strambe, prima delle quali ovviamente far spaventare le persone, si erano stancati e avevano deciso di spostarsi un po' più a sud, in Italia. Poi si era deciso di andare in Sicilia, un posto fantastico in cui spassarsela, rilassarsi e godersi la vita, avevano detto.
E una volta deciso, si erano recati lì, come solo i fantasmi possono fare. Non gli serve camminare e affaticarsi, gli basta già la forza del pensiero per arrivare dove vogliono e, in generale per ottenere qualsiasi cosa.


Marsia quel pomeriggio si era ritrovata in compagnia di Udiet, una sua vecchissima amica, una delle prime persone che aveva conosciuto da quando aveva cominciato la sua nuova ''vita''. Tra loro era stata subito amicizia e da allora non c'era passo che non facessero insieme, nessun sentimento che non condividessero.
Udiet era una delle persone migliori che avesse mai incontrato e niente le avrebbe mai potute separare, la morte ormai non era più un problema per loro.
Stavano cantando a gran voce una di quelle canzoni di quel periodo, gli piaceva molto, gli dava molta forza, più di quanta ne avessero.
E mentre cantavano passeggiavano per una strada in discesa, senza una meta, semplicemente per fare qualcosa.
Le persone gli scorrevano accanto e attraverso, passavano senza accorgersi di loro e per certi versi era un po' triste vedere come tutto passava con frenesia, con gioia, con delusioni, con la voglia di andare avanti, con obiettivi, sotto i loro occhi.
Marsia cominciò a pensare per la prima volta che non era poi così bello essere immortali. Il fatto che non ci sia una scadenza, una fine per nulla, non fa altro che mettere fine a molti obiettivi e a molte ricerche, non fa apprezzare quasi nulla, ogni giorno che passa è sostanzialmente uguale a quello già passato e a quello che verrà.
''Marsia..? A cosa stai pensando?'' le aveva chiesto Udiet e lei aveva risposto, mentendo, che si era dimenticata qualcosa a casa, ma in realtà stava cominciando a pensare a quanto quel mondo in cui vivevano le persone con cui non avevano possibilità di interagire, fosse magico, pieno di aspettative e divertente, davvero divertente.
In fondo, sì, erano un mucchio di disperati, preoccupati dell'inferno in cui pensavano sarebbero andati a finire, preoccupati per i soldi, per il lavoro, per la famiglia, ma avevano pur sempre qualcosa da fare e ogni giorno, Marsia ne era sicura, si alzavano dal letto di tutta fretta perchè avevano qualcosa da fare.
E invece loro, i fantasmi, erano sempre stati coscienti che il tempo per loro non sarebbe mai finito, perciò potevano prendersela con infinita calma, nel senso letterale del termine, in ogni cosa e a lungo andare questa situazione si faceva noiosa.
Fu allora che si rese conto, che per quanto bello potesse sembrare o essere l'infinito, le cose migliori, le cose più vere, erano quelle che erano destinate a finire.
Eh sì, l'inifinito era parecchio angosciante.
Così mentre tutte le persone indaffarate e frettolose scorrevano attraverso di loro, parlando al telefono o tra di loro, chi accompagnava i bambini a scuola, chi si teneva per mano, chi si baciava, chi si abbracciava, chi incontrava qualcuno per la prima volta con il cuore colmo di speranze, chi invece salutava qualcuno per l'ultima, tristissima volta, una ragazza che non aveva apparentemente nulla di diverso da tutte quelle viste in due millenni e mezzo, le passò attraverso, ma Marsia subì come una spinta, una forza, che la fece cadere goffamente giù, sotto lo sguardo di Udiet.
''Cosa ti succede oggi?'' le diceva l'amica, ma lei non la stava ascoltando. Stava osservando la ragazza guardarsi indietro insospettita. Aveva i capelli rossi spenti, più lunghi dal lato destro, ma pur sempre parecchio corti. Aveva dei normalissimi occhi castani, con un trucco abbastanza semplice e tante lentiggini.
E mentre Marsia guardava la ragazza, anche la ragazza la guardò. Guardò lei, un fantasma, dritto negli occhi.
La vide ancora mentre sussurrava qualcosa, con le sopracciglia inarcate per lo stupore e l'attimo dopo la vide girarsi e andarsene via di corsa.
In qualche modo, sentì che tutto era cambiato, si sentiva diversa e cominciò a provare una fortissima adrenalina, si sentì come catapultata da qualche altra parte. Anche se ormai la ragazza era lontana e il suo sguardo non poteva raggiungerla, Marsia si ricordava ancora perfettamente del suo viso, dei suoi occhi castani e di tutte quelle lentiggini. Per la prima volta, dopo tantissimo tempo, lei, un fantasma dal carattere così freddo e non incline ai sentimenti provò un senso di dolcezza, forte, fortissimo, più forte della paura di morire che aveva provato quando era in fin di vita.
Per un attimo, si sentì parte del mondo, si sentì viva e sapeva  che quel sentimento di felicità sarebbe durato poco più di un secondo, riconosceva l'impossibilità di tutta quella situazione e dei suoi sentimenti,, ma non le importò. Si rialzò, ancora con l'adrenalina in corpo, con la voglia di correre da quella ragazza, di salutarla, di stringerle la mano, di parlare con lei.
Udiet, che nel frattempo aveva capito benissimo e anche lei meravigliata per il fatto che la ragazza avesse scorto Marsia quando, teoricamente, questo non poteva accadere, avendo previsto che l'amica sarebbe corsa incontro alla ragazza, la fermò prendendola per un braccio.
''Marsia, è impossibile.''
''Lo so'' disse lei, mentre la prima lacrima che avesse mai versato da quando era morta le scendeva lungo il viso.
''Sai, credo di aver capito.''
 Poi scomparve, si sbiadì piano piano, come una macchia e Udiet non seppe se se ne fosse scappata da qualche parte, cosa che i fantasmi potevano fare con la forza del pensiero o se, in realtà, avesse smesso di esistere. E per qualche ragione sentì che la seconda opzione era quella giusta.
  
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