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Autore: saltandpepper    19/05/2014    21 recensioni
Avere un'avventura di una notte da ubriachi fa schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo fa più schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo e si è un ragazzo è il massimo dello schifo.
La vita di Louis Tomlinson crolla su di lui dopo un incontro con il calciatore Harry Styles mentre erano ubriachi. Tutto ciò che ha mai conosciuto e mai creduto viene gettato fuori dalla finestra e lui è improvvisamente costretto a venire a patti con il fatto che il suo cuore non batte più solo ed esclusivamente per lui.
ATTENZIONE: Questa storia non è nostra. Noi ci limitiamo a tradurla!
Slash, Louis/Harry esplicito.
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Mpreg
Capitoli:
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ATTENZIONE: Questa storia non è nostra. Dopo averla trovata in uno dei tanti siti di Fan Fiction Inglesi, abbiamo deciso di tradurla anche qui su EFP, sapendo che sicuramente a qualcuno avrebbe fatto piacere. Tutti i diritti di autore vanno alla fantastica Blindfolded.
 
________________
 
CAPITOLO 16
 


Sto per avere un bambino.

Venerdì 18 Febbraio
Ventisei settimane e quattro giorni


Ero seduto nel tavolo della mensa della scuola, solo come sempre, il mento appoggiato nella mia mano e a pochi secondi dall'addormentarmi così. Il mio cervello stava iniziando a perdersi in pensieri insensati, quando qualcuno toccò la mia spalla facendomi tornare alla realtà.
“Huh?” Dissi, la voce un po' roca, mentre mi guardavo intorno smarrito prima di notare Liam, Zayn e Niall in piedi dietro di me.
“Stai bene?” Chiese Niall, “Sembrava che fossi sul punto di addormentarti.”
“Sto bene,” dissi, rivolgendogli un sorriso un po' forzato, “Sono solo stanco.”
“Ti dispiace se ci sediamo?” Chiese Zayn, indicando i posti vuoti di fianco a me.
“Certo che no,” dissi, e anche se ero un po' sorpreso, cercai di non darlo a vedere.
Liam e Niall si sedettero nel lato opposto del tavolo, mentre Zayn scelse la sedia proprio accanto alla mia. Poi cadde il silenzio mentre loro mi guardavano con sguardi curiosi e preoccupati. Dopo pochi secondi, sentendomi a disagio, tossii.
“C'è qualche problema?” Chiesi.
“Questo è quello che ci stavamo chiedendo noi,” disse Liam, “Non hai chiamato né mandato un messaggio a nessuno di noi per avvisarci del bambino.”
Spostai lo sguardo sul tavolo.
“Perchè non ci sono nuove notizie,” mormorai.
Erano passati tre giorni dal pugno di Harry contro il mio stomaco e da tre giorni non sentivo il bambino scalciare. Mercoledì notte, ero riuscito a dormire abbastanza bene, svegliandomi solo una volta. Poi tutto Mercoledì passò senza alcun movimento dalla vita dentro di me e la notte di Giovedì, avevo passato almeno tre ore a parlare con la mia pancia, implorando il bambino di darmi qualsiasi sorta di indicazione che mi facesse capire che fosse ancora vivo  e che stesse bene. Ma non successe niente e quando finalmente riuscii ad addormentarmi circa alle quattro di mattina, sognai bambole coperte di sangue che mi fissavano con sguardi assassini. Passò anche Giovedì, ma tutto nella mia pancia rimase calmo come sempre. A parte tutto quello che mangiavo, perché passai l'intero pomeriggio e l'intera sera di fronte al gabinetto, rigettando qualsiasi cosa avevo dentro. Quando arrivò l'ora di andare a dormire e non successe ancora niente, cominciai a piangere, e continuai a piangere tutta la notte mentre massaggiavo il mio stomaco gonfio e sussurravo dei disperati 'per favore'.
“Quindi...?” Chiese Niall.
“Quindi non ci sono nuove notizie,” dissi, più tranquillo che potessi, “Nessuna brutta notizia e... nessuna bella notizia.”
Zayn mi lanciò uno sguardo preoccupato. “Nessuna buona notizia,” ripetè, “Quindi non lo hai... sentito calciare o altro?”
Inghiottii per sbarazzarmi del nodo nella gola prima di guardare il tavolo e scuotere la testa.
“No, niente,” mormorai.
Nessuno disse niente per alcuni secondi e alla fine alzai lo sguardo, solo per vedere tre paia di occhi spalancati che mi stavano fissando.
“Devi andare dal dottore,” disse Liam.
Scossi la testa. “Non posso.”
“Perchè no?”
Tirai su con il naso, non permettendo alle lacrime di uscire.
“Perchè... cosa succede se- cosa succede se non è più vivo?” Sussurrai, “Se è veramente m-morto?”
“Sono sicuro che non lo è,” disse Zayn.
Scossi la testa. “Non puoi saperlo.”
“No, non posso, ma-”
“Ho bisogno che lui stia bene,” lo interruppi, “Deve stare bene, deve.”
Tutti e tre mi guardarono per un po' preoccupati fino a quando Zayn ruppe il silenzio.
“Lo ami davvero,” disse.
Aggrottai le sopracciglia. “Chi?”
“Il bambino.”
Abbassai di nuovo lo sguardo, questa volta accarezzandomi la pancia con piccoli tocchi per un paio di secondi prima di rialzare gli occhi e rivolgergli un debole sorriso.
“Certo,” dissi, “Non importa quanto sia innaturale e strana tutta questa situazione, il piccolo bambino rimane comunque mio, lui continua ad essere mio figlio. Certo che lo amo.”
“E' abbastanza strano e innaturale,” disse Liam con un sorriso ironico, “ma credo che possiamo capire come ti senti. Almeno un po'.”
Sorrisi di nuovo, ma poi il sorriso sparì in fretta.
“Forse dovrei iniziare a parlare al passato però. Era mio figlio. Non è nemmeno più in vita,” dissi.
“Cosa?”
Gemetti interiormente prima di alzare lo sguardo e trovare Harry in piedi ad un paio di metri di distanza dal tavolo mentre mi fissava, il terrore puro dipinto sul volto. Lauren era in piedi accanto a lui, ma era allegramente impegnata in una conversazione con una ragazza del quale non conoscevo il nome e non mi sembrava essersi accorta che il suo ragazzo era attualmente in uno stato di puro terrore.
Inghiottii e borbottai un rapido “devo andare” a Zayn, Liam e Niall prima di alzarmi dalla sedia maldestramente a causa della mia pancia. Senza rivolgere a Harry un'altra occhiata, uscii fuori dalla mensa il più velocemente possibile, ad essere onesti non molto veloce. Probabilmente tutti coloro che mi stavano guardando si stavano chiedendo perché stessi camminando come un pinguino handicappato, ma per una volta non mi importò più di tanto quello che la gente pensava di me.
Mi erano rimaste ancora due lezioni da seguire prima che la giornata finisse, ma non riuscivo a sopportare l'idea di rimanere ancora in quell'edificio abbandonato da Dio per due ore di Inglese e poi due ore di Geografia. Così, dopo aver preso lo zaino dall'armadietto, mi diressi verso l'uscita della scuola invece di andare verso la classe. Presi un respiro profondo quando misi un piede fuori all'aria fresca, le mie guance bollenti si raffreddarono leggermente quando una folata di vento gelido soffiò sul mio viso. Le strade erano ancora abbastanza gelate e ci misi un bel po' di tempo per tornare a casa, ma alla fine mi ritrovai davanti alla porta... solo per rendermi conto di aver lasciato le chiavi sulla scrivania della mia camera dove le avevo appoggiate il giorno prima. Gemetti dentro e stavo per tirare fuori il cellulare per chiamare mia madre quando-
“Louis!”
E le cose continuavano a peggiorare.
Quasi sul punto di piangere, con frustrazione, rabbia e fastidio, mi voltai e vidi Harry camminare verso di me con passi veloci.
“Non sono in vena ora,” dissi, non appena fui sicuro potesse sentirmi.
“Di cosa? Non sei in vena di prendere dieci secondi per dirmi che mio figlio è morto? Che l'ho fottutamente ucciso?” Disse ad alta voce, muovendo le braccia, quando mi raggiunse sul pianerottolo e mi guardò arrabbiato.
“Non ne sono sicuro,” dissi, incrociando le braccia al petto e puntando lo sguardo nelle assi di legno sotto i miei piedi. “Ti avevo detto che te l'avrei fatto sapere se l'avessi saputo.”
“Avresti potuto mandarmi un messaggio per informarmi di come stavano andando le cose!” Urlò e mi lasciai sfuggire un piccolo gemito; tutto quello stava diventando troppo ora. Oltre ad essere stanco, spaventato ed arrabbiato, mi stava anche sgridando.
“Non posso affrontare questo argomento proprio ora,” mormorai prima di voltarmi e premere il campanello, sperando che Owen, mamma o forse anche Ian avessero deciso di tornare a casa presto e che per qualche motivo avessero chiuso a chiave la porta.
“Si che puoi, cazzo!” Gridò e poi lo sentii afferrarmi un braccio.
Un gemito di spavento involontario fuoriuscì dalla mia bocca appena mi girò e, senza pensare, alzai la mano e lo colpì sul viso più forte che potevo. Funzionò, per così dire; lasciò la presa sul mio braccio ed indietreggiò di un passo o due, guardandomi perplesso.
“Non volevo farti male,” disse dopo un lungo silenzio, il tono di voce basso e sommesso.
“Lo hai fatto,” risposi, mentre stringevo i denti nel tentativo di sembrare più arrabbiato che triste e ferito, “Mi hai fatto male e con molta probabilità sei riuscito ad uccidere nostro figlio. Cosa devo dire per farti capire che non voglio più avere niente a che fare con te?”
“Ti capisco, davvero, ma-”
“Cosa sta succedendo?” Disse una voce da qualche parte sopra di noi interrompendo Harry a metà delle sue scuse. Alzai lo sguardo e, con mio grande sollievo, vidi Owen con la testa fuori dalla finestra della sua camera da letto che guardava me e Harry con gli occhi assonnati e i capelli arruffati.
“Perché non sei a scuola?” Chiesi.
“L'ho saltata.”
Probabilmente avrei dovuto dargli una lezione sul fatto che non si deve saltare la scuola, ma non ero davvero in vena di farlo.
“Puoi venire al piano di sotto ad aprirmi?” Chiesi invece, “Ho dimenticato le chiavi.”
Lui alzò gli occhi al cielo prima di sparire dalla mia vista.
“Louis, ho bisogno di ricominciare,” disse Harry implorante.
“E come hai intenzione di farlo?” Dissi con sarcasmo, “Scopandomi di nuovo e mettendo un altro bambino dentro di me una volta che avranno rimosso quello morto che ora è dentro di me?”
Fece una smorfia e lo vidi deglutire. “Non dire cose del genere.”
Proprio in quel momento sentii la serratura della porta scattare dietro di me e mi voltai appena in tempo per vedere la porta aprirsi. Non dissi una parola e non guardai Harry prima di superare Owen, che si trovava accanto all'entrata della porta e mi guardava con sguardo curioso.
“Cosa significa?” Chiese, non chiusi la porta dietro di me.
“Di cosa parli?” Chiesi mentre mi toglievo la giacca e le scarpe.
“Ho sentito la conversazione,” disse semplicemente.
Mi alzai in piedi e lo guardai nervosamente.
“Cosa... cosa hai sentito?” Chiesi esitante.
“Abbastanza da sentirti dire che quel ragazzo potrebbe o non potrebbe aver ucciso tuo figlio; il vostro. Il tuo e il suo,” mi guardò con la fronte aggrottata in confusione e le braccia incrociate, “Vuoi dirmi che significa?”
Scossi la testa e lo sorpassai per raggiungere la cucina.
“Non sono affari tuoi,” dissi mentre mi avvicinavo al frigo e lo aprivo.
“Scusa, ma quando mio fratello inizia a parlare di suo figlio, che a quanto pare ha con un altro tizio, credo di avere il diritto di una spiegazione,” disse con fermezza appoggiato al bancone mentre mi guardava intensamente.
“No, non hai il diritto per una spiegazione,” dissi prima di chiudere di nuovo il frigo dopo aver realizzato che niente di ciò che conteneva sembrava particolarmente invitante. “Non capiresti.”
“Sono sicuro che capirei molto di più di quello che ne capisco ora se mi dessi una spiegazione.”
“Non credo proprio.”
Lui aggrottò la fronte. “Louis, andiamo. Ha a che fare con quello che ti sta succedendo negli ultimi mesi?”
“Cosa?”
Sospirò e si alzò in piedi.
“Posso vedere che hai messo su peso, ma so che non sei semplicemente ingrassato, non sono così stupido. Ho visto il tuo stomaco, quel giorno quando sono entrato in camera tua. Perciò, cosa ti sta succedendo?”
Abbassai lo sguardo e trassi un respiro profondo. Era questo il momento in cui avrei dovuto confessare il mio segreto ad un'altra persona? Dovevo farlo? Ora? Non ero preparato, avevo programmato di aspettare un paio di settimane prima di dirlo. Ero qui ora, però, con mio fratello che aveva da poco compiuto sedici anni, che mi guardava preoccupato ma determinato, e sapevo che non sarei stato in grado di uscire da quella situazione.
“Okay, guarda,” dissi alla fine, “Se te lo dico, è necessario che tu abbia una mente aperta. Intendo veramente aperta, spalancata.”
Lui annuì lentamente. “Vai.”
“E devi promettermi di non dirlo a nessuno, nemmeno a mamma o a Ian.”
Lui annuì di nuovo. “Okay, lo prometto.”
“Sono serio Owen,” dissi, “E'... importante, non puoi dirlo a nessuno.”
“Ho capito, non lo dirò a nessuno, lo giuro.”
Chiusi gli occhi per un breve istante, ma poi annuì.
“Penso che dovremmo... sederci,” dissi con un piccolo sorriso, mentre lo guidavo fuori dalla cucina fino al salotto, dove mi sedetti sul divano e aspettai che Owen si unisse a me.
“Okay, spara,” disse appena si lasciò cadere sul lato opposto del divano.
“Uhm, si,” dissi, grattandomi la nuca nervosamente, chiedendomi da dove cominciare questa storia, “Okay, ti ricordi quando prima dell'inizio della scuola andai ad una festa e feci sesso con qualcuno sul prato? La mamma era un po' arrabbiata con me per questo, ricordi?”
Lui annuii. “Certo.”
“Si, quindi... ecco, io... b-beh, la persona con cui avevo fatto sesso era... non era esattamente... una ragazza,” dissi, balbettando leggermente, “Era un ragazzo.”
Alzò le sopracciglia, non per confusione, più come se volesse dire 'Okay, quindi?'
“Quindi sei gay,” disse semplicemente dopo pochi secondi, “me lo aspettavo.”
Aggrottai la fronte; non era esattamente la reazione che mi aspettavo.
“Uhm, okay,” dissi, “Quindi sei... d'accordo con questo?”
Si strinse nelle spalle. “Non importa, non sono affari miei in ogni caso.”
“Ma non pensi che sia strano...o... non so, disgustoso?”
Lui alzò le spalle, di nuovo. “Il fatto che preferisci i ragazzi? No. Il fatto che lo prendi nel culo? Un po'.”
Sentii il calore farsi strada sulle guance e abbassai lo sguardo.
“Va bene, credo,” dissi, senza preoccuparmi di iniziare una discussione sul fatto che avesse automaticamente capito che fossi io quello a stare sotto, “ma comunque non è... questo ciò che volevo dirti. Non esattamente.”
“Vai avanti allora.”
Annuii e presi un altro grande respiro; era arrivato il momento di rivelare il succo di tutta la situazione.
“Okay. Perciò, si, ho scopato con un ragazzo, Harry, il ragazzo che era fuori poco fa,” dissi, “E, uhm, ti... ricordi anche quest'autunno quando vomitavo tutto il tempo e poi mamma mi ha costretto ad andare dal dottore?”
“E' un po' difficile da dimenticare,” disse, “Ma avevi solo detto che si trattava di un virus o qualcosa del genere, no?”
“Ho mentito,” dissi semplicemente.
“Oh... allora di cosa si trattava?” Chiese, la preoccupazione ora ad oscurare tutto il resto, “Non hai, ecco, il cancro o qualcosa del genere, vero?”
Ridacchiai nervosamente.
“Uhm, no, ma... si, vedi, questo si potrebbe definire... uhm, strano.”
Mi fermai per un secondo. Pensando a come dirlo senza farlo sembrare ancora più pazzo di quanto già lo era. Con un'altra occhiata nervosa verso Owen mi alzai lentamente e poi iniziai a slacciarmi la felpa.
“Perché ti stai togliendo i vestiti?” Chiese, guardandomi confuso.
“Penso che questo si possa spiegare meglio se... te lo mostro,” mormorai, mentre iniziavo a togliermi il maglione con lo scollo a V che stavo indossando sotto la felpa. Gettai la maglia a terra e addosso non mi rimase nient'altro che una maglietta aderente. Lo sguardo di Owen era incollato al mio stomaco e vidi quanto i suoi occhi diventarono grandi e spaventati.
“Che diavolo sta succedendo, Lou?” Chiese con calma.
Con le mani un po' tremanti, mi tolsi anche la maglietta fino a lasciare scoperto completamente il busto. Ero completamente nudo ed ormai era terribilmente evidente anche a Owen che qualcosa non andava.
Misi la mani sulla pancia e guardai verso di essa mentre aprivo la bocca.
“Sono... sono incinto,” dissi allora, la mia voce appena udibile.
“Scusa, puoi ripetere?”
Presi un profondo respiro ed alzai lo sguardo.
“Sono incinto,” ripetei, questa volta più forte. Abbastanza forte da essere impossibile che Owen non avesse sentito ciò che avevo detto. “Sto per avere un bambino.”
Rimase il silenzio per tanto, tanto tempo. Owen mi fissava, senza battere ciglio, ed io non riuscivo a fare altro che continuare a guardarlo. Che cosa stava pensando? Mi avrebbe odiato? Avrebbe creduto a quello che gli avevo detto? Mi avrebbe chiamato frocio e sarebbe scappato?
“Tu... non sei serio, vero?” Chiese infine, con la voce un po' rauca.
“Vorrei non esserlo.”
Lasciò uscire una risata incredula e mi fissò con gli occhi spalancati. “M-ma non puoi essere vero!”
Sospirai e mi girai di novanta gradi in modo che mi guardasse il profilo.
“Guarda questa,” dissi allora, indicando la mia pancia abbastanza evidente, “In che altro modo vuoi spiegarlo?”
“Io... non lo so,” disse dopo pochi minuti di silenzio, “Ma tu non sei incinto, non puoi esserlo! Non hai una figa o qualsiasi altra cosa necessaria per avere un fottuto bambino! O, beh, non ne hai uno dentro di te almeno.”
“Non pensi che abbia già affrontato questo argomento con il dottore?” Lo derisi, “Nemmeno io ci credevo in un primo momento, ma- cazzo, ho fatto tre test di gravidanza, ognuno dei quali è risultato positivo, ho fatto parecchie ecografie e ho sia visto che sentito il battito del suo cuore, ho sentito i calci del bambino e- io- sono incinto, senza dubbio, perciò... fattene una ragione.”
“Fattene una ragione?” Ripeté incredulo, “Non puoi dirmi una cosa del genere e dirmi di farmene una ragione!”
“Lo so, lo so, mi dispiace,” dissi prima di sedermi di nuovo e prendere il cuscino per coprirmi un po', “So che sembra pazzesco e non sei la prima persone che ho dovuto convincere, ma non ti porterò dal dottore per  fartelo vedere di persona, va bene? Sono incinto, non sto mentendo. C'è un piccolo bambino dentro di me in questo momento e lui nascerà... un giorno del mese di Maggio.”
Sempre che non sia morto, sussurrò una voce sgradita nella parte posteriore della mia testa.
“Io... suppongo che mi limiterò a... crederti sulla parola allora,” disse dopo aver gettato l'ennesima occhiata al mio stomaco attualmente coperto dal cuscino, “Perché non verrò da dottore con te. Ma ti rendi conto di quanto tutto questo suoni pazzesco, vero?”
Alzai gli occhi al cielo.
“Si, lo so. Ma va... bene quindi?”
“Uhm, io... credo di si,” disse, facendola sembrare una domanda. “Non aspettarti che io mi metta a parlare alla tua pancia così presto, però.”
Alzai di nuovo gli occhi.
“Non me lo aspettavo. Avrei preferito che non lo avessi fatto a dire il vero.”
“Bene.”
“Già.”
“Quindi... cosa fare con... quello?”
“Lui,” lo corressi.
“Eh?”
“Il bambino. E' un maschio.”
“Oh... okay. Allora cosa hai intenzione di fare con lui? Avrai un aborto o cosa?”
Mi accigliai.
“No, assolutamente no. Lo darò in adozione.”
Lui annuì lentamente e si mosse leggermente.
 “Va bene.”
Nessuno di noi disse nulla per un po'. Owen stava guardando un punto fisso del muro, apparentemente assorto nei suoi pensieri e non potei non biasimarlo per questo, quindi lo lasciai in pace. Ero già molto contento che alla fine tutto era andato nel migliore dei modi. Mi aspettavo più risate, più shock, più 'sei pazzo!' - commenti e occhi più spalancati. Ma lui l'aveva presa sorprendentemente bene, e gliene fui eternamente grato.
“Quindi mio fratello è incinto,” disse alla fine, sorridendo timidamente, “Queste sono le ultime parole serie che mi sarei aspettato di dire.”
“Hm, si. Quindi cosa... voglio dire... cosa intendevi prima?”
Alzai le sopracciglia con aria interrogativa.
“Sai,” continuò, “hai detto quella cosa riguardo il bambino... morto.”
“Oh...” mormorai puntando lo sguardo verso il basso, “Si, lui è... non lo so.”
“Più in particolare?”
Mi morsi il labbro e deglutii, la paura degli ultimi giorni che si rifaceva viva in tutta la sua forza.
“Io, uhm, beh, mi hanno dato un pugno allo stomaco pochi giorni fa,” mormorai, “E non l'ho più sentito calciare o... muoversi da allora.”
Notai che cercava di capire quello che volessi intendere, ma era abbastanza ovvio che fosse in difficoltà.
“Cattivo segno?” Chiese dopo una breve pausa.
“Non lo so, in casi normali no forse, ma di solito scalcia come un matto e poi passano diversi giorni senza nessun segno? N-non può essere un buon segno.”
Mentre parlavo altre lacrime avevano iniziato a scendere sulle mie guance, e subito le scacciai via.
“Scusa,” aggiunsi, rivolgendo un sorriso di scuse a Owen.
“Nessun problema,” disse, nonostante sembrasse piuttosto a disagio, “Quindi perché stavi urlando contro a quel ragazzo?”
“Perché è stato lui a darmi il pugno.”
Owen aggrottò la fronte.
“Ma lui non sapeva che, voglio dire, tu eri...?”
Annuii. “Lo sapeva. Lo sa da mesi.”
“Allora perché lo ha fatto?”
“Perché ho detto qualcosa che lo ha innervosito,” lo interruppi, “Guarda, non voglio parlare di questo, okay? Sai cosa sta succedendo, quindi possiamo lasciar perdere?”
Continuò a guardarmi con un'espressione mista tra la preoccupazione e la riflessione qualche istante prima di rispondere.
“Io non so niente riguardo le gravidanze e il resto, ma sono abbastanza sicuro del fatto che dovresti andare a farti controllare da un dottore per verificare se è tutto a posto.”
“Ma se-”
“Se il bambino è veramente morto, non è sano per te continuare a tenerlo dentro,” disse, interrompendo le mie proteste.
“No, ma-”
“Lou, cazzo, non voglio che tu muoia su di me o cose del genere!” Esclamò, “Ho bisogno di te qui, non posso affrontare da solo mamma e Ian e tutta questa merda da solo, va bene?”
Inghiottii, notando la disperazione nella sua voce.
“Non sto per morire,” dissi, “Ed andrò dal medico tra un paio di settimane, poi vedrò. Va tutto bene.”
Lo sguardo che mi rivolse mi fece capire che non riusciva a credere alle mie parole ed io non potevo biasimarlo visto che nemmeno io ero tanto sicuro.

*

Il fine settimana passò con un sacco di chiamate e di messaggi da Harry. Non lessi nessuno dei messaggi e non risposi a nessuna delle chiamate, perché sapevo già quello che mi avrebbe detto. La rabbia verso di lui, scompari da Mercoledì, ma il bambino continuava a non dare segni di vita, e la mia paura si stava trasformando in vero e proprio panico. Dormivo pochissimo perché passavo le notti piangendo e implorando il bambino di iniziare a scalciare di nuovo, e qualche volta capitava che avessi forti mal di testa, e Giovedì vomitai dalla stanchezza.
Nonostante tutto questo, riuscii a sentire una sorta di sollievo nel fatto che ora anche Owen ne era a conoscenza, perché ora non dovevo più nasconderlo tanto quanto prima. Mi aiutava anche un po' troppo; mi portava la cena in camera in modo da non dover scendere al piano di sotto e dover fare delle interminabili conversazioni seduto al tavolo, veniva nella mia stanza almeno una volta al giorno per chiedermi se avevo bisogno di qualcosa, mi aiutava a trovare scuse con nostra madre per spiegare il motivo per cui ero così infastidito e di cattivo umore tutto il tempo. Tutto sommato era una buona cosa, e lui aveva mandato giù la notizia molto prima del previsto.
A scuola sembrava che Liam, Zayn e Niall avessero completamente abbandonato Harry durante il pranzo per sedersi con me, invece. Ad essere onesto trovai molto strano questo cambiamento, ma dovevo anche ammettere che era bello avere qualcuno con cui sedersi e non sentirsi soli tutto il tempo; in realtà era come se fossimo amici. Nessuno di loro mi chiese del bambino, ma avevo visto i loro sguardi – soprattutto quelli di Liam e Zayn – guizzare verso la mia pancia per tutto il tempo e più di una volta li avevo visti aprire la bocca e richiuderla subito dopo avermi rivolto lo sguardo. Volevano chiedermelo, ma per paura della risposta avevano scelto di non farlo, ed io gli ero molto grato per questo.
Lunedì Harry cercò di avvicinarsi durante il pranzo, ma appena lo vidi arrivare verso il nostro tavolo, mi affrettai ad uscire. Perdendomi tra la folla. Poi non lo vidi più fino a Venerdì della stessa settimana.

Venerdì 25 Febbraio 
Ventisette settimane e quattro giorni


Mi trovavo in libreria, mentre leggevo un libro sulla gravidanza, la donna seduta alla cassa mi mandava occhiate acide, che mi fecero sentire un po' a disagio, ma cercai di ignorarla. Normalmente avrei semplicemente comprato il libro, ma non avevo nessun posto in cui metterlo per essere sicuro che mia mamma non l'avrebbe trovato e non avevo intenzione di andare in biblioteca e chiedere alla bibliotecaria dove si trovassero libri sulla gravidanza. Così, mi trovavo in un angolo di quella piccola libreria, cercando di nascondermi il più possibile mentre leggevo di come le prime settimane dopo la nascita, il bambino tendesse a giocare continuamente. Non che quello contasse tanto visto che qualcun altro si sarebbe preso cura del bambino nelle sue prime settimane di vita, ma ero comunque curioso.
Avevo appena girato la pagina ed iniziato a leggere sull'alimentazione corretta di un neonato quando sentii qualcuno bussarmi sulla spalla e mi voltai talmente tanto in fretta da far cadere il libro per terra e quasi inciampai sui miei stessi piedi.
“Scusami, scusami,” disse Harry con un piccolo sorriso, “Non volevo spaventarti.”
Sbattei le palpebre.
“Io-uhm, cosa ci fai qui?” Chiesi.
“Stavo cercando qualcosa da leggere per la lezione di Inglese, ma sembra che non ci sia niente di classici,” disse.
“Oh... okay.”
Seguì un silenzio imbarazzante ed io guardai in basso, i miei piedi, per evitare il contatto visivo con lui.  Mi accorsi che il libro era rimasto ancora sul pavimento, perciò mi chinai per raccoglierlo. O almeno, beh, cercai di chinarmi per raccoglierlo. La mia pancia era talmente grande da essere difficile e scomodo piegarmi in qualsiasi posizione e mi lasciai sfuggire un sospiro di esasperazione prima di provarci di nuovo, questa volta accovacciandomi sulle ginocchia. L'unica cosa che successe, prima che riuscissi a prendere il libro con la mano, fu perdere l'equilibrio, cadere di lato, rilasciando un piccolo lamento ed atterrare sul mio culo.
Le mie guance si infiammarono quando mi resi conto che Harry era ancora in piedi proprio lì, ad osservare la mia imbarazzante caduta. Caduta causata dal tentativo di prendere un dannato libro! Ero improvvisamente diventato fisicamente disabile?
Alzai lo sguardo verso di lui e lo trovai fare lo stesso verso di me, con un sorriso ironico e gli occhi dolci.
“Qui,” disse e tese entrambe le mani.
“Non ho bisogno del tuo aiuto,” sbottai. Provai ad alzarmi da terra, ma si rivelò essere un'impresa impossibile e sospirai ancora una volta.
“Per favore,” aggiunsi, guardando Harry con un leggero broncio e tendendo le mani.
Allargò ancora di più il sorriso prima di prendere le mie mani e tirarle mentre io cercavo di spingermi con le gambe. Riuscii a buttare giù una piccola pila di libri posta sul pavimento al mio fianco, guadagnandomi un altro sguardo irritato dalla donna alla cassa, ma almeno ero di nuovo in piedi. Appena lasciò andare le mie mani, Harry si chinò e raccolse e raccolse il libro che avevo lasciato cadere lanciando una rapida occhiata alla copertina prima di rivolgermi un sorriso.
“Stavi leggendo un libro senza averlo comprato?” Chiese.
“Non posso semplicemente portarlo a casa, no? Mia mamma lo potrebbe trovare e poi sarebbe l'inferno.”
“Si, credo,” disse prima di ridarmi il libro.
Restò ancora in silenzio per qualche secondo, ma poi: “Hai... sentito qualcosa?”
Scossi la testa.
“No,” dissi, optando per non dirgli che ero rimasto sveglio ogni notte per una settimana, pregando qualunque forza suprema purché il mio bambino stesse bene.
“Sicuro?” Chiese e, nonostante il suo viso calmo come sempre, sentii un leggero tremito nella sua voce.
“Certo che sono sicuro,” dissi, “Senti, devo andare, ho-”
“Ti prego, Lou,” mi interruppe, “P-possiamo, beh, possiamo parlare?”
“Lo stiamo facendo.”
“Si, ma intendevo, ecco... se potevamo andare a casa tua o a casa mia per avere una vera conversazione.”
Mi pizzicai il ponte del naso e chiusi gli occhi per un secondo prima di rispondere.
“Guarda, io non sono... arrabbiato con te, ma fino a quando non so che il bambino sta bene, no.”
“Se provi a pensare anche solo per un secondo che a me non importa di quel bambino tanto quanto importa a te, hai davvero bisogno di andarti a fare controllare in un ospedale psichiatrico,” mi interruppe, “Se scopri che il bambino è veramente... andato, non ti biasimo per non voler più parlare con me, ma dal momento che ancora non sai nulla di certo, possiamo parlare, per favore? Ti prego.”
Guardai i suoi occhi imploranti, pensandoci su un paio di secondi prima di annuire.
“Okay, va bene, ma... possiamo andare a casa tua?”
Il suo viso si illuminò.
“Si, si, certo,” disse subito, “Vuoi che ti compri questo libro?” Aggiunse, “Posso tenerlo a casa mia, i miei genitori non andrebbero a curiosare.”
“Oh, no, va bene, non c'è bisogno-” iniziai, ma prima che avessi avuto modo di finire la mia protesta, aveva iniziato ad agitare le mani per fermarmi.
“Dammi,” disse e tese la mano.
“Harry, non c'è bisogno di comprarmi un libro,” dissi.
“Si, te lo prendo,” disse e prima che avessi avuto il tempo per reagire, aveva preso il libro dalla mia mano, si era voltato e si era diretto verso la cassa. Non ero nelle condizioni giuste per inseguirlo, quindi sospirai e lo raggiunsi a passi lenti.
La cassiera ci rivolse uno sguardo divertito quando Harry le porse il libro, ma non disse nulla. Dopo che Harry ebbe tirato fuori un paio di banconote dal portafoglio, li diede alla donna che gli consegnò poi il resto, uscimmo dal negozio.
“Quindi, casa mia?” Chiese mentre avevamo iniziato a camminare lungo la strada che era piuttosto affollata nonostante il tempo non fosse dei
migliori; il cielo era grigio, le strade erano piene di neve e di gocce di pioggia che ci stavano cadendo addosso.
“Si,” dissi semplicemente mentre cercavo di concentrarmi per non scivolare e cadere sul mio culo.




Occhio a me!

Ce l'ho fattaaaaaaaaaa! Giuro che questo capitolo è stato un parto. Non so se è così anche per voi, ma a me gli ultimi giorni di scuola tolgono tutta la voglia di vivere e di fare qualunque cosa che richieda uno sforzo mentale. Proprio per questo non ho nemmeno rispettato i tempi previsti per questo weekend e ho finito di tradurre il capitolo solo questo pomeriggio. Scusate per il leggero ritardo.
Bene, ho un po' d cose da dirvi.
1. Finalmente Louis si è deciso a vuotare il sacco con suo fratello! Un applauso per Lou, forza! La reazione di Owen grazie al cielo è stata abbastanza positiva ed è andato tutto bene! Nelle recensioni ho notato che la maggior parte di voi in questo momento sta odiando a morte Harold e vi capisco. Anche io e Ana abbiamo provato lo stesso arrivate a questo punto. Louis è fin troppo buono e coglione per averlo già perdonato dopo tutto quello che gli ha fatto. Altro che uno schiaffetto, fossi stata in lui un bel calcio nelle palle se lo sarebbe meritato tutto. Beh, povero Harold, l'autrice ce l'ha messa di tutta per farcelo odiare eh? Il nostro piccolo, dolce e indifeso Styles <3... beh, comunque non preoccupatevi, come diceva anche Ana, mancano più della metà dei capitoli e ne succederanno delle belle :)
2. Negli ultimi due capitoli abbiamo ricevuto ben 11 recensioni, tutte belissime, e nè io nè Ana potremo mai ringraziarvi abbastanza. Più la storia va avanti, più ci state trasmettendo lo spirito di continuare. In questi giorni la mia voglia di tradurre era veramente sotto lo zero, ma nonostante tutto sono riuscita a finire e l'unica cosa che mi ha dato la forza per farlo sono state le vostre bellissime recensioni agli ultimi capitoli e tutte le numerose visite. Siete tantissime, non possiamo crederci. Grazie.
3. Negli ultimi giorni ho ricevuto un messaggio da una ragazza che mi chiedeva il permesso per pubblicare la mia traduzione su facebook ma io le ho dovuto dire di no con grande dispiacere, anche perchè io amo la sua pagina. Quindi, lo dico una volta per tutte: non posso dare il permesso di pubblicare questa storia in qualsiasi altro sito o social network, l'autrice mi ha espressamente detto di non accettare più altre traduzioni. Non posso dare autorizzazioni senza il suo permesso, sarei veramente scorretta. E comunque, come dicevo anche a quella ragazza (ciao se anche tu stai leggendo, spero non te la sia presa! :)) chiunque di noi non vorrebbe che la propria storia viaggiasse tanto su internet, anche perchè c'è un sacco di gente pronta ad appropriarsi dei diritti di autore. Perciò non abbiatecela nè con me e Ana, nè con lei, vi prego.
4. Preparate i fazzoletti per il prossimo capitolo, ne avrete bisogno.
5. A quest'ora i ragazzi erano dentro l'arena di Verona che si stava preparando per esibirsi per la prima volta qui in Italia, vi rendete conto? 19.05.13 <3
6. Arrivederci belle donzelle, ci vediamo presto!

We love you all,

Giulia.
  
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