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Autore: velloSmile    21/05/2014    0 recensioni
sophie deve scontare 200 anni in prigione per crimini. ma al suo risveglio le cose non sono più come un tempo, e in quanto vampiro, per riuscire a reintegrarsi nella società senza farsi troppo notare, è costretta a trascorrere un periodo in riformatorio in compagnia di persone alquanto bizzare. ma sophie scoprirà che un sacco di cose strane accadranno anche se pensava di averle vissute ormai tutte.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
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Ero stanca di scappare ma di certo non volevo andare in prigione. Ero ormai a Londra da giorni. Sicuramente non ci avrebbero messo tanto a trovarmi. Non dovevo dare assolutamente nell’occhio. 
Il freddo e l’umidità erano così forti che la strada era pressoché vuota: dovevo andare direttamente alla fonte. Continuai a camminare finché non scorsi una locanda in una via secondaria. Una di quelle locande per ubriaconi, malfamati e giocatori; proprio ciò che mi serviva.
Aprì la già malconcia porta ed entrai.
 In fondo il locale era meglio di quanto mi fossi aspettata ed era inaspettatamente caldo. Con la mia aria trasandata nessuno mi aveva notata, sembravo una di loro, una disperata. Mi diressi verso uno dei tavoli più isolati, in fondo alla sala. Il locale non era molto pieno, forse perché di quei tempi non era molto sicuro uscire di casa la notte, soprattutto dopo le ultime notizie. Vicino al mio tavolo c’era un vecchio, dall’altra parte un uomo con una bottiglia di gin ormai vuota e due tizi che giocavano animatamente a carte, probabilmente d’azzardo.
 Il locandiere mi si avvicinò:
- Che cosa posso portarvi?- sorrisi.
- Avreste del sangue nobiliare in cantina, preferibilmente del ‘700? Sa sono una persona molto schizzinosa.- gli sorrisi incoraggiante. Di risposta mi guardò sconcertato.
- Come?- aveva ormai gli occhi fuori dalle orbite. Ah! L’umorismo inglese!
- Perdonatemi, un bicchiere di rum gentilmente.- sorrisi incoraggiante, meglio non spaventarlo troppo. Non che fossi amante del rum, anzi per me non aveva per nulla sapore, ma mi consolai all’idea che avrei bevuto sul serio più tardi.
 Avevo veramente tanta sete. Avrei potuto ucciderli tutti all’istante senza neppure lasciargli il tempo di realizzare cosa stesse succedendo. Il giorno dopo si sarebbe venuto a sapere l’accaduto, e avrei dovuto scappare lontano ancora. No. Avevo fatto troppa fatica per ritornare, non avrei mandato all’aria tutto.
- Ecco qua.- il locandiere posò il bicchiere sul tavolo. E si allontanò.
- Grazie.- dissi sottovoce. Presi il bicchiere in mano. Il rum doveva essere di una qualità scadente, ma di quei tempi era già difficile recuperarlo.
C’ero stata su una di quelle navi da carico, per tornare in Inghilterra. Quella volta ho giurato a me stessa che non sarei mai più salita su una nave del genere, piuttosto avrei nuotato. Ma ora finalmente ero arrivata. Erano passati un paio di mesi, ma avrei finalmente rivisto Karl e Crystal. Il mio Crystal, giovane e ingenuo Crystal. Era stato trasformato da poco e lo avevo trovato che stava quasi morendo. Tendenzialmente non salvo quelli come me. Basto già io a rovinare tutto, ma qualcosa mi aveva spinto a salvarlo. Sarà che non ne aveva colpa per ciò che era diventato. Sarà che era così conciato male che faceva ancora fatica a vedere bene. Saranno state le ferite, le ustioni sul viso e sul corpo, sarà che mi ricordava me stessa molto tempo prima. Ma lo salvai. E da allora stava con me e Karl, il mio compagno. Probabilmente li avrei rivisti quella stessa notte.
 Appoggiai il bicchiere alla bocca e bevvi il suo contenuto tutto d’un fiato: decisamente rum da navi di carico, terribile.
- Perché mai state bevendo dolce signorina?- la domanda proveniva dal vecchio seduto al tavolo affianco. E io che pensavo fosse troppo ubriaco per poter ancora parlare.
- Perché? Perché ho sete. - cercai di chiudere il discorso.
- Ne ho visti tanti di assetati, ma come voi pochi. Quelli sono assetati di alcool e cose materiali, ma voi, voi non cercate nulla di ciò. Cercate in un bicchiere di scadente rum, perché ammettiamolo, di questi tempi fa proprio schifo, qualcosa di molto più prezioso.-
- Come prego?-
- Immagino di averci azzeccato, no?-
- Non so di cosa stiate parlando.- cosa diavolo voleva dire?
- Tutti voi cercate la stessa cosa: la libertà. Un posto ove poter vivere tranquillamente la propria esistenza, no?- non risposi. – Certamente, no? Cosa se no di più importante?  Poter vivere con i propri cari, dopo non averli visti per tanto tempo. Deve esser una cosa meravigliosa, no?-mi alzai di scatto. La sedia cigolò rumorosamente, mi avvicinai al tavolo del vecchio e mi sedetti.
- Sentite, io non so cosa vogliate da me, ma vi conviene dirmi chi siete immediatamente se non volete finire male la serata. - mi spaventai io stessa del mio tono.
- Chi sono, mi state chiedendo? Sono solo un povero vecchio seduto ad un tavolo di una desolata locanda con una bottiglia di gin, ormai l’ultima cosa decente rimasta in commercio.- sorrise con occhi vispi. – La domanda è chi siete voi. - mi guardò da dietro la bottiglia.
- Chi sono io? Soltanto una povera signorina a cui è stato chiesto perché stessi bevendo.- sorrisi.
- Certo, certo. Perdonate la domanda così intrusiva.- abbassò lo sguardo. Potevo ritenermi abbastanza soddisfatta. Feci per alzarmi. – Mi chiedevo semplicemente da cosa steste scappando.- mi voltai di scatto.
- Cosa?- ci misi un po’ a concentrarmi. – Chi diavolo siete?-
- Diavolo? O no! Vi sbagliate di grosso! Potete definirmi un povero vecchio mago da strapazzo però.- sorrise. Mi ricordava un vecchio gatto. Gli occhi vispi non perdevano un colpo.
- Sapete chi sono io?-
- Certamente. Chiunque in questa stanza potrebbe riconoscervi se non fossero troppo ubriachi o sapessero almeno leggere e non usassero i giornali per pulire i tavoli.- alludendo all’unica persona sobria nella stanza. – Ma ditemi, cosa ci fate qua? Da quello che so siete ricercata in tutta la città. Ho visto molti manifesti con il vostro ritratto, ma lasciatevelo dire, non vi rendono affatto giustizia.- sorrisi.
- Sono venuta per riunirmi a chi mi è più caro. Scappare da qua e cercare un nuovo posto.-
- Hmm. Capisco. E non vi mancherà Londra?-
- Forse, un giorno.-
- E dove pensate di andare? L’Europa non è affatto sicura di questi tempi e l’America, quell’incredibile continente, è molto distante da qui. Molti mesi di navigazione.- rabbrividì all’idea della nave.
- Non vedo molte altre soluzioni.-
- Potrebbe sempre consegnarsi.
- Cosa? È che razza di soluzione sarebbe questa?!-
- L’idea migliore. L’Europa è inaccessibile e sappiamo entrambi che un viaggio in nave, e persino per una come voi, è una prova molto dura da affrontare.- tirò fuori dalla giacca una lunga pipa e del tabacco. Vi mise il tabacco dentro e cominciò a darle fuoco con un dei fiammiferi accesi incredibilmente passandoli sul tavolo di legno. Tirò una lunga soffiata. – Siamo sinceri, non ci sono altre soluzioni o sbaglio?-
- Sembra meglio del viaggio in nave, perlomeno.- sorrisi.
- Ma ditemi, quanti anni dovreste scontare?-
- Hm. Omicidio, intralcio alla legge, offesa alla corte suprema, evasione, furti di vario genere. Diciamo circa duecento anni. -
- Un bel numero.- tirò una fumata. – Muoio dalla curiosità di sapere quanti anni abbiate, ma mi rendo conto che è molto scortese da parte mia.- mi guardò.
- Posso dirvi che sono molto più vecchia di quello che dimostro di essere. Elisabetta era una grande regina.-
- Una veneranda età, insomma.- sorrise. – Si dice che gli anni portino saggezza, cosa avete deciso di fare?-
- Non posso abbandonare la mia famiglia.-
- Ma è per loro che lo fate.-
- Mi ucciderebbero appena mi consegnerei!-
- Ma non possono, o sbaglio?- Respirò. - Ascoltatemi, capisco sia dura ma soluzioni migliori, credetemi, non ne esistono. Dopotutto che sono mai duecento anni dopo essere sopravvissuta alla rivoluzione francese?- sorrise.-  Dopodiché uscirete dalla prigione come nulla fosse accaduto e farà un po’ di tempo in riformatorio, così per predisporvi al nuovo futuro mondo.-
- Ma ci sarà un futuro?-
- Non ci resta che scoprirlo, no?-
- Grazie della chiacchierata. Meglio di questo rum-
- Figuratevi, dovere.- mi alzai per andarmene.
- Per caso avete qualche riformatorio da consigliarmi?-
- Direi che il Saint Meredith fa al caso vostro.-
- Ma ci sarà ancora tra 200 anni?- mi voltai, ma l’uomo era già sparito.
Non lo avevo mai capiti i maghi, con la loro strana magia e le loro preziose sfere di cristallo. E la scopa? No. Quella era delle streghe. Non riuscivo a immaginarmi il vecchio che volava. Risi sotto i baffi. Mi avvicinai al locandiere e gli diedi un paio di sterline.
Dopodiché uscì. Adesso sapevo cosa fare. O forse no? Bè, non restava che scoprirlo, no?
 
  
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