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Autore: Starnie    21/05/2014    1 recensioni
Cosa significa avere un cuore?
Kirei aveva provato sin da piccolo a cercare di comprendere cosa fosse e, nonostante fossero passati molti anni, non era mai arrivato ad una risposta che lo soddisfacesse.
Aveva visto gente morire per chi amava.
Aveva visto gente nutrire delle speranze.
Aveva visto gente essere contenta per le cose più semplici.
I sentimenti sembravano essere l'essenza dell'essere umano.
E lui poteva definirsi umano?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kirei Kotomine
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cosa significa avere un cuore?
Kirei aveva provato sin da piccolo a cercare di comprendere cosa fosse e, nonostante fossero passati molti anni, non era mai arrivato ad una risposta che lo soddisfacesse.
Aveva visto gente morire per chi amava.
Aveva visto gente nutrire delle speranze.
Aveva visto gente essere contenta per le cose più semplici.
I sentimenti sembravano essere l'essenza dell'essere umano.
E lui poteva definirsi umano?
Aveva passato una giovinezza a cercare di scoprirlo ostentando una moralità e una forza d'animo fuori dal comune. Eppure ciò non gli procurava alcun piacere, era solo un modo per soddisfare la volontà del padre, le sue aspettative e il suo concetto di bellezza pura.E quale modo migliore per raggiungere questa pura bellezza se non la sofferenza fisica e mentale per disintossicarsi da tutto lo sporco del mondo e del suo animo?
Sapeva di non essere l'individuo che mostrava e proprio per questo si sforzava di apparire ciò che non era purificandosi nei modi più dolorosi, sperimentando l'agonia causata dal cilicio, dalla frusta, dal digiuno o qualsiasi altro mezzo la fede gli consigliasse.
Sperava che tutto ciò e l'aver abbracciato i voti potesse salvarlo e renderlo un normale essere umano.
Peccato che più passasse il tempo e più sentisse piacere dal dolore degli altri, ritrovandosi ad essere il simbolo di una moralità immorale. Ciò gli fece comprendere quanto forte fosse la presenza del male e alimentò nuovamente le domande sulla sua esistenza, arrivando a perdere la fede.
Ma non si fermò, volle fare un ulteriore tentativo: la sua sete di sapere e di voler essere umano fu tale che lo spinsero a volere una famiglia; fu in quel momento che incontrò Claudia Hortensia, per la quale abbandonò la sua carica ecclesiastica. Non l'amava, nonostante ci avesse provato visto che era conscio del breve tempo che restava da vivere a quella donna. Nemmeno l'aver avuto una figlia con lei aveva scaturito qualche sentimento in lui: solo la sofferenza della malattia della moglie e la scomparsa della sua bambina, sembrarono scaturirgli qualcosa nel profondo, un piacere terribilmente perverso e sbagliato.
Persino nel vedere il cadavere della moglie in decomposizione nel letto, non gli suscitò alcuna emozione: morire è qualcosa che tocca a tutti, prima o poi, e le lacrime che uscivano dai suoi occhi erano solo ed esclusivamente dovute all'aver voluto mettere lui stesso fine a quell'esistenza e all'esserne stato impossibilitato.
Riprese la sua carica ecclesiastica e si convinse di non essere un'esistenza umana degna di essere salvata che non avrebbe mai potuto apprezzare la pura gioia.
   
 
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