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Autore: Ai Khanum    21/05/2014    5 recensioni
Terzo classificato al contest "Shakespearian quotations contest" indetto da _juliet! a pari merito
Nonostante la morte di Ettore, la guerra contro i Troiani non ha ancora avuto termine. I due schieramenti sono sempre più provati per gli anni trascorsi sul campo di battaglia ma Ilio non cede. Il brano in questione riprende una vicenda non molto conosciuta, la morte della regina delle Amazzoni Pentesilea, dal punto di vista di Achille.
Spero sia di vostro gradimento, buona lettura!
Genere: Drammatico, Erotico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Achille, Altri
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Ti amo

"Conserva questo tuo aspetto quando ti avrò uccisa;
e io ti ucciderò, e ti amerò ancora. Ancora, ancora uno
[la bacia], l'ultimo:
nessuno ne avesti mai più dolce e più mortale. Sono costretto a piangere,
ma sono crudeli le mie lacrime
."
Othello, V, II, 18-21

 

Ἐρῶ σου

 

 

Il delirio d’onnipotenza dell’uomo. E’ questo a cui sono stato chiamato quando la donna più bella del mondo fu rapita.  Io solo conosco il motivo, perché la madre divina mi ha parlato. Non è la mia guerra, il mio trionfo. Eppure sono la chiave per vincere e sterminare coloro che hanno nascosto la figlia di Zeus Tonante.
Schizza in zampillanti fontane umane il sangue che rende scivoloso il passaggio; le urla dei militi ignoti assordano il mio udito sotto l’elmo scintillante. Ho già avuto la mia vendetta: Ettore Domatore di Cavalli è perito sotto la mia furia ed il suo corpo ho straziato in sette giri attorno le mura divine. Ho esaurito il mio odio ma non la mia fame. Chi sarà il prossimo ad aver spezzata la vita sotto i colpi della mia spada? Non mi è dato saperlo, ma poca è l’importanza che vi dono, giacché il rumore della pelle stracciata e lo stridio del ferro risvegliano in me il ferino piacere di quando affondo in corpi non ancora aperti dal parto.

Sono lì davanti le mura di Ilio Imponente. Immense e superbe, mi ricordano che gli Dei Immortali ci osservano e decidono di noi. So già che da questo territorio alieno non tornerò, che il mio sangue sarà il pasto dei cani. Poiché è il Fato che lo vuole allora io bestemmio i miei Dei, che non potranno far nulla su di me giacché le Parche hanno teso il filo della mia vita e son pronte a reciderlo.
I corni suonano, l’attacco inizia. Il cuore pompa nelle mie vene la potenza di un urlo. I miei mirmidoni mi seguono nella corsa al genocidio e già uno si ferma e mira con la sua lancia al cuore di un troiano. Questi si accascia con il fiato mozzato accanto a me, Achille Piè Veloce. L’ho già raggiunto in lunghe falcate, lo slancio dell’adrenalina. La clavicola di un fante si frattura sotto un fendente della mia spada. Mi do il tempo di sbirciarlo mentre avanzo: è ancora imberbe l’innocente.
Schivo una freccia che viene dall’alto con lo scudo, da sotto di esso spazzo nel fianco di un alleato di Priamo e gli apro il ventre. Devo stringere la presa sulla spada per tirarla fuori da quell’intrico di viscere e armatura, è già scivolosa tra le dita.
Sento che lo scudo viene colpito e d’istinto porto il mio peso verso l’ignota presenza, schiacciandola a mia insaputa verso la lama di un altro mirmidone in attesa. Torno a guardare innanzi a me ed un nuovo nemico mi si para di fronte.
Sorrido.

E’ esile, ma veloce come un cobra egiziano. Copro il fianco sinistro con lo scudo mentre la spada vira da destra a mancina in una spazzata potente. Para con impeto il mio nemico e giochiamo con le lame, che si abbracciano prepotenti in senso rotatorio per poi sciogliersi con uno stridio agghiacciante. Agisce svelta la figura e affonda la spada verso la mia spalla scoperta. Perché mi diverto come fossi a suggere una soda mammella?
Il suo odore mi inebria, il suo sudore m’attizza. Mi sposto dall’affondo, mentre il mio sangue bagna la lama nemica. La vista del mio sangue ha pervaso il fante di una furia euforica, perché sfrutta il mio movimento e con il braccio ancora teso colpisce verso il collo. Paro con lo scudo e lo guardo dritto negli occhi: braci infiammate d’eroico ardore che desiderano con tutte loro stesse che Thanatos mi prenda.
Mi slancio ancora verso il troiano e lo sorprendo fendendo l’aria da sinistra a destra, sopra lo scudo. Gli squarcio la giugulare, che fa schizzare fiotti di linfa vitale nella mia bocca e sui miei occhi. Sento il peso del suo elmo sbalzato dal capo ed un tonfo di ferro sul suolo. Scuoto il capo e ritorno a guardare, il tempo necessario per vedere lunghi capelli neri muoversi al vento, meravigliosi come il manto notturno.
Rimbalza sulla sabbia l’esile figura, leggiadra e leggera come un fiore di campo. Finalmente la vedo.
Meravigliosa creatura, che in me hai risvegliato l’istinto dei primordi. Getto a terra le armi e m’inchino alla tua femminile beltà. Così soffice la pelle sotto i miei calli, ti bramo da quando ho posato gli occhi su di te. Il tuo profumo è sempre più forte, femmina immota che ora mi guardi negli ultimi istanti della tua vita perduta. Ti desidero mia regina delle amazzoni, le tue labbra sono miele sulle mie, il tuo seno il risveglio dei sensi. Quelle urla che fino ad adesso ci hanno accompagnato adesso per me sono il lamento delle donne durante i riti funebri. Non comprendi, mia dolce Pentesilea? E’ te che desidero, per cui vorrei scambiare il mio posto. Ma tu non puoi più sentirmi, non puoi percepire il mio desiderio e nei tuoi ultimi istanti l’hai solo odorato. Ma io non dimenticherò mai la morbidezza del tuo corpo sotto il mio.
Tersite mi guarda mentre mi alzo, ghigna sprezzante per ciò che vede.

Oh guerriero acheo imprudente, la tua morte è segnata.

Mia musa, ti porto via dal campo di battaglia. Sei piccola al mio confronto, leggera come una piuma. Sembra che ci sia un vuoto tra noi e gli altri fanti, troiani ed achei, e lontano da loro ti porterò. Calde lacrime bagnano il mio volto, perché il mio tesoro più prezioso è perduto.

 

Angolo dell’autrice!

Salve a tutti!!! Questo brano è stato tratto dall’Etiopide di Arctino di Mileto, secondo quanto riportato dalle fonti antiche. Che dire, mi sono divertita molto mentre scrivevo, dopotutto non è da tutti i giorni calarsi nei panni del Piè Veloce e immaginare il suo pensiero!
Il titolo in greco antico vuol dire “ti amo” e si intende proprio l’amore travolgente, passionale, erotico, che certamente ha accecato l’eroe acheo. D’altra parte, proprio dal verbo
Eraw deriva la parola erotico!
Voglio ringraziare _juliet del magnifico contest che ha indetto, è per merito suo che scrivo di un poema così famoso ed altrettanto difficile da interpretare. Spero di aver fatto un lavoro dignitoso e che vi possa piacere!
Alla prossima,

Silence

  
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