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Autore: summers001    21/05/2014    6 recensioni
"Chiedo il permesso di salire a bordo!" disse Emma a testa bassa nascondendo un ghigno sotto al mantello blu, camminando sul pontile di quella nave che conosceva assai bene. Non lo sapeva che il permesso si chiedeva prima di essere lì, perché per lei era una formalità. Lei chiedeva solo per cortesia, perché poteva prendersi tutto quello che voleva e nessuno le aveva mai detto no.
"Permesso negato!" rispose cattivo il capitano, col sorriso da spaccone di uno che puntava la sua preda fresca e giovane da umiliare. Scese allora le scale abbandonando il timone. Emma vide gli stivali di pelle scura e il cappotto lungo e nero avvicinarsi e nascose ancor di più il viso, solo per un attimo ansiosa. "Chi diavolo sei tu comunque?". Killian Jones le si avvicinò ed in un gesto veloce le tolse il cappuccio, scoprendole le testa. Vide i capelli lunghi e biondi che avrebbe riconosciuto anche da lontano, anche dopo mille anni, e poi la faccia seria di lei. "Swan!" riuscì a bisbigliare sbigottito.

Princess!AU, Captain Swan, Three-Shot
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The royal court'
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Long live the Queen

 

 

C 'era una volta Biancaneve, lunghi capelli neri, pelle color latte, bocca rossa come una rosa, figlia del re più potente di quel mondo.

Aveva una matrigna cattiva, che suo padre aveva sposato prima di morire e che non era gelosa della sua bellezza come i popolani bisbigliavano. La principessa conosceva tutte quelle storie che si raccontavano, aveva letto i libri stampati o trascritti a mano dalla gente, perché era stata esiliata dal suo stesso castello e si nascondeva dalla regina che la voleva morta: aveva inviato persino un cacciatore ad ucciderla. Ma questa è un'altra storia.
Anni dopo Biancaneve era di nuovo nel suo castello, aveva sposato il principe Azzurro, o David per gli amici, ed avevano avuto una bella bambina, Emma. Emma era giovane e bella, aveva la vitalità dei suoi cinque anni, correva ovunque ed era impossibile starle dietro. C'erano due guardie addirittura che la sorvegliavano e lei riusciva sempre ad eluderli nel modo innocente che solo i bambini hanno.
Biancaneve la guardava dalla sua finestra, mentre suo marito nella sala del trono incontrava contadini, nani, elfi, fate e cavalieri. Era il giorno dell'incontro con la marina del suo alleato. Da molto lontano erano arrivate squadroni di marinai avventurieri che il re David aveva richiesto e pagato per salpare alla scoperta delle nuove terre, in cambio dall'apertura delle frontiere per il commercio. Il castello era affollato, i marinai avevano portato le loro famiglie: c'erano donne e bambini, piccoli, adolescenti, in fasce. Per Emma fu semplice come schioccar le dita fuggire dalle sue guardie del corpo. Corse nel giardino posteriore dove nessuno poteva vederla. O almeno così credeva, sua madre era sempre alla finestra a spiarla.
Era una calda giornata, il sole primaverile danzava sui capelli color diamante della piccola Emma che si muovevano boccolosi come onde bionde nel mare di sole mentre correva. Aveva un semplice vestito bianco, ampio che non le intralciava i passi. Si rotolava nell'erba e raccoglieva fiori e se ne metteva alcuni dietro le orecchie e nei capelli e poi si arruffava la testa e li toglieva, perché non le piaceva avere altra roba addosso oltre ai capelli.
Guardava il cielo distesa sulla rugiada quando un uccellino le si avvicinò credendola una statua e cinguettava.
"Io non ci so parlare con te!" disse Emma, ignorandolo e cercando di mandarlo via scuotendo una mano. Quello tornò allora indietro a darle fastidio, quando Emma d'improvviso s'alzo. Agitò di nuovo il braccio per zittire il canarino, o il fringuello, o avvoltoio, o quel che era. Aveva sentito dei singhiozzi provenire dall'ombra, sotto le mura, tra gli archi di pietra fredda del castello. Si era avvicinata quatta quatta, aveva girato l'angolino ed aveva trovato un bambino.
Quello aveva sussultato, spaventato d'esser stato scoperto, era saltato all'inpiedi da quella pietra da dove era seduto, Emma invece s'era irrigidita nelle spalle ed aveva strabuzzato gli occhi come se avesse visto un fantasma.
"Chi... Chi sei?" chiese quello, asciugandosi le lacrime e pulendosi il naso con la manica del vestito blu che gli avevano fatto mettere per l'evento. Aveva gli occhi blu bagnati di lacrime tristi, non di quelle che la sua mamma aveva versato la guerra era finita.
"Emma." rispose lei sorpresa con una strana espressione sulla faccia. Nessuno le aveva mai fatto quella domanda, tutti sapevano chi era.
Il bambino tirò su col naso. "Killian." disse allungando la mano come facevano gli adulti, come gli avevano insegnato a fare, perché sua madre ci teneva alle buone maniere, gli aveva sempre detto che ci teneva che fosse un buon signorino.
Emma si tirò indietro la manina delicata e mugugnò disgustata. "Che ci fai qua?" chiese sistemandosi il vestito.
"Mio padre è il primo ufficiale e mio fratello diventerà capitano di una di quelle navi laggiù." fece indicando le vele bianche che si vedevano all'orizzonte, oltre le mura, oltre il castello e parevano nuvole sopra la linea dell'oceano. "Ed io voglio diventare come lui."
E allora? Era una cosa bella, no? "E tua madre?" chiese Emma che già aveva quel fare di pretese, come se una risposta gli fosse dovuta. Magari piangeva perché gli mancava la mamma. Per un attimo pensò alla sua.
Killian scrollò le spalle. Morta. "Tu?" chiese prima di cominciare a piangere di nuovo, tirando su il muco che sentiva arrivargli di nuovo.
Emma si ricompose, unì i piedi, schiena dritta, mani giunte davanti alla pancia, come sua madre. "Io sono la principessa." disse tutta soddisfatta, cercando di darsi delle arie.
Killian s'irrigì e la mente s'annebbiò. Che doveva fare? Che doveva fare? S'inchinò con un ginocchio a terra e l'altra gamba piegata, abbassò la testa e fissò il pavimento.
Emma rise di gusto, si avvicinò di scatto e gli rubò la spada di legno che aveva appesa alla cintura, come tutti i ragazzini della sua età e gli adulti, ma forse quella era vera. Corse via nell'erba ridendo ed ondeggiandola per aria. Killian alzò gli occhi e la vide che correva e correva e correva. Si sporse in avanti oltre l'ombra e mise il braccio davanti agli occhi per vedere al sole.
"Aspetta!" le urlò dietro e corse anche lui, a riprendere la sua piccola arma, o per scusarsi o per ridere, neanche lui lo sapeva. La raggiunse in tempo record, era più veloce, più grande e più alto di lei e le sue gambe erano più lunghe. Le si parò davanti ed Emma si bloccò di colpo, ma rideva ancora. Era divertente per una volta giocare con qualcuno.
"Chinati!" gli disse poi, ricomponendosi di nuovo nonostante il fiatone.
Killian non sapeva come comporarsi, prima giocava, poi era autoritaria, doveva forse solo accontentarla, ma cosa poteva saperne lui? Questo sua madre non gliel'aveva insegnato! Killian s'inchinò.
Emma si sistemò i capelli ed il vestito. Alzò la spada di legno e gliela poggiò sulla spalla. Non sapeva di preciso come si faceva, non sapeva che andava poggiata prima su una spalla e poi sull'altra, senza tentare di ucciderlo suonandoglielo sul collo come aveva appena fatto, mentre lui nascondeva una smorfia di dolore. "Io ti nomino Capitano di tutte le navi del reame!" pronunciò innocentemente.
Killian si mise a ridere. Ma non esisteva quella carica!! Tentò comunque di mantenere la posizione per non sgarrare con la principessa: suo padre e suo fratello non l'avrebbero mai perdonato. Ma era troppo divertente per non ridere di gusto! Allora cominciò a ridere e si tenne la pancia.
Emma poi, gettò la spada a terra e lo spintonò lanciandolo nell'erba. Killian si rialzò e la spintonò più gentilmente anche lui. La vide ondeggiare, vacillare sui talloni e poi cadere. Per un attimo infinito ebbe paura di averle fatto male, che avrebbe urlato, che gli avrebbero tagliato la testa, tirato via il cuore dal petto e maciullato davanti ai suoi occhi. Poi Emma cominciò a ridere, senza accennare al dolore che aveva al sedere per esserci caduta sopra come una pera matura. O una mela. Allora rise anche lui e si lanciò nell'erba. Si spintonarono l'un l'altro e si arrotolarono appiattendo fili verdi pieni di rugiada e fiorellini.
Si fermarono solo poco dopo per riprendere fiato. E guardarono il cielo. Avevano il fiatone entrambi e solo per quello avevano smesso di ridere e girare e giocare.
"Quando sarò regina," cominciò Emma guardando le nuvole "ti nominerò capitano di tutte le navi del reame!" fece questa volta seria.
Killian sentì la distanza tra sé stesso e la bambina che un giorno sarebbe diventata regina. Ignorò quel sentimento e tornò alla cosa del capitano. "Ma quella non esiste!" le disse girandosi verso di lei.
"Shhh!" fece Emma e si rilanciò su di lui, che cercò di pararsi con le mani davanti alla faccia.
Biancaneve dall'alto aveva visto tutto e sorrise. Tutta quella gente al castello oltre alla noia le avevano portato un amico.

 

 

 

 

Era sera al castello, che sorgeva al limite della foresta incantata.

Emma aveva dieci anni ed aveva scoperto solo poco prima che sua madre avrebbe dato alla luce un altro erede, un fratellino o una sorellina. Era corsa nel cortile anteriore del castello, quello murato in pietra, dove c'erano sassi e petruzze che odiava, in cui non andava mai per quello. Aveva interrotto gli allenamenti della marina del re, dove insegnavano a tirare di spada ed azionare i cannoni, fare nodi, tutte quelle cose utili che un marinaio dovrebbe conoscere. Era corsa avanti a tutti, tra le stangate ed i calci che gli uomini si tiravano, in mezzo alla puzza di sudore dei soldati e degli ufficiali che portavano sotto il sole la divisa bianca coi bottoni blu.
"Killian!" correva urlando, cercandolo tra la folla. Dove passava intanto gli altri si fermavano, non era la prima volta che era successo, lo sapevano che avrebbero dovuto fermarsi, aspettare che parlasse col suo prediletto e poi tornare finalmente ad allenarsi. Il comandante tra l'altro faceva sempre recuperare il tempo perduto e l'unico risultato era che i soldati tornavano ai loro dormitori più tardi e più stanchi. Killian ne restava imbarazzato a volte, ma lo sopportava per amore della sua presenza, perché quando avrebbe finito, dopo cena o nelle mattine di domenica, avrebbero potuto incontrarsi e giocare di nuovo. Emma aveva cominciato intanto a seguire le lezioni a giorni alterni: studiava geografia, storia, politica, lingue... Tutto per diventare un giorno una brava regina.
Emma lo giustificò per andar via prima per quella giornata, perché era un pomeriggio speciale e presto l'avrebbero scoperto anche loro. Killian protestò che non poteva farlo ogni volta che voleva solo perché poteva, lei gli rispose che avrebbe capito anche lui. Lo portò poi al loro solito posto, dietro il castello, sui prati, dove sorgeva una piccola collina con l'albero di mele ed i fiori che spuntavano dalla corteccia.
Lì gli raccontò la notizia, di sua madre giovane e bella e del suo prossimo fratello o sorella. Saltarono insieme e gioirono insieme e mangiarono mele.
"Forse lui sarà re!" disse Killian sgranocchiando il frutto con gli occhi azzurri fissi al cielo, poggiato di schiena contro la corteccia.
"Forse." rispose lei. Non le era mai importato più di tanto, re e regine, l'importante è che potesse fare comunque quello che voleva. I re e la regina erano noioso allora solo perché erano adulti. Lei comunque non lo sarebbe mai stata."Gli farò promettere di darti una nave." rifletté poi, era l'unica promessa che come prossimo erede al trono aveva mai fatto.
Killian rise. "Non era per quello!" rispose scuotendosi i capelli scuri sopra alla testa. Avrebbe voluto grattarsi la barba, come facevano gli altri adulti, ma a tredici anni ancora non ce l'aveva.
Emma si alzò sulle ginocchia e gattonò verso di lui. "Ah sì? E per cosa?" chiese curiosa, fingendo un interrogatorio, sospettosa per averlo colto in flagrante.
"C-così potresti..." cominciò lui a balbettare coi boccoli biondi di lei sul naso e il faccione tondo a due centimetri dal suo "P-potresti... potresti sposarti...c-con c-chi vuoi..."
Emma rise di gusto e si accasciò sull'erba di schiena, ridendo con le mani alla pancia. "Balbetti!" disse additandolo e ridendo ancor peggio di prima.
Killian si fece prima rosso poi si infuriò. Strinse i pugni ancora piccoli, ma già callosi per la spada, tenendoli stretti vicino ai fianchi e si lanciò su di lei e ricominciarono a ridere insieme.
Quando tornò al castello aveva il vestito bianco sporco di terra, fango, erba e qualcosa di melmoso indecifrabile che probabilmente aveva pestato. I capelli biondi erano diventati appiccicosi ed i boccoli s'erano sciupati ed appiattiti sulla schiena. Biancaneve, sua madre, le fece preparare un bagno. Restò nella sua camera da letto, mente le domestiche addette alla principessa le sciacquavano le braccia e le gambe, mentre lei in piedi dentro la tinozza si chiedeva perché non potesse farlo da sola. Le lavarono i capelli con dell'acqua che s'era ormai fatta fredda. Si avvicinarono per pettinarglieli ma lei agitò la testa perché non voleva che glieli legassero come faceva di solito. Biancaneve allora mandò via le due domestiche, che fecero un inchino e si dileguarono, chiudendo la porta dietro di loro.
Emma tirò un sospiro di sollievo e si rivestì da sola, tirandosi su la camicia da notte, che almeno quella non era piena di lacci da annodare. Sua madre la invitò accanto al fuoco vicino a lei. Emma le si sedette vicino, si allungò e posò la testa sul suo grembo guardandole la pancia. Aspettava suo fratello, o sua sorella, ma non aveva ancora il pancione come ce l'avevano tutte le dame, come quando poi nasceva un bambino.
Biancaneve cominciò a passarle le dita tra i capelli, pettinandoglieli dolcemente mentre lasciava che s'asciugassero davanti al fuoco.
"Mamma," cominciò Emma senza aspettare quel cenno della voce che sua madre le rivolgeva sempre "mio fratello sarà re?" chiese ingenuamente mente giocava con le dita in aria con lo scoppiettio del fuoco in sottofondo.
"No Emma," le rispose lei col viso dolce e la voce dolce e le mani delicate "tu sarai regina."
"E lui quando sarà re?" chiese allora piegando la testa verso l'altro incontrando gli occhi verdi e castani di sua madre, che aveva preso da lei. Agitò i capelli nel gesto e costrinse la regina e tirar un attimo via la mano.
"Non lo sarà!" rispose semplicemente, tentando poi di tornare alle sue cure.
Emma ci pensò un attimo. "Dovrò sposarmi?". Come facevano le regine importanti si chiedeva, per avere figli pensava, altrimenti chi sarebbe stato poi re?
"Solo se vorrai."
Una lampo di luce proveniente dal camino eruppe poco distante da loro.
"E posso sposare chi voglio?" chiese tornando a giocare con le manine, forse in parte imbarazzata.
"Puoi sposare chiunque tu voglia!" le rispose allora intenerita sua madre, che aveva già capito di cosa sua figlia parlava e cosa in realtà voleva sapere, prima che raggiungesse l'età per cui capisse cosa le sue parole stavano realmente celando.





Angolo dell'autore:

Hello everybody!
Piccolo slancio letterario per piccola botta improvvisa di ispirazione per questa piccola cosuccia. Durerà tre capitoli. Ho deciso di spezzarla fin qui solo per vedere come reagivate alla cosa. Che mi dite, si può fare? Com'è per ora?
Non so quando aggiornerò, forse una settimana, poco dopo aver aggiornato anche l'altra long che sto scrivendo, per cui colgo l'occasione per ringraziarvi. 
Restando comunque a QUESTA ff, raccontatemi tutto! Ho cercato anche di mettere un'impostazione caruccia, a tipo libro delle favole ;) 
A presto!
  
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