Autore originale: Mai Kusakabe
Traduzione: Lilian Potter
Pairing: Marco/Ace [YAOI;
raiting soggetto a cambiamento, ma
che avrà un finale anche per chi non potrà continuare la lettura quando
diventerà rosso]
Disclaimer: Tutti i diritti ad
Eiichiro Oda; nessuno scopo di
lucro.
RIPPLE
EFFECT
Capitolo
1
Ace
aveva la testa piegata, il mento a sfiorargli il petto mentre
guardava senza poter vedere i suoi piedi a penzoloni, il suo corpo
affrancato
all’albero dalla corda con cui quei maledetti banditi lo avevano legato
per
trattenerlo lì. Ormai non stava più gridando, quella era stata la prima
cosa
che aveva smesso di fare, e neppure stava più cercando di slegarsi e,
anche se
gli occhi gli facevano male per essere stati per tanto tempo aperti, si
rifiutava di dormire, la sua mente persa nelle parole che aveva sentito
prima
quel giorno.
Tutta
era colpa sua. Sabo e lui avrebbero dovuto essere nel Gray
Terminal come sempre, picchiandosi con qualsiasi che si mettesse sulla
loro
strada e accumulando più tesori, ma adesso niente di questo sarebbe
potuto
succedere nuovamente perché lui era stato un fottuto coglione che aveva
dovuto
rumare a uno degli uomini di Bluejam vari mesi fa. Da quel giorno, le
cose
erano colate a picco, anche se né lui né Sabo se ne erano resi conto in
quel
momento.
Dare
una lezione a quel tal Polchemy e agli uomini che aveva al suo
comando era sembrata l’unica opzione in quel momento, visto che quegli
uomini
erano sulle loro tracce, anche se Ace era piuttosto convinto che quella
decisione in particolare non aveva influenzato particolarmente la
decisione di
Bluejam di andare a cercarli. In ogni modo, adesso Ace credeva che la
migliore
soluzione sarebbe stata quella di ridare loro il denaro e dare qualche
altro
tesoro in segno di scusa o qualcosa di simile. I tesori erano solo
quello,
tesori, e potevano sempre ottenerne altri, ma nessuno dei due aveva
pensato a
quella possibilità.
Invece
di ciò, Sabo era venuto a nascondersi a casa di Dadan e i due
ragazzi si erano illusi che tutto andasse bene. Si erano avvicinati più
di
quello che erano stati in passato, e finalmente avevano deciso di
diventare
fratelli.
Allora
era apparso il padre di Sabo.
Ace
non era ancora sicuro del fatto che se, nonostante il pezzo di merda
che era stato, nel dire che Sabo sarebbe stato meglio con la sua
famiglia
Bluejam avesse avuto ragione, senza contare l’opinione che suo fratello
aveva
di loro. Dopotutto, Ace non poteva immaginarsi come a qualcuno poteva
andare
meglio con qualcuno come lui che non con qualsiasi altra persona, ma
Sabo
doveva aver pensato di non poter rimanere con la sua famiglia, come
quando era
piccolo.
No,
Sabo aveva cercato di andarsene e adesso era morto. Ed era tutta
colpa di Ace.
Ace,
non
ti è successo nulla
nell’incendio, vero? Sono preoccupato per te, ma so che stai bene. Mi
dispiace
dirtelo, ma quando leggerai questa lettera io sarò già salpato per
mare. Sono
successe delle cose, e sembra che me ne andò prima di te. Ancora non
sono
sicuro di dove, ma qualsiasi posto è meglio di questo paese. Allora,
diventerò
più forte e diventerò un vero pirata.
Quando
entrambi saremo
pirati con più di libertà di tutti, incontriamoci di nuovo in qualche
luogo. In
qualche luogo nel vasto, largo mare, so che ti vedrò di nuovo.
Sai,
Ace? Mi domando chi di
noi sia il maggiore. È un po’ strano essere due fratelli maggiori, ma
questo
vincolo è il mio più gran tesoro.
Abbi
cura di te, Ace.
Ace
si trovava sul bordo della collina che dava sul mare, stringendo tra
le mani la lettera di Sabo mentre la leggeva per l’ennesima volta.
Questa
volta non pianse quando i suoi occhi ripercorsero le parole che
ormai aveva già imparato a memoria. Non poteva piangere, aveva gli
occhi tanto
secchi per aver pianto così a lungo che Ace non si sarebbe sorpreso se
fossero
diventati incapaci di produrre lacrime.
Era
passato del tempo da quando Ace aveva letto la lettera per la prima
volta, poco più di un giorno, dato che ora che il sole stava sorgendo
per la
seconda volta da quando era arrivato lì.
Il
dolore struggente che aveva provato quando lo avevano legato
all’albero si era calmato un po’, e la lettera di Sabo lo aveva rifatto
intensificare, ma adesso si era afflosciato di nuovo, lasciando spazio
ai
pensieri scuri che invadevano la sua mente quasi ogni volta che veniva
su quel
posto che osservava concretamente il male.
Pensieri
scuri e la consapevolezza che, anche se era qualcosa che
dovrebbe essere stata lì fin dal principio, aveva perso l’unica persona
di cui
realmente gli importasse al mondo.
Con
quella consapevolezza venne un altro pensiero. Avevano promesso che
avrebbero lasciato l’isola nel compiere diciassette anni, ma Sabo se
n’era
andato prima e non l’aveva mantenuta. Ace si domandò se lui l’avrebbe
fatto. Se
riusciva ad andarsene, si sarebbe assicurato di vivere con più libertà
di
tutti, come un pirata, proprio come lui e Sabo avevano sempre sognato
di
diventare.
Sarebbe
stato un tributo a suo fratello, navigare per il mondo, vivere
avventure e non dover dipendere da quello che altri avrebbero cercato
di
imporgli. Se non ci riusciva, allora questo avrebbe significato che il
mondo
aveva avuto ragione sin dall’inizio e Ace davvero non sarebbe mai
dovuto
nascere. In quel momento si sentiva persino incline a credere che il
mondo
aveva azzeccato, ma sarebbe stato un insulto a Sabo semplicemente
arrendersi.
Una
volta che lo ebbe in chiaro, Ace decise che ora era il momento di
salpare.
Quando
la mattina arrivò,
molti abitanti della zona centrale della citta del Regno di Goa si
svegliarono
per scoprire che le loro possessioni, in particolare soldi e gioielli,
erano
sparite. La centrale di polizia fu invasa da segnalazioni di questi
casi e,
alla vista di tutti quei cittadini scontenti che avevano perso i propri
preziosi beni, nessuno prestò molta importanza alla lamentela di un
pescatore a
cui avevano rubato la barca, come anche la scomparsa di quasi tuto il
cibo di
quelle case passò inosservata.
Portgas
D. Ace, il colpevole
di questi crimini, non era a conoscenza dello scalpore che le sue
azioni
avevano causato, troppo occupato com’era ad organizzare le sue
provvigioni e le
sue nuove ricchezze nella piccola cabina della sua nuova imbarcazione
Erano
presenti barche più
grandi, persino alcune che avevano letti dentro alle cabine, ma in
questa aveva
trovato la più preziosa di tutte le sue nuove possessioni, qualcosa che
non era
stato in grado di trovare in nessuna delle case, e che sarebbe stato
necessario
rubare da un negozio: attrezzi di navigazione.
Lui
non era un esperto come
lo era stato Sabo, ma aveva prestato attenzione quando suo fratello gli
aveva
spiegato alcune cose, e aveva persino letto un libro o due quando era
stato
chiaro che non sarebbero stati nella stessa ciurma. Ace sperava che ciò
fosse
sufficiente per navigare nell’East Blue. Supponeva che sarebbe
migliorato con
il passare del tempo.
Ace
uscì dalla cabina e una
volta che fu sicuro che niente sarebbe uscito da quel luogo per colpa
dell’ondulare della barca guardò in alto.
Il
cielo era terso, con solo
alcune piccole nuvole a muoversi su di esso, e Ace si permise di
chiudere gli
occhi e sentire la brezza del mare accarezzargli la pelle.
Era
così strano essere in
mare.
Aveva
sempre saputo che un
giorno sarebbe partito su una nave, ma si era aspettato che quel giorno
fosse
il suo diciassettesimo compleanno, e si era aspettato che per quel
giorno
sarebbe anche stato alto e muscoloso, non un moccioso magrolino che non
poteva
proteggere nessuno.
Scuotendo
furiosamente la
testa per disfarsi di quel pensiero, Ace osservò lo spazio vuoto del
piccolo
ponte, opposto a dove c’erano le attrezzature da pesca, e decise che
era ora di
fare un po’ di esercizio.
L’uomo
cadde con un pesante
colpo e rimase steso al suolo, incosciente e con una ferita aperta
sulla testa
che sanguinava dove aveva sbattuto sul pavimento.
Ace
guardò le sue mani,
strette intorno a un palo di legno, e diresse loro un’occhiata
infastidita.
Continuava
ad essere troppo
debole. Quell’uomo, un pirata che non aveva neppure una ricompensa
sulla sua
testa, l’aveva quasi battuto quando Ace aveva cercato di scontrarsi con
lui in
un corpo a corpo, e il ragazzo si era visto costretto ad afferrare il
primo
oggetto simile a un tubo che aveva trovato per combattere.
Ace
non si era portato il
tubo con sé, non era previsto capace di utilizzarlo nuovamente senza
venir
assalito dai ricordi del suo fratello morto, e adesso aveva cominciato
a
rimpiangere quella decisione. Ma non si sarebbe creato un rimpiazzo per
sottostare alle sue necessità, no. Ace non voleva dipendere da un arma
per
lottare, voleva essere capace di utilizzare braccia e gambe per quello,
ed era
quella stessa ragione che si era promesso di allenarsi persino di più
di quello
che già faceva. Per diventare più forte.
Con
quell’idea in mente, Ace decise di andare a cercare i bulli locali.
Tutte le
città avevano i loro bulli debolucci che si credevano importanti, ed
erano
molto utili per mettere alla prova le sue abilità per il momento.
Monkey
D. Garp era seduto
dietro la sua scrivania nel Quartiere Generale della Marina dopo essere
tornato
da un’altra infruttuosa ricerca dall’East Blue.
D’accordo,
aveva fatto
visita a Rufy nel villaggio e aveva passato due settimane ad allenarlo,
ma non
aveva trovato neppure una traccia del suo altro nipote.
Come
sempre.
Ace
era sparito da più di un
anno, giusto dopo la morte di Sabo, senza lasciare più che una nota
scritta su
un piccolo pezzo di carta dove diceva a Dadan che adesso non si sarebbe
dovuta
preoccupare di spendere denaro per lui. Aveva scritto anche alcune
righe a
Garp, dicendogli che in quel modo non avrebbe dovuto mettersi in
pericolo per
proteggerlo e che, nonostante fosse un fottuto vecchio, non era un
nonno poi
tanto male.
Quello
era il miglior
complimento che Garp avesse mai ricevuto da Ace.
Il
ragazzo era scomparso da
un mese quando Garp era andato a trovarlo a casa di Dadan quella volta,
e
l’unica ragione per cui il marine non aveva fatto nulla ai banditi era
perché
aveva potuto vedere che erano sinceramente preoccupati per il ragazzo.
Anche
Garp era preoccupato, tanto preoccupato che si era messo a piangere sul
momento, stringendo il foglio che ancora conservava in una mano.
Era
partito dall’isola
immediatamente, appena trattenendosi per dire addio a Rufy, e l’aveva
cercato
per tanto tempo quanto aveva potuto stare fuori dal quartiere prima che
Sengoku
lo minacciasse di andare lui stesso all’East Blue per trascinare il suo
culo a
Marineford.
Garp
era riuscito unicamente
a sentire alcune voci su un moccioso mostruosamente forte che riempiva
di botte
delle persone sulle varie isole, ma se n’era già andato per quando il
marine era
arrivato alle suddette isole. Dalle descrizioni fornite da alcune
vittime, che
coincidevano tutte sul fatto che fosse un bambino irascibile, dai
capelli scuri
e le lentiggini sul viso, Garp aveva potuto sapere che si trattava di
Ace.
Sentiva lo stesso ogni volta che andava nell’East Blue almeno su
un’isola, ma
in ogni caso non era stato in grado di trovare Ace.
Il
marine provava sentimenti
contrastanti in relazione a quelle voci. Da un lato, erano la prova che
Ace
almeno era vivo, e diventava più forte dato che ogni volta che anche le
sue
vittime lo erano sempre più, ma al contempo significava che il ragazzo
si stava
mettendo costantemente in pericolo, e questo preoccupava Garp.
Nel
suo ultimo viaggio, il viceammiraglio aveva sentito menzionare questi
incidenti
in una base della marina in cui si era formato per fare provvigioni, e
non
aveva potuto evitare di domandarsi quanto tempo sarebbe passato prima
che
riuscissero a scoprire chi stesse dietro agli attacchi. Almeno gli
uomini
parlavano di quello erano sembrati increduli all’idea di un bambino che
batteva
gli adulti in quella maniera.
Ace
barcollò all’indietro,
riuscendo a malapena a mantenersi in piedi quando ricevette un pugno
dritto in
faccia.
Ci
furono delle risate
attorno a lui e lo stesso uomo che lo aveva colpito lo afferrò dal
collo della
camicia e lo sollevò, avvicinandolo alla suo viso. Ace voltò la testa,
cercando
di evitare che lo sgradevole alito marcio dell’uomo gli soffiasse in
faccia.
-Quindi
sei tu il bambinetto
mostruoso che ultimamente ha attaccato persone in tutto l’East Blue,
eh?-
Ace
fulminò l’uomo con lo
sguardo e cercò di liberarsi dalla mano che lo sosteneva, guadagnandosi
un
pugno sullo stomaco.
Ci
furono ulteriori risate tra
gli altri uomini.
-Lo
ucciderai, capo?-
domandò qualcuno, e Ace trattenne l’impulso di girarsi per lanciare
un’occhiata
assassina a quello che aveva parlato, mantenendo i suoi occhi fissi
sulla
minaccia più immediata.
-Nah.
Questo moccioso è
forte, potremmo usarlo.-
In
quel momento, sentendo
quelle parole, Ace si ricordò di Bluejam. Bluejam, che lo aveva
utilizzato per
preparare il fuoco che aveva bruciato il Grey Terminal. Bluejam, che
era venuto
con il padre di Sabo per portare Sabo lontano da lui.
Ed
Ace vide tutto rosso.
-Non
lavorerò per te!- urlò
e, prima che qualcuno potesse reagire, aveva dato un calcio in faccia
all’uomo
con la sufficiente forza da fare in modo che lo lasciasse e che cadesse
all’indietro sostenendosi il naso adesso rotto.
Senza
pensare, Ace si
scagliò su di lui, dando feroci pugni e calci all’adulto, senza
rendersi conto
che i colpi che non avevano causato molti danni prima adesso stavo
rompendo
facilmente pelle, muscoli e ossa.
Non
fu fino a dopo, quando
lui era l’unico ad essere rimasto in piedi in quel vicolo, che Ace
guardò le
sue mani e si rede conto che queste avevano causato molti più danni di
quelli
che la sua forza avrebbe dovuto permettergli. Confuso, si domandò
perché
nessuno degli altri uomini lo avevano attaccato ed alzò la testa per
guardarsi
intorno, trovandoli tutti lì, stesi al suolo con le armi sparse nelle
vicinanze, essendo loro cadute di mano. Nessuno di loro era sveglio.
Si
domandò cosa fosse successo, ma non potè trovare nessuna spiegazione.
Ace
sorrise, guardandosi
attorno per assicurarsi che nessuno dei suoi nemici fosse ancora
cosciente
prima di avvicinarsi all’ultimo uomo che aveva sconfitto, incosciente
come il
resto della sua ciurma.
Ricordava
di aver visto la
faccia di quell’uomo prima, era un pirata relativamente famoso
nell’East Blue,
con una ricompensa di dieci milioni di Berry sulla sua testa, piuttosto
sopra
alla media dei pirati di quell’oceano. Era una somma molto buona, e
sarebbe
servita per rimpiazzare la sua barca che era ormai piuttosto in cattivo
stato,
ma disgraziatamente Ace non poteva reclamarla.
Poteva
essere che non fosse
la persona più intelligente del mondo, ma non era neppure un idiota.
Ace aveva
sentito le voci che circolavano sul suo conto, e sapeva che non appena
un
ragazzo di dodici anni fosse apparso in una base della marina
trascinando un
pericoloso capitano pirata completamente sconfitto, i marine avrebbero
fatto
due più due e lo avrebbero identificato.
Poteva
essere che non avesse
ufficialmente una taglia sulla sua testa, ma Ace non era molto sicuro
che
questo significasse che lo avrebbero semplicemente lasciato andare con
il
denaro.
Non
era qualcosa che fosse
ansioso di verificare.
Ma,
anche senza ottenere i
soldi, aveva tratto qualche beneficio da questa battaglia. Aveva vinto,
per
iniziare, ed era riuscito ad utilizzare la strana abilità che era
comparsa un
paio di mesi prima per farlo. D’accordo, non era stato perfetto visto
che non poteva
usarla precisamente a sua volontà, ma l’ira era stata magnifica per
farla
apparire. Non se l’era cavata male prima, anche se lo avevano superato
molto di
numero, ma una volta che quell’abilità era apparita di nuovo era stata
una
questione di minuti sbarazzarsi di tutti i deboli, e il capitano era
caduto
facilmente in una lotta uno contro uno.
Ace
non sapeva precisamente
cos’era quell’abilità che migliorava tanto la sua capacità, non era
stato
capace di trovare informazioni su questa, ma non gli importava molto
finchè
risultava utile. E non era l’unico potere senza una spiegazione. No,
Ace poteva
anche sentire delle cose. Sapeva per istinto dov’erano le persone, era
capace
di prevedere gli attacchi degli altri e a volte poteva persino farsi
un’idea di
quanto forte qualcuno fosse.
Una
volta Ace aveva
considerato la possibilità di essersi mangiato un Frutto del Diavolo
per
sbaglio, ma poteva ancora nuotare, quindi aveva scartata quell’idea.
Dopo
vari intenti falliti di
scoprire cosa gli stava succedendo, Ace aveva deciso di ignorare il
perché e di
concentrarsi ad imparare come utilizzare quelle nuove abilità.
Guardandosi
intorno, non gli sembrò che se la cavasse male.
Il
brutto era che questa
ciurma era una delle più forte dell’East Blue, e questo voleva dire che
presto
quest’oceano non sarebbe stato sufficiente per allenarsi.
Forse
era ora di cercare informazioni su come entrare nella Grand Line.
Ace
camminava per le
affollate strade in pieno pomeriggio, con attenzione ad evitare
qualsiasi colpo
che potesse rovinare le sue preziose compere. A parte il fatto di
essere
assurdamente cari, i Log Pose sembravano oggetti fragili, e Ace non
voleva
rischiare di romperlo. Avrebbe dovuto infiltrarsi in una nave pirata o
due solo
per riunire il denaro necessario a comprarne un altro se questo si
rompeva.
Almeno
navigare con questa
strana bussola sembrava piuttosto facile, o lo sarebbe stato se non
fosse per
le cose strane che aveva letto sul clima della Grand Line. Avrebbe
scartato la
maggior parte delle cose come bugie o esagerazioni se non fosse stato
per le
storie che ricordava che il nonno gli aveva raccontato anni fa, quando
Ace era
piccolo e ancora non sapeva molto del mondo.
Scosse
la testa in un
tentativo di disfarsi dei ricordi dell’uomo a cui ancora voleva bene
nonostante
le sue discutibili abilità educative, e si congelò nel vedere dove lo
avevano
portato i suoi piedi.
Si
trovava in un’enorme
piazza, le persone camminavano nell’aria circostante come in qualsiasi
altro
luogo della gremita città, e lì, eretto nell’altro estremo di
quell’aperto
spazio quadrato, si ergeva un’alta struttura di legno.
Il
patibolo.
Il
luogo dove tutto era
iniziato. Il posto dove l’esecuzione del Re dei Pirati, Gold. D Roger, aveva avuto luogo quindici anni fa, dove era
andato distrutto il posto di Ace al mondo persino prima che questo
nascesse.
Ace
si allontanò a grandi falciate in una delle molte strade che uscivano
dalla
piazza e decise che gli sarebbe andato a genio bere qualcosa. Era da
vario
tempo che aveva imparato come minacciare i camerieri perché gli
vendessero
alcool, e c’erano molte persone a cui non importava vendere alcool a un
bambino
che non aveva neppure quattordici anni fin tanto che pagava.
Ace si guardò attorno, affascinato dall’acqua
che ascendeva a una grande velocità sul cammino che lo avrebbe portato
alla
Grand Line.
Finalmente
era qui. Gli era
costato quasi un anno raccogliere tutte le informazioni necessarie per
entrare
nell’oceano più grande del mondo, così come trovare una nave abbastanza
robusta
da resistere alla dura entrata ma che potesse manovrare bene lui da
solo, ma
finalmente era qui.
Si
era miracolosamente
arrangiato per entrare in un canale, essendo stato per vari momenti
sicuro che
non ce l’avrebbe fatta e che si sarebbe schiantato contro la parete
rocciosa, e
adesso, con l’acqua che lo portava fino in cima, rise.
Rise
per la prima volta in
molti mesi, e quando la nave saltò in aria e cadde nella corrente che
discendeva a grande velocità si permise di sorridere ampiamente e
contemplare
la vista affascinato, durante gli eterni attimi che tardò nel scendere
ad acque
più tranquille tornando ad essere il bambino che aveva corso per il
Gray
Terminal e il Regno di Goa con il suo fratello e miglior amico, ridendo
e
litigando e sognando di diventare un grande pirata un giorno.
Sopra
all’albero maestro, la
bandiera pirata che finalmente aveva deciso di issare ondeggiava
furiosamente,
mossa dal forte vento.
CONTINUA
E un’altra grande
avventura ha inizio!
Quando ho
chiesto a Mai se ci fosse qualcosa che desiderasse per il compleanno,
mi ha
risposto che le avrebbe fatto piacere se avessi iniziato a pubblicare Ripple Effect in contemporanea con lei,
seguendo le stesse date di pubblicazione della versione spagnola. Ed
ecco
quindi a voi un'altra opera! Ma soprattutto, buon
compleanno a Mai, che come sempre ringrazio per regalare a
tutti noi le sue stupende storie. E questa è ufficialmente la prima What if su EFP; onestamente non vado
matta per il genere, ma quest’autrice è sempre capace di sorprendermi.
ATTENZIONE: Essendo
oggi il compleanno dell’autrice,
invito tutti, anche i lettori silenziosi e affetti da pigrite cronica
(e vi
assicuro che vi capisco, so che è una brutta malattia da combattere) a lasciare un commento in segno di
gratitudine per tutto il lavoro che svolge e i capolavori che ci
regala. È un
gesto molto piccolo se paragonato al suo operato, non concordate? (:
Per quanto
riguarda gli aggiornamenti, onestamente non vi so dire in quanto per la
prima
volta non sono io a dettare le date di pubblicazione; cercherò di
tenervi
informati tramite le altre ff, non appena ne saprò qualcosa anch’io. Ad
ogni
modo credo dovrete portare pazienza, in quanto non so se avete notato,
ma ad
esempio questo capitolo è lungo come due normali.
Grazie mille
come sempre per il sostegno e la comprensione,
Lily.