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Autore: BlackBart    21/05/2014    3 recensioni
Il fondatore è stato sconfitto. L'umanità è salva e per i Tomorrow People, poteva prospettarsi un periodo di calma e tranquillità. Ma dov'è finito John? I suoi compagni lo stanno cercando. La sua scomparsa, è collegata a quella di Jedikiah? Ma non è l'unico problema da risolvere. Un serial killer sta seminando il terrore in città, strappando il cuore delle vittime, senza provocare ferita.
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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                                                                    - John [1] -

Nella sua mente, i ricordi si presentavano offuscati. Non sapeva molto della sua vita.
Una bella caduta dalle scale, avvenuta un mese prima. Aveva provocato la sua perdita di memoria, così gli era stato detto.
Si chiamava John Young e lavorava con Jedikiah Price, per la formazione di un’organizzazione di super soldati, con abilità paranormali.
Jed, così lo chiamava. Era come un padre per lui, almeno da quanto gli aveva raccontato. A dire la verità, Jed non amava rispondere alle sue domande. Ogni volta che gli chiedeva qualche informazione sul suo conto, cercava di cambiare discorso e si mostrava scocciato.
John era riuscito a strappargli solo poche cose. Il suo nome, tanto per cominciare e già solo per quello, poteva ritenersi soddisfatto.
Non gli sarebbe piaciuto reclutare altri suoi simili, presentandosi con un ‘Mi chiamo… non lo so come mi chiamo, dovresti chiederlo a Jed. Lui sa molte cose di me, ma a quanto pare non merito di sapere nemmeno il mio nome.’
Sapeva anche di avere dei poteri speciali e quelli erano parecchio fighi. Amava teletrasportarsi in giro per New York, entrare in ogni locale esclusivo senza l’invito e amava starsene in cima ai grattacieli, con il vento che gli accarezzava il viso, gli aerei più vicini che lontani e le persone piccole come formiche, mentre camminavano lungo la strada.
Purtroppo sempre grazie a Jed, non poteva allontanarsi dal loro covo, per più di un ora e questa cosa non gli andava a genio.
Ricapitolando. Sapeva il proprio nome, sapeva di essere un super soldato con abilità paranormali, che se andava in giro con una specie di scienziato, molto restio a raccontare la vita del suo figlioccio. Sapeva di doverlo aiutare e che la loro società era qualcosa di giusto.
Ma non sapeva tutto della sua vita, aveva l’impressione che lo stessero cercando. Una splendida voce di ragazza, lo chiamava nei suoi pensieri. Chi era?
Jed gli aveva detto, di averlo cresciuto fin da bambino, tenendolo sempre nascosto alla vista della gente e che nell’età adolescenziale, aveva sviluppato questi suoi miracolosi poteri.
Ma non era del tutto convinto, di quella versione dei fatti. Gli sembrava così strano e inverosimile, che tante volte si domandava, come fosse possibile credere a quella storia.
Non pensava che Jed fosse cattivo, o che l’avesse rapito. Voleva bene a quell’uomo e sperava veramente che tutto quello raccontato, fosse vero.
Ma c’era qualcosa che lo strattonava, qualcosa che cercava di smuoverlo e farlo svegliare.
E nell’ultimo periodo, quel qualcosa era diventato assillante e si presentava ogni notte, durante i sogni. Era sicuramente per questo, che non si sentiva a suo agio, nel chiamare Jed, papà.

«Ah cavolo, ho sforato la mia ora di libertà!» Esclamò John, seduto sul bordo di un grattacielo.
«Ora chi lo sente Jed? Se fa storie per cinque minuti. Cosa mi dirà adesso, con un quarto d’ora di ritardo?» John si mise in piedi sulla sporgenza, che dava nel vuoto.
«Andiamo a scoprirlo.» Si disse. E un attimo dopo, stava precipitando giù.

In quel momento una persona normale, rivede tutta la sua vita in pochi istanti e con quel poco tempo a disposizione, rimugina su quello che avrebbe potuto fare… E che non aveva fatto.
E su quello che avrebbe potuto far meglio e quindi rimpiangeva.
Una persona normale, l’avrebbe fatto. Ma John con il normale, non aveva nessuna parentela.
Cadeva ad una velocità incredibile verso la strada, il vento sul viso, aveva il sapore di una scarica di pugni. Però a John piaceva, lo teneva concentrato sul momento esatto, in cui si sarebbe dovuto teletrasportare. Aveva si, abilità speciali… Ma non era come Claire la Cheerleader. Si era visto Heroes, il telefilm. Non sapeva come avrebbe fatto, se Jed gli avesse precluso anche la Tv.
‘Niente Tv John, ti fa male alla testa e hai già perso la memoria.’ Quello che gli avrebbe potuto dire.
Tutto quel pensare, lo aveva distratto e le formiche viste dal tetto del grattacielo, erano cresciute parecchio. Qualche altro secondo e avrebbero visto un ragazzo, mentre faceva bungee jumping, senza elastico.
Quello era il momento giusto per dileguarsi. Magari qualcuno lo aveva pure visto, ma una volta scomparso, avrebbe dato la colpa al poco sonno e allo stress.
Un sorriso compiaciuto per la pazzia di quel gesto e… Non c’era più.

Si ritrovò nella cava, cosi chiamava la loro casa. Era più un rifugio sotterraneo, un posto dove difficilmente venivi trovato. E Jed era bravo a non farsi trovare.

«Venti minuti di ritardo. Ripeto, venti minuti di ritardo John. Niente da dire?» Disse Jed.
«Non erano quindici?» Scherzò John.
«Non è divertente.» L’espressione di Jed, si fece più cupa.
«Jed, non sono un ragazzino. Quanti anni ho? Ah già, non lo so.» John pensò, che quella battuta forse se la sarebbe, potuta risparmiare.
Jedikiah non rispose e si limitò a prendere la valigetta sotto il letto.
«Stavo solo scherzando, scusa Jed. E’ che… Sono bello grande, e ovviamente so di avere ventisei anni.» Si interruppe un momento. «Ventisei giusto?» Domandò scherzando.
Poi continuò. «E te mi tratti come un ragazzino. Siamo soci, stiamo cercando di formare un organizzazione di supereroi.»
«Vi chiamate Tomorrow People, non supereroi.» Suggerì Jed.
«Si si, quello che è. Ma io non conosco altri miei simili e già questo è strano.» Rispose John.
«Perché ho cercato di tenerti lontano, da tutto quello che si poteva rivelare problematico.»
«E io non ho mai detto niente? Non mi sono mai ribellato?» Il tono di John si fece acceso.
«Se sei ancora qui con me, forse è perchè non l’hai mai fatto?» Le parole di Jed, mostravano qualche incertezza.
«Una vita da sfigato…» Continuò John.
«No! Una vita di protezione e potere. Per quei tuoi poteri, starei anche io tutto il tempo nascosto e uscirei soltanto, un ora al giorno.»
John intravide bramosia, o almeno era quello che mostravano gli occhi di Jed.
E se la persona che lo stava proteggendo, lo stava invece tenendo sotto sequestro? Forse Jed, lo stava studiando di nascosto, fin da quando era un bambino. Però non era mai riuscito a scoprire cosa lo rendesse diverso dagli altri. E magari lo avrebbe abbandonato, se non addirittura ucciso, una volta messa mano su quel potere.
La loro organizzazione, era forse il modo di Jed, di acquisire quel potere che non avrebbe potuto usare direttamente lui stesso? Tanti Tomorrow People al suo servizio, tanti suoi simili senza memoria. Lui l’aveva persa per colpa del presunto padre acquisito?
Quella era l’ultima domanda che si fece John, prima di uscire dai suoi pensieri.
Jedikiah lo stava chiamando e dalla sua espressione, lui non stava ascoltando da un bel po’ di tempo. Il viso di John, trasudava. Preoccupazione, rabbia, dolore e sorpresa. Ma infine decise che non era possibile e doveva smetterla di farsi tutti quei pensieri.

«Dicevi?» Chiese a Jedikiah.
«Ah bene, mi hai risposto. Sei sveglio? O forse vuoi farti un sonnellino?»
John scosse la testa.
«Bene, perché abbiamo del lavoro da fare.» Jed aprì la valigetta e gli consegnò una pistola con silenziatore. «Vuoi avere finalmente un compagno di giochi, o vuoi restare da solo?» Domandò.
«Decisamente la prima scelta. Anche perché non “gioco” con qualcuno… da quanto? Da tutta la vita?»
Jed annuì «Andiamo allora.»





 
  
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