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Autore: telesette    20/05/2014    1 recensioni
Sua Maestà la regina, vittima di un qualche intrigo di corte, è stata avvelenata. L'unico medico probabilmente in grado di salvarla è un uomo di nome Dajenau, di cui si sono perse le tracce anni addietro. D'Artagnan e i moschettieri devono dunque trovare quest'uomo, ovunque esso sia, e non hanno molto tempo a disposizione...
Genere: Avventura, Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Re Luigi XIII, Regina Anna, Sorpresa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Complimenti, Rochefort, proprio una bella figura !!!

Non appena Rochefort comunicò il rapporto a Sua Eminenza, fradicio e gocciolante com'era dopo il tuffo nella Senna, lo stesso Richelieu non riuscì a trattenere la propria collera per il comportamento inetto del suo sottoposto.

- Suvvìa, non siate troppo severo, Richelieu - intervenne De Tréville. - In fondo, grazie a Rochefort, perlomeno adesso abbiamo la conferma che ci serviva!
- Già - ne convenne il cardinale con un sospiro. - Anche se la testimonianza di Rochefort da sola non basta come prova: De Vitesse è un Pari di Francia, un uomo estremamente potente e ambizioso, e possiede molti amici a corte pronti a garantire per lui in qualsiasi momento!
- E poi non dimentichiamoci della ragazza da lui rapita - osservò De Tréville. - Deve trattarsi certamente di Constance, povera figliola, se almeno sapessimo da dove cominciare a cercarla!
- Sono... Sono mortificato - provò a dire Rochefort, starnutendo rumorosamente a causa del freddo. - Stavano quasi per dirlo, se solo non fossi caduto in acqua, io...
- Voi avete fatto del vostro meglio - riconobbe generosamente De Tréville. - Adesso abbiamo due importanti priorità: costringere De Vitesse a smascherarsi e scoprire dove lui e il suo complice tengono nascosta Constance!
- Dunque, ritenete che sia ancora viva? - domandò Richelieu dubbioso.

Il comandante dei moschettieri strinse gli occhi gravemente.

- Lo spero - disse. - Mi sono fatto carico di proteggerla per conto di D'Artagnan, quando questi è partito per eseguire gli ordini di Sua Maestà; non potrei mai perdonarmelo, se le fosse successo qualcosa!
- Capisco - osservò il cardinale. - Tuttavìa, se non riusciremo a trovarla prima del suo ritorno dalla missione, dovremo comunque informare D'Artagnan dell'accaduto!

De Tréville tacque.
Negli ultimi giorni, era stato testimone di fatti gravissimi: l'avvelenamento della Regina, la disperazione di Re Luigi, il complotto di De Vitesse, e ora anche il rapimento e la presunta dipartita della povera Constance...
L'uomo non osava neanche immaginare come avrebbe reagito D'Artagnan, nell'apprendere una simile notizia. Quella fanciulla era tutto per lui, l'unica ragione della sua esistenza; ed era logico supporre che potesse impazzire dal dolore, o perdere completamente il senno, nel venire a conoscenza della sua scomparsa.

- Che rimanga tra noi, Eminenza - esclamò d'un tratto. - Mi occuperò io di informare D'Artagnan, non appena sarà di ritorno, nel frattempo sia io che voi continueremo le ricerche assieme alle nostre comuni indagini sul conto di quell'infame!
- Come volete, De Tréville - annuì Richelieu. - In fin dei conti, D'Artagnan è pur sempre un uomo del vostro reggimento!
- Non si tratta di questo - mormorò l'altro debolmente. - Quando ho accettato di prenderlo sotto la mia ala protettrice, mi sono sentito in obbligo verso il mio antico compagno d'arme Bertrand; il padre di D'Artagnan era un mio carissimo amico, uno degli uomini più coraggiosi e fedeli al Re che io abbia mai conosciuto, e quel ragazzo è diventato quasi come un figlio per me... Perciò preferisco dirgli personalmente di Constance, assumendomene tutta la responsabilità se necessario, piuttosto che vederlo soccombere sotto il peso di un dolore troppo grande da sopportare!  

***

D'Artagnan e gli altri giunsero nuovamente a Parigi, spronando i cavalli come se avessero il diavolo in corpo.
Dopo quattro giorni di assenza, la paura di non arrivare in tempo si era fatta sempre più forte. Dajenau sembrava sorpreso, nel vedere quanto la città fosse cambiata negli anni, tuttavia non vi era certo il tempo per una visitina turistica. Athos e compagni attraversarono le strade al galoppo, stringendo le redini con tutta la forza che avevano, e solo quando videro le mura del palazzo reale in lontananza tutti e quattro si presero un attimo di respiro.
Dajenau scese da cavallo, guardandosi attorno con l'aria smarrita.

- Vi sentite bene, dottore? - domandò Aramis.

L'altro annuì.

- Manco da Parigi da nove anni - rispose Dajenau in un soffio. - Credevo che non l'avrei mai più rivista!
- Sono sicuro che il Re non mancherà di esprimervi la propria riconoscenza - sorrise Athos fiducioso. - Certamente revocherà l'ordine di arresto nei vostri confronti, non temete: avrete modo di rifarvi una vita e un nome degni del più assoluto rispetto!
- Forse - sospirò il medico, smontando di sella con la borsa stretta nella mano. - Ad ogni modo, vediamo quello che posso fare!

Nello scortare il dottore all'interno del palazzo, questi prese da parte D'Artagnan e gli si rivolse seriamente.

- Ascoltami, D'Artagnan - esclamò Dajenau. - Tu sei riuscito a ricordarmi quello che avevo dimenticato: cioé che un medico è innanzitutto al servizio dei malati... Avevo preferito rimuovere questo concetto dalla mia mente, affogando i miei dispiaceri nell'alcool, ma tu me lo hai restituito e perciò ti ringrazio!
- Dottor Dajenau, io...
- Andiamo - fece il medico, dandogli un'energica pacca sulla spalla. - Fammi strada!

Non appena Athos mostrò alle guardie il salvacondotto reale, recante gli ordini di Sua Maestà in persona, a tutti loro fu concesso accedere alle stanze private della Regina ove Re Luigi e il dottor Beauchamp li attendevano con ansia. Quando Beauchamp riconobbe il suo amico e collega di un tempo, non riuscì a trattenere le lacrime di commozione.

- Grazie al cielo - esclamò. - La situazione sta precipitando, dobbiamo agire prima che sia troppo tardi, è probabile che la Regina non riesca a superare la notte!
- Allora bando ai convenevoli - tagliò corto Dajenau secco, avvicinandosi al letto della paziente.

Re Luigi era fermo ed immobile al capezzale della moglie, tenendole la mano sottile tra le proprie, incapace di fare o dire qualunque cosa per alleviare il suo dolore. La donna era sempre più debole ed emaciàta, di un pallòre quasi cadaverico in volto, e con gli zigomi delle guance incavati a causa della denutrizione. Da circa una settimana, Beauchamp non riusciva a somministrarle altro che farmaci, nel tentativo di rallentare gli effetti del veleno tuttora in circolo, ma ormai la resistenza della povera Anna era giunta chiaramente al limite.

- Maestà - mormorò Dajenau, rivolgendo al Re uno sguardo più che eloquente. - Per favore, lasciatemi dare un'occhiata alla paziente, ogni secondo è prezioso!

Luigi non reagì, tanto era affranto dal dolore degli ultimi giorni trascorsi, cosicché si scostò dal letto assieme a Beauchamp senza opporre resistenza.
Subito Dajenau, senza neanche togliersi la giacca, prese a visitare la Regina per rendersi conto della situazione. Il polso era appena percettìbile, così come il respiro era riscontràbile solo accostando uno specchietto alle labbra, e il cuore batteva talmente piano da sembrare già fermo. Beauchamp aveva visto giusto nella sua diagnosi: era impossibile che la Regina superasse la notte, in quello stato di debolezza, ed era ancora necessario scoprire la natura misteriosa del veleno per poter somministrarle l'antidoto.

- Da quanto tempo è così ? - domandò Dajenau, aprendole piano la palpebra per controllare la dilatazione della pupilla.
- Il processo regressìvo ha avuto origine da più di due settimane - spiegò gravemente Beauchamp. - Il veleno deve aver paralizzato il canale alimentare, perché la paziente non riesce più ad ingerire neppure i liquidi, e sono già quattro giorni che non tiene cibo nello stomaco!
- Oh, Anna - mormorò il Re affranto. - La prego, dottore... La prego, faccia qualcosa!

Dajenau strinse gli occhi, sudando nervosamente.
In quanto esperto di situazioni del genere, attraverso il colorito giallastro che cerchiava il sottile disco nero delle pupille, poteva solo supporre che il veleno fosse una sorta di qualche derivato oppiàceo. In genere, quel tipo di sfumature, erano tipiche dei fumatori orientali... Tuttavìa, per trasformarsi in un veleno mortale, il prodotto doveva essere stato distillato attraverso qualche bevanda opportunamente drogata.
Improvvisamente l'occhio di Dajenau cadde su una bottiglia di vetro trasparente, all'interno della quale vi era ancora un quarto di vino color porpora.

- Chi le ha dato da bere questo vino? - domandò agitato.
- La bottiglia dev'essere rimasta lì, dalla scorsa settimana - rispose Beauchamp. - Come ti ho già detto, la Regina non...
- Ma ha ingerito di questo vino, nei giorni scorsi ?!? - scattò l'altro furiosamente.

Subito Beauchamp parve comprendere.

- Stai dicendo che... quel vino...
- La linea di fermentazione di questo vino presenta segni di alterazione - fece notare Dajenau, sollevando la bottiglia perché tutti potessero vederla. - Il rosso di borgogna, come qualsiasi altro vino, tende a scurirsi... ma sulla linea di galleggiamento di questa bottiglia vi sono delle particelle che, entrando a contatto con l'aria, ristagnano in modo evidente tra le bollicine tanto che è possibile intravederle anche ad occhio nudo!
- Che il cielo mi fulmini - imprecò Beauchamp, passandosi mentalmente una mano tra i capelli. - Ho avuto sotto gli occhi quella bottiglia per giorni, e non ho pensato neppure di controllarla; ero troppo preso dal cercare di rallentare il più possibile gli effetti del veleno!
- Hai fatto bene - replicò Dajenau, odorando accortamente il contenuto della bottiglia. - Senza saperlo, le hai allungato la vita quanto basta: estratto di papavero, làudano, cicuta e digitale... Se ha ingerito più volte questa roba, negli ultimi giorni, non avremmo avuto comunque il tempo di preparare l'antidoto!
- Allora esiste un antidoto - gemette il Re.

Dajenau inarcò il sopracciglio sinistro.

- E' presto per dirlo, Maestà - esclamò. - Posso cominciare a prepararlo, con l'aiuto dell'amico Beauchamp, ma tutto dipenderà da quanto in fretta agirà l'antidoto rispetto all'azione avanzata del veleno e...
- Basta così - tuonò ad un tratto una voce profonda, irrompendo nella stanza.

Tutti gli occhi dei presenti andarono dunque verso la porta.
Sua Eminenza il Cardinale Richelieu era appena comparso in tutta la sua solenne figura e, a giudicare dalla sua espressione, non sembrava molto contento di vedere "l'eretico" dottor Dajenau al capezzale di Sua Maestà la Regina.

 

( continua col prossimo capitolo )...

 

Angolo Autore:

dopo più di un anno dall'ultimo aggiornamento, interrompendomi soprattutto per via di una serie di discussioni piuttosto pesanti che mi hanno allontanato da questo fandom, ho deciso di riprendere ugualmente questa storia dal punto in cui mi ero interrotto. Contavo di finirla molto prima ma, quando si è oggetto di astio e polemiche, non è poi così strano che la serenità e l'ispirazione vadano a farsi benedire...
Ringrazio hera85, Tetide, arethafranklin, Kira_Lira e tutto il supporto morale dei miei vari committenti su Facebook e tramite e-mail. Basta poco, per ritrovare la voglia e l'entusiasmo... specie quando si ha la consapevolezza che, continuando a scrivere per il puro piacere di farlo, si evita di dare soddisfazione a chi-so-io.
No, non sto parlando di Voldemort.
Orbene, bando alle ciance e appuntamento al prossimo capitolo!

DADO

   
 
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