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Autore: Thiliol    30/07/2008    8 recensioni
Aeglos e Alatariel, lui della stirpe dei Teleri di Alqualonde, lei fiera Noldor della casa di Feanor.Possono due spiriti così diversi unirsi col cuore?E se il giuramento che impegna la gente di Feanor li dividesse ancora?Forse non c'è speranza per il loro amore, forse è solo un'illusione,uno scherzo del destino. Non avrebbero mai dovuto amarsi, eppure i loro cuori sono un tutt'uno...basterà?
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Narn o Alatariel ar Aeglos'
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Questa one shot mi è uscita così, frutto di un'ispirazione che mi frullava per la testa da parecchio tempo. I luoghi e gli avvenimenti sono frutto della mente geniale di j R R Tolkien, mentre i due protagonisti mi appartengono completamente. Il giuramento di cui si parla è il giuramento di Feanor, il quale giurò di uccidere chiunque si fosse impossessato dei Silmarils. Buona lettura e recensite!

RIMANI CON ME

C’è qualcosa nei tuoi occhi che non riconosco, una freddezza nuova, estranea e spaventosa. Sei lì, a pochi passi da me, così vicina che potrei toccarti se solo volessi, ma non riesco a muovermi. Immobile, la spada ancora ancorata alla cintura, incapace di impugnarla.

 

Come siamo arrivati a questo?

 

La luce di Laurelin illuminava il molo e la nave argentea sulla quale stavo, affacciato al parapetto, per ammirare le acque cristalline nel porto di Alqualonde. Fu in quel momento, al mescolarsi delle luci, che la vidi. Si ergevi alta e fiera, lo stemma della casa di Feanor rifulgente sul suo petto, i capelli color dell’ebano sciolti al vento. Rimasi incantato dalla sua visione, quasi fosse un dono benedetto dei Valar presto destinato a svanire, eppure si diresse dalla mia parte, il passo fermo e deciso, i vestiti da uomo che la rendevano ancora più bella e imponente.

< Sei tu Aeglos il cantore? > gridò per farsi udire e io sentii la bocca farsi asciutta perché la sua voce mi parve più dolce del canto dei gabbiani e persino più soave del mormorio delle onde .

< Sono Aeglos il marinaio, mia signora >

Mi guardò per qualche secondo, come a voler saggiare le mie intenzioni, fin quasi a penetrarmi lo spirito. Il mio intero corpo fremente nell’attesa che parlasse di nuovo, solo per poter gioire della sua dolce voce.

< Il mio signore chiede se Aeglos il marinaio possa diventare Aeglos il cantore solo per un giorno, in occasione della festa per la prima raccolta >

< Non potrei mai rifiutare una richiesta così gentile fattami da un così grande figlio dei Noldor! > risposi senza distogliere lo sguardo da lei, sentendo nel cuore che accettavo più per poterla rivedere che per compiacere Feanor che si diceva fosse superbo e arrogante. Si inchinò leggermente, mantenendo tuttavia gli occhi alti e fieri, poi si voltò e fece per andarsene. In quell’istante le parole mi uscirono di bocca senza che me ne accorgessi:

< Dimmi il tuo nome, mia signora! > gridai. Si fermò, stupita, squadrandomi con gli occhi indagatori ridotti a fessure, la loro luce splendente che mi investiva fin sul ponte della mia bianca nave.

< Il mio nome è Alatariel >

 

Ti ho amata fin da quel momento, quando portasti via un frammento del mio spirito via con te, con il tuo animo indomito e coraggioso, duro e freddo come ferro tagliente. Chissà se anche tu mi amasti quel giorno sul molo, non te l’ho mai chiesto, ma sono così tanti i tuoi misteri, così reconditi i recessi della tua anima che non basterebbe un’intera vita immortale per esplorarli tutti.

Ho sempre amato le cose semplici, pure, ma con te è differente, troppo diverso per poter essere spiegato, perché con te ogni cosa diventa nuova, trasparente, semplice a causa della tua forza.

Persino i tuoi baci sembrano ardere pieni del fuoco che dimora in te, nell’esatto momento in cui le nostre labbra si incontrano e si sfiorano io mi annullo in te.

 

Lei era lì, ancora sul molo di pietra, ancora stretta nei suoi abiti maschili che l’adornavano di una bellezza superiore a quella delle altre fanciulle. E io non potevo fare a meno di ammirarla e di esserne conquistato, perché ogni volta che in quei tempi bui avevamo cercato l’uno la compagnia dell’altra, ero stato io a trarne maggior vantaggio, e ancora non mi sembrava vero che lei volesse la mia amicizia.

Mi vide e spalancò gli occhi scuri, mentre le sue labbra si aprivano in uno dei suoi rari sorrisi. La raggiunsi e dovetti trattenermi dal circondarla con le mie braccia.

< Mio caro Aeglos, amico mio > disse, la voce intrisa di malinconia < questo che ti faccio è un addio >

Se una tempesta si fosse abbattuta su di me non ne sarei stato più distrutto.

< Partirò da Valinor e andrò nella terra di Mezzo, seguirò Feanor  e la mia casata >

Coraggiosa e audace pur nella tristezza e nel buio che annebbiava le nostre terre.

< Come posso convincerti a restare? > le chiesi implorante, accarezzandole una guancia morbida.

< Non puoi farlo, Aeglos, ho pronunciato il mio giuramento e andrò fino in fondo >

Sapevo che era vero e che nulla l’avrebbe fermata. La presi tra le braccia e la baciai.

 

Vedo ancora il tuo sguardo deciso che mi diceva addio. Come potevo fermarti quando la tua decisione era stata già presa? Forse speravo che il nostro amore ti avrebbe fatto desistere, ma in fondo sapevo che non sarebbe bastato, no, nemmeno il nostro amore è abbastanza forte per contrastare la tua natura selvaggia.

Tu vai fino in fondo nei tuoi propositi, segui il tuo sangue qualsiasi sia il prezzo da pagare, anche se quel prezzo è la tua stessa felicità…o la mia.

Ma come puoi chiedermi di capire? Non sono come te, né desidero esserlo. Forse è questo il motivo per cui non possiamo essere felici, il motivo che ci spinge ad amarci e a odiarci in questo modo distruttivo e sconvolgente.

Ci ameremmo mai se non fosse così? Io ti amerei mai se fossi come me, tranquilla e fresca come il mare in primavera?

Eppure anche il mare sa essere forte, così forte da spezzare persino il ferro delle montagne, talmente pazzo da lasciare la sua gente per unirsi agli esuli…così innamorato da affrontare qualsiasi stento per ricongiungersi a te.

 

Il gelo era così intenso che pensai di trovarmi tra le braccia di Morgoth in persona, mentre l ‘Helcaraxe si stendeva già quasi tutto dietro di noi.

Ma più del gelo, più del ghiaccio e della fame, era l’orrore del tradimento subito, l’idea che lei avesse preferito la pazzia di Feanor al nostro amore, a rendermi debole. Incendiando le navi dei Teleri dopo aver ucciso così la mia gente aveva calpestato il mio cuore.

Non ero riuscito a trattenere le lacrime vedendo la sua lunga spada affondare nei ventri dei miei consanguinei, l’avevo implorata di pentirsi ma il suo sguardo sprezzante non aveva avuto compassione delle mie lacrime.

< Ho fatto una promessa, Aeglos > mi disse guardandomi negli occhi.

Non l’avevo più vista, nulla su di lei se non il fuoco che bruciava le mie amate navi e il mio cuore.

Eppure il mio amore per lei non diminuiva. Piansi per me stesso quando squillarono le trombe e sorse la Luna, mentre mettevo piede sulla terra di Mezzo per la prima volta, con un popolo che non mi apparteneva, solo per poterla rivedere

 

Ma non ti rividi. Gli anni sono stati lunghi e penosi con la tua assenza pesante come un macigno sulle mie spalle.

Ti guardo ora e non ti riconosco, invece vorrei che mi guardassi sprezzante come quella volta prima del Ghiaccio, quando mi sgretolasti come una costruzione di sabbia. Ma in fondo hai sempre giocato col mio cuore inconsapevolmente, ti ho amata lo stesso, perché sapevo di non poter ottenere altro da te, perché non volevo cambiarti. Sei rimasta così com’eri, sempre fedele a te stessa, uno spirito ardente che non può appartenere a nessuno senza che sia annientato.

Ma mi basta questo.

Guardami e distruggi la mia anima come hai fatto innumerevoli volte, perché so che inevitabilmente la ricomporrai, ogni volta che mi baci e mi ami non fai che raccogliere i pezzi e incollarli, in attesa di disperderli nuovamente.

 

Avevo vagato per la Terra di mezzo per più di cento anni dal sorgere del nuovo sole e finalmente si ergeva di nuovo di fronte a me, con il suo corpo stretto nella tunica e nei  pantaloni, i capelli sciolti sulle spalle.

Mi gettò le braccia al collo e posò le sue labbra sulle mie. Un bacio di fuoco.

< Ti ho cercato per lungo tempo, Aeglos >

Tremai come ogni volta che pronunciava il mio nome, un nome comune che nella sua bocca suonava quasi sacro. Avevo sognato quel momento, fatto congetture, ma non feci nulla di ciò che mi ero prefissato, risposi semplicemente al bacio tenendola stretta più che potevo.

< Ti amo > sussurrò nel mio orecchio.

Non disse nulla riguardo al tradimento e alla promessa, non chiese perdono per ciò che aveva fatto alla mia gente e a me. Era il suo modo di essere e io l’amavo per quello.

Bastava la sua sola presenza, così vicina, il contatto con il suo corpo e tutto era dimenticato, i pezzi ricomposti.

 

Perché sei rimasta? Non trovo una risposta. Sei semplicemente rimasta al mio fianco per un’Era intera, nei boschi dell’Ossiriand. Volevo illudermi che saresti rimasta per sempre, ogni volta che dicevi di amarmi speravo che sarebbe bastato, invece non facevo che mentire a me stesso.

Come ora.

Estrai la spada e rimani immobile, gli occhi fissi nei miei. Ancora una volta spero che il nostro amore sia abbastanza, ancora una volta mi circondo di un muro di illusione.

 

< Perché vuoi continuare a combattere, Alatariel? >

< Perché ho giurato >

< Ma i Noldor sono perdonati e tornano in Aman, perché non torniamo entrambi alle nostre terre? >

Distolse lo sguardo, incapace di guardare i miei occhi supplicanti.

< Quel giuramento non ti appartiene più > le dissi.

Alzò il capo e i suoi occhi arsero più delle fiamme di Angband

< Mi apparterrà sempre >

Aprii gli occhi la mattina seguente e allungai un braccio per toccarla, ma il giaciglio al mio fianco era vuoto.

 

Non ti cercai. Continuai la mia vita nella consapevolezza che saresti tornata da me, come sempre. Forse ti avrei trovata nell’Eregion tra la tua stirpe, ma non volli far nulla. Me ne andai a est, inoltrandomi nella Grande Foresta Verde dove gli elfi Silvani vivevano in pace governati dagli Eldar.

Non mi interessai più a nulla, a Numenor, alla guerra, a Sauron…cantavo del mio amore per te.

Ti amavo più che mai…ma non quanto ti amo ora, mentre mi scruti con i tuoi occhi scuri, la spada sguainata, combattuta nella scelta tra te e me.

Potrei aiutarti a compierla, perché ti amo per ciò che sei, ma non ci riesco…devi essere tu a scegliere, lo hai sempre fatto, solo così rimarrai davvero te stessa.

 

Marciavo al seguito di Thranduil quando incontrai nuovamente i suoi occhi. Non era cambiata, nonostante fossero passate due ere del mondo e la terza volgeva al termine dopo la vittoria.

Anche lei si accorse di me e mi sorrise, sciogliendo il mio cuore come neve al sole.

Era proprio dove immaginavo che fosse, con Galadriel nella marcia trionfale, dove avrebbe distrutto le fondamenta della fortezza del nemico.

Mi corse incontro, le braccia spalancate pronte ad accogliermi, come se non fosse successo nulla, e io non glie lo rifiutai, nemmeno quella volta.

Ci baciammo sotto gli alberi, incuranti dei potenti che ci circondavano, incuranti dei grandi avvenimenti che si compivano in quel preciso momento, ognuno completo nelle braccia dell’altro, le bocche unite a suggellare l’unione delle anime, finché non fummo soli, allora anche i nostri corpi si unirono, riconoscendosi immediatamente nonostante la lunga lontananza.

Anche quel giorno ascoltai la sua voce proclamare il suo amore per me e pregai invano che durasse in eterno.

< Rimani con me > le dissi < lascia il passato alle spalle >

Mi strinse maggiormente a se, ma non rispose.

 

Forse dovevo capire dal tuo silenzio che non saresti rimasta mai, che il nostro amore era impossibile agli occhi di Iluvatar.

Perché ha unito i nostri cuori se gli spiriti sono opposti? Forse sarebbe  meglio per noi se non ci amassimo, ma ormai è troppo tardi.

Tu mi ucciderai con le tue mani a causa del giuramento, ma io non potrò fermarti perché ciò significherebbe compiere ciò che da sempre rifuggo: cambiarti.

< Dammelo, Aeglos, ti prego > mi chiedi, le lacrime ti rigano il volto alabastrino, ma la mano che mi tendi è priva di tremore.

Forse dovrei, ma per una volta sono io che devo fare la cosa giusta.

 

Camminavo lungo la riva del grande mare a ovest, non lontano dai porti. L’ultima nave aveva lasciato la Terra di Mezzo ma io mi attardavo a partire, il dolore di un distacco troppo grande da sopportare.

I miei occhi furono attratti da un bagliore incredibile e fui colto dalla sensazione di essere tornato indietro nel tempo. Nello stesso modo la consapevolezza del mio fato mi assalì.

Mi chinai e raccolsi il Silmaril dalla sabbia fine, rigirandolo tra le mani.

Il mare mi aveva restituito ciò che si era preso secoli prima, un’ultima prova da affrontare per dimostrare il mio amore. Il cuore mi diceva di portarlo a lei, di offrirglielo adempiere al suo giuramento. Eppure sentivo che la cosa giusta fosse un’altra. Dovevo gettarlo nelle profondità del grande Mare dove era il suo posto.

La mia mano tremò appena mentre mi accingevo a gettare il gioiello. Improvvisamente la sua voce mi trapassò, un tizzone ardente che mi lacerava la carne.

< Consegnami il Silmaril, Aeglos! >

 

< Non posso farlo, Alatariel, perdonami > ti vedo spalancare gli occhi, le lacrime ti bagnano maggiormente la pelle.

< Perché mi punisci? > gridi tra le lacrime < Io ti amo! >

Ma non capisci? Non ti sto punendo, sto punendo solo Aeglos, il pazzo che ti ama più di quanto ami se stesso. Vorrei dirtelo, ma non riesco ad aprir bocca.

< Non devi uccidermi per forza > riesco infine a dire < possiamo stare insieme… rimani con me! >

Mi guardi. Già una volta ti ho rivolto questa preghiera, rimani con me, abbiamo l’eternità…lascia il passato alle spalle, amor mio, rimani con me e sii felice!

Non sai cosa fare, né cosa dire. Vorrei aiutarti, trafiggermi con la tua spada, ma non posso, ormai devi essere tu a scegliere, basta fuggire!

< Io devo… ho giurato… > aumenti la presa sull’elsa ma non ti muovi, il coraggio viene meno e la freddezza si inclina… in fondo non sei mai stata fredda con me.

< Quel giuramento è stato infranto molto tempo fa, liberatene! >

< Mi apparterrà, mi apparterrà per sempre >

< Si, ma non sarai più sua schiava! > ti guardo negli occhi, il mio spirito frantumato si prepara a vedere anche il corpo distrutto < uccidimi se vuoi adempiere a una promessa senza più valore >

Allargo le braccia verso di te. Tu avanzi e mi punti la spada sul cuore, quel cuore che ti è sempre appartenuto. Continuo a sperare che il nostro amore basti, ma mi preparo all’ennesima separazione.

Il rumore metallico della spada che cade mi coglie impreparato. Ti getti tra le mie braccia, piangi e mi baci.

Ti stringo più forte e ti sento vicina come non mai.

< Rimarrò con te > sussurri e mi circondi il collo.

Lascio cadere il Silmaril ai miei piedi. Un onda lo porta via; torna al mare dove è il suo posto.

Mi allontano leggermente da te per poterti guardare negli occhi: sono scuri e fieri come sempre, ma brillanti come quando ti vidi la prima volta sul molo di Alqualonde. Rimarrai con me questa volta, ne sono certo, tu non mi hai mai mentito. Mi distruggevi e distruggevi te stessa per la verità, per il giuramento che ormai non esiste più. Siamo liberi, diversi e liberi, uniti nonostante tutto.

Rimarrai con me.

   
 
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